venerdì 29 giugno 2012

Il giorno dei "SuperMario"


Dobbiamo ringraziare la Signora Ballottelli per aver allevato quel discolo di ragazzo che ieri sera, insieme ad altri dieci compagni, ha fatto palpitare i cuori degli Italiani, anche di coloro i quali non amano particolarmente lo sport pallonaro. A Varsavia, la solida Germania è fuori dagli Europei e, nonostante la cocente delusione ed alcuni fischi di paura, alla fine della gara i tifosi tedeschi allo stadio hanno applaudito le gesta atletiche di SuperMario, Pirlo & C.  e la superiore qualità di gioco espressa dagli azzurri. Ora andiamo a Kiev per affrontare la finale del torneo con la Spagna, che ci assomiglia molto…

Nell’ altro “confronto”,  a Bruxelles,  il “primo tempo” si è concluso a notte inoltrata con colpo messo a segno dall’altro SuperMario, il cui atteggiamento deciso sulle misure antispread sembra aver pagato e convinto la collega Merkel.  Monti ha dichiarato: “sono state deliberate misure che mi sembra siano soddisfacenti per la stabilizzazione della zona euro». Un meccanismo per ridare stabilità all'euro e rassicurare i mercati.

Oggi il “secondo tempo” : ovviamente l’auspicio è quello che vinca l’Europa e cresca sempre più lo spirito degli Stati Uniti d’Europa.



giovedì 28 giugno 2012

Allora, ci siamo!


Oggi si “gioca” … Italia vs Germania

Due squadre in campo, due opposti modi di interpretare gli schemi tattici. Da una parte la fantasia, l’estro ed il talento, ma anche un certo disordine organizzativo  che ricorda il “gioco” di alcune squadre sudamericane, Argentina su tutte: un modulo dispendioso di energie e risorse che rischia di lasciare senza fiato negli ultimi sprazzi della partita. Dall’altra, una squadra solida, rigorosa nel rispettare gli schemi ed attenta a non sprecare le occasioni, abituata a giocare insieme da alcuni anni sotto la regia di un allenatore fedele ai propri sistemi, ortodosso fino al punto di non voler cedere a nessun tipo di compromesso tattico.

La prima, quella fantasiosa e dispendiosa, è invece guidata da un nuovo allenatore, chiamato in tutta fretta a risolvere i precedenti problemi e nel tentativo di dare una organizzazione di gioco ai talenti individualisti, a fare in modo che le esigenze della squadra siano prioritarie ed il gioco sia ordinato e fluido. Soprattutto che i giocatori arrivino ancora  “sulle gambe” a fine gara, facendo una partita di calcio e non si limitino solamente ad esprimere il loro talento tirando calci (anche se spettacolari) ad una palla.

Chi vincerà? E’ una partita aperta a diversi pronostici. Sulla carta, la solidità di una la pone come favorita, ma si sa: la palla è rotonda. Ed è un confronto particolare, inusuale, o meglio, inedito, ovvero non lascia spazio che ad un solo risultato: la vittoria di entrambe le squadre! Ma come è possibile? Non è previsto nelle regole del calcio che possano vincere entrambe le squadre: una è condannata a perdere, magari dopo i calci di rigore e con una delusione ancora più amara.

Nel confronto che si apre oggi in Europa è necessario che tutte le squadre in lista vincano il trofeo finale, il più importante, quello che consentirà l’iscrizione del torneo alla storia: gli Stati Uniti d'Europa. L’integrazione europea, politica e fiscale, è il futuro: per questo motivo nessun player può perdere.

 L’altra “sfida” sportiva di questa sera su di un campo verde .. è un'altra storia: in questo caso, solo in questo, torniamo ad essere tifosi per un paio d’ore  e prepariamoci a gridare, magari alla Fantozzi con frittatona di cipolle, Peroni familiare e….


mercoledì 27 giugno 2012

Spunti da Milano Capitale delle Start Up

Alcune istanze e spunti operativi dalla lavagna di  "Milano Capitale delle Start Up" .
Ho eliminato "?" dal  titolo originale del Covegno dato il successo ottenuto e l'acclarata risposta affermativa.
Complimenti!


SPUNTI MILANO CAPITALE DELLE START UP

“Infrastruttura Milano” location
“Milano Valley” ecosistema, coordinamento tra attori
“Startupstreet” inglese, banda larga, leisure
“Tax free area”
“Bando per rientro cervelli”
“Basta investimenti in mattone”
“Abbasso le srl e nuovi modelli di SGR”
“Voucher”
“Le istituzioni creino serendipity e non siano invasive”
“Internazionalizzazione”
“10 milioni di euro fondo comune di Milano”
“Servizi alle giovani imprese: assolombarda e confcommercio”
“Cambiare il diritto fallimentare”
“Non solo ICT - agro, health, …”
“Eventi di networkin, role modeling in tv e sui media, lezioni di pitch”
“Norme sul crowdfunding”
“Modelli di business plan e metodologia”
“No doppia tassazione e agevolazioni fiscali BA/VC”
“DOBBIAMO ANDARE SULLA PRIMA PAGINA DEL FINANCIAL TIMES!!!!!!”
“Milano hub al centro del sistema industriale dell’A4”
“Nessuna sovvenzione: gli investimenti early stage possono rendere nel LT”

martedì 26 giugno 2012

Il mio intervento a "Milano Capitale delle start Up?"


Venture capital privato - agevolazioni fiscali e sistema delle PMI ed delle Start Up: un nuovo strumento finanziario per la nascita e la  crescita delle imprese



Dall’ 11 giugno  è forse iniziato il nuovo corso nella comunicazione dell’ABI verso l’esterno. Dopo avere ripetutamente e pervicacemente negato il problema della stretta sui crediti alle imprese, ora il DG Sabatini sembra avere cambiato tono e all’assemblea Confesercenti ha cominciato a mettere avanti le mani e ha dichiarato:

”E’ chiaro che andiamo verso un mondo in cui il credito sara’ piu’ scarso di prima, un dato che non possiamo nasconderci – ha aggiunto - per il governo come per le imprese la crescita finanziata solo con il credito non funziona piu”’.

