venerdì 28 settembre 2012

La nuova "religione"


E’ arrivato, finalmente è arrivato. Lo aspettavamo da settimane, smanianti ed ansiosi.  Questa notte tutti in coda, con panini e bibite, alcuni, i più previdenti,  con tendina canadese davanti alla nuova casa del culto, dipinta di bianco con un logo che ricorda il peccato originale, quella mela simbolo della tentazione…

Evviva quindi il nuovo iPhone, evviva quel fenomeno che spinge masse di persone al sacrificio di una lunga attesa, di una nottata “in bianco”, alla pazienza della sopportazione ed anche alla delusione per l’eventuale mancato acquisto perché, è noto,  le prime scorte disponibili si esauriscono in poche ore, forse minuti.

Difficile  inquadrare questo fenomeno in un contesto di crisi, di preoccupazione generale, di evidente sofferenza. Impossibile, anche se in tanti provano a farlo, capirne l’essenza,  afferrare  cosa induce alcuni (molti stando a quello che leggo .. ) ad indebitarsi per possedere l’ultimo modello di ..un telefonino.

Strano “animale” l’essere umano, ma così è! Allora, turandosi il naso, aggreghiamoci ai fedeli: accidentalmente, da alcuni giorni, il “vecchio” telefonino di mia figlia  sta dando segni di cedimento. Immagino che sia successo anche a molti suoi coetanei … impazienti di dare una mano ai consumi.
Buon weekend e ... buon shopping

giovedì 27 settembre 2012

Cantiere Italia: siamo Sudditi o Cittadini ?

Italia Futura Monza Lecco Sondrio organizza un incontro con il Sen. Nicola Rossi ed Enrico Musso che risponderanno alle domande dei giornalisti sul tema "Siamo Sudditi o Cittadini?". Intervengono Alberto Fontana, Portavoce Italia Futura Lombardia e Luca de Vecchi, Responsabile dei Giovani di Italia Futura.
 
 
 

I sondaggi di Renzi e Montezemolo

I sondaggi di Renzi e Montezemolo

 
di Arturo Diaconale
 
 
 
Ma cosa dicono i sondaggi più accreditati dopo lo tsunami delle dimissioni di Renata Polverini e l’esplosione di un caso Lazio che è in realtà il caso dell’intero sistema regionale italiano? Chi vuole trovare una via d’uscita dallo sconquasso politico di questi giorni deve necessariamente rispondere a questo interrogativo. Non perché l’unica bussola in grado di far navigare nel mare agitato della vita pubblica nazionale sia rappresentato dalle rilevazioni sulle intenzioni di voto.

Ma perché i sondaggi possono sbagliare le percentuali ma forniscono indicazioni certe sulle tendenze di fondo dell’elettorato italiano. Ed è sulle tendenze stabili e prive di oscillazioni che si può ragionare sul futuro e scegliere le mosse da compiere per reggere il mare” senza andare alla deriva. Le tendenze in questione sono poche. La prima è che il Pdl subisce il contraccolpo della vicenda laziale ed inverte il processo di progressiva risalita oltre il 20 per cento iniziato nelle settimane scorse.

La seconda è che il Pd non intercetta neppure un voto della nuova flessione del Pdl e neppure di fronte allo sbandamento del proprio principale antagonista riesce a conquistare una minima parte di consensi nell’area dei delusi del centro destra. La terza è che anche la cosiddetta area centrista, in realtà rappresentata dalla sola Udc di Pierferdinando Casini, non usufruisce in alcun modo dello sbandamento del Pdl. Delle tre indicazioni la più importante è sicuramente quella che riguarda l’area di centro. Se l’Udc fosse riuscita ad intercettare i delusi del centro destra e diventare il punto di coagulo di tutte quelle formazioni spontanee che vanno sorgendo nel paese come reazione allo stato di atarassia politica ed alle crisi di nervi del centro destra, il destino della prossima legislatura sarebbe segnato.

E si potrebbe già da ora ragione sul ritorno di un centro sinistra molto simile a quelli del passato, con un centro solido alleato con una sinistra riformista compatta. Ma l’operazione, a cui Casini aveva lavorato d’intesa con Gianfranco Fini e Beppe Pisanu, ed in cui aveva sperato di inserire come specchietto per le allodole moderate Luca Cordero di Montezemolo, è clamorosamente fallita. Fini e Pisanu si sono rivelati non un valore aggiunto ma una zavorra imbarazzante. E Montezemolo, vista la pretesa di Casini di riservare a se stesso il ruolo di leader maximo ed al Presidente della Ferrari quello della figurina Panini, ha pensato bene di rinviare a data da destinarsi il momento della sua discesa in campo.

La situazione, quindi, è bloccata. Con un Pd che non cresce, un Udc che rimane un partito che al massimo può svolgere un ruolo ancillare dei due partiti maggiori e con un Pdl che torna a perdere voti a causa della irresistibile vocazione dei suoi quadri a farsi male da soli. Quali fattori possono sbloccare questa sorta di paralisi che sembra fatta apposta per rilanciare il declinante Grillo ed aumentare l’area della protesta del non voto? La risposta è semplice: la vittoria di Matteo Renzi nelle primarie del Pd e la creazione di un rassemblement di centro destra guidato da Montezemolo su investitura di Silvio Berlusconi leader di un Pdl profondamente rinnovato.

In apparenza sembra più facile che Renzi batta Bersani nelle primarie piuttosto che Montezemolo e Berlusconi concordino il passaggio di testimone nella leadership dell’area moderata. Nella sostanza è più facile che avvenga il contrario. Perché la vecchia guardia post-comunista del Pd non si lascerà rottamare facilmente da Renzi. E perché se Montezemolo vuole sul serio impegnarsi nella vita pubblica l’unico terreno su cui si può muovere vista l’indisponibilità di Casini a rinunciare al proprio orticello è quello dell’alleanza con il Cavaliere
 
pubblicato su  www.opinione.it
 

lunedì 24 settembre 2012

Dialoghi e confronti


da Facebook con l'amico Vittorio Tozzini, IF Mondovì


 
Ciao, caro Romano
ci penso, non rinnego tutto, come ho detto, specie il momento fondativo, ma continuo a ritenere che imbarcare indistintamente tutti i naufraghi dopo le prove che han dato e che danno e, peggio ancora, salpare con loro, sarebbe un errore ed un vizio esiziale per la nostra forza. Personalmente spero che partiremo bene a novembre con fermare il declino. Occorre una cesura con il vecchio sistema. Vincere assieme e con i suoi rappresentanti non servirebbe al paese. Magari a qualcuno o molti di noi. Una vittoria di sola facciate perche' si perpetrerebbe il vecchio copione e non si farebbe l' interesse del Paese
con stima ed affetto
Vittorio


