lunedì 30 aprile 2012

Il medico della mutua


Le vicende relative alla Sanità Lombarda che stiamo leggendo in questi giorni, sulle quali è preferibile non spendere altre parole, inducono ad una breve riflessione sul futuro del sistema sanitario nazionale a medio lungo termine. La domanda è : come sarà tra dieci,  venti anni? Dagli studi effettuati da molti centri di ricerca ed alcune università, il futuro non appare certamente roseo in termini dei  costi che  i cittadini italiani saranno chiamati a sostenere con maggiori contributi. In altre parole, la sanità sarà sempre più costosa.


La spesa pubblica  ammonta oggi a oltre 115 miliardi di euro (7,3 per cento del Pil). Di questi, circa 77 solo per le forniture: su questo capitolo di spesa tanto si potrebbe fare e soprattutto risparmiare con una maggiore efficienza negli acquisti (sembra ci stia lavorando il ministro Balduzzi dopo avere scoperto che garze e siringhe costano come Rolex in Sicilia..) ed eliminando i “vizi” atavici della corruzione ed indebito arricchimento di molti “addetti ai lavori”.  Ci sono poi altre cause che determinano previsioni al rialzo, in particolare l’invecchiamento della popolazione e la progressiva cronicità di molte patologie. Se la prima non può che farci piacere, la seconda richiede una serio ripensamento delle abitudini di vita della popolazione e di una maggiore prevenzione attraverso una riqualificazione di figure professionali oggi scarsamente considerate come strumenti di possibili risparmio, ovvero i medici di base, quelli più comunemente noti come “medico di famiglia”. Svolgono un ruolo fondamentale nella prescrizione di esami, farmaci e spesso ricoveri ospedalieri. Una maggiore attenzione rivolta all'aggiornamento ed al perfezionamento costante della loro professionalità sarebbe quindi auspicabile. Si tratta quindi  di investire di più nella prevenzione attraverso una progressiva azione di educazione degli italiani,  con l’impegno quotidiano dei medici di famiglia, anche attraverso meccanismi di incentivazione economica che, basandosi sul merito, stimoli la categoria in tale direzione. Il  maggior investimento, che solo all’apparenza può sembrare un maggior costo,  restituisce al contrario enormi vantaggi economici nel medio lungo periodo, basti solo pensare agli effetti positivi della conseguente riduzione nell'abuso di esami clinici, consumo di farmaci e mancato ricorso all’assistenza ospedaliera. Pensare quindi all’origine della "filiera" dell’assistenza sanitaria in Italia, ai medici, sarebbe un buon inizio per invertire la tendenza ..ed evitare maggiori tasse!

venerdì 27 aprile 2012

Vincere facile


“Ti piace vincere facile?” Il nesso  con lo  spot televisivo di un noto gestore di giochi e scommesse, il nuovo oppio degli italiani, i quali confidano più nelle probabilità di vincita al superenalotto (se non sbaglio, una su circa 600 milioni) che sulle possibilità di ripresa del sistema Paese, sorge spontaneo alla visione dei dibattiti televisivi tra i mestieranti della politica.  Il riferimento al movimento 5 Stelle di Beppe Grillo è evidente. Sembra che il comico genovese riesca ad ottenere un insperato supporto proprio da coloro che aspramente lo accusano di populismo e demagogia. E più lo criticano, più cresce nelle intenzioni di voto da parte dei cittadini. La sua verve comunicativa è senza dubbio efficace: riesce a trasformare i comizi in uno spettacolo, dosando sapientemente battute comiche ed  attacchi feroci a tutto il sistema con cambi di atteggiamento e movenze che sono propri del suo mestiere originale di attore.. comico. Generalista, populista, dissacratore e demagogo: probabilmente lo è! Devo riconoscere che il sistema adottato da Grillo mi piace. Preciso: mi diverte  il modo con cui riesce a rendere allegra e popolare la “politica”, a parlare direttamente  alla “pancia” della gente che si raduna attorno al suo camper. Per quanto riguarda invece i pochi contenuti del manifesto politico 5 Stelle, blandamente descritti e difficilmente collocabili in una realtà operativa,  è tutto un altro discorso.  Paradossalmente credo non siano determinanti, ovvero siano complementari e non necessari nell’azione del movimento e nelle intenzioni del suo leader. Ci ritorneremo in futuro.

Per oggi, limitiamoci ad un suggerimento per i frequentatori assidui dei salotti televisivi. Finitela con gli stucchevoli giochi di rinfacciarvi gli errori e le colpe del passato. Ai Rutelli, Mussolini, Alemanno (tanto per citare alcuni dei protagonisti degli show di ieri sera..) ricordo che  il popolo italiano non ha bisogno dei comici assunti al ruolo di novello Savonarola, e tantomeno di “duellanti” infecondi di idee e programmi. Altrimenti, tra qualche giorno, qualcuno vincerà facile alle amministrative...
Il tempo dei dilettanti e dei “vecchi” protagonisti della vita pubblica del Paese è terminato per il loro acclarato fallimento. E’ tempo di persone serie e preparate che non desiderano ..vincere facile!

giovedì 26 aprile 2012

Caro Severgnini, ...


Severgnini, con il quale condivido la passione  interista e meno l’eccesso di simpatia dimostrata nei confronti di Matteo Renzi  in occasione della presentazione del suo ultimo libro Stilnovo (accidenti, pubblicità occulta..),  scrive  oggi sul Corriere della Sera un commento sulla vicenda Formigoni.  E’ un bellissimo articolo, che sottoscrivo e ben rappresenta il significato politico e non giudiziario del caso che investe una intera Regione. Quel significato che il Celeste non riesce (o non vuole?) capire: essere “eletto” significa necessariamente dover assumere comportamenti ineccepibili. Non mi riferisco all’aspetto pubblico (ci mancherebbe..), tantomeno a quello penale, ma alla sfera privata.  Si tratta, per un politico,  di dover cedere  quella  parte di “sovranità personale che riguarda la sfera della propria vita quotidiana, in particolare le frequentazioni, le cerchie di amici, …le vacanze. Non si tratta peraltro di voler essere moralisti o bacchettoni,  ma solo una questione di  pura  “convenienza” politica per chi è chiamato a governare altri cittadini, appunto per l’”eletto”.  Evidentemente,  Formigoni non  ha capito ( ed anche la Colli non gli da una mano…) che i cittadini non si aspettano solamente che un Governatore amministri la res pubblica al meglio delle sue possibilità, sappia selezionare  e gestire i suoi collaboratori, ma anche e soprattutto non dia adito a “malintesi” che possono far loro pensare a suoi interessi privati e/o particolari preferenze nei confronti di persone a lui vicine nell’assegnazione di incarichi e appalti. Quindi la questione non riguarda l’eventuale responsabilità penale di Formigoni, non ci compete ed è sbagliato istruire processi sommari, bensì l’ostinazione, spesso accompagnata da una sfrontata arroganza che lo porta a parlare di sé in terza persona, con la quale Formigoni dimostra non voler comprendere di essere “eletto”.  

Noi Italiani “terrestri”, caro Severgnini, non vogliamo essere malinconici. Siamo anche disposti a sopportare i morsi di una crisi mai vissuta in precedenza e fare sacrifici, ma non tolleriamo più che coloro i quali sono chiamati a governarci,  pagati profumatamente,  non siano da esempio,  siano ingenui, distratti o inconsapevoli.  E troppi ce ne sono a Palazzo Lombardia...