Che si andasse verso un mondo in cui il credito è più scarso  lo dico da un anno e passa, le statistiche hanno mostrato evidenti segni da dicembre ma ABI aveva sempre negato. Ecco alcuni esempi. Sempre Sabatini il 17 febbraio al termine del comitato esecutivo dell’ABI:

Ricordando che la dinamica del credito erogato alle famiglie “e’ ancora superiore a quello erogato alle imprese”, Sabatini afferma tuttavia che “l’andamento del credito in Italia e’ sicuramente migliore dell’andamento del credito in Europa”. Sabatini precisa, infine, che “non c’e’ un credit crunch, perche’ la quantita’ di credito all’economia continua ad aumentare ad un tasso progressivamente ridotto, in coerenza con il contesto”.

Ed il 20 aprile, al convegno organizzato dal Sole24Ore su banca e impresa sempre Sabatini aveva affermato davanti a una folta platea che il problema del credit crunch era soprattutto causato da ‘confusione nella testa degli imprenditori‘, perché le banche non hanno mai negato credito alle imprese. Il tutto sotto una pioggia di indagini, di lettere di lamentela che arrivano a giornali e radio che affermano che una parte sostanziosa di imprese il credito non lo ricevono più.

Bene, fine della mascherata, ora anche ABI ha avvisato tutti che il credito sarà più scarso di quanto sia stato prima. E non si torna più indietro.

Cosa significa per le Imprese? Significa fare attenzione a non distruggere il loro conto economico con oneri finanziari legati a tassi spesso spropositati e commissioni aumentate solo per ricostituire i conti economici delle banche stesse. In questo momento gli oneri finanziari pagati alle banche stanno di fatto mangiandosi tutti i margini di molte aziende ed il danno in prospettiva è reciproco: imprese incapaci di accantonare utili, rating in peggioramento, maggior costo del capitale per le banche che hanno in pancia questi crediti.

In ogni caso, la conclusione è pacifica: le PMI italiane sono disarmate ed impotenti a fronte degli effetti della crisi finanziaria generata da speculatori in camicia bianca – alcuni casi purtroppo di banchieri senza scrupoli - che hanno approfittato della mancanza di regole per un indebito arricchimento personale.

Certo, colpa anche della politica spesso connivente, di un modello di classificazione del rischio dove i i certificanti erano controllati dai certificati, ect ect. Insomma, un pasticcio globale, un tragico percorso che ha portato il Mondo in una situazione economica e sociale mai vissuta in precedenza. La crisi del ’29, sebbene generata da alcuni simili aspetti, presenta contesti tali che, a mio avviso, non sono possibili confronti. Ma questo è un altro discorso. Detto ciò, sebbene i Governi siano intervenuti sull’emergenza – in alcuni casi con un accanimento terapeutico che rischia di uccidere il malato ..Grecia ndr – rimane irrisolto il problema della ripresa e dello sviluppo delle vecchie economie occidentali. Ed il motivo? Semplice e disarmante : manca la pecunia, i soldi! Una delle conseguenze, che sembra appalesarsi negli ultimi giorni, la più pericolosa per il sistema delle PMI ed in particolare per i Paesi dove queste realtà costituiscono l’ossatura del Pil, i.e. Italia, è che le misure adottate di restrizione del credito e maggiori tasse sviliscano ancora di più i consumi, generando un meccanismo perverso con inevitabili drammi sociali. Allora, che si fa? Visto che i soldi pubblici non ci sono, le banche hanno altro a cui pensare e le imprese hanno bisogno di capitali per la loro operatività, dobbiamo pensare all’attrazione dei capitali privati. Chi investe e crede nelle imprese e le finanzia cerca il proprio profitto personale, ma contribuisce in prospettiva a quello di tutti … se si ragiona in maniera non ideologica. Si badi, nello sviluppo di nuovi business (le start up) le maggiori difficoltà sono proprio quelle relative all’accesso al credito! Occorre però che l’Investitore privato possa, una volta scontata la preliminare positiva valutazione dell’idea o della nuova impresa da finanziare, ottenere anche dei benefici fiscali legati al capitale di rischio. Se guardiamo ad altri Paesi (dovremmo fare più benchmark ) in Gran Bretagna ciò avviene dal 1995, dove pur con alcuni limiti per evitare che accedano a questi strumenti investitori non adeguati per profilo di rischio, il contribuente persona fisica ha la facoltà di investire in determinati progetti di investimento mobiliare e di detrarre dalle imposte dovute una parte del costo sostenuto per l’investimento. Per intenderci, la proposta è simile a quella del cd. “5 per mille”, esperienza di grande successo che consente di dedurre dalla base imponibile le donazioni effettuate a favore di istituti non a fine di lucro. Nel caso del venture capital si abbasserebbe la tassazione complessiva a chi vuole rischiare. Più rischio in nuove imprese ed a sostegno di quelle ritenute meritevoli , meno tasse personali. Per realizzare tutto ciò, l’idea è quella una normativa simile a quella anglosassone sui Venture Capital Trusts che permetta alle persone fisiche la deduzione dal reddito imponibile di quanto viene investito in venture capital, sia direttamente che attraverso la costituzione di fondi specializzati. La parte di gettito fiscale mancante, credo sarebbe ampiamente superata dai benefici in termini di mantenimento e creazione di nuovi posti di lavoro oltre alle imposte generate IVA, Ires e, chiaramente, la tassazione sull’attività delle imprese che, altrimenti, non sarebbero mai nate e/o sopravissute. Probabilmente, una operazione a costo zero per lo Stato…. Una semplice soluzione, ideale per il sistema delle PMI e lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali. …Ci pensino gli esponenti del Governo presenti in Sala, fin da oggi, inizino da qui, Milano, che per vocazione è città aperta e propositiva.

lunedì 25 giugno 2012

Animus pugnandi


Sir Winston Leonard Spencer Churchill era solito dire a proposito dello spirito italiano “perdono le guerre come se fossero partite di calcio e perdono le partite di calcio come se fossero guerre”. Molte sono le storielle che si raccontano ancora oggi nell’Isola riferite alla nostra totale assenza di spirito bellico, compresa quella sull’unica marcia in dotazione ai nostri carri armati …la retromarcia.