Ciao Vittorio,
lungi da me l'idea di "imbarcare indistintamente" i naufraghi in cerca d'approdo. Al contrario, sono in tanti quelli che effettivamente meritano di ..andare a casa. Ma non commettiamo l'errore di valutazioni pregiudiziali che rischiano di "frazionare" ulteriormente la proposta liberale e riformista. Le mia preoccupazione principale sta nel rischio che tanti messaggi, convegni, articoli di pregio ( che ovviamente condivido) siano recepiti e condivisi in ambiti troppo ristretti per essere poi significativi nel "momento della verita". Occorre parlare alla pancia della gente "comune", far capire che non siamo una "elite" o un movimento di "carini" che si diletta nell'interessarsi di politica, ma che nelle nostre proposte trovano risposta le istanze dei più deboli, delle pmi e dei loro lavoratori. Al contrario, non vorrei che al grido di "cancelliamo tutto"  si imbarcassero volti vecchi con maschere da nuovi, arrivando così alla resa dei conti (elezioni) con molti, forse troppi ...attori. Meglio un sereno dialogo che la preclusione a prescindere. Meglio una concreta valutazione delle convergenze in una area che, stando così le cose, rappresenta ancora una larga fetta dell'elettorato. Ovviamente, è solo la mia personalissima opinione. Concludo dicendoti che ho tanti amici che militano nel Pdl: alcuni di loro godono ancora della mia stima "politica" per la loro attività ed onestà intellettuale, altri ...solo della mia amicizia.
Con affetto
R

sabato 22 settembre 2012

Contenuti ed azioni


Devo riconoscere che il mio articolo  pubblicato su www.formiche.net  ha sollevato un discreto dibattito che, a mio avviso, è sempre interessante  perché significativo di voglia di partecipazione e confronto, di vitalità.

Ritengo opportuno rispondere ai commenti che ho letto nel sito, tralasciando di riportare i molti che hanno colto il senso della mia esortazione e mi hanno manifestato il loro consenso scrivendo direttamente via mail o sui social. Vediamo di precisare la mia personale, ripeto personale riflessione.

Oggi un pericoloso populismo diffuso tende purtroppo a generalizzare, facendo così passare il messaggio che, in politica, tutti sono uguali, tutti hanno fallito, tutti devono andare “ a casa”. Questo è, a mio avviso, un errore e conduce all’affermazione di movimenti e di  partiti (vecchi e nuovi) che indubbiamente non rispondono ai nostri principi  ma, solo “cavalcando” questo sentiment , alla resa dei conti, hanno conseguito un successo elettorale. Per citare un solo esempio, il Comune di Monza, è attualmente  governato dal PD di Bersani con il solo 25% dei cittadini che avevano diritto al voto. Indubbiamente un bel successo…

Nel merito. Berlusconi?  Ha fallito nella sua azione, non ha mantenuto ciò che aveva promesso al popolo dei moderati, liberali e riformisti. Quindi deve fare un passo indietro ed occuparsi delle altre faccende che gli stanno a cuore… e perché no, godersi la pensione.  Tutto ciò non significa tuttavia che quegli ideali, l’anima liberale e riformatrice della prima Forza Italia, non ci appartengano. Personalmente ritengo che se l’azione di Berlusconi avesse rispecchiato i principi annunciati, realizzandoli, non ci sarebbe stata l’esigenza della nascita di Italia Futura e (sempre mia personalissima convinzione) a suo tempo, nel 2009,  il primo a capire la portata di tale fallimento e delle sue nefaste conseguenze per il Paese è stato proprio il nostro Presidente Montezemolo, a cui deve essere riconosciuto il merito di aver destato la coscienza di tantissime persone in maniera innovativa, senza grida da pollaio, ma lavorando in modo pragmatico.

Oggi come allora, il rischio è di passare le consegne ai conservatori di vecchi schemi statalisti è alto. Come è ancora alto il pericolo che il processo di innovazione promosso dalla società civile chiamata a raccolta dal Presidente Montezemolo trovi disattese le proprie aspettative dai “giochetti” dei partiti, dalla legge elettorare che  (rebus sic stantibus) è ancora oggetto dei “tiramolla” delle opposte parti, dagli steccati eretti a difesa dello statu quo ante.

Da convinto liberale, nell’articolo in oggetto ho quindi espresso solo un’auspicio, ovvero quello che un ideale dialogo tra i Leaders possa aiutare il processo di realizzazione della riforma liberale dello Stato, a ragionare sui contenuti condivisi, su un patrimonio di elettori che ancora rappresenta circa il 20% degli italiani. Per citare Massimo Cacciari “in politica chi governa ha sempre ragione”, ovvero è il successo elettorale che consente la realizzazione di fatto del proprio manifesto.

In sintesi, andare oltre Berlusconi ed il suo acclamato fallimento. L’esperienza Berlusconi è storia passata, finita. Con senso pratico, diamogli una mano a farsi da parte.

giovedì 20 settembre 2012

La quiete post (ed ante) tempesta


Certo che serate come quella appena trascorsa dal  Silvio nazionale lasciano il segno, soprattutto alla sua età. I benefici effetti della vacanza africana ed i giorni di crociera appena trascorsi, sono già spariti sotto l’incalzare di nuove “grane” interne a quello che  una volta era  un partito e che aveva saputo raccogliere una straordinaria maggioranza.

Dopo aver letto le prime pagine dei quotidiani,  ho chiamato questa mattina un caro amico che sapevo essere partecipe alla serata (ne avrebbe fatto volentieri a meno), esordendo con “Ciao, ..serataccia?”. La sua risposta è stata quella di augurarmi …di andare in quel posto! Non volendo infierire sul noto argomento dei rapporti interni tra gli ex Forza Italia e gli ex Alleanza Nazionale, in particolare sulle questioni che in queste settimane hanno ulteriormente “deliziato” i delusi elettori del partito, La Russa e Gasparri da una parte, Galan e De Girolamo dall’altra, ho deviato sull’intervista rilasciata da Barbara Berlusconi, all’assist che l’intelligente figlia del Cavaliere ha offerto al padre.  “E’ brava ed intuitiva, per certi versi assomiglia molto a Marina … per questo non si filano molto” la risposta “ha dato del molle anche ad Angiolino  … se rompe con Pato fa un altro regalo a suo padre”. Alfano …