Lo ha ben capito (pur senza ammetterlo)  Silvio Berlusconi, ed ha pagato dimettendosi pur avendo ancora una maggioranza in Parlamento. Formigoni segua l’esempio del Capo.

martedì 24 aprile 2012

La fiducia è cosa seria




Ricapitoliamo. La scorsa settimana il Fondo Monetario Internazionale rettifica il compito in classe del Prof. Monti e dei suoi Alunni  (Def) dicendo loro  che è  ben scritto,  ma i risultati sono completamente sbagliati, ovvero scordatevi di raggiungere il pareggio di bilancio almeno fino al 2017. Durante il weekend,  a turno  Monti e Passera rilasciano interviste dai contenuti quantomeno discordanti: rigore ed austerity il primo, risorse disponibili a breve per  il secondo. Come ho scritto, sembra esserci confusione nell’aria.  
Ieri, la ministra Fornero incontra gli operai dell’Alenia riuniti in assemblea. Va riconosciuto  alla Signora Fornero di aver fatto cosa meritevole, quantomeno ha potuto constatare personalmente ciò che avviene sulla terra! Nonostante le critiche espresse precedentemente dalla Cgil nella persona del suo leader Camussosauro... Nondimeno, per quello che si è potuto vedere ed ascoltare, suggerisco alla  Ministra di evitare discussioni su tagli alle pensioni oltre i 90.000 euro:  sono cifre da capogiro per la  gente comune:  facile che scattino gli insulti.  Ieri sera (leggo su twitter) una certa Ombretta Colli,  senatrice della  Repubblica, prossima a lasciare per assumere un nuovo incarico in Regione Lombardia, in  una trasmissione televisiva, a difesa del governatore Celeste esordisce chiedendo al pubblico  “chi non ha mai fatto vacanze in barca?” Mi dicono che sia stato un momento di grande comicità, o meglio di tragicomicità. Anche in questo caso, partono gli insulti via internet.

Infine, la Corte dei Conti nella persona del Presidente Giampaolino, in occasione di una audizione avanti le commissioni Bilancio di Camera e Senato congiunte commenta il Documento di economia e finanza citato prima ed avverte: “Gentili signori, n.c.s. , ovvero non ci siamo!”  In esteso, la politica economica del Governo basata sull’abbinata rigore = crescita spontanea non funziona. Il fattore tempo, ovvero i tempi ristretti per rispettare i parametri imposti dal fiscal compact giocano contro, impossibile rispettarli.

Non stupisce se l’indice di fiducia nei confronti di Monti stia andando ..in cantina! Gli italiani sono a chiedersi se tutti i sacrifici ai quali sono stati chiamati serviranno a qualche cosa. Si ritrovano a valutare le prime azioni significative di un esecutivo che dapprima impone lacrime e sangue, ma poi non risolve. E sbaglia pure! Allora la “fiducia” svanisce, aumentano i malumori: così i disagi ed i problemi delle imprese e delle famiglie diventano intollerabili. Ricordate quando mesi fa  si scriveva di stagflazione (recessione + aumento del costo della vita) e delle possibili terribili conseguenze che potrebbe portare, ovvero l’avvento di un regime autoritario?

Intanto, a Londra splende il sole e la temperatura è mite…anche questo è molto stravagante.

lunedì 23 aprile 2012

Monti, Passera e la comunicazione


Al ministro dei rapporti con il Parlamento probabilmente stanno fumando ..le orecchie! Incaricato da Monti per la redazione della oramai famosissima “spending review”, ovvero del documento di revisione della spesa pubblica (revisione…), il ministro Giarda sembra essere molto in difficoltà a..partorirlo. Certo le dichiarazioni sia di Monti sia di Passera, intervenuti “spontaneamente” ed a giorni alterni al Salone del Mobile di Milano appena terminato, non gli danno una mano. Da una parte, a fronte delle insistenti pressioni degli operatori del settore legno arredo che, seppur giustamente rinvigoriti per il successo di visitatori, non nascondono le gravi difficoltà che attraversa la filiera, il Premier risponde con il solito stile “marziano” che non ci sono spazi al momento per incentivi e che occorre proseguire la politica del rigore e dell’austerity di bilancio : Monti confida che la ripresa ..arriverà da sola! Beato lui!  
Dall’altra, il giorno dopo, all’apparenza più spavaldo, Passera annuncia  oltre 100 mld/€ di interventi a favore delle aziende che investono, di infrastrutture e recupero dello scaduto nel breve/medio termine. In sintesi, afferma che si stanno creando le condizioni fondamentali per rimettere il Belpaese nei binari della crescita. Sarei davvero curioso di  capire cosa intende il Ministro Passera per “breve/medio termine”

Viene da chiedersi se Monti ed il suo super Ministro per lo sviluppo economico Passera abbiamo modo di concertare preliminarmente le loro dichiarazioni pubbliche . Se così non fosse, li inviterei cortesemente a farlo: si eviterebbe di creare nei cittadini e negli imprenditori dapprima rassegnazione, poi speranza ed  infine confusione!

E Giarda? Probabilmente starà rivedendo e riscrivendo ancora il “suo” documento ponendosi, sconcertato, un’altra domanda: che faccio?
A lui va il più sentito augurio di buon lavoro e di …buona fortuna!

venerdì 20 aprile 2012

Il "vecchio" che avanza...


Casini, Fini, Rutelli, da una parte,  Pisanu, Dini (ma chi è?) insieme ad una lista di altri “giovanastri” senatori, tra i quali ricordo solo i  nomi di Ombretta Collinota più per essere la moglie del grande Giorgio Gaber che per la sua carriera di cantante, tantomena quella politica – e Diana de Feo, anche lei conosciuta  per essere la moglie di un meno “grande” Emilio Fede, recentemente allontanato da Mediaset ed autocandidatosi alle prossime elezioni. Renzi, fingendo di fare il Sindaco di Firenze, non riesce più a controllare la sua smania di apparire, l’ambizione che lo divora e,  dispensando a più non posso prediche populiste e piuttosto sterili, a mascherare il suo più grande desiderio: guidare il PD quale futuro  leader.
Alfano, poverino, ancora lo ricordo sudaticcio ad un convegno di qualche settimana fa, ricevere messaggi d’avvertimento più o meno velati dai “suoi”, quelli di un PDL diviso al suo interno da anime divergenti che solo il carisma (ed i soldi) di Mr.B. riusciva a tenere insieme. Non ce la fa, non ha le caratteristiche del Capo che, mai come in questi mesi, sembra essersi completamente disinteressato del partito. Mi chiedo se quel “furbastro” da Arcore non stia preparando uno dei suoi soliti colpi..
Bersani non c’è. Come sono solito ripetere, sembra che alla prova dei fatti, una volta venuto meno il nemico, davvero si occupi si smacchiare i giaguari e pettinar bambole. Ogni tanto, si rende conto degli amici di partito, degli alleati e …suda molto anche lui! Vendola, quello che quando parla fatica lui stesso a capire quello che dice, si ritrova inguaiato in diverse inchieste avviate dalla magistratura sulla sanità pugliese, tangenti ed assessori arrestati.
Stessa storia qualche chilometro più a nord, in Lombardia dove un Formigoni ingenuo, distratto e pure smemorato (deve guardare le agende per ricordarsi di una vacanza da oltre 40.000 euro/settimana) confonde la responsabilità etica e politica con quella penale. Qualcuno diceva che “il potere logora chi non ce l’ha”. Probabilmente è così, ma in Regione Lombardia dopo 17 anni di potere, credo che il Presidente si ritenga “immortale” e al di sopra dei comuni esseri umani. D'altronde il Celeste si è più volte riferito a Gesù! Aspettiamo quindi fiduciosi il primo miracolo di Beato Formiga da Lecco: quello che volando dal suo superattico ufficio  di Palazzo Lombardia scenda sulla terra e presenti le sue dimissioni. Può anche usare l’elicottero della Regione, se preferisce!
Lega, ovvero il fallimento delle ragioni del Nord, tutto qui! Il resto sono solo meschine vicende da cronaca giudiziaria. Umberto Bossi si curi e goda della pensione!

Il comune denominatore di tutta questa massa di individui? Il disperato tentativo di trasformarsi e riciclare la  prima e seconda Repubblica: viene da pensare istintivamente alla spazzatura. Ed ogni giorno, la spazzatura ..va gettata!

giovedì 19 aprile 2012

L'etica del Governatore


Carla Vites è un nome sconosciuto ai più. Da oggi a seguito di un sua lettera pubblicata sulle pagine del Corriere della Sera,  probabilmente lo sarà un po’ meno.  La Signora Vites è la moglie di Antonio Simone, l’ex assessore lombardo alla Sanità negli anni '90, esponente di primo piano del movimento Comunione e Liberazione, oggi ospite di San Vittore (per i non milanesi, il carcere) a seguito delle note indagini per associazione a delinquere nella creazione di fondi neri in combutta con il faccendiere Daccò, quello delle barche e vacanze di gruppo del Formigoni, Governatore (da troppo tempo secondo molti) della Lombardia.

