giovedì 20 dicembre 2012

Monti alternativo a Bersani (e alla patrimoniale)

Monti alternativo a Bersani (e alla patrimoniale)


20 - 12 - 2012 Paolo Mazzanti
Monti alternativo a Bersani (e alla patrimoniale)
Il movimento Verso la Terza Repubblica non sarà una stampella della sinistra, come teme Perissinotto (Italia Futura). Parola di Indipendenti per l’Italia che hanno promosso Verso la Terza Pubblica con i montezemoliani
  
Indipendenti per l’Italia, associazione promotrice di Verso la Terza Repubblica condivide le perplessità che Romano Perissinotto, esponente di Italia Futura di Milano, ha rivolto al presidente Luca Cordero di Montezemolo nella sua lettera pubblicata da Formiche.net a proposito di alcune dichiarazioni di altri esponenti di Verso la Terza Repubblica come il presidente delle Acli Andrea Olivero o il presidente della Provincia di Trento Enrico Dellai, che sembrano prefigurare una Lista Monti pronta ad allearsi dopo le elezioni alla sinistra in funzione di “stampella” bersaniana.
Se questa fosse la linea politica di Verso la Terza Repubblica, noi non saremmo d’accordo. Ma in realtà in tutte le sedi (dagli editoriali sul portale Italia Futura alle dichiarazioni pubbliche, ultima quella di Andrea Romano esponente di Italia Futura ieri pomeriggio al convegno “Un’Agenda per l’Italia” promosso dalla nostra associazione) hanno detto chiaramente che la Lista Monti in corso di costituzione nasce “alternativa” sia alla rinascente destra populista di Berlusconi, sia alla sinistra dove albergano, nonostante gli encomiabili sforzi di Bersani che ha cercato di rassicurare perfino Barroso, pulsioni populiste che si propongono di “smantellare l’Agenda Monti”.
Noi ci siamo invece attivati per dare continuità al percorso di risanamento e sviluppo avviato da Monti nell’ultimo anno, che ha avuto effetti positivi sul recupero di credibilità del Paese e sul calo dei tassi d’interesse, leva essenziale non solo per evitare il fallimento dell’Italia, ma anche per rimettere il Paese su un percorso di sviluppo magari un po’ più lento, ma certamente più solido. A chi continua a ripetere che il bilancio economico di Monti è tutto negativo, faccio presente che un anno fa gli spread erano a 570 e oggi sono sotto 300 e i tassi sui titoli a breve termine erano tra il 5 e il 6% mentre oggi sono sotto l’1%. Questo calo dei tassi significa miliardi risparmiati dal bilancio pubblico, cioè più risorse da destinare in futuro alla crescita e alla riduzione delle tasse.
E del resto la solenne quanto irrituale “candidatura” di Monti da parte del Partito popolare europeo alla vigilia dell’ultimo vertice di Bruxelles è la conferma che ci muoviamo nel solco dell’economia sociale di mercato, alternativa all’economia socialista, che richiede una maggiore libertà economica per le nostre imprese, un rafforzamento dei poteri di regolazione e controllo dello Stato, ma anche una radicale ristrutturazione degli apparati pubblici, con il dimezzamento dei costi della politica (dimezzamento dei parlamentari e delle Regioni, abolizione delle province, accorpamento dei Comuni, ristrutturazione della pubblica amministrazione), riduzione della spesa pubblica, privatizzazioni e liberalizzazioni, riduzione delle tasse.
Questa è la strada per collegare il risanamento allo sviluppo, non certo nuove tasse, come la patrimoniale proposta da Bersani, che aumenterebbe la recessione, oppure nuove spese pubbliche, magari con il nobile quanto illusorio intento di rilanciare l’occupazione, che come è noto, non si fa per decreto.
Non c’è dubbio, la Lista Monti sarà alternativa alla sinistra e alla destra, aperta al contributo di tutti coloro che condividono i punti dell’Agenda Monti.
 
Paolo Mazzanti
(Indipendenti per l’Italia aderente a Verso la Terza Repubblica)
 
pubblicato su www.formiche.net

lunedì 17 dicembre 2012

Il tecnico Monti ora diventi un vero politico

Il tecnico Monti ora diventi un vero politico


17 - 12 - 2012 pubblicato su formiche.net
Il tecnico Monti ora diventi un vero politico
Romano Perissinotto, ai vertici di Italia Futura Lombardia, dice al premier: eviti di lanciare schemi e memorandum, sia attore principale e non invitato speciale di quella lista che vorrebbe avere il suo nome nel simbolo.
 
    
Parafando il titolo di un celebre film, si potrebbe dire che quello appena trascorso è stato un lungo weekend di confusione, grandi progetti e pentimenti.
Mentre a Roma venivano rappresentate due delle diverse anime di ciò che rimane del maggior partito in Parlamento (la terza rappresentata da La Russa & C. per il momento è ancora defilata) Berlusconi approfitta di una sua televisione per ripresentarsi agli italiani, quelli della domenica pomeriggio, raccontandosi di fronte a una improvvisata e compiacente intervistatrice. L’uomo del Milan parla ininterrottamente di sé, della propria solitudine, dei figli e nipoti, della nuova fidanzata e di quanto gli costi dover ancora occuparsi della politica italiana. Condisce il tutto con un qualche slogan e, dato il tipo di trasmissione, l’effetto è quello di una kermesse popolare a mio avviso da non sottovalutare.
Se n’è accorto immediatamente Casini, intervenendo a un’altra trasmissione serale, dove non ha perso l’occasione di ricondurre le parole dell’ex alleato semplicemente alle fantasie di un uomo al tramonto, volubile e confuso, perciò non credibile.
Pier Ferdinando non è certo uno sprovveduto, conosce bene i pregi e i difetti del Cavaliere. Sa benissimo che il Paese si trova di fronte a una situazione simile a quella del ’94, ed è consapevole della potente macchina promozionale di cui dispone Berlusconi e della sua capacità di farla funzionare bene.
Abilità che gli viene riconosciuta da tutti, per i suoi avversari e dati anche i risultati dei suoi governi, probabilmente è anche l’unica. Infatti Silvio inizia coprendosi il capo di ceneri e, udite udite, chiede scusa agli italiani per non essere riuscito a realizzare le sue promesse e per aver dato con le sue famose feste di Arcore un’immagine negativa dell’Italia. Ovviamente, è la sua convinzione, non è stata colpa sua. In ogni caso, chiedere scusa, aver messo la testa a posto con una nuova fidanzata che lo appaga, e farlo di fronte a milioni di spettatori nazional popolari, non fa male alla sua causa, anzi …
Quindi, aspettiamoci un Berlusconi che, secondo quanto lui dice, controvoglia assumerà un ruolo di primo piano nell’imminente campagna elettorale, con tutto ciò che ne consegue. Oggi c’è un solo uomo che può evitare che il tutto si risolva in situazioni già viste, caratterizzate da contrapposizioni personali che negli ultimi venti anni hanno visto una sola vittima, il Paese, bloccandolo su un solo tema: essere pro o contro Berlusconi.
Quell’uomo si chiama Mario Monti e dovrà dichiarare la propria disponibilità a proseguire l’azione iniziata un anno fa, integrandola e correggendo gli errori fatti, forte di un possibile ampio consenso elettorale che oggi è pensabile di poter ottenere. Dovrà rinunciare ad altre lusinghe e, date le scadenze ravvicinate, deve farlo subito, con chiarezza e determinazione, sporcandosi anche le mani e non rimanendo in panchina, evitando di lanciare schemi e memorandum: dovrà essere attore principale e non invitato speciale di quella lista che vorrebbe avere il suo nome nel simbolo. Dovrà essere di parte, come è giusto che sia in una democrazia compiuta.

