Rileggendo i vari punti del “Trattato
sulla stabilità, il coordinamento e la governance” ho avuto l’impressione che,
sempre a causa delle forti pressioni da parte dei nostri “soci” tedeschi che
avevano portato a suo tempo al precedente patto di crescita e di stabilità, si
stia commettendo ancora un errore. E’ questa una personalissima opinione, ma i
parametri che il nuovo trattato impone agli Stati membri presuppongono risultati di bilancio che data
la situazione dell’economia reale, credo ben difficilmente si riusciranno a
conseguire. In sintesi, la medicina è quella dell’imposizione
del rigore e della disciplina di bilancio quale presupposto per la soluzione
della crisi. E questo comporta tutta una serie di quesiti sul merito della
valenza giuridica, politica ed economica in seno agli stati membri , sull’autorità
che sarà chiamata a giudicare gli eventuali (inevitabili
…) scostamenti e su cosa accadrà al
verificarsi di tale fattispecie. A me pare che, in modo quantomeno ingenuo, in alto,
qualcuno pensi che la crisi sia.. finita con le recenti iniezioni di liquidità
nel sistema bancario….ma non è proprio così!
La riflessione di oggi è tuttavia
un’altra, e ci riporta agli inizi del sodalizio europeo ed allo spirito con il
quale è stato realizzato.
Nei trattati internazionali, le parti contraenti, come nei matrimoni, si impegnano con reciproci obblighi nella buona e cattiva sorte. Nel corso
degli anni, i vari accordi europei sembrano però enfatizzare solo la buona
sorte, probabilmente perché risalenti al periodo del dopoguerra, momento
storico che lasciava intuire una nuova e duratura età della sicurezza, del progresso, della fine delle
divisioni: in altre parole del benessere. La conseguenza di questa visone
generale è quella che ci si è trascurati di approfondire
la parte relativa alla “cattiva
sorte”. Certo non possiamo incolpare gli autori dei trattati di un pensiero
positivo, di una sorta di sogno collettivo dove tutto avrebbe dovuto
funzionare. Del resto la “globalizzazione” non era parola d’uso comune…
Ma questa tendenza, quella di non
percepire a fondo ed in maniera significativa il senso della cattiva sorte non
ha indotto a prevedere in tutti questi anni regole, anche solo prudenziali, che
potessero evitare la degenerazione della finanza privata, sui duplici ruoli
delle banche, che da una parte raccolgono i risparmi dei privati, dall’altra
agiscono come banche d’affari, sulle
bolle immobiliari ed ..altri vari disastri. L’evidenza di tutto ciò è proprio
nella crisi che stiamo vivendo e, al di la delle divergenti opinioni in merito
alla bontà del nuovo Trattato di stabilità, la forma mentis con la quale è stato concepito sembra – ancora - non considerare la cattiva
sorte …dell’economia reale!
I solidi e profondi legami di un
matrimonio si mettono alla prova nella cattiva sorte: purtroppo molti finiscono
con il divorzio!
p.s. : nel seguito di un famoso film degli anni 90, Wall Street, il
narratore definisce la follia “ ripetere la stessa azione più volte
aspettandosi effetti differenti” ….
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