martedì 6 marzo 2012

Evasione, elusione & le favole


Nel commento di ieri sul presunto rapporto diretto tra debito pubblico ed  alte aliquote fiscali, è stato fatto un breve accenno alla questione evasione ed elusione fiscale e su come tale evidente malcostume, peraltro non solo italiano, incida pesantemente sulla pressione fiscale nel nostro Paese: perlomeno è quanto si sente ripetere da molti. Sembra essere, allo stato, il messaggio prevalente sui media, tanto diffuso che se sbadatamente ci scordiamo di prendere lo scontrino al bar, ci sentiamo tutti parassiti a carico della collettività.  E così via a controlli di massa da parte delle istituzioni competenti, veri e propri exploit cinematografici di pura… propaganda! Per inciso, si parla poco di elusione fiscale: non ho mai visto spot  in televisione che richiamino ad un più severo ed attento controllo delle alchimie di bilancio che consentono, attraverso l’utilizzo di società di comodo e/o sedi all’estero, di pagare le tasse in paesi con aliquote molto più convenienti rispetto alle nostre. E’ da notare che le prime ad utilizzare queste “scappatoie” sono proprio le Banche(sic!). Il danno provocato dall’elusione fiscale è ben più grave di quello, pur da condannare, dell’evasione, perché la ricchezza generata da quest’ultima e da quello che semplicemente definirei pil parallelo (non tassato), rientra nel circuito economico e tocca tutti i livelli sociali,  dai piccoli imprenditori ai lavoratori dipendenti, dai commercianti ai commessi, spesso consentendo loro di “tirare avanti” e magari pagare le rate del mutuo o del leasing strumentale. Non sia letta questa mia come una apologia dell’evasione fiscale, tutto l’opposto. Ma è significativa nel palesare come sia più facile per chi di dovere promuovere una forte comunicazione in una certa direzione, trascurando l’altra, magari perché più scomoda a certi centri di potere….chissà perche?!  Ma la riflessione di oggi è un’altra: siamo sicuri che l’abbassamento delle tasse debba derivare solo dalla lotta all’evasione? Oppure ci troviamo di fronte ad un’altra favola?  L’affermazione, o se preferite la proposta,  in voga in questi giorni dal Governo va in questa direzione, ovvero quella di utilizzare i proventi della lotta all’evasione per trovare una soluzione ideale per l’abbassamento della pressione fiscale ormai vicina al 55 %  per le persone fisiche (sic!) ed al 60% (Sic! Maiuscolo) per le Imprese, tenendo peraltro  in considerazione che l’Istat nei suoi report include anche l’economia “parallela”, stimata in oltre 300 Mld/€  (compresi quelli  derivanti dalle attività della criminalità organizzata e dalla corruzione della pubblica amministrazione) , quindi,  le aliquota  sono  ben più alte!

Ma è davvero così? Non credo proprio, almeno per quanto riguarda gli effetti significativi.

Sussiste inoltre una  apparente e sostanziale contraddizione insita nell’azione di governo.  Da una parte,  per esempio  aumentano le accise sui carburanti e probabilmente saranno innalzate le aliquote Iva a settembre, dall’altra si “proclama” solamente  la auspicata (ed invece necessaria) riduzione delle imposte dirette. Nondimeno quella annunciata  (al 20, 30 e 40 %)  sarebbe in definitiva un piccolo intervento, non determinante nell’attuale contesto per dimostrare una reale intenzione di cambiamento, di una strutturale diminuzione che getti le basi ad un positivo rilancio dei consumi e conseguentemente alla crescita del pil nazionale.

Certo, potremmo dire che…” tutto fa brodo”, quindi ben vengano i maggiori introiti derivanti dalla lotta all’evasione ed alla elusione fiscale (sebbene questa con minor pubblicità ed accanimento…), ma ritenere che sia questa la via principale è un’altra favoletta! Il peso fiscale che grava sulle famiglie e sulle imprese potrà essere diminuito solo attraverso una vera, reale ed adeguata riforma dell’amministrazione pubblica, riducendone i costi elefantiaci che attualmente comporta: qui sì che avremmo reali benefici!   La logica dovrebbe quindi essere capovolta: prima eliminare gli sprechi, ridurre contemporaneamente le tasse e combattere l’evasione. In questo modo, si inizierebbe  anche un nuovo percorso di educazione civica dei cittadini, nell’identificare lo Stato non come un pozzo senza fine, un mostro divoratore dei nostri soldi,  bensì come erogatore di servizi necessari a tutta la collettività. Sono convinto che questa nuova via,  unita  ad una diminuzione dell’infinita burocrazia fiscale, talmente complessa e contorta che spesso ci fa essere evasori in buona fede,  non solo consente di abbassare le aliquote, ma…aiuterebbe gli italiani a pagare le tasse! E potremmo così pensare seriamente alla crescita!

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