venerdì 14 dicembre 2012

Olivero: se la tua è una strategia politica ..ci porta alla rovina!


Gli  amici di Facebook  oggi hanno notato che ho modificato l’immagine del profilo togliendo il pic di #v3rep. In molti stanno inviandomi messaggi  privati chiedendone i motivi e quale significato vuole assumere, alcuni interpretandolo come una mia personale presa di distanza. Credo sia opportuno quindi precisare le motivazioni nella sezione pubblica, in particolare:

1)      Sono e sarò tra i più convinti entusiasti sostenitori di Italia Futura e dei principi enunciati  nel suo manifesto.

2)      Dopo la nascita di V3rep, ho espresso, ritengo sempre con garbo, le mie personalissime riserve sulle dichiarazioni pubbliche di Andrea Olivero, il quale ancora oggi auspica scenari di future alleanze con il Partito Democratico, creando così non pochi imbarazzi tra chi, come il sottoscritto, ha sempre professato i propri ideali ed è oggetto quotidianamente di  richieste di chiarimenti da parte dei simpatizzanti  proprio a causa delle inopportune “uscite” di Olivero.  

3)       Ritengo che tali ideali non possano trovare collocazione diversa che in un nuovo grande polo di centro che raggruppi tutti i movimenti e partiti che oggi sono e si identificano  in Europa nel Partito Popolare Europeo, da sempre alternativo alla sinistra.

4)      Resto ulteriormente basito nel leggere Olivero che “tale polo avrebbe poco significato se non alleato con il PD”

5)      Gli avvenimenti di ieri, con il Presidente Monti in visita al PPE e le dichiarazioni rese da Berlusconi  di  fronte a tale consesso che ne hanno, nella sostanza, sancito   l'uscita di scena, rappresentano un fatto straordinario che potrebbe, a mio avviso, consentire di ottenere risultati davvero insperati fino a qualche giorno fa. L’entusiasmo quasi fanciullesco che si respira in queste ore tra i sostenitori di Italia Futura ne è la prova.

Qualora, come auspico,  Mario Monti dovesse decidere di candidarsi a guidare il Paese, occorre lavorare, con poche settimane a disposizione,  per garantire un numero di rappresentanti sufficienti per una maggioranza solida. Ritengo sia questo  un obiettivo raggiungibile, a patto di non confondere gli elettori con dichiarazioni riferibili esclusivamente ad Olivero. Peraltro, in maniera corretta e coerente con la loro cultura e tradizione storica, le Acli hanno più volte ribadito il loro orientamento politico a sinistra. Pur essendo tutti consapevoli che in politica occorre unire e non dividere, risulta difficile capire cosa abbia indotto il loro Presidente a sottoscrivere il manifesto liberale e riformista  promosso da Italia Futura. Prova ne è che alla manifestazione di Roma dello scorso novembre, la stragrande maggioranza dei  7000 partecipanti, praticamente quasi tutti i presenti,  era data da sostenitori di Italia Futura.  

Quindi viene da pensare che due possano essere l’ipotesi:  Olivero non ha capito nulla della associazione che presiede, oppure essendo a fine mandato ritiene opportuna una sua futura diversa collocazione, a prescindere dal ruolo fino ad ora svolto. Mi chiedo allora a cosa possa essere utile.  In ogni caso, lo dica chiaramente. Se, al contrario, la sua è una sottile e macchiavellica strategia politica, allo stato incomprensibile a noi comuni mortali liberali e contrapposti ad una sinistra statalista che ha perso l' unica occasione di vero rinnovamento con la sconfitta di Renzi ...per favore: ce la spieghi.

giovedì 13 dicembre 2012

Se è un bluff, andiamolo a vedere

Caro Montezemolo, vediamo le carte di Silvio: bluffa?

13 - 12 - 2012 Romano Perissinotto
Caro Montezemolo, vediamo le carte di Silvio: bluffa?
Io, dirigente di Italia Futura Lombardia, dico: andiamo a vedere le carte di Silvio, scoprendo se bluffa o meno. Metterei a frutto la sua ossessione per rassicurarlo e fargli godere un meritato, meritatissimo riposo
  