A questo punto, avverto che è il momento di affondare sulle questioni laziali “Quindi, la Polverini rimane li?” chiedo. “Non si è fatta vedere, avrebbe dovuto esserci anche lei, così si mettevano insieme tutte le str…te” risponde. “Se lascia, sarebbe un domino:  Lazio poi da noi in Lombardia, poi il comune di Roma..” . Già, perché la questione Lazio è ben più ampia, politicamente va oltre i confini regionali e riguarda tutta l’organizzazione del partito, o meglio tutti i maggiori centri di governo locale detenuti dal Pdl. E non sarebbe un buon viatico per i prossimi mesi: Berlusconi ne è consapevole e “fiuta” la tempesta. “Allora che si è deciso in sostanza?” domando. “Stand by” risponde. Traduco: nulla, la quiete post ed ante tempesta
Cambio argomento: “Sai che Renzi viene a Monza sabato prossimo? Scanegatti (il nuovo Sindaco della città ndr ) ha rilasciato interviste schierandosi con Bersani… ”. “Monza e Como ancora gli rodono -  risponde - hanno fatto un casino. Renzi, mah .. è troppo ambizioso, si brucia”.  Poi mi gira la questione. “Ma voi che fate?” “Lavoriamo, cresciamo e ci radichiamo nel territorio – gli dico – la macchina è assettata e siamo in fase di warm up (sorrido) Silenzio. “Si, leggo - risponde – ma … sai bene che tutti questi movimenti che vengono dati vicini a voi rischiano di confondere … o di sovrapporsi. Forse sarebbe il caso di aprire un dialogo, anche con Casini, ...se non avessimo fallito noi, voi non ci sareste …”    Lo interrompo “Scusami, ti devo lasciare … ho l’imbarco. Ci vediamo domenica?” “Va bene, domenica”  … Prosegue?

mercoledì 19 settembre 2012

Riscoprire il valore dei mestieri

Riscoprire il valore dei mestieri che hanno fatto del Made in Italy un "supermarchio" di valore assoluto significa ridare vitalità e speranza alle #PMI che sono le eccellenze del sistema paese. Partiamo da qui per sviluppare poi un modello ...
di aggregazioni trasversali. Forse l'Italia del futuro non sarà più il Paese delle automobili, ma sicuramente potrà contare su un patrimonio immenso di cultura manifatturiera che non deve essere trascurata. Meglio qualche laureato in meno... ma più occupati!
 

Attività intellettuale, il mito che si sgretola

Dario Di Vico sul Corriere della Sera, che cita Stefano Micelli

pubblicato il 18 settembre 2012 su  www.Italiafutura.it
   
immagine documento Quasi tutti i tentativi legislativi che abbiamo fatto nel tempo per cercare di avviare al lavoro i giovani e alternare le loro esperienze tra studio e pratica si sono risolti con il classico buco nell'acqua. E il ritardo nella comparazione europea deriva, almeno in parte, da questa incapacità bipartisan.

Del resto troppo spesso nel discorso pubblico italiano si è portati a sopravvalutare l'effetto delle nuove leggi sulle dinamiche reali del mercato del lavoro, si coltiva l'idea che il diritto sia un passepartout. Basta modificare una norma e la società automaticamente si adatta. Non è così, ciclo giuridico e ciclo sociologico non è detto che coincidano, anzi.

I cambiamenti della cultura del lavoro delle famiglie italiane sono lenti e di conseguenza la tempistica dell'adeguamento dei loro comportamenti non è prevedibile. Detto del metodo però è giusto sottolineare come la scelta fatta negli ultimi anni (e ribadita dalla legge Fornero), di puntare sullo strumento dell'apprendistato per favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, sia sensata.

È troppo presto per operare bilanci ma deve essere chiaro che non possiamo aspettarci miracoli. Gli strumenti legislativi che abbiamo messo in campo vanno accompagnati con altri interventi di carattere culturale, proprio per incidere sulla concezione del lavoro che hanno sia i padri sia i figli e che non è influenzata dal dibattito politico né da quello giuslavoristico.

In Italia veniamo da un lungo periodo in cui il lavoro manuale è stato schivato, messo da parte, considerato utile tutt'al più per impiegare/stabilizzare i nuovi immigrati. È passata l'idea che rifuggire dalla manualità equivalesse di per sé a una sorta di mobilità sociale verso l'alto, che fosse da preferire una laurea qualsiasi a un posto sicuro e ben remunerato nell'agricoltura, nel commercio tradizionale, nell'artigianato.

Le famiglie hanno generosamente finanziato quest'illusione e per paradosso stiamo assistendo ancora oggi ad esercizi commerciali e piccole imprese che chiudono perché la staffetta generazionale si rivela impossibile. Avviene in Brianza non a Roma ed è tutto dire. I figli rifiutano il lavoro dei loro genitori considerandolo eccessivamente duro e soprattutto socialmente non gratificato.

La crisi però sta spazzando quest'illusione e il rapporto del Cnel racconta come dalla fine del 2011 il tasso di disoccupazione sia aumentato anche perché si è ingrossato il numero di coloro che cercano lavoro. Le famiglie oggi possono essere paragonate a degli ascensori sovraccarichi, non ce la fanno più a portare tutti ai piani superiori e qualcuno a questo punto deve scendere e salire a piedi. Fuor di metafora deve mettersi a cercare un posto di lavoro senza tutte le pregiudiziali di qualche anno fa.

Se queste sono le dinamiche in corso l'operazione che dobbiamo fare è quella di accompagnare il rilancio del lavoro manuale con il mutamento della sua immagine. Qualcosa sta camminando con varie iniziative sul territorio e con il protagonismo dei soggetti più diversi. Dalla Fondazione Cologni che organizza in Lombardia e Lazio tirocini formativi per giovani nei mestieri d'arte al progetto «Botteghe di mestiere» lanciato da Italia Lavoro, dalla rete creata nel Nordest da Stefano Micelli con la parola d'ordine del «futuro artigiano» al movimento dei giovani makers che stanno dando nuova linfa generazionale non solo alla piccola manifattura ma anche al terzo settore.

Sono tutte iniziative che vanno incoraggiate e sostenute perché il cambiamento alla fin fine si costruisce così.

martedì 11 settembre 2012

Una nuova esperienza politica

Un nuovo polo delle riforme che guarda a Nord

Due anni fa il Manifesto “Verso Nord” veniva lanciato da Mogliano Veneto, culla e tomba dell’inganno leghista a milioni di elettori, con l’espresso obiettivo di concorrere a costruire una nuova offerta politica liberale e riformista che potesse dare una nuova rappresentanza alla maggioranza silenziosa del paese. Oggi quel progetto comincia a prendere forma e solidità politica. “Italia Futura” ha costruito, nelle regioni del Nord in leale collaborazione con Verso Nord, una rete territoriale diffusa su tutta la penisola, mentre “Fermare il Declino” di Giannino e altre personalità accademiche ha raccolto migliaia di adesioni ad un coraggioso manifesto riformatore. I mondi produttivi, le rappresentanze sindacali più coraggiose, le testate giornalistiche indipendenti, buona parte dell’associazionismo cattolico sensibile agli appelli partecipativi del mondo ecclesiale ma preparato all’incontro tra laici credenti e non credenti, si stanno avvicinando con crescente partecipazione a questa nascente esperienza politica.
 