Ebbene, nella sua lettera permeata di tristezza e delusione , che non è soltanto lo sfogo di una moglie che si ritrova il marito in carcere, Carla Vites sostanzialmente ci informa tramite il giornale di due cose. La prima: Formigoni, nelle sue comparse televisive e soprattutto nel confronto con i giornalisti del Corriere che aveva battezzato “sfigati”, ha mentito nel sostenere che Daccò  “non ha mai avuto rapporti direttamente con me, ma con l'assessorato”. Certamente qualcuno potrà obbiettare alla sig.ra Vites che per “rapporti” il Formigoni intendesse quelli “istituzionali”, ma sarebbe un rilievo fragile, visto le assidue frequentazioni private citate.

La seconda è quella che più mi ha colpito. Riguarda una sua considerazione su come i  principi che ispirano il movimento fondato da don Giussani (del quale il marito era tra i giovani più stretti collaboratori fin dai tempi della sua costituzione) siano stati “dimenticati” nello stile di vita di Roberto Formigoni. Ed è proprio questo che “ferisce” lo spirito d’appartenenza della Sig.ra Vites, ovvero la delusione per come gli insegnamenti di don Giussani e le aspettative degli aderenti a Comunione e Liberazione che hanno sostenuto (e votato) Formigoni siano stati disattesi dai comportamenti del Presidente. Peraltro è lo stesso Formigoni che, in occasione di un’altra, ennesima intervista ad un noto magazine, si dichiara “gran peccatore” rispetto agli impegni morali presi quale Memores Domini a riguardo della sua ..castità. Da quello che possiamo evincere dalla lettera, dalle fotografie che lo ritraggono su megayacht, alle cene a tre stelle,  sembra che Robertino abbia violato qualche altro principio fondamentale del movimento e del suo giuramento.
Possiamo darle torto?


mercoledì 18 aprile 2012

Esecutivo drogato


Contrariamente a quanto aveva previsto  Monti, il Fondo Monetario Internazionale ci augura il buongiorno con una notizia che, ipotizzata dai più, sembrava sconosciuta al Governo: il Paese non raggiungerà il pareggio di bilancio almeno fino al 2017 e sarà l’unico tra i Paesi industrializzati in recessione anche nel 2013. Caspita, ma allora come faremo a rispettare gli accordi presi con la Comunità Europea, il famigerato Fiscal Compact?  L’istituto di Washington stima una contrazione del Pil dell’1,9% quest’anno e dello 0,3% nel 2013 ed evidenzia come si tratti dell’unica tra le grandi economie a registrare un calo del Pil nel 2013. In sintesi, si allinea con le previsioni diramate dall’Osce ad inizio anno.  Nel World Economic outlook si prevede quindi per l’Italia (insieme alla Spagna, per la verità)  una recessione “più profonda” rispetto agli altri Paesi europei., Il rapporto deficit/pilil italiano, sempre secondo il Fmi, passerà dal 2,4% del 2012 all’1,5% nel 2013, per arrivare poi gradualmente quasi al pareggio (1,1%) nel 2017. Il debito sarà pari al 123,4% quest’anno e al 123,8% il prossimo. Questi in sintesi, senza grafici ed ulteriori calcoli, i principali contenuti.

Allora, dopo un caffè per riaccendere il cervello, vediamo se ho ben capito. Siamo nel 2012 e, stando al Fmi, raggiungeremo il pareggio nel 2017: caspita! Non sono un pessimista, al contrario cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, ma …ho paura! Sì, perché rileggendo i numeri e vivendo la realtà delle imprese, ho la netta sensazione che ancora una volta il denominatore, sia nel primo che nel secondo caso, è blandamente considerato ed ipotizzato. Cinque anni sono un’eternità in questo contesto macroeconomico. Valutando serenamente - laddove sia possibile essere sereni in questo contesto -  le manovre messe in opera dal Governo, è di tutta evidenza la loro pochezza in termini di stimolo alla ripresa. E le ripetute rassicurazioni e fumose spiegazioni, i tentennamenti non fanno altro che accrescere la convinzione che, al di la delle comode (facili) pretese soluzioni di maggior imposizione fiscale, l’esecutivo abbia finito di estrarre conigli dal cilindro. Temo abbia concluso la sua spinta iniziale, appiattendosi nel clima dei palazzi della politica. Errore gravissimo per un governo “tecnico”, che avrebbe dovuto usare il bisturi e non un blando analgesico.  La crisi morde duramente le famiglie e le imprese, è così evidente che non necessita di essere ancora rimarcata. Non si vedono segnali nella direzione dei tagli di spesa e delle privatizzazioni, oltre ad opportuni ed assolutamente necessari ritocchi delle aliquote fiscali sulle imprese e sul costo del lavoro.

Cosa è quindi lecito attendersi nei prossimi mesi? Non è difficile immaginarlo dati i precedenti: manovre fiscali ancora più deprimenti nei confronti dello sviluppo. L'Esecutivo assomiglia sempre più ad un drogato in forte crisi di astinenza, talmente avido di stupefacenti –  tasse e provvedimenti recessivi – da essere disposto a tutto tranne che prendere coscienza della sua malattia. La droga, come sappiamo, uccide.

martedì 17 aprile 2012

Scherzare con il fuoco...


A scherzare con il fuoco, finisci che ti bruci. Chi sta giocando con il fuoco? Riposta secca: tutti! Immaginiamo che Il fuoco  sia la situazione sociale, politica ed economica della vecchia Europa, dove l’incendio ha tostato per bene dapprima Grecia e Portogallo, sta cuocendo Spagna ed Italia e si appresta a diffondersi anche in Francia. I giocatori, manco a dirlo, sono i politici ed i Governi che, in tutta verità, sembrano davvero non rendersi conto del pericolo.

Il fuoco non ha bisogno di essere descritto, è fonte di calore, può riscaldare e farci provare sensazioni piacevoli difendendoci dal freddo, ma può anche distruggere tutto ciò che incontra. Ed è proprio questo il timore che nasce a fronte dell’incoscienza dei giocatori.

I giocatori… Sarkozy, il capoccione, improvvisamente si rende conto di essere in campagna elettorale contro l’altro candidato in corsa all’Eliseo, Hollande, e di non avere molti argomenti per convincere gli elettori a riconfermarlo. Quindi, cala l’asso della crescita, chiedendo una riforma del mandato della Bce per consentirgli l’impresa sul modello della Federal americana. Ovviamente, “culetto” Merkel non ci stà, ed iniziano le scintille.

Nel frattempo, la Spagna continua a bruciare ed il nuovo governo Rajoy non sa  dove attingere l’acqua per arginare le fiamme. A partire dalla disoccupazione record, alle regione autonome fortemente indebitate, è tutto un rebus: intanto i titoli spagnoli, come il Paese, sono sulla graticola dello spread.

Veniamo al Belpaese. L’Europa ci chiede il documento  con le stime del fabbisogno di finanza pubblica per il 2012. Monti tentenna, prende tempo per fare meglio i conti e non lo consegna. Un inciso: sono diverse settimane che mi chiedo se questo Governo sa far di conto…mah! Il motivo del ritardo sembra stia nel fatto che si intravede un tesoretto di ca 11 Mld che aiuterebbe a rispettare (?) i limiti imposti da Bruxelles. In ogni caso, la Commissione europea lancia qualche segnale di insofferenza, ed è la prima volta che il prestigio di Monti irrita l’Europa.
Viene però varata la delega fiscale. Qui, al contrario,  fra tante cose confuse,  a partire dal calcolo e dalla rateizzazione dell’ Imu,  abbiamo una certezza: non è possibile utilizzare i soldi recuperati dalla lotta all’evasione per ridurre il peso fiscale come a suo tempo promesso. Evidentemente dovranno servire a coprire le esigenze della spesa pubblica. La spesa pubblica: questa maledetta che non si riesce a tagliare! I dubbi rimangono…

Sul fronte della politica interna , il fuoco sembra indomabile. Dai Governatori indagati, Vendola ed Errani, a quelli non indagati ma che frequentano, a loro insaputa,  cattive amicizie, Formigoni:  e ci vanno pure in vacanza di gruppo con la cassa comune ..."io pago il caffè, tu i biglietti aerei e l’affitto della villa ai Caraibi".  Consiglieri regionali che si dimettono, da Renzo Bossi alla sua tutrice Monica Rizzi. Un probabile futuro segretario di partito Maroni che è subito contestato al suo primo comizio da principe ereditario. Intanto, sembra che qualcuno, dati i tempi, ha pensato bene di investire in oro e diamanti mentre presiede il consesso dei Senatori nella sua funzione di vice Presidente. Ovviamente beni preziosi acquistati con i soldi dei rimborsi elettorali, soldi pubblici,  che il trio ABC si è affrettato a difendere, descrivendo scenari apocalittici e dittatoriali delle lobby in caso di loro abolizione, come peraltro si era pronunciato il Popolo in occasione di un referendum poi sostanzialmente rinnegato dal Parlamento.

