mercoledì 14 marzo 2012

La visione post keynesiana


Da quanto mi scrivono gli amici de “La Crepa” sembra che il mio articolo “Il fascino di un pensiero controcorrente” pubblicato qualche giorno fa abbia destato un vivo interesse ed il desiderio da parte dei lettori di alcuni approfondimenti sulle “intriganti” teorie avanzate dalla MMT, Modern Monetary Theory. Nell’articolo citato, mi ero limitato a scrivere sulla curiosità che suscita tale dottrina  perché palesemente alternativa, se non opposta, alla politica economica del rigore e dell’austerity imposta nell’Eurozona. Quindi, nei prossimi giorni, valuteremo gli opposti, ovvero andremo più nel dettaglio di questa che è ancora sconosciuta ai più, vedendone le argomentazioni a favore e le principali obiezioni. Il tutto senza la presunzione di raggiungere una assoluta certezza (magari ce ne fossero..) ma con l’obiettivo di fornire ulteriori spunti di riflessione in modo tale che ognuno possa confezionarsi una sua propria critica opinione in merito alla validità di una o dell’altra.

Spiegare cosa è la Modern Money Theory (MMT) non cadendo nell’errore di realizzare un nuovo  manuale di economia (forse troppi ne girano…) e senza presunzioni accademiche, vedendone le argomentazioni a favore e le principali obiezioni. Questo è l’obiettivo. Per realizzarlo, credo occorra andare a ritroso nel tempo.  Secoli fa, la moneta corrispondeva al valore del metallo di cui era fatta. Monete d’oro, d’argento, di bronzo.  Era pur sempre un valore convenzionale che era garantito dall’effigie del sovrano.

Successivamente sono comparse le banconote. Queste e le monete di metalli non pregiati avevano un valore che era, sempre convenzionalmente,  garantito dalle riserve d’oro detenute  dalle banche centrali. Quindi la quantità di moneta circolante era vincolata dalle riserve auree

Facciamo un bel salto nel tempo ed arriviamo nel 1944. I “grandi capi” con gli accordi di Bretton Woods, decisero che la moneta di riferimento convertibile in oro fosse il dollaro, che diventò quindi valuta di riferimento per le altre monete.

Nel 1971 il presidente degli Stati Uniti Nixon – che non era certo famoso per il suo acume -  decise di metter fine alla convertibilità del dollaro in oro.

Da quel fatidico momento, tutte le valute del mondo hanno avuto  valore solo in virtù di una convenzione, venendo meno il rapporto tra il valore che esse avevano correlate all’oro, Quindi, l’unico avvallo del valore stampato sulla banconota rimane… una ulteriore convenzione garantita dallo Stato

Con lo sviluppo della tecnologia, negli ultimi 40 anni è diventato possibile creare e spostare moneta sotto forma di bit elettronici e non solo come “carta” in pochissimo tempo. Conseguentemente, le banche centrali potrebbero quindi creare tutta la massa monetaria che vogliono… con un semplice click in un solo istante. Serve ricordare che la Fed degli Stati Uniti, per salvare le banche finanziarie sull’orlo della bancarotta, ha emesso 16 trilioni di dollari, non sotto forma di banconote ma come impulsi elettronici. E non perché non disponesse di una adeguata logistica….

In effeti, si calcola che soltanto una infinitesima massa monetaria mondiale sia sotto forma di moneta e banconote, il resto circola attraverso sistemi elettronici, i computer. Non è cosa da poco se pensiamo che queste macchine, grazie ai loro softwares sofisticati, decidono in autonomia come, dove e quando investire e speculare: roba da Matrix!

Anche la Banca Centrale Europea di Mario Draghi, tra dicembre e febbraio ha immesso oltre mille miliardi di euro con prestiti per 3 anni all’1%, nella speranza dichiarata (ma allo stato disattesa) che le banche aiutassero così imprese e famiglie.

Viene da pensare che, bastando un pulsante per creare moneta, è quindi possibile immettere nel sistema economico tutto il denaro che vogliamo, senza preoccuparci più di nulla.. neppure di lavorare? No, naturalmente.

La massa di moneta circolante determina il rischio inflazione. Nella teoria comune, l’inflazione si ha quando vi è un aumento generalizzato dei prezzi, provocato da un eccesso di moneta circolante non corrispondente ad un pari aumento della produzione.

Bene, che cosa pensano a tal riguardo gli economisti della Modern Money Theory? Esprimono dubbi.

La MMT mette in dubbio che si crei inflazione attraverso immissioni di moneta della Banca Centrale, non solo perché i fattori produttivi (ad esempio il lavoro) sono sotto-impiegati in una fase di recessione economica,  ma anche a seguito del ruolo del sistema creditizio privato che, a seguito delle richieste di prestito,  immette moneta circolante per un valore multiplo rispetto alle riserve valutarie obbligatorie. (*)

La MMT viene spesso definita teoria post Keynesiana. Pur prendendone  le mosse, vi è una grande differenza.  Al contrario di Keynes, ovvero l’economista che con le sue ricette permise agli Stati Uniti di uscire dalla Grande Depressione e il cui insegnamento fu poi seguito da tutti i paesi occidentali dopo il 1945, quelli della MMT sostengono che sia opportuno adoperare questo sistema non solo nei momenti di recessione – ovvero quando l’economia è in crisi e si producono meno beni e servizi – ma che possa e debba essere utilizzato anche quando l’economia è in una fase di moderata espansione, ovvero con il raggiungimento costante del massimo impiego dei fattori produttivi.