L'assemblea di Verso Nord

Le cose da fare sono già definite. Il Governo Monti le ha solo cominciate e andranno completate con le seguenti priorità:
- la dismissione del patrimonio pubblico per ridurre l’indebitamento;
- la liberalizzazione dei mercati chiusi per dare parità di chance a tutti;
- la sburocratizzazzione della pubblica amministrazione per favorire gli investimenti;
- la riduzione del perimetro dello stato;
- l’eliminazione degli sprechi nella spesa pubblica.
Questi punti hanno in comune l’obiettivo di ridurre le tasse e introdurre flessibilità nel mercato del lavoro accompagnandola con una maggior protezione sociale per tutti i lavoratori, senza le discriminazioni del passato.
Nella sua complessità e articolazione, il movimento ha dimostrato di poter contare su una pluralità di autorevoli e giovani competenze capaci di rappresentare una solida ossatura della prossima squadra di governo: nelle prossime settimane potrà presentarsi nelle piazze di tutte le città italiane con un programma e raccogliere le iscrizioni di chi vuole dare il proprio contributo per salvare l’Italia.
 
Cosa diremo alle persone che si fermeranno ai nostri banchetti? Che chi c’era prima di noi ha dilapidato il grande patrimonio di imprenditorialità, lavoro e risparmi privati degli italiani ma che abbiamo fiducia nella capacità delle nuove generazioni di ricostruire il Paese come nel dopoguerra. Che la nostra rabbia e indignazione la vogliamo trasformare in un programma civico di governo, senza affidarci ai tribuni e demagoghi di turno. Che dobbiamo dirci la verità, il paese esce da anni di declino e quindi il rigore, equamente distribuito e accompagnato ad una guerra senza quartiere all’evasione fiscale, non è soltanto una necessità contingente ma una scelta consapevole per consentire ai nostri figli di restare a studiare e affermarsi professionalmente nel loro paese. Che per questo siamo disposti a metterci la faccia, a presentarci alle elezioni per chiedere il voto e, se riceveremo il consenso degli italiani, a governare il paese per poi tornare alle nostre professioni. Che la condizione per attuare questo ambizioso programma è un radicale rinnovamento della classe dirigente e che le nostre liste saranno composte solo di facce nuove, di amministratori che hanno dato prova di credibilità nelle loro città, di esponenti dei mondi vitali e produttivi del paese, di giovani e di donne.
 
Il Nord e il Sud dell’Europa, esattamente come il Nord e il Sud d’Italia, marciano a velocità sempre più diverse. Chi, come noi, vuole tenere unita sia l’Europa che l’Italia non può sottrarsi alla soluzione di questo gigantesco problema, soluzione che alberga solo in un disegno di organizzazione federalista sia della casa europea sia della casa tricolore. Un federalismo competitivo e solidale dove però, a Bruxelles come a Roma, venga sancito il principio che chi mette la benzina per correre - in forma di maggior gettito e aiuti alle regioni più arretrate - ha anche il diritto di tenere il volante dell’auto - e pretendere che gli aiuti vengano erogati solo a fronte e a beneficio di amministrazioni virtuose e non spendaccione.
La costruzione degli Stati Uniti d’Europa nel 2018 (a un secolo dalla fine della Grande Guerra) e di un’Italia federale che facciano proprio il metodo della contropartita aiuti/cessione di sovranità rappresenta probabilmente l’unica via percorribile per evitare che le crescenti differenze tra Nord e Sud d’Europa e d’Italia ci conducano in pochi anni a uno scenario balcanico. La nuova offerta politica che stiamo costruendo non potrà eludere questa priorità, anche e soprattutto a beneficio dei territori, in Europa e in Italia, oggi più arretrati e domani chiamati ad una prova di reazione virtuosa di buon governo.
                                
pubblicato su:  www.linkiesta.it                                                                                 


lunedì 10 settembre 2012

"Servitore della gleba" ...

Oggi, tra le varie rassegne, una mia gentile collaboratrice, con toni molto accesi nei confronti di chi lo ha scritto, mi segnala l'articolo (?) che ho deciso di riportare tale e quale come è stato pubblicato.
Non ho capito se nel definirmi "servo della gleba"  l'autore intenda insultare me e gli altri amici che si impegnano per ciò in cui credono. Sicuramente qualificare come "imbecilli" gli Italiani che hanno espresso ed esprimono sempre più il loro favore a Italia Futura significa insultarli. Ed è (ahimè) sintomatico di come un vecchio modo di intendere il confronto non si basi sulle idee ed i contenuti, bensì sugli insulti e sulla assoluta mancanza di argomenti a sostegno delle tesi... ammesso che il "signore" che scrive ne abbia di proprie.
Il rispetto delle opposte opinioni è il primo degli atteggiamenti da assumere, ma ho grandi difficoltà a riconoscere il "signor" Di Lonardo quale avversario,  quindi basta un saluto con ... tutto il rispetto che gli è dovuto.

 