Credo che il grande statista inglese avesse ragione : noi italiani non siamo (per fortuna) un popolo bellicoso. Il nostro “spirito” durante l’ultima Grande Guerra è stato egregiamente descritto dal film “Mediterraneo” di Salvatores che vinse anche l’Oscar: la storia di un manipolo di soldati “invasori” di una isola greca che in breve tempo si integrano perfettamente con le abitudini e la vita quotidiana degli “occupati”, dismettendo le divise per i più pratici abiti locali, tanto da sollevare commenti beffardi una volta recuperati dai soldati inglesi, diventati nel frattempo alleati.  

Loro, gli inglesi, al contrario di noi, subiscono il fascino dell’ animus pugnandi : molti ancora oggi sono convinti che la guerra delle Isole Falkland ridiede allora forza al governo del primo ministro  Margaret Thatcher sollevando un’ondata di patriottismo.

Noi non siamo così, tuttavia combattiamo e nei momenti difficili ritroviamo quell’unità e quello spirito nazionale che, troppo spesso, ci dimentichiamo. Siamo anche inclini ad autocommiserarci, ad esaltare le nostre debolezze a scapito dei nostri pregi: credo sia questo (ahimè) uno dei nostri principali difetti al quale dobbiamo porre rimedio.

Poi una domenica di giugno accade che uno dei simboli delle nostre eccellenze, la Ferrari, trionfi in un gran premio di Formula Uno a dispetto di ogni previsioni, guidata da un talento nato in una nazione che ci assomiglia molto. Succede che undici italiani in mutande e maglia azzurra “strapazzino” la squadra avversaria (i "guerrieri" inglesi),  per 120 minuti e poi riescano finalmente a vincere ai calci di rigore. E si scatenano i caroselli di auto strombazzanti e festanti.  Lo spirito italiano, meraviglioso, l’unità che dimostriamo in queste situazioni auspico possano  emergere anche in altre, ben più delicate ed urgenti, della vita nostro Paese.

venerdì 22 giugno 2012

Giulia, il primo amore a quattro ruote


Domani, sabato 23 giugno con una manifestazione dedicata presso l’Autodromo, si festeggiano a Monza  i cinquant’anni di una grande Signora, dal nome bellissimo – Giulia – e dal cognome blasonato – Alfa Romeo.

Per i giovanissimi: è stata davvero una grande autovettura, con due carburatori doppio corpo, motore 4 cilindri in linea, sospensioni a balestra. Era la più potente nella sua categoria e cilindrata (1300 o 1600 cc).

Mio padre, “alfista” fanatico, ne ha possedute due nel periodo che va da metà degli anni ’60 fino agli inizi anni ’80. Allora le auto avevano un ciclo di vita più lungo. “Il” Giulia  (non ricordo perché, ma l’articolo che usavamo era maschile ed il nome femminile.. mah) mi ha quindi accompagnato dalla mia infanzia fino ai fatidici 18 anni ed al conseguimento della patente di guida. Dai preparativi per i viaggi al mare che sembravano avventure d’agosto, comprese le code infinite nell’attraversare Mestre allora ancora priva della tangenziale, alle prime uscite con la ragazze (quando riuscivo a farmela “prestare”) nei weekend in Liguria con budget ridotti a poche migliaia di lire e la spia rossa della riserva carburante perennemente accesa ...quando non riuscivo a “fare il pieno” a spese di papà.
Poi in famiglia sono arrivate altre Alfa, in particolare la nuova Giulietta che fu la prima auto “tutta mia” ma ovviamente regalatami da mio padre. Ma nessuna di loro è stata come Giulia.
Buon compleanno!

giovedì 21 giugno 2012

Uscita dall'Euro? ..effetto Scipione


Sono in molti a mescolare i guai della moneta unica europea con un sentimento di astio nei confronti dell’Unione Europea. Il risultato è un gran minestrone di articoli roboanti sui giornali, dibattiti televisivi, dichiarazioni di fantaeconomia di uomini politici, molti attempati, con il solo risultato di accrescere la confusione generale.

Ebbene, il paradosso iniziale dell’euro, ovvero l’introduzione di  una divisa  comune senza una unione politica e fiscale dei Paesi che la utilizzano, non deve indurre a commettere errori fatali sull’onda di un “populismo” dilagante, fomentato a dovere da chi ha come unico fine quello di destabilizzare ulteriormente la già fragile situazione nazionale: l’antipolitica spicciola non risolve i problemi, li accentua.

Più volte mi sono espresso  in tal senso, ma in questi giorni di caldo afoso che sembra affaticare ancora di più molti cervelli (peraltro non giovanissimi) giova ribadire che l’uscita dall’euro porterebbe nel brevissimo termine a conseguenze terribili : basti pensare al costo delle materie prime (idrocarburi in primis..), ai mutui accesi in euro (che non cesserebbe di esistere, quindi sorgerebbe un ulteriore problema giuridico nella interpretazione dei contratti stipulati con le banche erogatrici) ed un ulteriore crollo dei consumi interni. Nel lungo termine, i numeri del nostro Pil non sarebbero adeguati a competere in un mercato che, si voglia o no, è globalizzato. A meno di non pensare follemente ad una autarchia di vecchia e triste memoria.

Al contrario, la soluzione finale ai problemi dell’euro è una sola: gettare le fondamenta per realizzare gli Stati Uniti d’Europa.  Si ragioni subito in tale direzione, abbandonando le effimere grida da pollaio, perché il percorso sarà inevitabilmente lungo, ma sarebbe un primo chiaro segnale ai mercati finanziari: è l’ora della sobrietà e dell’interesse generale dell’ Europa, quindi di tutti noi.