Il fuoco è pericoloso, molto pericoloso e purtroppo ha  fatto le sue vittime: imprenditori e lavoratori che hanno perso la speranza, ma non la dignità.  Servirà una nuova stagione per spegnerlo, per evitare che porti ad una insofferenza così diffusa da scatenare reazioni sconsiderate. Serve che la società civile si organizzi, che prenda l’estintore e tolga dalle mani di bambini incoscienti i cerini.

lunedì 16 aprile 2012

Il Sig. Napolitano sbaglia!


“ … Il peso fiscale che grava sulle famiglie e sulle imprese potrà essere diminuito solo attraverso una vera, reale ed adeguata riforma dell’amministrazione pubblica, riducendone i costi elefantiaci che attualmente comporta: qui sì che avremmo reali benefici! La logica dovrebbe quindi essere capovolta: prima eliminare gli sprechi, ridurre contemporaneamente le tasse e combattere l’evasione. In questo modo, si inizierebbe anche un nuovo percorso di educazione civica dei cittadini, nell’identificare lo Stato non come un pozzo senza fine, un mostro divoratore dei nostri soldi, bensì come erogatore di servizi necessari a tutta la collettività. Sono convinto che questa nuova via, unita ad una diminuzione dell’infinita burocrazia fiscale, talmente complessa e contorta che spesso ci fa essere evasori in buona fede, non solo consente di abbassare le aliquote, ma…aiuterebbe gli italiani a pagare le tasse! ..” estratto da “Evasione, elusione & le favole” del 6 marzo 2012.

La scorsa settimana ho avuto modo di leggere un’intervista a Giorgio Napolitano nella quale il Presidente Giorgio Napolitano (la ripetizione è voluta) afferma che “chi non paga le tasse non è degno di essere cittadino italiano”. Con tutto il rispetto dovuto alla prima carica dello Stato, devo francamente rimarcare che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha preso una sonora cantonata! Senza voler apparire sfrontato, credo che avrebbe fatto meglio a riflettere due volte prima di pronunciare tali parole, e magari andarsi a leggere migliaia di articoli pubblicati in questi mesi sul tipo di quello citato in premessa, ovviamente senza voler essere presuntuoso.

No taxation without representation” recita un famoso principio americano, ed è proprio su questo che si dovrebbe riflettere, Napolitano in primis. Occorre chiedersi  perché il livello di evasione fiscale in Italia è così alto. Due i casi: o siamo un popolo generalmente di disonesti, oppure lo Stato, inteso dai cittadini  principalmente come l'insieme delle classi politiche e dei loro comportamenti,  è causa principale di questo malcostume nazionale. Personalmente, opto per la seconda ipotesi. Occorre  capovolgere la questione, ovvero prima lo Stato – leggi classi politiche – faccia il suo dovere, poi sicuramente i cittadini faranno il loro, compreso quello di pagare le tasse. Dimostri lo Stato di impiegare in maniera corretta i tributi chiesti ai cittadini , non ne abusi, non li sprechi in capitoli di spesa pubblica inutile ed improduttiva, in troppi privilegi ingiustificati, in appropriazioni indebite dei suoi esponenti. Rimetta il cittadino, inteso come persona, al centro delle sue iniziative e, soprattutto, sia al servizio della comunità: non pretenda il contrario!

Non è quindi lo Stato – in particolare con la sua massima carica rappresentativa – che merita di appellare e distinguere gli individui come italiani e non, ma sono  i cittadini che concedono allo Stato – ed alle sue massime cariche – di gestirli e rappresentarli!  Ed anche di tassarli, ma in modo equo ed in cambio di beni e servizi utili per tutta la collettività.

Rifletta su questo il Sig. Giorgio Napolitano: il Presidente della Repubblica Italiana si accorgerà dell’errore fatto e di quanto  i cittadini - tutti - siano fieri e meritino di essere italiani, nonostante lo Stato.


venerdì 13 aprile 2012

Due pesi e due misure


Al Convegno di Bergamo il popolo leghista chiedeva a gran voce e con molti striscioni il “sangue” di Rosi Mauro. Così è stato. Ora ci ritroviamo la vice Presidente del Senato ancora in carica, ma espulsa dal proprio partito. Altra ennesima immagine desolante per chi ci osserva da oltre confine,  che si aggiunge allo stupore manifestato dalla Comunità Europea sulla nostra non capacità di far di conto riferita ai rimborsi elettorali, ovvero si chiedono per quale anomalo assioma ..“se spendi 2 ti rimborsano 5”. In Italia, evidentemente, la matematica è una opinione politica! L’arte dell’amministrazione dello Stato diventa così l’unico “mercato” domestico che tira, dove le imprese /partito si ritrovano con bilanci floridi ed avanzi di cassa da investire …all’estero . Da far  invidia – arrabbiare  parecchio – le imprese vere,  quelle che non riescono ad ottenere credito dalle Banche ma soprattutto non vedono ordinativi e prospettive , …altro che art. 18 e ddl lavoro.

Torniamo alle vicende leghiste. La sen. Mauro non mi  ha mai  ispirato molta simpatia, tuttavia ho trovato la sua espulsione un gesto meschino da parte del Consiglio direttivo della Lega: l’evidente ricerca di un capro espiatorio. Un gesto purificatore a metà,  decisioni prese con diversi criteri di giudizio, basate più sull’interesse contingente che non ispirate ad un  principio di giustizia. “Chi sbaglia paga” è lo slogan che ho sentito più volte in questi giorni, da Maroni e Salvini in primis. Condivido, ma …non capisco. A meno che il Consiglio direttivo della Lega non abbia deciso basandosi esclusivamente su criteri di responsabilità “estetica”…quindi fuori la Mauro e Belsito. Probabilmente non è così, perché allora verrebbe da chiedersi come mai  la stessa sorte non è toccata a Calderoli. Laddove invece le decisioni prese ieri siano il frutto di colpe gravi, presunte o accertate all’interno della Lega, dato che nessun Giudice si è ancora pronunciato in tal senso, vale il detto espresso nel titolo: due pesi e due misure. In effetti, da quello che ci è dato di sapere, la lista dei “colpevoli” sarebbe molto più lunga. Dal fondatore, Umberto Bossi, uomo certamente limitato nelle sue facoltà dalla malattia, al figlio Renzo, in questo caso limitato dal suo cervello,  a Monica Rizzi, indagata per dossieraggio proprio in riferimento all’elezione del “trota” al consiglio regionale lombardo, per arrivare a Davide Boni, presidente del citato consiglio. Strano modo di fare “pulizia”. 

Occorreva quindi sacrificare qualcuno in base agli ..umori politici. Mi domando ora come il popolo leghista reagirà a questa anomala decisione, una volta svanite la giusta rabbia ed indignazione. L’augurio sincero è quello che prenda coscienza, ovvero realizzi che il vero “delitto” della Lega non è nell’aver tradito la sua fiducia da parte di alcuni suoi dirigenti, ma  nell’acclarato fallimento politico, nella incapacità dimostrata in tutti questi anni di realizzare la promessa fatta quale paladina delle ragioni del Nord. Ed il miglior auspicio per il Paese è che le persone affluite numerose a Bergamo, specchio di una gran parte di popolazione  giustamente animata da un forte spirito di protesta nei confronti di uno Stato che la vede spesso vessata, rivolga altrove l’attenzione in occasione delle prossime scadenze elettorali.

giovedì 12 aprile 2012

Vivere sulla luna


Finanziamento pubblico, contributi volontari, rimborsi, donazioni, lasciti, versamenti degli iscritti ..probabilmente ho dimenticato qualcosa. Quanto costa la democrazia? Molto, troppo. Potrebbe costare meno, visto che dai rendiconti presentati , tutti i partiti spendono molto meno di quello che incassano dallo Stato – cioè noi – a sostegno della loro attività. Mediamente  la metà dei ca. 250 Mli/€ che percepiscono.