ITALIA FUTURA - ECCO CHI SONO I SERVI DELLA GLEBA DI MONTEZEMOLO


berlu montezemolo.jpg
Io sono convinto che un sacco di imbecilli, che prima, giustamente, criticavano Sergio Marchionne (vicino a Cl), ora voteranno il suo complice Luca Cordero di Montezemolo (vicino a Cl).
Ed ecco a voi il partito dei padroni:
  1. Alberto Stancarelli (Consigliere della Presidenza del Consiglio)
  2. Andrea Causin (sostenitore dello Stato straniero, monarchico, massonico e antidemocratico della Città del Vaticano, leader dei giovani delle Acli e consigliere regionale del Pd)
  3. Andrea Romano (sabbatiano-frankista sionista rothschildiano ed ex Italianieuropei)
  4. Carlo Calenda (manager a fianco di Montezemolo in Confindustria e Ferrari e dalemiano)
  5. Cinzia Pecchio (manager dell'agenzia agricola Fantolino, specista carnivora mandante di rapimenti, torture ed eccidi di galline e propagandista di Italia Futura, If, nel Piemonte leghista)
  6. Diego Bottacin (cofondatore, con Cacciari, del Movimento del Nord Est, a caccia di voti della Lega Nord)
  7. Ennio Cascetta (Professore di Pianificazione dei Trasporti a Napoli e al Mit di Cambridge e importante tecnico dell'era Bassolino)
  8. Fabio Gava (berlusconiano Assessore alla Sanità e all'Industria nelle giunte Galan, si vanta di essere il primo deputato montezemoliano)
  9. Federico Vecchioni (ex Presidente di Confagricoltura e berlusconiano)
  10. Francesco Bonami (critico d'arte)
  11. Gian Carlo Bruno (Capo Banking del World Economic Forum ed ex Pd)
  12. Gianluca Susta (europeista, mondialista, europarlamentare, ex Sindaco di Biella, ex Pd e vicino a Rutelli, legato alla rete dei Gesuiti)
  13. Giulia Innocenzi (ex Pd e pulzella del ripetitore-pseudogiornalista Michele Santoro, del ripetitore-pseudogiornalista sionista rothschildiano Marco Travaglio, del ripetitore-pseudogiornalista rothschildiano Gad Lerner (che si scaglia contro i manifestanti No Tav dalla “prestigiose” pagine di riviste per ragazzine lobotomizzate) e Antonio Di Pietro (vicino al bilderberger neocon Michael Ledeen e alla Central Intelligence Agency, C.I.A.) a “Servizio Pubblico”, mandato in onda sulla rete privata e non pubblica del bilderberger fuorilegge Rupert Murdoch)
  14. Giuseppe Cornetto Bourlot (sostenitore dello Stato straniero, monarchico, massonico e antidemocratico della Città del Vaticano, imprenditore, membro del cda di “Internazionale” e Presidente dell'Asca, l'agenzia di stampa degli Abete, vicini a Luca Cordero di Montezemolo, vicino a Comunione e Liberazione, Cl)
  15. Giustina Destro (Sindaco berlusconiano di Padova, decisiva nel novembre 2011 per far mantenere la maggioranza a Silvio “Papi” Berlusconi)
  16. Irene Tinagli (ex Pd)
  17. Marco Simoni (ex Pd, vicino al bilderberger Illuminato Walter Veltroni e Docente alla fabiana London School of Economics (L.S.E.) del bilderberger massone Illuminato Romano Prodi, dei Kennedy e dei Rockefeller)
  18. Michel Martone (Vice-Ministro del Lavoro di Mario Monti, famoso per gli insulti contro gli universitari)
  19. Michele Ainis (giurista-servo della legge del padrone, vicino al monarchico massone stalinista Giorgio Napolitano (di Savoia), membro della Stirpe, scrittore de «l'Espresso» sabbatiano-frankista sionista rothschildiano e del bilderberger «Corriere della Sera» e membro del Ministero della Verità orwelliano o, per dirla con Antonio Gramsci, della schiera dei professori «di regime»)
  20. Nicola Rossi (Senatore del Pd e consigliere economico del bilderberger Illuminato Walter Veltroni e del massone Illuminato Massimo D'Alema, Vice-Conte dello Stato della Città del Vaticano)
  21. Romano Perissinotto (europeista, mondialista, Ceo per il Sud Europa del fondo di investimento PR Capital Management LLP e propagandista di Italia Futura, If, nella Lombardia formigonian-ciellina)
  22. Salvatore Mataresse (imprenditore legato ai soldi sionisti rothschildiani del calcio e a quelli mafiosi del mattone)
  23. Sergio Scalpelli (Direttore della Casa della Cultura di Milano (si legga Ministero della Verità orwelliano), ex Pci stalinista, ex Psi craxiano ed ex Pdl berlusconian-mafioso)
  24. Vittorio Emanuele Parsi (sostenitore dello Stato straniero, monarchico, massonico e antidemocratico della Città del Vaticano, Docente di Relazioni Istituzionali (come leccare il culo ai camerati politici e farsi leccare a propria volta) alla Cattolica, vicino al montiano professor ministro Oranghi e membro del Ministero della Verità orwelliano o, per dirla con Antonio Gramsci, della schiera dei professori «di regime»)1.
Che schifo!
Andrea Di Lenardo

Un grande pilota e la squadra: comunicare i contenuti


Dopo un meraviglioso weekend trascorso in campagna ospite di un caro amico, con un sabato sera alla festa del paese, con salumelle e polenta, canti e ...salutari bevute, rientro ed inizio lo zapping delle news. Da Chianciano a Mirabello, rifornimento in volo sopra Cernobbio ed una breve tappa a Modena, giusto per sentire un paio di battute sulle primarie del PD. Altrove, in località esotiche, qualcuno si rilassa (forse) ospite di Briatore ….

Nel viaggio ascolto personaggi noti, alcuni meno, molti politici in cerca d’autore e tecnici da galà al lavoro, sembra purtroppo con poche idee in un clima di generale e diffusa depressione,  allietata in parte dalle cene mondane di Villa d’Este.

Emma (la Marcegaglia) si incarta non solo nel look ed è preda delle abili manovre e lusinghe di Pierferdinando, dichiarandosi nel gruppo bianco. Resta da capire come si “giustificherà” con il suo amico Oscar. Giannino è abile, arguto e fine stratega: certamente però non se lo aspettava dall’ex Presidente di Confindustria, ma tant’è! Pierferdy se la ride ed intanto segna un gol inserendo il nome Italia nel simbolo del partito … vecchia volpe democristiana pigliatutto.

A Mirabello c’era Fini, ma non se ne è accorto nessuno. Grande delusione delle zanzare che si aspettavano quantomeno un lauto pasto. Vista la situazione, hanno prontamente virato su altri lidi. Ai quattro gatti rimasti, Fini ripropone il balletto delle responsabilità, sempre degli altri: invece di incontrare i favori, si incastra. Resta sempre Montecarlo…

A Monza, invece, avviene il miracolo. Uno strepitoso, immenso Alonso agguanta il terzo posto con la migliore delle monoposto in lista (sicuramente così lo era la Ferrari nel gran premio di casa, il Gran Premio d’Italia). Batte anche la sfortuna delle prove di sabato che lo ha penalizzato a causa della rottura di un componente meccanico dal costo di … un euro! A volte, in meccanismi così sofisticati, un piccolo, all'apparenza insignificante particolare può determinare la differenza tra il successo ed il disastro.

Un grande pilota ed una gran squadra: il Presidente Montezemolo dopo un sabato tremendo, ha potuto finalmente riprendersi, gioire e pensare così all’altra sua creatura, quella concepita e realizzata per l’Italia futura : manca un grande pilota, uno che sappia trasmettere al cuore ed alla pancia della gente contenuti che possono sembrare sofisticati ed a volte difficilmente compresibili ai più … a quelli che votano.

E se il pilota oggi corre ancora per un’altra scuderia, dove peraltro è (scioccamente) considerato seconda guida?  Non importa, verso la fine del campionato (novembre) potrebbe sicuramente abbracciare il colore rosso del simbolo e trovare la squadra giusta per esprimere e raffinare il suo talento, evitando di fare il “piccione” e realizzare così il suo progetto e se stesso.