In futuro, tra cento anni, quando gli storici si troveranno a descrivere quanto è avvenuto e sta avvenendo oggi in Italia, dovranno necessariamente porsi di fronte alla difficoltà di tratteggiare la figura di Silvio Berlusconi. Peraltro, nella loro ricerca di documenti quali fonti per l’arduo compito, non potranno astenersi dal citare quanto è accaduto in occasione dell’intervento del Cavaliere alla presentazione del libro di Bruno Vespa, immagino con soddisfazione postuma di quest’ultimo.
Mi chiedo: come definiranno l’episodio? La semplice conferma di uno stato confusionale che sembra caratterizzare l’uomo negli ultimi mesi? Un ennesimo dietrofront che conferma l’incoerenza e l’inaffidabilità oggettiva del politico Berlusconi? Oppure, ricollegandolo alle sue precedenti dichiarazioni, racconteranno ai futuri studenti di un politico che ha saputo estrarre il dinosauro dal cilindro, narrandolo quale mirabile esempio di strategia ed acume politico applicati ad una tornata elettorale? Evidentemente, conoscendo i risultati delle prossime elezioni, la loro esposizione sarà facilitata.
Ben più difficile oggi esprimere un giudizio che possa poi trovare riscontro oggettivo prima del 17 febbraio 2012, data che, allo stato, sembra essere la più probabile per la chiamata alle urne. Un paio di riflessioni, però credo sia possibile e doveroso farle. La prima è che ieri abbiamo avuto l’ennesima conferma dell’ossessione, immutata rispetto al ’94 quando decise di occuparsi in prima persona della res pubblica, che Silvio Berlusconi prova nei confronti della sinistra. Sui risultati ottenuti, dato il fallimento conseguito, non spendo altre parole. Le sue dichiarazioni, ovvero il riferimento al tentativo infruttuoso di Matteo Renzi di voler riformare quell’area da una parte, la disponibilità a defilarsi nel caso di una discesa in campo di Mario Monti dall’altra, sono significativi di quanto ancora sia viva la sua fisima.
La seconda, che condivido, è che sia necessario costruire un grande polo dei moderati di centro e centrodestra che possa sostenere l’azione di un possibile futuro governo Monti con la sicurezza di avere i numeri necessari in Parlamento. Alla fine dei conti è quello che serve, il resto sono opinioni e, spesso, chiacchiere sterile.
Infine, sul piano più squisitamente tattico, credo debba essere riconosciuto a Berlusconi che almeno un risultato lo ha ottenuto: ha passato la palla a Monti, appellandosi persino al presidente Montezemolo. Nel contempo, costretto a riflettere i suoi possibili “transfughi”, relegando a “semplici” convegni quelli previsti nel weekend a Roma.
Essendo un ottimista, sono fiducioso nella prossima disponibilità di Monti a voler proseguire la sua azione, libero dai vincoli di una maggioranza anomala. Personalmente, nel tentativo di creare una forte rappresentanza liberale e riformista in Parlamento, andrei quindi a vedere le carte di Silvio, scoprendo se bluffa o meno. Metterei a frutto la sua ossessione per rassicurarlo e fargli godere, come egli stesso afferma di aspirare ardentemente, un meritato, meritatissimo riposo. Per il bene comune degli italiani.

mercoledì 28 novembre 2012

Caro Alfano, non seguire Berlusconi su Maroni

La mia intervista su www.formiche.net
 
27/11/2012 | Michele Arnese

Angelino Alfano e Silvio Berlusconi       
Angelino Alfano e Silvio Berlusconi

 

Romano Perissinotto di Italia Futura Lombardia a Formiche.net ammette le titubanze
del movimento montezemoliano su Albertini e dice: l´ex sindaco è il migliore candidato alla
Regione, specie se Alfano…
 
 
 
Caro Alfano, abbandona Berlusconi a se stesso e scegli come Pdl di sostenere Gabriele Albertini alla
presidenza della Regione Lombardia. E´ l´appello implicito che lancia Romano Perissinotto, fondatore e
membro del direttivo di Italia Futura Lombardia, in una conversazione con Formiche.net. Perissinotto
ammette di fatto, comunque, le titubanze del movimento montezemoliano sulla candidatura dell´ex sindaco
di Milano ma è speranzoso, a patto che il segretario del Pdl abbia più coraggio.
 
Qual è il futuro politico della Lombardia? Voi di Italia Futura Lombardia chi appoggiate? Sbaglio o non avete
ancora deciso?
"Bella domanda. La risposta spontanea, la più semplice, è che dipende da noi cittadini lombardi - risponde
Perissinotto - ovvero dalla nostra capacità di superare le vecchie barriere e gli steccati ideologici coinvolgendo le
migliori energie che nostra regione è in grado di esprimere".
 
Risposta da politico della Prima Repubblica. Andiamo alla sostanza. Lei anche come membro del direttivo di
Italia Futura Lombardia spinge per sostenere la candidatura di Gabriele Albertini ma il movimento
montezemoliano non ha ancora deciso. E´ così?
"Un attimo. La Lombardia è la regione più importante della nostra penisola, per tradizione, per innovazione
 e per produzione di ricchezza. Deve quindi tornare ad essere il modello di riferimento, l´esempio da seguire per
 il buon governo del Paese. Deve guardare all´Europa, a quei modelli sociali che funzionano, dove il rapporto
tra Stato e cittadino è paritetico, ovvero dove le risorse richieste ai cittadini vengono impiegate in modo
corretto e trasparente, creando così un educazione civica che determina una mentalità diffusa per la quale
l'Istituzione non è vista come un centro di interessi di parte o di amici, come un dissipatore, un avido divoratore,
ma un erogatore di servizi utili per tutta la collettività".
 
Non mi ha ancora risposto...
"Occorre un cambio di paradigma basato sull'etica e sull'onestà e sul miglioramento dei numeri che, peraltro,
sono tra i migliori. E questo cambio di passo deve essere generato da coloro i quali sono chiamati a gestirla. In
questo senso, la figura di Gabriele Albertini, per la sua storia personale e la capacità amministrativa dimostrata
come sindaco di Milano, ritengo sia la più adeguata".
 
Ma il Pdl appoggia o no Albertini?
"Quale Pdl? Se si riferisce a quello di Berlusconi, la questione non si pone, in quanto non esiste e chissà quale  
corbelleria uscirà dal suo cilindro. Al contrario, se il segretario Angelino Alfano riuscisse a staccare il
cordone ombelicale che ancora lo lega al Cavaliere, ritengo che molti dei suoi lo seguirebbero. Potrebbe
avere la chance di riformare quel partito, si chiami Pdl o altro, sui valori e gli ideali espressi dalla carta del
Ppe sottoscritta in Europa, per poi contribuire a quel rassemblement dei liberali riformisti alternativi al
populismoe alla demagogia dilagante in questo momento. In Lombardia credo sia l'unica possibilità per ottenere
un successo elettorale che oggi mi pare francamente ancora difficile. Per quel che conta, Alfano avrebbe tutta
la mia stima e solidarietà".
 

 

martedì 20 novembre 2012

Macché Nuova Dc, vi spiego la vera natura di Italia Futura
19/11/2012 | Romano Perissinotto