Il caldo afoso effetto Scipione non induca a cercare facili quanto inutili e stravaganti soluzioni…

mercoledì 20 giugno 2012

Orgoglio e fiducia delle Pmi brianzole


Ieri sera, Il salone delle conferenze dello Sporting di Monza era pieno con oltre 300 accrediti:  imprenditori, artigiani, lavoratori a fianco dei loro datori di lavoro,  liberi professionisti  e studiosi  hanno partecipato all’incontro organizzato da Giulia Berruti (complimenti ) sul tema della difficile, in taluni casi drammatica situazione in cui versano le Pmi brianzole rispetto alla crisi dei consumi ed al problema del carico fiscale che gravita sulle imprese.

Molti i visi noti locali, alcuni invece sono arrivati da altre città per confrontarsi, esporre liberamente i  disagi raccontando la loro storia imprenditoriale, quasi uno sfogo liberatore, nell’auspicio di poter individuare le vie di uscita da uno stallo per tanti drammatico. Esperienze diverse, settori manifatturieri differenti ma accomunati dal quel “Made in Italy” fatto di cultura ed abilità che tanto ha dato e tanto potrà ancora dare all’intero sistema Paese, a condizione che se ne percepisca l’importanza e lo si tuteli.  Occorre quindi agire ..ed in fretta. Ho avuto modo di ascoltare i progetti futuri di alcuni imprenditori, decisi a delocalizzare per far sopravvivere le loro Aziende. Il pagamento dell’Imu ha rappresentato per molti di loro l’ultima “mazzata”, la definitiva presa di coscienza che ha determinato la scelta finale.

Troppe tasse e troppa burocrazia  in Italia non consentono alle imprese di creare ricchezza. Questo è stata la principale affermazione comune. Certo non possiamo dare loro torto. Ho notato che anche il problema della stretta creditizia, il cosiddetto credit crunch, sebbene sollevato da taluni, passa in secondo piano rispetto alla principale esigenza di tutti: avere meno Stato e regole più semplici. Molti problemi legati all’attività di Equitalia, a volte con epiloghi tragici,  sono stati ricondotti proprio alla difficile interpretazione delle norme fiscali e  tributarie, spesso incomprensibili  persino ai professionisti, come hanno testimoniato i commercialisti presenti in sala. Uno Stato snello, meno pervasivo , regole chiare e semplici e quantomeno paritario nel rapporto con il Cittadino è l’istanza comune. E la mente è tornata alla manifestazione di sabato scorso a Venezia, il NoImuday organizzato dal Tea Party Italia.

Non avevo previsto un mio personale intervento al dibattito, ma sollecitato da alcuni presenti a commentare le tesi anti Europeiste espresse dal Prof. Gerardo Coco, ho accettato l’invito esprimendo la mia critica a tali considerazioni. Il pericolo di identificare nell’Europa i guai domestici è reale e diffuso, ma è sbagliato porre come soluzione una eventuale uscita dall’Unione. Al contrario, occorre rafforzarla lavorando verso la  creazione di una “nazione europea” . Mi perdoni il Prof. Coco, ma identificare il problema della moneta unica con la causa di tutte le malattie degli Stati membri dell’Europa, mi sembra perlomeno riduttivo. Avremo sicuramente modo di confrontarci ancora in un prossimo incontro.

Infine, dopo strette di mano e saluti, un segnale positivo. Nonostante tutto, l’orgoglio e la volontà di fare impresa è ancora viva. “Le nostre Aziende ed i nostri dipendenti sono la nostra vita” ed ancora “Dottore, domani vengono in azienda dei clienti inglesi di Chester, la conosce?” Gli imprenditori italiani ci sono e non hanno perso la fiducia.


martedì 19 giugno 2012

A Monza una serata per le PMI


Oggi desidero segnalare la serata organizzata da Eco Network dell’amica Giulia Berruti  (attivissima come sempre) presso lo Sporting Club di Monza in collaborazione con il movimento Imprese che Resistono.

I numeri di maggio  indicano come il manifatturiero di Monza e Brianza stia ancora soffrendo.  Il fatturato è calato del 7%, le scorte del 13% e il portafoglio ordini del 16%. Il fatturato è il calo per il terzo mese consecutivo: rispetto a inizio 2012 la riduzione è del 14%. gli ordini del 4% mentre le scorte sono in crescita del 7%. Cifre oltremodo preoccupanti che inducono ad agire tempestivamente nella direzione di una immediata azione di interventi a favore delle Imprese del territorio brianzolo, in particolare le piccole e medie, ossatura del sistema economico dell’intero Paese.
L'appuntamento è alle ore 21.00

“Imprese che Resistono si presenta a Monza nella serata promossa allo Sporting Club da Eco Network di Lissone. Il movimento che riunisce piccole e medie imprese è nato nel 2009 sulla spinta della crisi che ha attanagliato molte imprese, anche locali, alle prese con fisco e burocrazia. Da qui l'incontro organizzato dalle 21 di martedì 19 giugno 2012 allo Sporting alla presenza del fondatore di Icr, Luca Peotta, e dei rappresentanti lombardi del movimento come Laura Costato, Massimo Mazzucchelli e Antonella Lattuada. Nel corso dell'incontro interveranno Stefano Boniforti che racconterà la sua vicenda con il Comune di Monza, Gerardo Coco, economista dell' Istituto Bruno Leoni, Isabella Brusa che presenterà l'associazione Terraferma, punto di ascolto per offrire un sostegno agli imprenditori e alle famiglie. Tra gli invitati, ha confermato la presenza Romano Perissinotto. Prima del dibattito, inoltre, saranno presentati gli accordi raggiunti tra Icr ed Equitalia per offrire una risposta rapida ed efficace alle situazioni più complesse e critiche.”


lunedì 18 giugno 2012

Un Tea Party a Venezia

Nel weekend si è svolta a Venezia la manifestazione “noImuday” organizzata dal Tea Party Italia. L’evento pensato come  accesa  critica alla tassa più odiata dagli italiani (mi dicono insieme al canone tv..) è andato oltre al tema  rivelandosi  come  l’occasione per una  riflessione più ampia: liberalizzazioni, privatizzazioni e taglio alla spesa pubblica sono state le parole più sentite nel caldo  pomeriggio di sabato... è arrivato persino Scipione.