La logica imporrebbe quindi  una rivisitazione di questi “rimborsi” sulla base dei conti presentati  , ti aspetti che alla luce dei  recenti  ultimi casi di mala gestione – Lusi e Belsito in evidenza -  la riunione di ieri avesse portato all’annuncio del lieto evento, ovvero un deciso taglio dei rimborsi. Invece no, poveri illusi. Tutto come prima in termini di costi: tagliare la spesa pubblica in Italia sembra essere cosa profana e blasfema! Oltre cinque ore di riunione per partorire il ..nulla cosmico, inteso come una serie di blandi controlli – peraltro facilmente aggirabili - sulla gestione dei soldi, sulla pseudo trasparenza e sulle eventuali sanzioni previste in caso di illeciti accertati. Ed è proprio questo il punto: non si è discusso sull’essenza della questione, ovvero sull’assurdo rimborso di 4 euro ad iscritto nelle liste elettorali - indipendentemente se questo elettore voti o non voti  - ma solo sulle modalità di controllo della gestione che i partiti fanno di questo fiume di denaro. E questo fa arrabbiare molti cittadini e, data la situazione, direi che non sarebbe proprio il caso… Non solo, ma oggi anche il Consiglio Europeo ci “bacchetta” ancora una volta per questa italica anomalia.

I partiti. Sono necessari  per la vita democratica di un Paese:  probabilmente non lo sono gli attuali esponenti politici. E’ sempre l’uomo a fare la differenza:  ingenui o incapaci, maliziosi o disonesti, distratti o complici: tutti sembrano vivere …sulla luna! E quando vivi così in alto, le vicende “terrene” sono lontane e non riesci a vedere i problemi delle famiglie e delle imprese, non riesci a percepire i disagi e le difficoltà quotidiane, i suicidi e la tensione che cresce ogni giorno di più. Stiano pure sulla luna e lascino spazio agli uomini che vivono sulla terra.

mercoledì 11 aprile 2012

Carpe diem


La notizia circolava da alcuni giorni, ma solo ieri è stata ufficializzata da una nota del colosso svedese a firma dell’AD Italia. Ikea trasferisce alcune produzioni dall’Asia, Cina in particolare, all’Italia. E’ una notizia importante, importantissima. Ma non sorprende. Nel comparto mobili ed arredamento, il nostro Paese figura al terzo posto nella classifica dei fornitori IKEA, dopo appunto la Cina seguita dalla Polonia. Rappresenta – solo questo comparto - circa l’8% del totale degli acquisti del Gruppo. Anche l’anno orribile che si è appena concluso, ha comunque segnato un aspetto importante nel rapporto dare/avere: Ikea acquista in Italia più di quello che vende con i suoi megastores “serviti da solo”. Un fenomeno! Parafrasando le sacre scritture, è la pecorella che ritorna all’ovile. Si, perché alcuni anni orsono, Ikea aveva consentito, con i suoi ordinativi, la crescita di decine di piccole imprese terziste, in particolare nel nordest. Queste da una parte garantivano al Gigante qualità e flessibilità produttiva, dall’altra ha permesso loro di svilupparsi, consolidarsi e creare ricchezza per tutto l’indotto, dai produttori di pannelli truciolari, alla minuteria, alle vernici per il legno e così via.

Poi la crisi ha iniziato a mordere. Dapprima si sono abbozzate lunghe discussioni e trattative sui prezzi, poi sono comunque diminuiti gli ordinativi, infine si è conclamata la delocalizzazione. Risultato: imprese che si sono ridimensionate, altre sono andate in malora ed il vortice perverso si è chiuso con inevitabili problemi.

Oggi Ikea ritorna, grazie alla constatazione sul terreno cinese della maggior competenza dei nostri imprenditori  e della competitiva capacità produttiva delle nostre Aziende nel comparto mobili. Senza alcuna riserva, credo sia  una gran bella soddisfazione, soprattutto perché l’accordo raggiunto con alcuni produttori piemontesi porterà ad una ricaduta occupazionale collegata a queste commesse stimabile attorno ai 2.500 posti di lavoro. Di questi tempi  …direi che non è male!

Come dicevo, non mi sorprende. Conoscendo a fondo il mondo delle piccole  e medie imprese, sono da sempre un convinto sostenitore delle eccellenze italiane, a vari livelli, non solo nel segmento luxury dove siamo inequivocabilmente i numeri uno per fantasia e capacità manifatturiera. Il problema di fondo, spesso ribadito, è come poterle sostenere con adeguate politiche economiche. 
In secondo luogo, Ikea è solo l’ultima azienda arrivata in questo processo mondiale iniziato da circa un anno: lo chiamano insourcing, ovvero il ritorno a produrre nel vecchio continente. Non solo perché siamo “più bravi”, ma perché diventiamo sempre più competitivi rispetto alla Cina. Il costo della manodopera  in Cina sta crescendo rapidamente.  Molto rapidamente:  il 13% annuo. Insomma i lavoratori cinesi, anno dopo anno, guadagnano sempre di più. Certo, sono partiti da salari "ridicoli" per la nostra mentalità occidentale, ma con un ritmo annuo così sostenuto  la tendenza è chiara.
Dobbiamo poi aggiungere un altro fenomeno convergente:  tra il 2005 ed il 2012 la moneta cinese (yuan) si è apprezzata del 30% sul dollaro. Aumento dei salari e crescita del costo del denaro sono un mix che, giorno dopo giorno, rende meno appetibile delocalizzare in Cina.

Ho sempre considerato la globalizzazione come una opportunità e non una minaccia: occorre semplicemente prenderne atto! Nuovi potenziali consumatori si affacciano ogni giorno sul mercato, milioni di persone nel mondo da raggiungere. La questione aperta è un'altra: cosa vuole fare il Paese – leggi il Governo – e più in generale l’Europa per non creare ulteriori problemi, ovvero come gestire gli squilibri interni  alla Comunità dovuti ad una sostanziale mancanza di comunione nelle politiche fiscali e di welfare. Le troppe differenze tra gli Stati membri, una moneta, l’euro,  che è in uso a  tutti ma non appartiene a  nessuno,  pongono il Vecchio Continente in una difficile posizione rispetto ai competitors mondiali. Riguardo all’Italia, sarebbe opportuno, sull’esempio degli Stati Uniti, prevedere una serie di incentivi per le imprese che mantengono la produzione nel Paese, procedere senza indugi  ad una certificazione etica del Made in Italy  per salvaguardare il valore immateriale di questo che ho definito “supermarchio”,  spostare il focus delle imposte dal lavoro e dai lavoratori ai patrimoni ed alle rendite. Carpe diem, altrimenti la notizia di altre Ikea che ritornano nel Belpaese diventerà rara come un gatto che cade dal tetto!


martedì 10 aprile 2012

Operazione "pulizie di primavera"