La Balena bianca è solo quella del capitano Achab
che guida un equipaggio attraverso la folle impresa di
caccia al Leviatano. Il commento di Perissinotto
(IF Lombardia) ad alcuni editoriali post Convention
Il giorno dopo, succede che ricevi decine di mail e sms, di leggere sui giornali i commenti più
disparati, molti positivi, alcuni equilibrati, altri più maliziosi ed oggettivamente zuppi di luoghi
comuni. E nei social network la discussione si infiamma.
In premessa, possiamo trarre una prima conclusione in tutta tranquillità: la convention Verso
la Terza Repubblica organizzata sabato a Roma da Italia Futura e le associazioni che le si sono
affiancate, ha richiamato migliaia di persone, circa 7000. Quindi la cosiddetta società civile,
senza grida da pollaio e slogan improntati al populismo, reclama a buon diritto il suo posto
 nell´agone politico in vista delle elezioni.
Nel merito, è opportuno che i molti commentatori che si sono impegnati a esprimere giudizi
sommari, soprattutto quelli che vedono nell´iniziativa una presunta ricostruzione di un vecchio
modello cetaceo da prima e seconda Repubblica, riflettano su alcuni aspetti fondamentali della
situazione che vive il Paese e lo scenario che si presenta nei prossimi, difficili anni.
Il primo è da ricondurre al fallimento dei partiti. Affermazione questa che può apparire brutale,
 ma nella sostanza sono proprio gli esponenti al vertice dei partiti medesimi che
puntualmente la confermano. I vari Renzi, Vendola, Di Pietro da una parte, le Santanchè,
Crosetto, Galan e un certo Samorì dall´altra, sono i primi attori di una commedia oramai
all´epilogo. Maliziosamente, non è un caso che i primi commenti di Alfano esprimano una
certa simpatia verso il rassemblement di Montezemolo. Così come molti esponenti dell´area
 moderata e liberal del Pd si sono affrettati ad annunci di affinità, ed erano presenti alla
convention di sabato.
Il secondo punto riguarda l´eterogeneità della società italiana e l´importanza storica che
rivestono le prossime elezioni politiche, ancora più fondamentali di quelle successive alla
tragedia del secondo conflitto mondiale. Esperienze e culture oggettivamente diverse sono da
sempre una caratteristica evidente del dna del Paese. Il grande merito del lavoro svolto in
questi anni da Italia Futura è stato quello di aver saputo trovare un denominatore comune
sul quale è possibile far convergere le diverse essenze e unire le energie volte a un
necessario rinnovamento. Impresa non da poco quella di aver dato vita a un grande movimento
civico, dove cattolici popolari, laici riformisti, esponenti dell´impresa e del lavoro possano
operare congiuntamente nell´interesse del Paese. Peraltro, aprendo le porte anche a quei
 partiti che sapranno cogliere la difficoltà delle sfide che ci attendono nei prossimi anni, senza
arroccarsi negli schemi di vecchie nomenclature, ma aprendosi al confronto. Come ha più volte
ribadito Montezemolo nel suo intervento, le porte sono spalancate.
Anche per gli amici di Fermare il Declino, la cui indubbia competenza sui temi economici
dovrebbe, a mio avviso, essere messa a disposizione senza eccessi di personalismi e preclusioni
 che, spesso, appaiono elitarie. Leggasi come un personalissimo invito agli amici Oscar Giannino,
Carlo Stagnaro e Alessandro De Nicola…
Infine il terzo punto, quello a mio avviso fondamentale per il destino del Paese: l´Europa. Chi oggi
 pensa che le decisioni in Italia possano prescindere da quelle europee è un folle oppure è in
malafede. Comunque sbaglia. Il lavoro svolto da Mario Monti nel consesso europeo non ha
bisogno di commenti: l´evidenza parla da sola. Non esiste altra figura che possa consentire
  all´Italia un´adeguata autorità nel futuro dibattito che non sia il Premier.
Esercitare un ruolo da protagonisti in Europa nei prossimi anni per non essere posti in secondo
 piano da un modello tedesco che per molte ragioni tende ad imporre la propria visione,
richiede di proseguire sulla via tracciata. Dare fondamento democratico, ovvero elettorale
al percorso avviato da Monti e dal suo governo consentirebbe di raggiungere questo e altri
 traguardi, compreso quello non meno importante di accelerare sulla via delle riforme
liberali oggi ostruita da una maggioranza quantomeno anomala.
Quindi, nessun nuovo cetaceo all´orizzonte, ma un movimento trasversale basato su principi
semplici, riconducibili a un unico presupposto: la cultura del fare opposta al populismo demagogico.
 La Balena bianca che vive nei ricordi è solo quella del capitano Achab che guida un intero
 equipaggio attraverso la folle impresa di caccia al candido Leviatano. Ai critici ed agli scettici
dico che a me pare essere proprio questa la storia che abbiamo vissuto negli ultimi anni: sabato
 scorso, a Roma, abbiamo iniziato a scrivere un nuovo libro.

 

venerdì 16 novembre 2012

Alfano, Bersani e l´incoerenza al potere
Perché la scommessa da un centesimo di Alfano e Bersani sul futuro di Mario Monti premier è irritante. Analisi di un montezemoliano che apprezza invece la coerenza di Pier Ferdinando Casini.


La scommessa da un centesimo di Alfano e Bersani sul futuro di Mario Monti, sulla possibilità di una sua prossima conferma al ruolo di premier, è francamente irritante.

Chi ha avuto modo di assistere al teatrino messo in scena dai due segretari in occasione dell´assemblea della Cna, non ha potuto trattenere qualche smorfia di fastidio e insofferenza.

I due giocano non sul destino del premier, bensì su quello del Paese e dei suoi cittadini. Ed è ancora più grave il fatto che, probabilmente, non se ne rendano nemmeno conto, assuefatti a una forma mentis che li pone in una sorta di olimpo dove agli dei tutto è permesso. Quello che accade più in basso, la vita dei comuni mortali, poco riguarda la loro attenzione, preoccupati come sono a mantenere il loro status di eletti.

Per non parlare poi del principio di coerenza e congruenza rispetto alle dichiarazioni pubbliche e gli atteggiamenti assunti in Parlamento: i rispettivi deputati e senatori sostengono il governo, approvano leggi in comunione, salvo poi rinnegare se stessi e insultarsi a vicenda negli show televisivi e nelle dichiarazioni sui giornali.

E´ una paradossale situazione creatasi proprio per il loro conclamato fallimento, dichiarato peraltro anche da molti dei loro amministratori locali che, presenti sul territorio e vicini alle persone, ne hanno via via preso le distanze chiedendo un profondo rinnovamento interno ai rispettivi partiti. In questo contesto, occorre riconoscere che Pier Ferdinando Casini appare un gigante…

 

Alfa e Beta sembrano poi dimenticare che i prossimi anni saranno ancora duri per i cittadini italiani. Sebbene alcuni insistano a far finta di nulla, dovremo necessariamente rispettare gli impegni presi dall´Italia nei confronti dell´Europa. Gli accordi sottoscritti impongono figure di rilevo che possano dialogare alla pari con gli altri leader continentali e consentire all´Italia di partecipare da protagonista e non da comprimaria alla creazione di una Europa federale che è l´unica via di salvezza.

 

Alfa e Beta non hanno saputo compiere il grande passo di un profondo cambiamento. Chiudendosi nelle loro cattedrali del culto, i partiti, hanno barricato le porte in un tentativo estremo di mantenere lo status di eletti. Hanno creato fenomeni demagogici e irresponsabili come Beppe Grillo, consentito ad ambiziosi rampolli in cerca di una ribalta personale di coniare parole orribili come rottamazione, hanno portato ad un enorme distacco tra la società civile e la politica.