Molti gli interventi da un palchetto stile Hyde Park londinese. Oltre naturalmente all'instancabile portavoce del Tea Party Italia Giacomo Zucco ( che ringrazio...),  amici come Antonio Martino,  Diego Bottacin, Giancarlo Galan, Giuseppe Moles hanno evidenziato la necessità di riequilibrare il rapporto Stato/Cittadino, oggi evidentemente troppo sbilanciato a favore del primo. Ed è proprio nella necessità di un maggior senso civico dello Stato, ovvero di rispetto per  “l’azionista” cittadino che trovavano il comune denominatore tutti gli interventi. Come giustamente riportato nell’ultimo libro “Sudditi” curato da Nicola Rossi (molti turisti di passaggio a Campo San Geremia  lo hanno acquistato …ed è un buon segno) quando usciremo da questa maledetta crisi dell’Euro, non potremo pensare ad una reale ripresa ed al superamento del problema evasione se non affronteremo con successo la disparità di trattamento che distingue lo Stato ed i Cittadini (la C maiuscola è voluta) e che pervade ogni aspetto della nostra vita quotidiana, oggi evidente in molte  norme vessatorie che mai sarebbero accettate in un negozio giuridico tra privati.

Visualizza foto.JPG in una presentazione

giovedì 14 giugno 2012

Ancora a Palazzo Lombardia


Sicuramente la Sanità Lombarda rappresenta una eccellenza a livello europeo, i cui costi sono inferiori a molte altre regioni italiane che peraltro non offrono pari servizi. Tutto ciò è assodato. Sembra però che potrebbe addirittura costare meno, qualora le irregolarità presunte venissero confermate.

 A questo punto, è spontaneo porsi  una sola domanda: a Palazzo Lombardia certamente tutto accade “a sua insaputa”, ma è concesso avere qualche dubbio sulla capacità di gestione e di controllo da parte del Governatore?

…E non mi riferisco all’aspetto etico e politico, alle note questioni culinarie e vacanziere, tantomeno alle giacche …eleganti.

 “Per presunte irregolarità nell'assegnazione di progetti di sperimentazione clinica la Guardia di finanza ha effettuato una ventina di perquisizioni in Regione e in alcune aziende ospedaliere. Gli indagati sono una trentina, tra cui il direttore generale della sanità Carlo Lucchina, al quale viene contestato il reato di turbativa d'asta. Sono in corso interrogatori davanti al pm di Milano, Carlo Nocerino. A effettuare le perquisizioni negli uffici del direttore in Regione e negli ospedali Niguarda a Milano, di Lecco, di Busto Arsizio e Saronno una settantina di militari del Nucleo Speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza con la collaborazione degli uomini del Nucleo di polizia tributaria di Milano. L'assessorato alla Sanità delle Ragione Lombardia ha precisato che le perquisizioni non hanno riguardato i propri locali, e che l'assessore Luciano Bresciani non figura nell'elenco degli indagati. “ fonte Corriere.it

mercoledì 13 giugno 2012

Lo "stile" Cassano


Sorrido nel leggere un commento alla intervista televisiva di Antonio Cassano. Il giornalista del Corriere della Sera scrive : ”Una frase destinata a far rumore che è una pesante caduta di stile di Cassano”. Ed iniziano le danze con pioggia di critiche ed indignazioni

Associare la parola “stile” all’Antonio è di per sé impresa ardua. Tuttavia, nel merito dell’espressione ribadita per ben tre volte dal calciatore pugliese, non riesco a percepire una precisa intenzione di offendere chicchessia, ma solo l’ingenua ignoranza di un ragazzo cresciuto in strada che si esprime con il linguaggio della strada. La notorietà e la ricchezza conseguenti ad un talento naturale nel tirar calci ad una palla, evidentemente non hanno modificato l’essenza dell'uomo Cassano. Avrebbe potuto usare altre parole, sostituire “problemi loro” con “fatti loro”, ed ancora “froci” con “omosessuali” oppure  con un più esterofilo “gay”. Ma Cassano è così: ignorante ed impulsivo per sua stessa ammissione ed ha sempre ringraziato il destino di avergli riservato quella passione per il calcio e quel dono che gli ha consentito di abbandonare Bari vecchia per i quartieri più esclusivi.

Un sincero augurio a Cassano: quello che possa fare tante reti,  servire assist ai compagni  e distrarci per qualche ora dai problemi. D’altronde è  solo un calciatore, chiediamogli solo questo…


martedì 12 giugno 2012

Predatori & prede


Un intervento di cento miliardi di euro  per sostenere le banche spagnole che, ancora una volta, dimostra di ottenere risultati effimeri di fronte alla speculazione finanziaria internazionale. Inutile accusare ancora le banche: gli investitori fanno il loro mestiere, ovvero speculano e …continueranno a farlo. Più volte si è discusso in merito all’opportunità di porre regole precise all’attività delle banche, distinguere tra attività bancaria tradizionale e attività  di investimento, tornare cioè alla precedente situazione regolata dal Glass Steagall Act del 1933 che impediva loro di esercitare il duplice ruolo. Fino a quando non si agirà in tal senso, inutile sollevare ancora la questione.

Gli speculatori “aggrediscono” i più deboli. E’ una legge naturale: i predatori fiutano quale tra le prede è la più debilitata e facile da assalire, riducendo così le probabilità di un insuccesso. Molti Stati Europei sono appunto deboli e deperiti, presentano caratteristiche tali nei loro conti economici e patrimoniali da esercitare  un “fascino” morboso nei confronti degli speculatori, stuzzicando la loro fame insaziabile.