Confesso che non avrei voluto scrivere dei guai della Lega. Nei giorni scorsi e durante le festività appena trascorse, alle sollecitazioni avute ho risposto semplicemente: ha fallito. Come  il Pdl trova la ragione dei suoi guai e contrasti intestini nella mancata realizzazione di quella promessa rivoluzione liberale e riformista proclamata a gran voce da Silvio Berlusconi ai tempi della “discesa in campo” nel ’94, così la Lega (ex) paladina delle ragioni del Nord ha miseramente e tristemente fallito nel suo principale obiettivo di programma, il federalismo. Quindi, cosa altro aggiungere se non il solo rilievo che entrambi, avendo fallito, dovranno  lasciare spazio ad un nuovo movimento politico che possa concretamente rispondere alle esigenze di un elettorato riformista, popolare e federalista. La conferma  l’avremo tra circa un anno…
A pensarci bene, tuttavia c’è un potenziale aspetto positivo in questo desolante mix  di incapacità, ignoranza ed illegalità presunta ed accertata. Non mi riferisco alle probabili dimissioni di Rosi Mauro (era già uno scandalo estetico la sua vicepresidenza del Senato, figuriamoci ora…), nemmeno ai tre leaders di “maggioranza” A+B+C  che, svegliandosi improvvisamente, scoprono la necessità di un maggior rigore e controllo  nella gestione allegra dei  rimborsi elettorali: patetici. Penso invece a Roberto Maroni, probabile principe ereditario alla guida della Lega – o di ciò che ne resterà - ed alle sue prime dichiarazioni pubbliche, ovvero le previste “pulizie di primavera” all’interno del partito. Diffido di Maroni, troppo vicino alla stanza dei bottoni in Lega per essere avulso da ogni responsabilità e conoscenza, ma tant’è che la base leghista (per la quale nutro una sincera ammirazione) sembra averlo proclamato futuro segretario dopo il periodo di triumvirato nominato da Bossi, l’Umberto ..quello malato.
Quindi, dicevamo pulizie di primavera, quelle che a suo tempo  avevo auspicato in un altro ambito ed istituzione: Regione Lombardia (http://romanoperissinotto.blogspot.it/2012/03/lombardia-e-le-pulizie-di-primavera.html) .
Nel tentativo di ricompattare il consenso, la Lega dovrà necessariamente eliminare le mele marce - nel senso di persone indagate - quelle che la sua sana e delusa base elettorale non è disposta a tollerare. Ebbene, nel  Consiglio Regionale lombardo, a partire dal Presidente Boni, ce ne sono diverse. Vi ricordate di Monica Rizzi? La consigliera leghista è accusata di aver ottenuto informazioni dai database del ministero degli Interni tramite un maresciallo della Guardia di Finanza. Le informazioni dovevano servire per favorire l’elezione di Bossi, il Renzo (quello "colto")  a scapito di altri candidati leghisti. A suo tempo, il caso aveva sollevato un polverone nel partito, poi come spesso accade nelle vicende italiche, è passato nel dimenticatoio, pur rimanendo aperte le indagini nei confronti del consigliere Rizzi.  Oggi però, Monica Rizzi si ritrova tirata in ballo dalle intercettazioni telefoniche del caso Belsito & C. Ed a gettare benzina sul fuoco ci pensa anche il capogruppo della Lega in Regione, Stefano Galli che afferma senza mezzi termini la necessità della revoca delle deleghe qualora venisse confermato quanto emerge dall'inchiesta.
La distanza tra Brescia e Palazzo Lombardia diventa quindi breve. I vertici leghisti (Maroni) se vorranno davvero rilanciare l’immagine della Lega e tentare di riconquistare la fiducia della base dovranno necessariamente mettere in discussione l’intera classe politica della Regione, anche senza dover  apertamente criticare Formigoni, perchè solo tornando alle urne potranno lanciare un messaggio di vero rinnovamento.
In conclusione, mandando a casa il Formiga la Lega si cambia d’abito, almeno all’apparenza. Avendo fallito per oltre venti anni,  non avranno il mio voto e quello dei tanti liberali e riformisti lombardi ma almeno, nell' occasione,  la mia e la loro simpatia per questa opportuna operazione di pulizia straordinaria in Regione: quella si!

venerdì 6 aprile 2012

Non serve la calcolatrice


La notizia più importante dell’intera settimana non è quella della debacle leghista (la Lega in venti anni non è riuscita nella sua promessa originale, quindi ha fallito ed il resto è solo cronaca giudiziaria)  o della riforma del mercato del lavoro (come detto, un sostanziale pasticcio), ma la seguente: la certificazione dell’Istat che stiamo diventando tutti più poveri: cala il potere d’acquisto e la propensione al risparmio delle famiglie, mentre le imprese non riescono a fare profitti, cioè a creare ricchezza. Penserete: dove è la notizia? Chiunque vada a “fare la spesa” o viva la realtà di vita d’impresa già lo sapeva. E’ vero, ma sembra proprio che a non rendersene conto  siano proprio coloro che  dovrebbero  avere la  percezione reale della situazione del Paese, i nostri Professori.  Quindi ben vengano i dati certificati,  nell’auspicio che siano recepiti e si agisca di conseguenza. Nel frattempo, noi cittadini che facciamo? Ci limitiamo a snocciolare sterili critiche e bla bla bla  o proviamo a “far due conti” nel tentativo di individuare possibili soluzioni alternative ad una manovra improntata all’austerity ed alla maggior imposizione fiscale che rischia di non giungere a niente? (vedi “Professori ripetenti” di ieri). Proviamoci.

Come più volte ribadito, la ricetta giusta per riaccendere la luce (a mio avviso beninteso) è diametralmente opposta alla soluzione imposta dal governo. Occorre tagliare la spesa pubblica, diminuire le tasse e privatizzare una parte sostanziosa del patrimonio immobiliare dello Stato per diminuire in conto patrimoniale il debito pubblico. Un inciso: ricordiamoci che siamo chiamati a pagare ca. 200 Mld/€.  entro l’anno …mah!

Per oggi, limitiamoci alla spesa pubblica. Ne parlano in molti, da anni i vari governi che si sono succeduti alla guida del Paese non sono riusciti ad escogitare un qualcosa di fattivo. Perché? Semplice, erano tutti governi politici, quindi dovevano rispondere al loro elettorato e….diventa dura! Oggi abbiamo un governo di tecnici che, per mandato ed espressione del loro capo, è a termine, non deve quindi essere soggetto ai vari “consensi”: anche per i politici rappresenta  una bella via di fuga! Si è quindi diffusa una sorta di rassegnazione che porta ad essere convinti che tagliare sia di fatto impossibile.  Calcolatrice alla mano, non credo. Vediamo i numeri.

La spesa pubblica ammonta ad oggi a  800 miliardi pari a ca il 50% del prodotto interno lordo. Senza entrare nel merito delle principali voci di spesa, dalla sanità all’istruzione ed …alla corruzione (dove sarebbe facile ottenere risparmi), occupiamoci solamente delle economie di scala che si potrebbero realizzare solo con una maggiore efficienza della pubblica amministrazione. Le forniture alla PA ammontano a ca. 140 Mld /anno. Di queste, oltre la metà sono imputabili alla sanità, circa 77 Mld e sono praticamente raddoppiate negli ultimi 5 anni. Possibile? E’così. Certo se una siringa a Palermo costa p.e. 20 euro ed a Milano 2 euro, evidentemente tale incremento è possibile…. Proposta: centralizzare gli acquisti, eliminare l’autonomia delle singole aziende sanitarie ed ospedaliere per un unico centro acquisti. L’esperienza in tutti i casi studiati nelle imprese private porta ad un risparmio di circa il 25%. Troviamo così, per strada ca 20 Mld, probabilmente ancora di pù se pensiamo che l’attuale frammentazione ed indipendenza negli acquisti lascia molto spazio a fenomeni non proprio “cristallini”: peculato, corruzione ect..

Trasferimenti alle Imprese, un tema caro all’economista Mario Baldassarri: i 44 miliardi di trasferimenti e sussidi alle imprese private e pubbliche. Soldi che in gran parte non accrescono l’efficienza aziendale né la concorrenza. Da anni si parla di metterci mano, ma nessuno lo fa. Eppure sarebbe sufficiente, dopo aver eliminato quelli palesemente inutili, trasformare tutti i sussidi rimanenti in detrazioni fiscali a vantaggio dell’occupazione per limitare il salasso. Ed eliminare anche molti abusi.  Qualora per una pseudo utilità sociale,  si decidesse  a tutti i costi di mantenere tutti i sussidi annuali alle imprese pubbliche – grosso errore a mio avviso   i 28 miliardi rimanenti di trasferimenti alle imprese private potrebbero  diventare circa 7 miliardi di credito d’imposta, il resto sparire. Così facendo, 21  miliardi di euro  verrebbero cancellati alla voce spesa pubblica.

Ultimo centro di costo, quello in apparenza  più delicato e sensibile. La spesa per emolumenti e salari del pubblico impiego che incide per 170 Mld/anno. Occorre ridurre il numero dei dipendenti pubblici. In Italia sono circa 4 milioni: un numero spropositato, insostenibile a lungo termine. Questo non significa licenziarne molti, come peraltro sostengono in tanti. Sarebbe sufficiente, sul principio delle liberalizzazioni, allocare le società di servizi controllate e/o partecipate dalla PA al settore privato. Sono decine di migliaia di lavoratori di queste aziende il cui stipendio grava sulle casse dello Stato, circa 160.000 per un totale in soldoni di 35 Mld/anno.

Riassumendo,  abbiamo individuato 76 Mld/anno di possibili tagli solo grazie ad una maggior logica ed efficienza gestionale, senza andare a toccare i grandi capitoli di spesa.  E non è nemmeno servita la calcolatrice….

Buona Pasqua!