 

La via verso la Terza Repubblica impone quindi la caduta degli dei e l´avvento degli uomini. Con un atteggiamento fiducioso e ottimista: molti cittadini hanno compreso l'importanza del momento, l'occasione unica per mettere al centro l'interesse collettivo e chiudere un'epoca di personalismi sterili e improduttivi.

Occorre quindi proseguire sulla strada tracciata in questi ultimi mesi, renderla ancora più veloce lastricandola meglio con progetti fattibili e concreti, con la cultura del fare ed il contributo di chi ha saputo costruire modelli di eccellenza nelle proprie professioni e esperienze associative. Si parte, domani, da Roma: le donne e gli uomini di buona volontà sono benvenuti a bordo.
 
pubblicato su  www.formiche.net

mercoledì 14 novembre 2012

Ora e subito Election Day

Alcune decisioni del palazzo contribuiscono a fomentare il sentiment diffuso di repulsione alla parola “politica” e lasciano basiti, compreso chi è comunque avvezzo alle stranezze dell’arena romana. Quella di fissare la data per le elezioni regionali un mese prima delle politiche senza dubbio è una di queste.

Molti, troppi italiani stanno vivendo un anno terribile. E non mi riferisco solo ai problemi derivanti da una crisi economica che, purtroppo, ancora in tanti non riescono a cogliere nella sua reale essenza di metamorfosi, ovvero di cambiamento strutturale e definitivo degli equilibri mondiali e dei modelli industriali precedenti. Penso in particolare ai terremotati dell’Emilia Romagna che, dalla scorsa primavera, si sono ritrovati nella condizione di aver perso tutto, familiari, case e aziende. Agli alluvionati di questi giorni, vittime di una incuria del territorio che puntualmente presenta il conto in termini di danni e perdite di vite umane.

Quando purtroppo accadono simili tragedie, la società civile si attiva immediatamente sotto forma di volontari: giovani e pensionati corrono spontaneamente in aiuto, dimostrando di essere oltre la questione generazionale. Sorgono autonome sottoscrizioni di raccolta fondi ed invio di generi di prima necessità. Nel caso del terremoto dell’Emilia, come non ricordare la campagna acquisto del parmigiano in risposta all’appello lanciato da una delle eccellenze italiane? Proprio in queste situazioni, emerge lo spirito solidale e responsabile degli italiani, quello migliore.

Penso poi ai sacrifici ai quali sono state chiamate le famiglie, con maggiori oneri fiscali a carico del loro budget domestico, alla condizione di molti pensionati che avevano a suo tempo determinato le lacrime del ministro Fornero, ai commercianti e piccoli imprenditori alle prese con un calo dei consumi interni paragonabile solo a quello post bellico, ai tagli alla Sanità. Gli italiani, pur ovviamente mugugnando, hanno comunque saputo accettare ciò che è stato loro imposto da un governo di tecnici che, peraltro, non aveva alternative: il Paese era sull’orlo del fallimento, occorrevano misure dure ed immediate per evitare un default con conseguenze inimmaginabili . Per inciso: dovremmo tutti giudicare l’opera di Monti partendo da questo presupposto e non sparare molti commenti … ad minchiam! Perdonate il pseudo latinismo rozzo ma sicuramente efficace.

Ma come si potrà ora giustificare la spesa per due tornate elettorali a distanza di un solo mese? Come è pensabile spendere inutilmente i ca. 100 Mli di euro stimati? Le tattiche elettorali, i giochini dei partiti stanno facendo i conti senza l’oste, ovvero i cittadini, che sono elettori. Certo non sarà tale cifra a risolvere i problemi, ma sarebbe un messaggio di razionalità della spesa e rispetto nei loro confronti riconsiderare l’opportunità di un’unica chiamata alle urne. Altrimenti non vengano poi a lamentarsi dei forconi o, peggio, dell’antipolitica e dell’astensionismo. L’unica e sola antipolitica è proprio nelle decisioni di molti politici che perseverano nel considerare il proprio interesse di parte superiore a quello della collettività. E sarà proprio questa una delle principali cause della loro fine.

pubblicato su www.formiche.net

sabato 10 novembre 2012

Gabriele Albertini: Intraprendenza. Responsabilità. Cuore

Albertini: "La nostra lista sarà composta all'80% da esponenti della società civile e per il 20% da amministratori locali che hanno ben operato ma lasciati ai margini dai partiti tradizionali" Chapeau!

http://youtu.be/7ao0K0SXR3I

mercoledì 7 novembre 2012

In bocca al lupo, caro Gabriele

Tutti uniti per Albertini. Parola di montezemoliano
06/11/2012

Gabriele Albertini
Gabriele Albertini
Romano Perissinotto di Italia Futura Lombardia
sprona i dubbiosi nei partiti e nei movimenti liberali e
moderati a sostenere Gabriele Albertini alla presidenza
 della Lombardia. Nonostante l´endorsement del Pdl
e di Formigoni…
Gabriele Albertini non poteva scegliere un nome migliore per la sua lista civica. Optando per "Onestà al potere" l´ex
 sindaco di Milano traccia un solco netto rispetto alla questione morale che ha distinto gli ultimi diciotto anni di governo
della Regione Lombardia.
Si, perché nonostante vada riconosciuto all´ex Governatore Roberto Formigoni di aver compiuto una mossa "geniale"
per la propria (mi auguro eventuale…) sopravvivenza politica nell´indicarne per primo il nome quale suo
successore, Albertini ha immediatamente capito il pericolo insito in quello che possiamo definire un
endorsement of candidate.
Nello specifico, ponendo l´accento sulla parola onestà, la dichiarazione esplicita è quella che i risultati positivi, in
alcuni casi di eccellenza raggiunti dal Celeste durante il suo regno, pesano poco o nulla rispetto alla fame di rigore
 morale, di trasparenza nelle azioni, comportamenti consoni al ruolo e di tutela degli interessi collettivi espressi d
ai cittadini lombardi. Sono questi gli aspetti prioritari che vengono oggi richiesti a chi si candida, in particolare
per una Regione, la Lombardia, che rappresenta ancora il motore dell´Italia e che ha tutte le caratteristiche per
riassumere il ruolo di guida, non solo economica ma anche morale, del Paese.
Per questo motivo, oltre naturalmente alle indubbie capacità amministrative dimostrate nella sua precedente
esperienza alla guida del comune di Milano, nasce il mio favore verso l´iniziativa di Albertini. Ai suoi critici, a
coloro i quali esprimono alcune riserve, basandole sostanzialmente sull´appartenenza al Pdl, rispondo semplicemente:
andate oltre, siate post!
Onestà al potere significa onestà è potere: è una dichiarazione di intenti, un preciso segnale di discontinuità
rispetto alle degenerazioni degli ultimi anni in Lombardia. Albertini rappresenta senza dubbio l´espressione e
l´ambizione di moltissimi cittadini lombardi, di quell´area liberale, moderata e soprattutto responsabile che ha
capito il rischio della pericolosa deriva populista inneggiante ai forconi, alla demolizione a prescindere
che ha investito il Paese. In sintesi, ben poca sostanza dopo le chiacchiere e i proclami ad effetto.
Al contrario degli "scettici", sarei ben lieto se la parte migliore e sana del Pdl, quella che si identifica
nel progetto di realizzazione di un Ppe italiano, si unisse nell´appoggiare la lista civica di Albertini. Sarebbe
un´inaspettata e unica occasione, per un partito minato nelle sua fondamenta, di ricompattarsi a fianco di un
candidato che rappresenta il liberalismo riformatore, ovvero quello che era in origine l´obiettivo del progetto che
 gli diede vita e poi sostegno per circa venti anni. Peraltro, anche un bel segnale per le successive elezioni politiche,
allo stato così caratterizzate da una incertezza deleteria per i futuri scenari di governabilità del Paese.
In bocca al lupo, caro Gabriele. Soluzioni possibili a problemi veri devono essere il prodotto di una
classe dirigente responsabile. Questa classe dirigente responsabile, nel momento in cui si confronta con la
 difficoltà dei fatti politici, non può prescindere dalla cultura della (buona) amministrazione, dalla cultura
delle (buone) idee e della solidarietà. La Lombardia è l´una e le altre, da Cesare Beccaria e Giandomenico
 Romagnosi ai fratelli Verri, da Contardo Ferrini e Don Gnocchi fino ai giorni nostri: deve pertanto esprimere
 un ceto politico che sia all´altezza di questa tradizione. Un ceto politico che unisca la capacità di salvaguardare
 quanto di meglio hanno prodotto esperienze anche di anni recenti, con un rinnovato e doveroso rigore dei comportamenti.