Come fare a difendersi? Rafforzare il branco, compattare le forze ed, a volte, reagire con atti di forza muscolare. Chi non ha mai visto un documentario sui bufali africani minacciati da un branco di leoni? Proteggono i più deboli reagendo agli attacchi dei felini, che spesso desistono cercandosi altre possibili prede.

Di fronte alla conclamata minaccia, si compatti anche l’Europa, i cui fondamentali comuni  sono migliori di altri, US in primis. Reagisca con l’unione politica e fiscale dei singoli Partners acquisendo così la forza per sostenere e respingere gli attacchi dei cacciatori speculatori. Non ceda agli spiriti nazionalisti di taluni e lo realizzi  velocemente: le politiche tampone non servono, prolungano soltanto l’agonia di una sorte segnata, impedendo la ripresa economica e la pace sociale.

domenica 10 giugno 2012

La politica si riscatti

Sì a presidenzialismo e doppio turno

di Alessandro Campi, Francesco Clementi, Carlo Fusaro, Giovanni Guzzetta, Ida Nicotra, Andrea Romano, Giulio Salerno, Sofia Ventura , pubblicato il 10 giugno 2012

Oggi guardare l'Italia è un dolore: non riusciamo a credere che un paese così carico di storia e pieno di energie sia mortificato nel suo orgoglio, sfigurato nelle sue speranze, rassegnato al suo destino. In queste ore nelle quali la crisi mondiale scuote le basi politiche ed economiche dell'Europa, il nostro paese si trova esposto a una situazione ancora più drammatica. La voragine del debito ereditato dalla Prima Repubblica e l'assenza di quelle radicali riforme di struttura che negli ultimi venti anni avrebbero potuto determinare una svolta virtuosa ci consegnano un sistema politico che è un cumulo di macerie. Le convulsioni in cui esso si dibatte mostrano ogni giorno la sua difficoltà a reagire se non con espedienti tanto occasionali quanto visibilmente tardivi e inadeguati. La protesta si esprime ormai palesemente in tutte le forme che riesce a trovare: nell'astensione e nel voto rivolto ai movimenti più radicali. Essa ha certamente le sue buone ragioni e non si esprime necessariamente solo nelle forme di una carica distruttiva, però è insufficiente. Allude spesso a soluzioni palingenetiche e semplificate, che non sono purtroppo credibili in un paese i cui mali vengono da così lontano. L'indignazione dunque non basta, come non basta l'astensione, la rassegnazione o la rabbia. Questo non significa che non ci sia nulla da fare. Noi siamo convinti che l'Italia non sia figlia di un dio minore, che i suoi problemi non derivino da una condanna della storia o del destino. Noi siamo convinti che i problemi dell'Italia affondino le proprie radici nella presenza di istituzioni fatiscenti e ormai inadeguate a sostenere le necessità di una grande democrazia. Siamo convinti che i problemi dell'Italia dipendano dall'assenza di meccanismi di competizione e ricambio, dal dilagare delle logiche della cooptazione, dal proliferare delle rendite che paralizzano con i propri veti la politica, la società e lo Stato. Le nostre istituzioni sono deboli, barocche, impotenti. Difettano di stabili strumenti di governo. Sono state pensate così nel clima che preparava la guerra fredda e contando su una centralità dei partiti ideologici che oggi non esiste più da nessuna parte nel mondo. Nelle democrazie contemporanee la centralità è attribuita alle istituzioni e alle persone che le guidano e che si assumono di fronte ai cittadini la responsabilità di governare. I partiti, se non vogliono essere aggregazioni irresponsabili di apparati di potere e di professionisti della politica senza mestiere, debbono essere strumenti e non fini, mezzi di servizio e non padroni irresponsabili della vita pubblica. L'idea che per far funzionare la democrazia basti scegliere un partito che poi farà per noi è inaccettabile nell'italia di oggi e non appartiene alla cultura dei cittadini, i quali voglio scegliere le persone, i governi e i vertici delle istituzioni, come avviene a livello locale e regionale. Se continua così l'Italia rischia l'ingovernabilità e il caos. Al caos crediamo vada contrapposta la responsabilità, all'ingovernabilità la scelta diretta e popolare di chi deve guidare il Paese, il singolo parlamentare e chi è posto al vertice dello Stato. Oggi è possibile un accordo virtuoso tra i riformisti di questo paese; un accordo che preveda la disponibilità di ciascuno ad accogliere le ragioni dell'altro. Il Pdl ha lanciato una proposta: presidenzialismo alla francese con elezione delle camere con doppio turno di collegio. Ricordiamo che quando questo modello fu adottato oltralpe, in condizioni di ingovernabilità molto simili a quelle attuali del nostro paese, la Francia era considerato il grande "malato d'Europa". Oggi il grande malato d'Europa è l'Italia. Il Partito democratico da tempo sostiene il sistema elettorale a doppio turno, per il quale si rende oggi disponibile anche il partito di Angelino Alfano. Inoltre sappiamo che all'interno del PD non sono poche le voci responsabili di quanti hanno compreso l¹importanza dell'elezione diretta di un presidente governante. Gianfranco Fini ha recuperato il suo antico cavallo di battaglia ed espresso il sostegno al modello francese, chiedendo ai suoi senatori di sottoscrivere gli emendamenti del Pdl. L'accordo virtuoso può essere dunque raggiunto, i tempi tecnici ci sono e pare che la volontà politica stia prendendo forma. Le forze politiche hanno ormai solo quest'ultima possibilità, è a loro che ci appelliamo, consapevoli della gravità del momento: questa è l'ultima chiamata. Le prossime elezioni saranno uno spartiacque. Se quelle forze saranno in grado di essere all'altezza del momento storico e di cogliere questa occasione, potranno riscattarsi agli occhi dei cittadini e avviare finalmente una nuova stagione con un sistema di governo rinnovato, altrimenti verranno definitivamente travolte dall'indignazione e si aprirà una fase ancora più cupa, in cui ogni sbocco è possibile. E' in gioco il futuro della nostra democrazia.