Lavoro: un pasticcio


Un flash, giusto per accontentare i molti amici che mi hanno sollecitato un commento sulla riforma del mercato del lavoro, rispondo: no, non mi piace.  Per come ho avuto modo di scorrere i principali punti, mi sembra altra cosa da quella che mi aspettavo da un Governo “tecnico”, ovvero un disegno di legge che non rendesse l’idea di un Paese sclerotizzato sull’indefinito ed l’incerto,  vedi la discrezionalità del giudice in ogni forma di licenziamento: immaginate i tempi… Dall’altra parte, mi pare che invece di agevolare l’ingresso in entrata, abbiano partorito una serie di condizioni che, al contrario, lo renderà ancora più arduo e costoso con maggiori contributi per le imprese . In sintesi, un pasticcio.
Adesso vado a far di conto...a più tardi!

giovedì 5 aprile 2012

Professori ripetenti?


Vediamo se riusciamo a rispondere al quesito posto questa mattina.  Per farlo riassumiamo velocemente l’evoluzione del contesto  economico e finanziario degli ultimi mesi. Con una iniezione di liquidità di oltre 1000 Mld, la Bce di Mario Draghi  si era cambiata d’abito ancora una volta: una  banca centrale sempre meno ortodossa e più aggressiva nella conduzione della politica monetaria. Tale metamorfosi  si riconduceva ai fatti di fine 2011, ovvero alla crisi che aveva raggiunto la fase due bis, cioè quella del settore bancario, dopo la precedente dei debiti sovrani. Fase che, come detto,  ha richiesto l'intervento della Bce per tamponare problemi di mancanza di liquidità ed evitare così insolvenze. Anziché finanziarsi sul mercato a costi improponibili, le banche si sono approvvigionate a costo quasi zero dalla Bce. Il famoso free lunch che avrebbe dovuto essere utilizzato, almeno in parte, a sostenere il credito alle imprese ed alle famiglie (e così non è stato). Tuttavia, in questo modo il debito sovrano italico è ritornato di nuovo appetibile, per le sue qualità di collaterale ben accetto dalla Bce. Inoltre, il grado di attrattiva dei titoli italiani è stato rinforzato dalle garanzie no-default che sono state date in modo esplicito dal Governo Monti.  L'Italia quindi ne è stata la principale beneficiaria, in particolare sui tassi a breve termine oltre che sul finanziamento diretto delle banche.  Risultato : forte calo degli spread sulle brevi scadenze - in linea con il mandato  a termine del Governo Monti – che, in un gioco di fiducia riconquistata,  ha impattato anche marginalmente sugli orizzonti più lunghi. Bravo SuperMario …almeno in questa prima fase.

Ma ricominciano i guai : il differenziale oggi tocca i 371 punti, ovvero torniamo al di sopra di quella soglia di sicurezza che era alla base delle previsioni di crescita (?) stimate all’inizio dell’anno e sulle quali sono poi stati definiti i famosi patti di stabilità tra i Paesi dell’Unione. I giornali internazionali puntano il dito, segnalano l’eventualità di nuovi correttivi (leggi tasse), il Governo italiano smentisce ed i politici sembrano confusi e smarriti nelle loro dichiarazioni. Come era prevedibile (è più volte sostenuto in questa sede)  la liquidità della Bce non è stata la giusta terapia  per la malattia europea , ma un semplice anestetico che ha funzionato  nel breve periodo ma non  risolve i problemi alla radice. Il peccato originale rimane e l’analgesico  non scioglie il problema fondamentale delle crisi di fiducia su debiti sovrani di taglia extra large come quello del Belpaese. Aggiungetevi poi che non sappiamo quanto grave sarà la recessione (o la stagflazione) ed il quadro è completo. Purtroppo non è un’opera d’arte, ma un pasticcio.
 
Arriviamo quindi alla conclusione rispondendo alla domanda posta. Paradossalmente, stando alla situazione, sembra che i nostri “professori” non sappiano …far di conto. Il mix fra austerità di bilancio, aumento delle aliquote fiscali e stagflazione dell’economia  è un cocktail micidiale e potenzialmente  presenta enormi  problematiche per il futuro e scarsissime (ed evidenti)  possibilità di riuscita. Forse distratti da compiti ben più importanti (?), non si accorgono che il debito pubblico deve essere ridotto in conto patrimoniale attraverso una corposa alienazione – privatizzazione - del patrimonio immobiliare dello Sato (valutato ca 500 Mld/€).  Intervenire radicalmente sulla spesa pubblica per ridurre il fabbisogno di uno Stato che costa troppo ai cittadini, porterebbe poi a notevoli benefici sul conto economico. Quindi: meno spesa, meno debito, meno interessi da pagare, meno tasse sulle imprese e sulle famiglie. Conseguenze: più risorse a disposizione, maggiori disponibilità di spesa per i consumi interni (l’export exta-europeo funziona bene, meglio della Germania ..), maggiori opportunità per le pmi, maggiori disponibilità per il welfare. Soprattutto, un rinnovata serenità per i cittadini e le imprese: l’attuale clima di "austerity più tasse" sta portando a manifestazioni tragiche e pericolose per la convivenza civile della Nazione. Se ne prenda atto: il rischio è immenso!

Quesito...

I "tecnici" sanno far di conto? A più tardi....

mercoledì 4 aprile 2012

Mea culpa


Nella sua lunga e brillante carriera, Chicco Mentana ha avuto molte occasioni per mettersi in mostra, a prescindere dalla simpatia che l’uomo suscita. Con quella sua parlata veloce, nel corso del  telegiornale che dirige a La7, commentando l’ennesima notizia di malaffare nella gestione dei rimborsi elettorali ai partiti, il buon Chicco ci dice che, se si andasse a “grattare” nella contabilità di tutti i partiti politici italiani, scopriremmo “un sacco di irregolarità da codice penale”! In pratica, definisce delinquenti tutti coloro che sono chiamati a gestire la nostra vita di cittadini. Affermazione grave, forse la lingua veloce di Mentana ieri non era ben collegata al cervello e andava per la sua strada. Almeno voglio sperarlo, altrimenti, se così fosse, dobbiamo davvero recitare il mea culpa. Come -  penserete -  quelli rubano e la colpa è nostra? In un certo senso, credo di si ..purtroppo. I partiti politici non sono realtà astratte che si materializzano all’improvviso ogni cinque anni. I deputati a gestire la res publica, sebbene indicati e selezionati dai partiti stessi in base ad una legge elettorale quantomeno anomala, sono comunque il risultato delle nostre decisioni espresse con il voto. Anche da coloro i quali, credendo di protestare contro il sistema, si astengono. In ogni caso, non guardiamo indietro, nel senso che l’attuale situazione è frutto di scelte fatte in passato, ma recepiamo pienamente il significato che assumono le prossime elezioni del 2013, ovvero l’ultima spiaggia per il nostro Paese, l’ultima possibilità data la situazione mondiale, per ripartire.  Dobbiamo quindi responsabilmente valutare, selezionare e decidere in base ovviamente ai programmi ed ai manifesti,  ma soprattutto capire gli uomini. Abbiamo bisogno di gente seria, onesta e preparata: il tempo dei mariuoli, degli incapaci e dei dilettanti è davvero finito.


Due considerazioni sulla notizia di ieri, il caso Lega. Non dobbiamo gioire delle pene di Bossi & C., soprattutto non dobbiamo giungere a sentenze definitive ad esclusivo appannaggio delle istituzioni preposte. Certo sorprende sentire il Senatore dichiarare che denuncerà chi ha speso i soldi del partito per restaurare la sua casa. Salvo poi modificare il tiro con una tardiva rettifica. Non sorprende Maroni, che sembra “ravanare” nel torbido pro domo sua. Stia attenta la base leghista alle dichiarazioni ed ai comportamenti dell’ ex ministro: la fuga è la miglior difesa ...sosteneva qualcuno.


Avendo ancora nella mente le desolanti immagini di alcune interviste a Rutelli sul noto caso Lusi, le dichiarazioni stizzite (ed arroganti) di Formigoni sui malaffari dei suo consiglieri in Regione Lombardia, quindi le ultime di Bossi , non posso fare a meno di rimarcare il comune denominatore, ovvero il “non sapevo nulla” che (pur rimanendo garantista) pongono molti dubbi sul piano politico e soprattutto sulla capacità di gestione di questi  leaders:  non sanno, non gestiscono, sono ingenui e via così.  A mio avviso, certamente non sono adeguati al ruolo che ricoprono, quindi …facciano ciò che dovrebbero fare: andarsene!