La Lombardia è una Regione che ha tutte le risorse per autogovernarsi e autogovernarsi bene. Proprio in questo
 momento più che mai, innanzi all´apparente fallimento delle (sempre parziali) riforme federaliste, la
Lombardia deve rivendicare quelli che non sono solo valori, ma anche politiche che, alla prova
dei fatti, hanno ben funzionato:
autonomia amministrativa e decisionale.
 
*pubblicato su formiche.net

mercoledì 31 ottobre 2012

Uno strappo in avanti


Mi chiedo : cosa rimane in Regione Lombardia dopo quasi venti anni di dominio pressoché assoluto dell’accoppiata Pdl / lega, di un sistema che è imploso sulle proprie responsabilità etiche ed in certi casi penali, logorato dall’assuefazione al potere che porta inevitabilmente al distacco dalla realtà dei cittadini da parte di chi lo esercita così a lungo?
Da una parte, un’esperienza di governo lombardo che sarà ricordata per i malaffari, gli intrallazzi e l’arroganza, a scapito anche dei risultati positivi e di eccellenza raggiunti rispetto ad altre regioni (vedi sanità) che saranno offuscati dalla grigia e fumosa alea del sospetto dell’arricchimento personale di pochi, gli eletti. Dall’altra, i cittadini, il popolo moderato e liberale che aveva creduto nell’accoppiata Berlusconi / Bossi espressa nella figura del Celeste, tanto da affidare loro speranze ed aspettative. La delusione si è poi espressa in maniera eclatante in occasione delle ultime amministrative con l’astensione o il voto di protesta. Cosa fare quindi per evitare che il loro sconforto sia intercettato, cavalcato e sempre più supportato da movimenti populisti inneggianti ai forconi, ma che poi si traducono nei fatti in proposte sterili ed anacronistiche? Come riunire questo elettorato che è la maggioranza dei cittadini lombardi? Semplice: dando loro una alternativa non demagogica ma seria e credibile. E questa offerta deve necessariamente basarsi sui contenuti ed i programmi proposti, che ne interpretino gli ideali, e su persone serie, preparate ed oneste che li possano realizzare nell’Istituzione Regione. Anche nella definizione di un Leader, che ha portato oggi molti esponenti della società civile lombarda ad un appello a Gabriele Albertini perché raccolga la sfida, a rompere i lacci ed i lacciuoli e possa guidare una grande lista civica, richiamando attorno a se persone oneste e competenti decise a metterci la faccia al servizio della collettività. Concludo con un auspicio: Albertini non sia preda delle recenti lusinghe di un oramai ex Governatore e non attenda oltre gli “umori” di un partito, il Pdl, che (con mia grande delusione e rammarico) dopo aver fallito è ancora vittima della confusione , di guerre intestine che non interessano ai cittadini e di una Lega che si ostina in un atteggiamento anti europeista. Non perda tempo, caro Sindaco, compia una fuga in avanti, che sicuramente godrà del favore dei cittadini, per una nuova Lombardia che, non dimentichiamolo, rappresenta da sempre un laboratorio per le vicende dell’intero Paese.

venerdì 26 ottobre 2012

Verso la Terza Repubblica

Verso la Terza Repubblica

La società civile e il rinnovamento della politica

di www.versolaterzarepubblica.it , pubblicato il 25 ottobre 2012
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Per uscire dalla crisi italiana è urgente aprire una stagione di riforme di ispirazione democratica, popolare e liberale, legittimate dal voto di milioni di italiane e di italiani, in continuità con quanto di meglio ha realizzato il governo guidato da Mario Monti che ha avuto il merito di rasserenare il clima di intollerabile antagonismo della politica italiana e di restituire prestigio e credibilità all’Italia.

Una tale soluzione non verrà dai partiti politici così come li conosciamo, ma da una presa di responsabilità corale di forze sociali, culture civiche e realtà associative capaci di contribuire attivamente alla rigenerazione e al governo della nazione.

La Seconda Repubblica, che si sta dissolvendo, lascia una pesantissima eredità di sfiducia nelle istituzioni e di distacco tra le stesse istituzioni e i cittadini. È in pericolo la stessa tenuta del paese, frammentato e preso dal pessimismo, con rischi di cedimento della coesione sociale e del vivere insieme.

Questa situazione richiede un urgente e radicale cambiamento della politica e una sua estesa apertura alla società civile, premessa per ogni tentativo di ricostruzione morale, politica ed economica del paese.

Crediamo che i cittadini italiani meritino un’Italia migliore, che ispiri fiducia, prenda sul serio ogni legittimo desiderio di benessere, non abbandoni nessuno. È indispensabile recuperare la speranza e attivare risorse e pensiero contro la lettura vittimista del nostro presente e del nostro futuro. Nel nostro paese da troppo tempo non si riescono a mobilitare le passioni e le idee e istituzioni ingessate hanno perso la loro funzione vitale.