Per adesioni all'appello scrivete a adesioni@presidenzialismo.com

giovedì 7 giugno 2012

Merkel: "Far avanzare unificazione"

Sembra che a seguito degli  appelli provenienti da più parti e di fronte all'evidente insostenibile situazione,  "finalmente" anche la Signora tedesca abbia preso consapevolezza che l'unica via di salvezza per il vecchio continente rimane l'unificazione politica.  L'auspicio è che alle dichiarazioni seguano i fatti.

Da Corriere.it

L'annuncio di Angela Merkel. «A giugno
vertice Ue per far avanzare unificazione»

La cancelliera in un'intervista: «Ci vuole più unione politica
Dare all'Europa maggiori competenze e poteri di controllo»

LA CANCELLIERA MERKEL E L'UNIONE EUROPEA
L'annuncio di Angela Merkel. «A giugno
vertice Ue per far avanzare unificazione»
La cancelliera in un'intervista: «Ci vuole più unione politica
Dare all'Europa maggiori competenze e poteri di controllo»
MILANO - La cancelliera tedesca Angela Merkel ha annunciato la presentazione, nel prossimo vertice europeo in programma a fine giugno a Bruxelles, di un piano di lavoro per far avanzare il processo di unificazione politica dell'Ue. Lo ha detto in un'intervista all'emittente pubblica Ard.

Angela Merkel (Epa/Nietfeld)Angela Merkel (Epa/Nietfeld)
«UN CHIARO SEGNALE»
- Il vertice dovrà dare un chiaro segnale per «più Europa», ha spiegato, e fissare le scadenze per ulteriori riforme in tal senso. «Noi diciamo - ha poi aggiunto Merkel - che abbiamo bisogno di più Europa, che non abbiamo solo bisogno di un'unione monetaria, ma che serve anche una cosiddetta unione fiscale, cioè più coordinamento per le politiche di bilancio». Ma soprattutto, ha continuato la cancelliera, «abbiamo bisogno di un'unione politica, il che significa che dobbiamo dare, passo dopo passo, più competenze all'Europa, accordando all'Europa anche più poteri di controllo». Merkel ha inoltre detto di non credere «che ci sia un unico vertice nel quale sarà fatto il "grande colpo"», cioè il passo definitivo per completare l'unione politica. (Fonte: Ansa)

mercoledì 6 giugno 2012

La direzione europea


Mancano all’appello 3,5 miliardi di euro, e non sono bruscolini. Noi italiani, ci siamo chiesti più volte se i nostri “Professori” sapevano far di conto, abbiamo anche provato con molta modestia a guardare  i grandi capitoli di spesa e, calcolatrice alla mano, determinare una ipotesi  economica basata sul taglio della spesa e sulla miglior efficienza della pubblica amministrazione per vedere se era possibile un’alternativa al rigore ed alla manovra  anti ciclica che ci lasciava quantomeno perplessi. Ci siamo poi accorti che non era nemmeno necessaria la calcolatrice. Abbiamo ricordato più volte l’importanza del denominatore nel rapporto deficit / pil e di come quest’ultimo era (ed è) blandamente considerato. Siamo rimasti piuttosto basiti a fronte della dichiarazione di Monti, solo un mese fa, che ribadiva ancora la priorità di mettere in ordine i conti e che la crescita sarebbe poi arrivata motu proprio. Abbiamo visto le altelene degli spread giocare con i destini delle nazioni, impedendo di fatto di dare credibilità oggettiva ai vari documenti di programmazione economica e finanziaria redatti in questi mesi. Infine, abbiamo constatato giorno dopo giorno l’affievolirsi dell’azione del Governo che avevamo salutato con favore lo scorso inverno, appiattito oggi sulle logiche della politica e degli interessi di parte. Al primo consuntivo,  nonostante i sacrifici ai quali siamo stati chiamati, i conti non tornano. E così proseguendo non torneranno. Paradossale poi, che l’ammanco rispetto alla previsione iniziale corrisponda grosso modo ai tagli di spesa individuati dall’equipe di superconsulenti, Bondi in primis, a supporto del tecnico Giarda: sembra uno scherzo beffardo…

Inutile ora sollevare ulteriori critiche al Governo: i  numeri sono terribili ed inconfutabili. Occorre tuttavia rimarcare alcuni aspetti. Non si venga ancora a dire che è  l’evasione fiscale a determinarli. L’evasione fiscale non è solo un fenomeno italico. Aumentando le imposte, era logico aspettarsi un ulteriore drammatico calo dei consumi interni ed il cortocircuito che avrebbe provocato. Strano, lassù non è stato previsto…  Difficile quindi mantenere in equilibrio il conto economico dello Stato su queste premesse: minor consumi significa minor gettito fiscale. Le imprese italiane, in particolare le piccole, già facevano fatica a creare ricchezza, poi con ulteriori balzelli ..addio. Maggiori controlli fiscali e rigidità statalista significa indurre la fuga dei capitali per chi li possedeva.

Non si pensi, neppure per un attimo, a nuove tasse  ed  aumenti dell’Iva: non produrrebbero nulla di utile, al contrario sarebbero una mazzata tremenda. Vedremo quanti saranno in grado di pagare l’Imu e quanti non lo faranno… Uno Stato snello,  meno pervasivo ed assetato è la direzione che va presa, soprattutto per riconciliare il rapporto con i cittadini che ora non capiscono per quale motivo sono costretti a sacrifici che, di fatto, non portano a nulla. Molto pericoloso in una prospettiva sociale a breve termine.