Allora, come è possibile immettere moneta senza generare inflazione o, peggio ancora, stagflazione?

Come ho scritto è affascinante: geniale o folle!  Gli economisti della  MMT sostengono che uno Stato a moneta sovrana – tutti - tranne l’Europa che non è Stato o quelli che scelgono tassi di cambio fissi o non liberamente fluttuanti, può puntare sulla piena occupazione, cioè permettere a tutti  di lavorare e percepire uno stipendio, occupandosi nel pubblico, ovvero nei servizi sociali, culturali, nell’insegnamento, la ricerca, eccetera. Ovviamente, sostengono,  si tratta di un percorso di salvataggio per coloro che perdono lavoro nel settore privato, e che vengono poi rimessi nel settore via via che la fase economica migliora. La tesi,  secondo gli economisti MMT, e che  la produzione di beni e servizi derivante dalla piena occupazione riassorbirebbe il surplus monetario immesso per permettere loro di lavorare.

Sono previste però una serie di importanti strumenti collaterali, che sono la vera chiave rivoluzionaria della MMT rispetto alle convinzioni comunemente accettate. Se uno Stato a moneta sovrana può immettere teoricamente tutta la moneta che desidera generando questo surplus senza che si abbia iper-inflazione (la tesi sostenuta è che, in assenza di eventi esterni, l’inflazione si attesti attorno al 5-6% annuo, un livello che sarebbe comunque non gravoso considerati i benefici di garantire piena occupazione) allora quello stesso Stato non avrà mai problemi ad onorare il pagamento dei servizi propri dello Stato: sanità, giustizia, difesa, ordine pubblico ect. Non avrà dunque bisogno di imporre tasse per garantire questi servizi.

La MMT ha quindi disegnato un nuovo – favoloso - mondo che può vivere senza tasse? No! Troppo bello… Le tasse, secondo gli economisti MMT, servono per equilibrare il mercato della moneta attraverso un sistema di prelievo equo verso i cittadini: con esse si elimina una parte della moneta circolante nel caso ci sia il rischio di iper-inflazione. Tasse e spesa pubblica quindi non hanno più alcuna relazione con la necessità di garantire i servizi pubblici essenziali (che uno Stato a moneta sovrana potrà sempre garantire perché nulla gli impedisce di spostare il denaro dai propri conti correnti elettronici a quello delle varie amministrazioni), ma invece servono per garantire equità, meritocrazia, solidarietà in un sistema comunque non statico delle politiche monetarie.

Secondo gli economisti MMT le imposte sui consumi (come l’Iva) andrebbero drasticamente ridotte, quasi azzerate, così come le imposte sul lavoro, proprio per favorire la piena occupazione. Per drenare il denaro in eccesso ed evitare l’inflazione sarebbe il caso di colpire la proprietà immobiliare, perché difficile da nascondere e colpisce patrimoni e rendite piuttosto che lavoratori ed imprenditori.

Inoltre, la possibilità di emettere quantità di moneta teoricamente infinita per finanziare il settore pubblico non implica la necessità (come avviene ora in maniera drastica nei paesi dell’Eurozona) di chiedere il denaro necessario per queste eventualità ai sottoscrittori privati di titoli pubblici, accettando il tasso di interesse imposto dal mercato. I famosi titoli di stato.

Questo significa che il mercato dei titoli pubblici non esisterà più ? No. Più semplicemente,  il mercato dei titoli pubblici sarà una misura facoltativa e non obbligatoria. In sintesi,  lo Stato si fa garante di pagare ai risparmiatori i tassi di interesse ritenuti congrui dallo Stato stesso, come remunerazione del capitale dei risparmiatori  e sempre in un’ottica di gestione della moneta circolante al fine di garantire piena occupazione ed evitare una elevata inflazione.

Un’ altra conseguenza di questa fattispecie si configura nell’impossibilità di fallire per uno Stato a moneta sovrana,  con il cambio di valuta libero,  come rischia invece di accadere alla Grecia e ai Paesi dell’Eurozona che oggi devono garantire il loro debito pubblico in una moneta straniera perché privi di sovranità monetaria.

Riassumendo i principali temi della MMT prima di essere colti da emicranie e/o illuminazioni varie, sono quattro le tesi sostenute:

- uno Stato a moneta sovrana non può fallire, ovvero può garantire sempre il debito contratto;

- uno Stato a moneta sovrana può raggiungere la piena occupazione;

- uno Stato a moneta sovrana adopera le tasse non per finanziare la propria spesa ma per evitare squilibri sociali e per evitare eccessi inflattivi acuti;

- uno Stato a moneta sovrana non ha necessità di finanziare la propria spesa pubblica ottenendo prestiti ai tassi di interesse stabiliti dai mercati privati.



..A voi le riflessioni



(*)  “La crescita monetaria non causa inflazione”, un articolo di John T. Harvey, professore di Economia alla Texas Cristian University, pubblicato su Forbes, dove si ridescrivono in chiave attuale i concetti classici di Moneta, Velocità di circolazione della Moneta, Prezzo e Produzione, in base alla formula M*V=p*Y


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