E noi, cittadini forse troppo indaffarati  ad esprimere il nostro dissenso, dobbiamo invece impegnarci  in questi mesi ad  individuare i migliori tra coloro che si presenteranno alle prossime elezioni: loro sono “passivi”, non si auto eleggono : dipende da noi. Prepariamoci!

martedì 3 aprile 2012

Che facciamo da grandi?


     Quanto piace il Belpaese agli stranieri! E quanto piace agli stranieri venire in Italia a fare compere? Molto. Provate a fare un giretto nelle principali vie dello shopping di Milano o Roma: sentirete tutte le lingue del mondo.  I ricchi ed in particolare i “nuovi” ricchi del pianeta non resistono: devono acquistare in Italia. E non perché nei loro paesi d’origine non vi siano negozi di lusso, tutt’altro! Ho la fortuna di aver girato il mondo, per lavoro e per piacere, e posso confermare che ci sono. A volte sono meravigliosi ed inseriti in contesti che tolgono il fiato (vedi Dubai…). Ciò nonostante, un oggetto di lusso acquistato in Italia rappresenta per loro un’emozione ed un’esperienza unica, irripetibile. Il fascino del lifestyle italiano è un qualcosa che, ahimè, solo noi italiani fatichiamo a comprendere nella sua pienezza. Il valore immateriale che assume potrebbe (scrivo potrebbe) rappresentare uno straordinario supporto per la ripresa, un vantaggio competitivo esclusivo in un mercato globalizzato.  E le micro, piccole e medie imprese che sono custodi di questo “saper fare” avrebbero così l’opportunità di sopravvivere e consolidarsi: certo, oggi avrebbero bisogno anche di un po’ di ossigeno…liquidità.


     Quelle che sono riconosciute come le eccellenze del sistema produttivo italiano – le famose 3 A  di abbigliamento , arredamento, alimentare - unite alle caratteristiche naturali e culturali del nostro Paese, quindi il turismo, sono punti di forza che, se ben supportati da una politica economica adeguata e consapevole della loro rilevanza, pongono a mio avviso il “sistema paese Italia” in una condizione unica per misurarsi e competere  sui mercati internazionali. La globalizzazione diventerebbe quindi una possibilità e non una minaccia come sostengono alcuni. Chi ha ben capito questa straordinaria opportunità sono proprio ...gli investitori stranieri! Di oggi la notizia che il fondo sovrano del Qatar dell’emiro Hamad bin Kalifa Al-Thani, già proprietario dei magazzini Harrods di Londra e di una importante quota in Barclays, tra le più grandi banche mondiali, è vicino all’acquisizione di “Costa Smeralda” in Sardegna. Così come molti altri marchi del Made in Italy sono passati di mano negli ultimi tempi, dai cantieri Ferreti a Brioni, da Bulgari ad Allegri.


    Qualche tempo fa, dalla  terrazza di un albergo romano, stavo godendo dello spettacolo rappresentato dalla città vista dall’alto. In un tavolo vicino, una coppia di turisti americani commentava la bellezza dei siti storici che aveva visitato, della qualità del cibo che aveva gustato e dei negozi di via del Corso. Ho provato un senso di orgoglio, così solo per il fatto di essere italiano. Poi ho pensato: tutto questo non è copiabile a basso costo: è unico.  Che fortuna!


     Occorre quindi assumere una vera consapevolezza di questo patrimonio, un cambio di paradigma nelle future decisioni fondamentali di politica economica. Sento parlare di “modello tedesco” al quale riferirsi. Sorrido: l’Italia non è la Germania, gli italiani non sono tedeschi nel pensare e nell’agire. Non avremo la loro proverbiale organizzazione e modello industriale, ma abbiamo talento, fantasia, buon gusto e migliaia di piccole imprese pronte a trasformare tutto questo in nuova ricchezza. Occorre solo decidere …cosa fare da grandi!


Buongiorno ...

Prendi un caffè mentre leggi le news su Corriere.it ... Titoli in ordine :


- IMU: la stangata si paga a fine anno. A giugno solo il 50%

- Lavoro : sempre peggio per i giovani: a febbraio 44.000 occupati i meno

- Crolla mercato auto : Fiat mai così male

- Monti : la crisi è superata. L'Italia è solida


Meno male, ...iniziavo a preoccuparmi

lunedì 2 aprile 2012

Il lato "B" del compromesso storico


Negli anni 70 un uomo austero e dal carattere apparentemente malinconico, il segretario di un partito che allora aveva chiarezza nel nome e nel simbolo - Partito Comunista Italiano - fu protagonista di un tentativo di superare la crisi profonda che aveva colpito la società italiana. Quell’uomo si chiamava Enrico Berlinguer e capì che in quella fase storica, il partito che guidava avrebbe dovuto farsi promotore di una serie di profonde riforme sociali per ottenere il consenso della grande maggioranza della popolazione. Per far questo era necessario il coinvolgimento non solo della cosiddetta classe operaia, ma anche di quegli strati sociali intermedi che vedevano la DC come proprio referente politico.   Pur essendo lontano anni luce dai suoi ideali e principi politici, credo debba essere riconosciuto a Berlinguer il merito di aver educato  milioni di italiani a concepire la politica come passione civile, come rigore etico, come bisogno di coerenza e anche come necessità di superare le barriere ideologiche per il bene del Paese.  Si aprì così quella fase storica della politica italiana che va sotto il nome di compromesso storico con l’altro partito (oggi diremmo schieramento), la DC. Il principale interlocutore della politica del dialogo con i comunisti fu Aldo Moro. Per il leader democristiano non si trattò di un’operazione facile, dovendo ingegnarsi tra la forte ostilità interna al suo partito (e le pressioni statunitensi) , che fino all’ultimo espressero la propria contrarietà al compromesso storico. Ma anche Moro era convinto che la classe politica doveva porre le basi per una rinascita economica e morale del paese. Il 28 febbraio 1978 il presidente DC, con un vibrante discorso, convinse il suo partito della necessità di collaborare con i comunisti. Il rapimento e l’uccisione di Moro segnarono la fine del difficilissimo tentativo di “solidarietà nazionale”. Pochi anni dopo, anche il segretario del PCI scomparve tragicamente, colpito da un ictus durante un comizio in Piazza della Frutta, a Padova. Era l’11 giugno 1984.

A distanza di quasi trenta anni, cosa è successo? Di tutto e di più! A ricordarci che ancora oggi, di fatto, vige un nuovo modello perverso e per niente nobile  di  “compromesso storico” è un interessante libro scritto a quattro mani da due giornalisti, Claudio Gatti e Ferruccio Sansa, dal titolo emblematico: “Il sottobosco: berlusconiani, dalemiani e centristi uniti nel nome degli affari”. Gli autori ci descrivono un quadro avvilente fatto da immagini di facciata, ovvero l’apparente acceso scontro politico tra i due schieramenti nelle sedi istituzionali e nei mass media, ed uno di sostanza: la concertazione nel dividersi i grandi affari. In sintesi: ci picchiamo in pubblico, ma ci vogliamo bene in privato!

Non desidero entrare nelle questioni etiche e giuridiche di questo “cartello” degli schieramenti politici, ma semplicemente sottolineare la peggiore delle conseguenze di questo atteggiamento : porta inevitabilmente ad uccidere la meritocrazia. Non solo ai vertici, ma falsando le regole si crea quello che gli autori definiscono nel titolo, un sottobosco fatto di relazioni che distorcono le attività economiche delle imprese, manovrando gli appalti, intervenendo arbitrariamente nei settori strategici del Paese, come l’energia e la sanità. Un marciume dilagante, una sostanziale inadeguatezza ad affrontare con serietà, dignità e coraggio l’enorme sfida alla quale è chiamato il Paese. E’ il più grave peccato che si possa commettere quando si ha la responsabilità di guidare un Paese: perdere il senso della meritocrazia e del bene generale in nome di meschini interessi di parte.  I vari casi di corruzione (con i costi che comporta) e la perdita del senso di responsabilità della funzione di chi è “eletto” (vedi Calearo)  trovano le loro origini in questo stato di fatto che poi influisce pesantemente nella vita reale del Paese, impoverendolo ed umiliandolo. Dobbiamo aver ben presente questo senso del merito quando saremo chiamati ad esprimerci con il voto, consapevoli che la prossima sarà l’ultima “uscita di sicurezza” da un sistema malato.