Infine, sia chiaro che nemmeno Superman può risolvere da solo i problemi. La via di salvezza è l’Europa, l’unione fiscale e politica dell’Europa. I fondamentali  sono migliori di quelli americani: occorre la volontà politica di pensare alla “nazione europea” per risolvere la “crisi europea”. Questa maledetta situazione può tramutarsi in una nuova grande opportunità per tutti i Paesi del vecchio continente, Germania inclusa

martedì 5 giugno 2012

Fare di necessità virtù


Incalzati dalla comunità internazionale, a partire dal Presidente Obama per arrivare alle dichiarazioni del finanziere Soros nei confronti della Merkel, sembra che lassù, nei vertici del Consiglio Europeo, si inizi a prendere consapevolezza della fondamentale importanza che riveste l’ unione politica e fiscale dell’Europa. Ed è una buona notizia quella che si stia valutando l’opzione di una unione bancaria. La Commissione Europea dovrebbe presentare un bozza di regolamento per uniformare nell’Unione  i possibili casi di fallimenti bancari ed una ipotesi di sorveglianza del credito centralizzata. In sintesi, sarebbe il segnale che (finalmente direi..) i “nostri” governanti europei hanno capito che la crisi finanziaria dei debiti non si può risolvere con manovre e manovrine troppo esposte agli umori ed alle "zanne" degli speculatori internazionali. E' evidente che i loro risultati effimeri  portano continuamente i differenziali sulle montagne russe, impedendo di fatto una seria ed attendibile programmazione economica dei singoli Stati,  al contrario di quelli ottenibili con una reale integrazione ed unità europea. Consentirebbe inoltre di spezzare definitivamente il filo invisibile che lega i bilanci pubblici da quelli bancari.

Certo siamo ancora molto lontani da quella auspicata nuova era degli Stati Uniti d’Europa, tuttavia  è un buon segnale, che piace a molti ma che non ha ancora il via libera della Cancelliera tedesca. Ma anche la Merkel non potrà continuare ad arroccarsi all’infinito. Alla Signora ricordo la saggezza degli antichi proverbi : buon viso a cattiva sorte e   …fare di necessità virtù.

lunedì 4 giugno 2012

Il Pontefice ed i bambini greci

«È il giorno dell'uomo e dei suoi valori, convivialitá, amicizia, solidarietá, cultura, contatto con la natura, gioco, sport» Sono le parole pronunciate dal Papa di fronte ad un milione di fedeli radunati ieri a Bresso per per la chiusura del settimo incontro mondiale delle famiglie. Ed ancora “è importante per costruire società dal volto umano»
Mentre pronunciava queste parole,  molti politici tramite twitter si preoccupavano di dichiararsi presenti  alla cerimonia religiosa, alcuni con le loro famiglie in prima fila. Per citarne solo un paio dei molti tweet banali: “il Papa è tra noi” e “il Santo Padre benedice gli oppressi”. Per decenza non riporto i nomi degli  autori: sembra davvero che in questi tempi, tutto serva  loro per espiazione e ...autopromozione.

Con tutto il rispetto per l’evento religioso, credo che la notizia che più debba far riflettere è invece da  riferirsi alla situazione dei bambini in Grecia, dove per le note questioni, quasi mezzo milione di loro soffre la fame ed è a rischio di malattie dovute alla malnutrizione ed alla mancanza di medicinali. Sappiamo che nel Mondo sono moltissime  le persone che ancora patiscono la fame: tempo fa ci occupammo di definire la parola “follia” riferendola a come oggi si producano quantità  cibo sufficiente a sfamare oltre 11 miliardi di persone e pur tuttavia ancora un miliardo della popolazione mondiale non abbia la possibilità di sfamarsi, spesso  a causa della speculazione finanziaria. Certo è difficile risolvere di colpo i problemi dell'Umanità: ma la Grecia siamo noi, è parte di quell’Europa tanto acclamata e sognata quanto osteggiata dal miope egoismo di interessi locali e di politici a caccia del solo consenso elettorale. E la soluzione della crisi economica, laddove sia ancora raggiungibile, non può prescindere da una forte unione politica, fiscale e sociale dell’Europa.

Mentre da una parte diamo il benvenuto alla prima bambina nata ieri nelle tendopoli dell’Emilia, salutandola come un buon auspicio per la pronta rinascita di quella terra martoriata dagli eventi, dall’altra le parole pronunciate ieri  dal Pontefice – solidarietà , convivialità , cultura - appaiono come lacrime nella pioggia. Con molta tristezza, confesso che ascoltandole ho provato un senso di vuoto ponendomi la domanda di dove sia oggi "una società dal volto umano":  è incivile ed inammissibile che in Grecia i bambini paghino le conseguenze dei misfatti dei politici e della burocrazia europea.  Ora basta: si chiuda questo capitolo medievale della nostra storia per aprirne uno nuovo, illuminato dalla ragione,  che ponga  l'essere umano al centro delle azioni dei governanti.

venerdì 1 giugno 2012

I naufraghi della seconda repubblica

Agli amici associati e simpatizzanti lombardi di Italia Futura, un comunicato dell'Associazione che mette fine ai "pettegolezzi" spiccioli. A tutti, buon weekend!


"Gli spasmi di un organismo in decomposizione

Italia Futura non è interessata ad imbarcare nessun naufrago

di Italia Futura
immagine documento
Italia Futura non è interessata ad alleanze con le attuali forze politiche, né tanto meno a mettere piede in un Parlamento composto da nominati e divenuto l'emblema del totale discredito in cui versa gran parte della classe dirigente politica italiana.

Italia Futura, da quando è nata tre anni fa, ha rappresentato una delle pochissime voci che si sono levate dalla società civile per denunciare lo stato di progressiva decomposizione della politica italiana, la totale mancanza di capacità nell'affrontare le questioni centrali del paese e il fallimento senza attenuanti della Seconda Repubblica e dei suoi principali esponenti.

Abbiamo chiesto le dimissioni del governo Berlusconi e sostenuto la formazione del governo Monti, che continuiamo a ritenere oggi l’unica soluzione per gestire l’emergenza nella quale si trova il nostro paese.

Non possiamo impedire che si parli di noi, ma allo stesso modo non possiamo accettare di essere chiamati in causa da esponenti del Pdl con cui non abbiamo niente a che fare.

Con queste parole, volutamente nette e dure, riteniamo di chiudere una volta per tutte la porta al gossip politico alimentato ad arte da alcuni naufraghi della seconda repubblica."