giovedì 6 settembre 2012

L’uomo giusto nel posto sbagliato


Primarie si, primarie no, primarie …forse. Mi è simpaticamente piaciuto lo stupore di Matteo Renzi in gita scolastica alla Convention democratica di Barack Obama: al suo naturale talento nel comunicare ha pensato bene di aggiungere qualche spunto per la sua campagna …benchmarking politico. Ed anche in questo, bisogna riconoscere che il “Monello” di Firenze è avanti rispetto ai suoi colleghi (?) di partito. Colleghi – i vertici del PD - che fanno a gara per tirargli la volata. Dalla Bindi a D’Alema è tutto un susseguirsi di spot pubblicitari, con dichiarazioni stizzite che confermano l’ansia di ritrovare una comune ragion d’essere per il PD, ovvero “essere anti”! Scomparso il mito del  Cavaliere di Arcore, occorre trovare qualcuno a cui rivolgere gli anatemi e, nel contempo, proseguire nell’attività preferita del partito  … pettinar bambole con un giusto mix di smacchiamento giaguari.
Miopi? Probabilmente si. Oppure c’è dell’altro? Di fronte a tanta evidente ingenuità, qualche dubbio sulla reale intenzione da parte del PD di procedere alle primarie parrebbe alquanto giustificato. Sembra davvero che la nomenclatura non accetti di correre “rischi” : il confronto interno più volte palesato nelle intenzioni rischia di essere disatteso.
Ma la questione che mi pongo  è un’altra:  che ci fa uno come Matteo Renzi in un tale schieramento?  Ovvero come possono trovare applicazione fattiva i contenuti delle sue proposte (che peraltro potrebbero essere ulteriormente affinati in altri contesti)  in tale ambiente? Nessuna speranza!
L’uomo giusto nel posto sbagliato. La sua collocazione naturale potrebbe essere in quell’area terzista che Italia Futura sta creando . Un polo popolare e riformista, con una forte cultura liberale e proveniente sia dalla vecchia sinistra che dalla  destra (concetti a mio avviso comunque oramai superati) e dove possono trovare una risposta concreta quei cittadini elettori che hanno manifestato il loro dissenso con l’astensione o un voto di protesta. In sintesi,  la maggioranza degli italiani che è complessivamente d’accordo sul fatto che quella classe politica ha portato il Paese sull’orlo del baratro, quindi non dovrebbe più governare.
La naturale capacità di Matteo Renzi nel comunicare, l’indubbia simpatia e perché no, l’aria da guascone sarebbero utili : il fattore pancia e cuore per evitare a Italia Futura il rischio di apparire come una lista di professori o un’elite con molta cultura, certamente preparata  ma con poca vita reale, vita di strada.  E questo tipo di aspetti che piacciono molto ai media rischiano di entusiasmare meno gli elettori.
Suvvia Matteo, goditi la vacanza studio in America… ed al ritorno, lascia il camper e prendi il treno: uno nuovo, moderno, veloce e confortevole...

mercoledì 5 settembre 2012

Continuano a pettinare le bambole...

La nomenclatura di partito contro l'outsider Renzi

La reazione infastidita di un ceto dirigente che si crede inamovibile

              
immagine documentodi Pierluigi Battista sul Corriere della Sera
e su www.italiafutura.it

Deve esserci qualche componente di indecifrabile autolesionismo nel coro di attacchi ad personam intonato dai dirigenti del Pd ostili alla sfida di Matteo Renzi. Quando Massimo D'Alema sostiene che Renzi è «inadatto» a governare l'Italia, trasmette il messaggio che anche Firenze sia guidata da un sindaco del Pd «inadatto» a governare, oltre che un Paese, una città.

E se Beppe Fioroni chiede le dimissioni di Renzi da sindaco di Firenze nel caso in cui volesse insistere con la candidatura a premier, dimostra che c'è un malanimo speciale nei confronti di uno sfidante trattato come uno straniero in Patria, un «nemico interno», una figura molesta da mettere all'angolo.

Quella lanciata da Renzi è una sfida vera alla leadership di Bersani e scombina le geometrie che si stanno delineando in vista delle elezioni. E ovviamente sono legittimi i toni aspri di chi viene sfidato e non condivide la politica proposta dal sindaco di Firenze.

Ma un martellamento così stizzito, peraltro non assecondato dallo stesso Bersani che ne dovrebbe essere il beneficiario, ha il sapore della reazione infastidita di un ceto dirigente che si crede inamovibile ed è anche controproducente.

Sembra il ricompattamento della nomenclatura contro l'outsider e non è una buona politica se si considera il non proprio eccelso livello di popolarità che le nomenclature di partiti oggi patiscono nell'opinione pubblica.

Il dato generazionale non sembra centrale in questa reazione auto difensiva. È piuttosto lo scompiglio che la figura di Renzi suscita a provocare un'ostilità emotiva così pronunciata nei D'Alema, nei Fioroni, nella Bindi e in tutta la seconda fila che oggi spara sul sindaco di Firenze dimenticando che nelle primarie per il sindaco fiorentino Renzi sfuggì alla logica della cooptazione e degli apparati onnipotenti. Come Vendola in Puglia: solo che Vendola è il leader di un «altro» partito, mentre il partito di Renzi resta il Pd.

Dunque è la percezione di una minaccia insidiosa, lo sbandamento che provoca una figura da delegittimare prima, come è accaduto, come un presunto emissario del Nemico (il famoso incontro ad Arcore), poi da neutralizzare trattandolo come un ragazzino incapace, un carrierista senza scrupoli, un giovanotto sfrontato che non vuole adeguarsi ai riti e alle liturgie lente dei tradizionali curricula della classe politica italiana, più fondati sul criterio della fedeltà che su quello dell'intraprendenza e della spregiudicatezza.

Ovviamente il ceto dirigente del Pd può accusare legittimamente Renzi di aver usato per primo un'aggressività verbale («la rottamazione») da cui ha tratto ispirazione per una difesa anch'essa eccessiva.

E anche la critica politica alle posizioni di Renzi non deve essere ingabbiata in una pastoia di buone maniere che nascondono l'essenza di un conflitto esplicito. Ma se il coro si fonda sull'ossessione dell'«incapacità» del giovane Renzi, sostenuta con sospetta unanimità dentro e fuori il Pd, da D'Alema a Vendola, da Fioroni a Casini, da Rosy Bindi allo stesso Grillo, allora la critica politica diventa l'isolamento del reprobo, la terra bruciata attorno al grande rompiscatole. E da che pulpito, poi.

Forse la vecchia ed esausta nomenclatura politica può emettere verdetti sulla presunta «incapacità» altrui senza un crudele esame di autocoscienza e di autovalutazione? Davvero pensano che sia un argomento formidabile contro Renzi e non, invece, un insperato regalo al sindaco fiorentino il quale, attaccato dai mandarini che sentono oltraggiata la loro presunta superiorità, assume agli occhi dell'opinione pubblica un ruolo di simpatico e baldanzoso scompaginatore degli apparati, della «casta», della vecchia politica abbarbicata alle proprie rendite di posizione?

Fioroni chiede a Renzi di dimettersi da sindaco di Firenze se vuole presentare la propria candidatura alla premiership. Ma l'aveva chiesto al parlamentare Fassino quando si è presentato candidato sindaco di Torino? Ovviamente no.