Crediamo che il nostro paese non sia condannato a vivere di furbizie ed espedienti ma possa prosperare sui propri talenti e le proprie virtù, scommettendo sul potenziale di chi è attualmente escluso dalle opportunità di crescita e sviluppo a partire dai giovani e dalle donne.

In questo momento di crisi dobbiamo stringerci attorno alla nostra casa comune. È indispensabile abbandonare definitivamente l’idea e la pratica di uno Stato pervasivo ma inefficiente. Dobbiamo concentrare tutte le risorse pubbliche sui cardini che costituiscono la missione fondamentale dello Stato e delle sue articolazioni. Occorre restituire dignità al lavoro sia come servizio pubblico che come intrapresa privata, tornare a considerare i cittadini singoli e associati e le famiglie come protagonisti e responsabili del bene comune e tutelare i più deboli.

Crediamo che sia necessario rispondere subito alla crisi di fiducia dei cittadini verso le istituzioni rafforzando i processi democratici e la loro trasparenza, contrastando la corruzione, potenziando la vigilanza sui conflitti di interesse che rappresentano una vera minaccia per qualsiasi società giusta e libera.

Sottolineiamo il valore della sussidiarietà per ogni progetto di rinascita civile ed economica del paese, come un’idea forte della persona e del valore della sua iniziativa anche in risposta ai nuovi bisogni.

Crediamo nel valore della coesione sociale e riteniamo necessaria una profonda riforma del modello di welfare, come generatore di opportunità e strumento di promozione umana.

Crediamo che il ritorno alla crescita dell'economia italiana possa venire soprattutto dalla riduzione della pressione fiscale, premiando il lavoro, la produzione e la cultura come i fondamentali motori di sviluppo della nazione.

L'Italia può e deve tornare a giocare in attacco, come nei momenti migliori della sua storia: tornando ad essere un territorio accogliente per l'impresa e gli investimenti, accettando la sfida dell'internazionalizzazione e dell’innovazione e rafforzando i legami di cooperazione tra lavoratori e imprenditori.

Davanti alle molteplici sfide della globalizzazione, la politica italiana deve abbandonare ogni provincialismo e darsi una visione del proprio ruolo nel futuro, investendo sull’unità europea quale via maestra per affrontare i problemi del XXI secolo.

Su queste basi rivolgiamo un appello alle realtà associative, ai movimenti civici e alle personalità della società civile affinché partecipino insieme a noi ad una giornata di riflessione pubblica sulla ricostruzione civile dell'Italia.

Un incontro rivolto anche agli amministratori locali, nella convinzione che la più profonda esigenza di rinnovamento della politica non passi attraverso la furia distruttiva dell’antipolitica.

Un incontro aperto a tutti gli italiani che, provenendo da culture e tradizioni diverse, condividano convinzioni e fiducia nel futuro del nostro paese ponendo argine ai populismi di destra e di sinistra.

L'appuntamento è per sabato 17 novembre a Roma.

-ADERISCI AL MANIFESTO 'VERSO LA TERZA REPUBBLICA'

lunedì 22 ottobre 2012

Una Costituente dei moderati


di RENATO SCHIFANI


Caro direttore,
ogni volta che il Parlamento approva una buona legge, come presidente del Senato, dovrei teoricamente sentirmi contento e soddisfatto. Da un po' di tempo a questa parte, invece, mi chiedo se le istituzioni, il governo e le forze politiche stiano facendo veramente di tutto per fronteggiare una crisi che travolge, giorno dopo giorno, non solo la credibilità dello Stato ma anche la fiducia dei cittadini. Fino a qualche mese fa sembrava che il nostro Paese fosse aggredito solo da una violenta crisi economica e che, risolto il problema dello spread , tutti potessero tornare alla vita di prima. Purtroppo siamo andati oltre. L'attuale governo ha tamponato le urgenze più gravi, ma quando ha tentato di risollevare il malato, sperando che potesse muovere qualche passo da solo, si è dovuto prendere atto che la politica dell'emergenza da sola non basta, perché questo Stato è ormai troppo vecchio e, in molte sue parti, addirittura refrattario a ogni cura.

Ecco il punto. Noi pensiamo che a volte basti una legge, una buona legge, per riconquistare la fiducia degli elettori o degli investitori stranieri, e magari riusciamo a farla. Ma poi succede che quella legge non trovi gli spazi necessari per la sua sopravvivenza oppure precipiti in un contesto così obsoleto da essere trasformata in uno strumento utile per complicare i problemi che si volevano invece risolvere. Il Corriere della Sera , con un editoriale di Michele Ainis (22 settembre), ha evidenziato ad esempio le nefaste conseguenze dei poteri concessi alle Regioni con la modifica del Titolo V della Costituzione: aumento della spesa pubblica e degli sprechi. Fermo restando che le Regioni rimangono pur sempre importanti strumenti di partecipazione, l'assunto di Ainis sta a dimostrare che se non si riforma radicalmente questo Stato anche i migliori propositi rischiano di trasformarsi in una beffa. Una beffa della politica e della storia: sono passati vent'anni da Tangentopoli e siamo ancora qui a discutere su una legge in grado di arginare la corruzione. Il provvedimento sembra ormai cosa fatta, ma siamo sicuri che le nuove norme ci aiuteranno ad appagare quella sete di giustizia che viene dalla società civile, dal mondo cattolico e da tutte le associazioni impegnate nell'affermazione di un principio sacrosanto come la legalità? Lo spero, ma questa legge, come tante altre, rischia di essere soffocata dalla lentezza della nostra macchina della giustizia che non siamo riusciti a riformare.
Nasce anche da queste considerazioni la necessità di scrivere il manifesto di un nuovo Stato. La filosofia dello struzzo può anche essere consolatoria, ma alla lunga trascina nel fondo tutti, giovani e vecchi, moderati e progressisti, responsabili e rottamatori. Dopo il fallimento della Prima e della Seconda, come pretendiamo di entrare nella Terza Repubblica senza un progetto in grado di ristabilire il patto tra i cittadini e lo Stato, tra i cittadini e la politica? Con quale diritto potremo mai sperare di parlare all'Europa e di rivendicare sovranità e dignità se non saremo capaci di ridare nuova efficienza al nostro Stato?
Un compito enorme, ma non sono pessimista. Certo, vedo i bagliori dell'antipolitica e vedo anche con quanta insistenza si accendono i fuochi del populismo. Ma all'Italia non servono rivoluzioni improbabili e mistificatrici. Serve un nuovo Stato e serve soprattutto una classe politica che sappia coniugare rinnovamento ed esperienza, merito e solidarietà. Il populismo non ha né programma né responsabilità perché non è altro che l'ordinaria amministrazione dei risentimenti. Io invece credo che esistano tante energie pronte a mettere il proprio impegno al servizio di una iniziativa certamente ambiziosa ma ormai indispensabile per salvare la nostra democrazia. E credo anche che un progetto di così grande respiro avrà di sicuro il sostegno di tutti quei moderati che vogliono costruire e non demolire; di tutti coloro insomma che intendono affrontare il futuro con l'obiettivo primario di regalare ai nostri figli uno Stato moderno, in grado di dare serenità alle famiglie e di restituire ai giovani una speranza, un lavoro, un sogno e, soprattutto, l'orgoglio di crescere e vivere in questo bellissimo Paese.