Allora è questa disparità di trattamento il vero problema. Perché Renzi è sentito come una minaccia, un esplosivo da disinnescare, a prescindere dai sondaggi e dalle previsioni. Un regalo più prezioso al sindaco di Firenze non si poteva immaginare.

martedì 4 settembre 2012

London Luxury Homebuilding to Jump 70% on Foreigner Cash

London Luxury Homebuilding to Jump 70% on Foreigner Cash
 
By Chris Spillane
 
Luxury-home builders plan to complete more than 15,000 houses and apartments in London over the next decade as demand from overseas encourages development outside the city’s traditional prime neighborhoods, according to EC Harris LLP.
The 10-year development pipeline has increased 70 percent from a year earlier and companies now expect to construct homes with a sales value of 38 billion pounds ($60 billion), the consulting firm said in a report today. About 3,800 units are expected to be completed in 2016, more than seven times this year’s total of 500.
“The pipeline now is pretty unprecedented,” Mark Farmer, head of residential property for EC Harris, said in an interview. “Follow where the money is and at the moment it’s in London prime.”
Home prices in London’s most expensive areas have gained 49 percent since a March 2009 low point and are now 14 percent above the previous peak in 2008, according to broker Knight Frank LLP. Investors from abroad, including the Middle East and mainland Europe, consider central London real estate a safe haven from economic and political unrest in their home markets.
About 2 billion pounds worth of new luxury homes were sold in 2011 at developments such as One Hyde Park, Farmer said. The firm estimates sales of 10.2 billion pounds in 2016 and 8.5 billion pounds the following year.

One Hyde Park

An apartment at One Hyde Park was put on the market today for 65 million pounds, according to broker Aylesford International. The property, taking up an entire floor of the development, is 9,000 square feet (836 square meters) resulting in a price of 7,200 pounds a square foot.
Despite the price surge, starting development based on today’s market carries some risk for the builder, Farmer said.
“There’s always the chance you miss the boat and by the time you deliver your scheme things aren’t quite as good as they are now,” he said.
Prices in affluent neighborhoods such as Knightsbridge and Belgravia will reach 10,000 pounds a square foot by 2016 because of a lack of luxury-home supply in the city’s best locations, Knight Frank said in December.
Chelsea and Fulham are the strongest areas for new development, accounting for one in four of the planned homes, according to EC Harris. The next is the South Bank, with 17 percent, followed by the City of London financial district and its fringes and the Midtown area between the City and West End.

Prices Rise

London luxury home prices have gained 9.9 percent in the year through August, Knight Frank said in a report today. That’s the smallest annual gain since last August. Values rose 0.5 percent from last month, the London-based broker said.
Newly built luxury properties likely to be sold this year, include the final homes at One Hyde Park as well as Northacre Plc’s The Lancasters site, a city block of renovated 1850s townhouses across from Hyde Park, EC Harris said. Units in the Shard skyscraper across the River Thames from the City of London will also probably be sold this year. The Shard, western Europe’s tallest building, has apartments on floors 53 to 65.
“There’s quite a big peak of potential development activity in 2016 and 2017,” said Farmer. “One of the big issues is how many of those schemes can developers and landowners actually get funded.”
Berkeley Group Holdings Plc (BKG), the U.K.’s largest homebuilder by market value, acquired derelict offices in the City of London and City of Westminster and is converting them into luxury homes. Barratt Developments Plc (BDEV) and Taylor Wimpey Plc (TW/), two of Berkeley’s competitors, have focused on building homes for the mainstream market.

‘Growth Curve’

An influx of companies into London’s prime real estate development market is inflating land prices and diminishing the availability of stock, according to Andrew Murray, co-founder of luxury developer Morpheus London Ltd.
“I’d like a leveling of the turf,” he said in a telephone interview. “A steep growth curve isn’t attractive for our business and attracts outsiders into our market.”
An apartment in One Hyde Park, a luxury complex conceived by Christian and Nick Candy, sold for 7,500 pounds a square foot after being furnished last year. A penthouse apartment in Knightsbridge was purchased for about 100 million pounds, a person with knowledge of the transaction said in December.
Morpheus develops homes in London’s Mayfair, Kensington and Belgravia districts that cost as much as 3,500 pounds a square foot. It’s currently building three townhouses in Chelsea and renovating a 19th century house in Belgravia.
Real estate developers hoping to attract similar prices for units in their luxury projects may be left disappointed, according to Farmer.
“There may be a question mark about the sustainability of some of the price growth we’ve seen in the last year or two in certain areas of super-prime London, which has been phenomenal,” he said by phone.
Brokers including Savills Plc and Knight Frank define prime real estate as homes in the most expensive central London neighborhoods such as Belgravia, Kensington and Knightsbridge.

lunedì 3 settembre 2012

Fermare il declino e Italia Futura: le ragioni e le modalità della collaborazione

“Fermare il declino e Italia Futura: le ragioni e le modalità della
collaborazione

 
   Cara amica, caro amico,
   Come forse hai letto sul nostro sito o sugli organi di stampa che ne
   hanno parlato, sabato si è tenuto a Roma un incontro tra Fermare il
   declino e Italia Futura, presso la sede nazionale di IF: loro hanno
   uffici e personale retribuito, sono in pista da due annni e mezzo.
   All'incontro hanno partecipato per Fermare il declino, oltre ai
   fondatori presenti in Italia, anche i rappresentanti di alcune delle
   associazioni che si sono finora riconosciute nel nostro manifesto e
   programma, come Zero+, Civicum, Costituente liberale, Fondazione
   Oltremare, Indipendenti per Monti. L'incontro nasceva dalla comune
   esigenza di verificare la possibilità di  un'agenda il più possible
   comune, politica e organizzativa, che tenga conto dei tempi
   estremamente ristretti nei quali ci dobbiamo misurare, per verificare
   quali esiti e sviluppi dare alla nostra iniziativa.
   È vero che la prima linea di Italia Futura si è riconosciuta nel nostro
   appello e programma. E che in talune parti d'Italia tra i nostri
   aderenti nelle prime settimane vi sono anche sostenitori di Italia
   Futura. Ma è altrettanto ovvio che il loro essere campo da due anni e
   mezzo con proprie risorse, presenze e agenda, poneva il problema di una
   immediata verifica operativa che sgombrasse il campo da ogni equivoco,
   mettesse a fuoco convergenze o margini di dissenso, ed elaborasse bozze
   di organi e procedure per strutturare da subito processi decisionali e
   un metodo di lavoro davvero condivisi.
   Per questo io stesso ho proposto a inizio dei lavori un ordine del
   giorno in tre punti. Primo: organi e procedure di lavoro, politici
   organizzativi e programmatici. Secondo: valutazioni politiche sui tempi
   e i modi dello sviluppo della nostra iniziativa. Terzo: quali criteri
   seguire per l'estensione ulteriore del nostro movimento, ad
   associazioni, espressioni civiche, ma anche pezzi ed esponenti di
   politica locale in uscita dai vecchi partiti e coalizioni.
   Ho premesso a tutto ciò una considerazione che ha una importanza
   essenziale, e che desidero qui ribadire con grande chiarezza a tutti, a
   maggior ragione vista la lettura che il Corriere della sera ha voluto
   proporre ieri del nostro incontro.
 