L'oppressione fiscale è un freno allo sviluppo e alla crescita economica, anche se accompagnata da parziali agevolazioni di settore. Lo ha ben capito Giorgio Squinzi quando ha dichiarato la disponibilità di Confindustria a rinunciare agli incentivi pur di avere in cambio uno Stato meno fiscale e perciò capace di fronteggiare una recessione che alla lunga rischia di strangolarci. È un atteggiamento che condivido. Per quanto mi riguarda, anzi, vorrei andare oltre e dire che il manifesto del nuovo Stato è da impugnare come una bandiera perché resta l'unica strada da intraprendere per spezzare il circuito perverso di una spesa pubblica che, per alimentarsi, impone, a tutti i livelli, tasse sempre più alte. Se riusciamo a snellire lo Stato e a renderlo essenziale e trasparente; se riusciamo a prosciugare le falde sotterranee degli sprechi e dei privilegi, allora sì che avremo finalmente realizzato quella spending review necessaria per abbassare le tasse e portarle a un livello di sopportabilità. Meno Stato e meno tasse: deve essere questa la frontiera della prossima legislatura, se vogliamo liberare risorse per una crescita. Meno Stato e più crescita: se sapremo vincere questa battaglia, tutto il resto seguirà.
Ricordo ancora, caro direttore, l'editoriale con il quale Lei, il 28 settembre scorso, ha tentato di scuotere dall'immobilismo i nostri partiti denunziando opportunamente il «tempo zero della politica». Bene. Il manifesto per la Terza Repubblica potrebbe rappresentare la base per una «Costituente dei moderati», una sorta di patto pre-elettorale che fissi le linee guida della Grande Riforma, la riforma dello Stato appunto. E potrebbe rappresentare anche per i partiti un'opportunità irripetibile: quella di rigenerarsi, di rivedere i propri codici di comportamento e di ritrovare quel principio di onestà e di servizio al quale spesso ci richiama la Chiesa. So che non è facile. Ma so pure che per rifondare la politica non bastano gli slogan di questi giorni. Ci vuole una grande idea, ci vuole un grande progetto. Per realizzare il quale non servono né giovani né vecchi, ma solo persone di buona volontà.

 

lunedì 15 ottobre 2012

I tempi sono maturi per un Ppe italiano



Franco Frattini insieme al Presidente del PPE Wilfried Martens

 

di Franco Frattini
 
Sulle colonne de Il Giornale Giuliano Ferrara ha scritto che c'è una sola via d'uscita per la destra liberale e popolare italiana in vista del 2013: una lista dal nome «Tutti per l'Italia».

Una riflessione che condivido da tempo e che ho sempre incoraggiato per non disperdere quel percorso che nelle idee e nei valori accomuna tutti i moderati italiani, ma che nei fatti resta ancora incompiuto a causa di pregiudizi e stereotipi che ammorbano il confronto politico.

C'è un unico punto che andrebbe inserito nei prossimi programmi elettorali: l'Italia. Un impegno affinché, lungi da promesse entusiasmanti e da prospettive poco credibili di governabilità - come quella prospettata qualche giorno fa dall'alleanza democratici-progressisti- si continui a portare avanti un'agenda che nell'ultimo anno è riuscita a riscrivere i contenuti degli schieramenti politici, riaggregando le anime moderate del Paese secondo proposte e riforme approvati nell'interesse dell'Italia prima di tutto.

C'è chi ha voluto sbianchettare l'agenda Monti dai propri manifesti. Spetta ai moderati, al contrario, intestarsela, convincendo gli italiani a sostenere una nuova piattaforma politica che valorizzi quei buoni propositi per l'Italia prima di ogni altra cosa.

Se scrostiamo il confronto da pregiudizi personali e da alleanze fini a se stesse, prive di una visione e di comune sensibilità sui programmi, allora è impossibile non notare che Pdl, centristi e addirittura alcuni moderati del Pd risultano nei fatti già uniti. Si tratterebbe solo di suggellare questa intesa e di dare uno slancio politico al lavoro che l'attuale governo ha condotto in questa fase emergenziale.

Dopo anni di antagonismi e protagonismi, i moderati italiani possono stringere un patto di responsabilità che abbia come orizzonte il rilancio dell'Italia. Alla crisi dell'Europa dovranno rispondere con più Europa. Ai radicalismi - che non fanno quasi mai l'interesse di un territorio, ma di alcune categorie - rispondere con il rispetto e l'attenzione verso tutti i cittadini. All'emergenza rispondere con più crescita e progressivo calo delle tasse. Solo un'agenda visionaria può far uscire il Paese dalla palude. Ma sarebbe sbagliato pensare di farlo da soli. Perché, per parafrasare Alcide De Gasperi «solo se uniti saremo forti». E la maturità dimostrata nell'ultimo anno in Parlamento non può che confermarlo.

Nel Pdl, gli eventi delle ultime settimane hanno dimostrato che i comportamenti indegni dei singoli si sono inevitabilmente ripercossi sull'intera squadra. Cosi come è un dato - sondaggi alla mano - che i centristi subiscono un'emorragia di voti. Due motivi validi per sedersi insieme attorno a un tavolo e cambiare regole e schema di gioco: prendere atto del fallimento dei rispettivi movimenti e andare oltre, verso il Ppe italiano. I tempi sono maturi: dobbiamo solo allinearci a quel cammino che i nostri fratelli del Ppe hanno già compiuto in molti altri Paesi d'Europa. Penso alla Cdu in Germania, al Partido popular in Spagna, e all'Ump in Francia.

Qualche giorno fa, Angelino Alfano ha fatto un assist così diretto a Pier Ferdinando Casini che sarebbe ingeneroso non chiudere con un gol in porta. Segniamo. Magari a Bucarest, tra due giorni, quando al congresso del Partito Popolare Europeo ci ritroveremo nuovamente seduti accanto e, chissà, riusciremo a tirar giù anche il muro della discordia.