   È ovvio che tra non molte settimane - stante che l'ipotesi realistica è
   che le elezioni politiche saranno tra fine marzo e metà aprile - quando
   dovremo tirare le fila dello sviluppo futuro di Fermare il declino,
   l'indicazione di una leadership sarà parte essenziale di una proposta
   credible per il Paese. Ma, ho aggiunto, quello che è chiaro è che non
   ci sono leader "in sonno" già decisi e che aspettano solo che altri
   lavorino per poi cavalcare l'onda: nè Montezemolo, nè Marcegaglia, nè
   altri. Quando sarà il momento la decisione sarà presa e saranno gli
   aderenti a votare e scegliere tra le candidature con le primarie.
   Con questa inequivoca dichiarazione nostra gli esponenti presenti di
   Italia Futura si sono dichiarati d'accordo. E qui desidero ribadirlo a
   voi tutti, soprattutto ai molti che in rete e per mail ci hanno
   legittimamente chiesto conto di quella che per il Corriere stamane era
   invece solo una mera tattica per tirare la volata a un candidato leader
   già scelto. Non è così: come sempre abbiamo detto e come ieri con noi
   ha convenuto chi rappresentava Italia Futura.
   La discussione sui tre punti è durata circa quattro ore. E ha prodotto
   i seguenti risultati.
   Sul primo punto, è stato deciso senza particolari problemi di
   costituire tre comitati ristretti da porre al lavoro al più presto: un
   comitato politico, e al di sotto un comitato organizzativo e uno
   programmatico. Il comitato politico nasce attualmente come espressione
   di Fermare il declino e Italia Futura, per poi allargarsi in caso di
   auspicate nuove estensioni della nostra rappresentanza a soggetti
   civici, associazioni culturali e movimenti. Al comitato organizzativo
   spetta l'immediata attivazione della messa a matrice comune delle
   nostre presenze in tutte le Regioni, Province e Comuni dove sia
   possibile, e il coordinamento delle attività di adesione e sostegno
   alla nostra iniziativa.
   Al comitato programmatico l'indirizzo prioritario dei punti del
   programma da approfondire ed estendere, a cominciare dai temi del
   lavoro, condizione femminile e giovanile sui quali molti degli
   intervenuti hanno puntato il dito, per sventare il rischio di apparire
   come una formazione a caratterizzazione solo macroeconomica. Numerosi
   interventi hanno risollevato un punto che torna in rete e sui social
   network ogni giorno: com pensarla su questo e su quello.
   Noi restiamo fedeli all'idea che partiti e movimenti con una linea
   definita su ogni cosa siano un retaggio delle vecchie chiese. Nasciamo
   su alcune priorità per invertire il declino italiano, riconosciamo che
   dobbiamo perfezionare profondità ed estensione delle nostre proposte su
   alcuni temi, ma non ambiamo a diventare produttori di linea per ogni
   voce dell'ecnciclopedia.
   Sul punto due, la discussione ha toccato a lungo il giudizio sul
   governo Monti. Le sensiblità erano e restanto diverse. I fondatori di
   Fermare il declino riconoscono a Monti uno stance internazionale che il
   predecessore non poteva neppur sognarsi, ma ritengono che il governo
   Monti non abbia scalfito le pessime prassi della PA italiana che
   sommate alla cecità della politica hanno condotto al declino italiano.
   Gli esponenti di Indipendenti per Monti hanno ribadito che tuttavia
   l'offerta attuale della politica consiglia di restare a difesa attiva
   di Monti oggi, e pronti a sostenerlo anche un domani se presenti in
   Parlamento. In posizione mediana IF, convinta dell'inopportunità di
   apparire come nemici del premier, mentre diverso è criticare anche
   pesantemente errori dei suoi ministri.
   Sul punto tre, il radicamento territoriale e l'apertura verso
   l'inclusione di nuove associazioni e movimenti dovrà portare a "filtri"
   nei confronti di pezzi di vecchia politica e amministratori locali che
   si avvicinassero a noi. Regole formali scritte e precetti validi per
   tutti non possono essere facilmente identificati, l'esame della
   crediblità personale e collettiva andrà fatto caso per caso, alla luce
   dei punti del nostro manifesto e del programma.
 
   A conclusione dei lavori, esaminato il presumibile calendario
   elettorale, la decisione finale è stata di tenere una grande convention
   a inizio novembre, nella quale sciogliere defitivamente il dilemma
   intorno alle modalità della piattaforma politica con la quale lanceremo
   una proposta nuova al Paese, programmatica e di cambio di classe
   politica e dirigente. Non serve un partitino nuovo. L'essenziale è
   capire se e come saremo in condizione di presentare liste e candidati
   in coerenza a ciò per cui siamo nati e che ci unisce, alla luce anche
   di quella che sarà l'eventuale riforma elettorale. E a quella data, in
   una manifestazione che potrebbe unire due luoghi evocativi del lavoro e
   della cultura a nord e a sud collegati via satellite, dovrà ovviamente
   essere sciolto anche il problema della leadership.
   Cari amici, come vedete si tratta di un pecorso molto impegnativo. Il
   tempo è poco, le nostre risorse sono ancora troppo limitate. Ma se in
   quattro setimane di agosto ventimila hanno aderito, ora si tratta di di
   moltiplicare l'impegno di tutti per accresere le adesioni. I
   coordinatori di cui stiamo annnciando la nomina nelle diverse Regioni
   non sono al vertice di gerarchie nè eligendi a questa o quella
   assemblea politica, sono volontari tra volontari tra volontari che
   accettano di iniziare a organizzare e focalizzare presenza e iniziative
   degli amici. Servono in particolare da subito due tipi di eventi,
   localmente. Incontri anche conviviali finalizzati al fund raising,
   estesi a non aderenti, con la partecipazione di uno di noi che illustri
   brevemente le prorità che qui trovate. E vere e proprie presentazini
   pubbliche della nostra iniziativa, del suo programma, delle sue
   intenzioni di rimettere in piedi l'Italia senza più cadere trappola nè
   delle vecchie promesse dei partiti, nè della nuova seduzione della pura
   protesta.
   C'è molto, moltissimo da fare. E lo faremo su base volontaria.
   Continuando a potenziarci nella comunicazione, dove siamo solo agli
   inizi. E nel web, dove già siamo un poco più avanti, con oltre 10 mila
   like al sito. Ma l'obiettivo alla nostra portata deve essere quello di
   arrivare oltre quota 50 mila nel giro delle prossime sei settimane, con
   un fund raising appropriato a sostenere le nuove iniziative che
   annunciamo.
   Contiamo su ciascuno di voi, sul vostro entusiasmo, sulla vostra
   disponibilità a metterci faccia, tempo e credibilità. Come noi tutti
   facciamo.”