mercoledì 29 febbraio 2012

Banche in testacoda

Intesa Sanpaolo utilizzera' una parte dei proventi ottenuti partecipando alla Ltro della Bce, pari a 24 mld euro, per finanziare operazioni di cosiddetto "carry-trade" che riguardi l'acquisto di titoli di stato italiani. Lo ha affermato in una intervista Andrea Beltratti, presidente del CdG di Intesa Sanpaolo, spiegando che la nuova liquidita', ottenuta a un tasso di interesse dell'1%, verra' in parte utilizzata -"per una strategia di investimento profittevole relativa a titoli di stato italiani-" con scadenza a tre anni o meno. Secondo Beltratti e' positivo "avere piu' risorse finanziarie bloccate per tre anni. Cio' ci sta dando una 'polizza assicurativa' contro ogni shock di liquidita'."

Quindi, se ho capito bene, le dichiarazioni del Signor Beltratti sono davvero..spudorate! Come dire: "intanto sistemo i miei affari, poi, se avanza qualcosa per le Imprese ...vedremo"

''Utilizzeremo la liquidita' della Bce per finanziare imprese e famiglie''. E' dall'altra parte la rassicurazione del direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, arrivata durante un'audizione in commissione Bilancio alla Camera.

Sono confuso...

Marchionne , Cristoforo Colombo e l’era moderna


In occasione del suo intervento  al ricevimento annuale dell'Acea, l'Associazione dei costruttori d'auto europei a Bruxelles, di cui è attualmente il Presidente, Sergio Marchionne ha sostenuto la tesi che la terra è piatta!

Un altro illustre italiano (per la verità il luogo della  sua nascita è ancora conteso da altre nazioni) Cristoforo Colombo circa 500 anni orsono maturò l'idea dell'esistenza di una terra oltreoceano e  convinto di trovare una nuova via per le Indie (i nativi americani ancora pagano questo errore) chiese dapprima i finanziamenti per salpare verso quello che poi fu chiamato Nuovo Mondo. Trovò l'appoggio della regina Isabella di Spagna che accettò  di sostenere l'impresa. Salpato da Palos il 3 agosto 1492, Colombo giunse nell'odierna San Salvador  il 12 ottobre dello stesso anno, diventando quindi il primo europeo ad aver scoperto il Continente americano. Gli storici identificano tale data con l’inizio dell’era moderna. I benefici per la Spagna ed in generale per l’Europa furono immensi. Come detto, Colombo iniziò il suo viaggio nell’intento di scoprire una nuova via, più rapida e conveniente, per raggiungere i mercati l’Asia ed approvvigionarsi così delle ricchezze disponibili. Quindi credo si possa affermare che in linea di principio, Colombo fallì nel suo intento iniziale ma, a posteriori, fu un bellissimo  e proficuo fallimento!

Marchionne,  come Tolomeo, sostiene che la Terra è piatta. Acclarato il fatto che la terra è rotonda, in prima istanza si potrebbe pensare che l’Ad  Fiat Chrysler fosse preda degli effetti di qualche stupefacente, ma non è così. “La terra è commercialmente piatta” , ha spiegato Marchionne  “e questo deve essere capito anche in Europa”  Per questo «dobbiamo essere aperti abbastanza per affrontare la sfida e non ignorarla”

Chiaro è il riferimento all’attuale situazione politica economica del vecchio Continente ed in particolare del nostro Paese dove, allo stato, il Gruppo che dirige è costretto a produrre in perdita. Ed è ovvio che nessun imprenditore sano di mente può permettersi di gestire a lungo  la propria Azienda in perdita.

Il messaggio è chiaro. Pur  consapevole che la Fiat ha una responsabilità speciale nei confronti dell'Italia ( la dimostrazione di questo "legame" con il Paese sta proprio nella decisione di produrre la nuova Panda a Pomigliano)  l’Ad non può ignorare le realtà economiche della competizione globale, costringendolo anche a trascendere  dal  legame storico e dalla relazione privilegiata della Fiat con l'Italia.

Si  è scritto molto in questi mesi sulle valutazioni e sulle scelte di Marchionne e non è il caso di riprendere le accese polemiche che le sue decisioni hanno spesso scatenato, sia con i Sindacati sia con Confindustria, suscitando l’ira di molti suoi colleghi quando uscì dall’ Associazione.

Chi è chiamato a gestire un’azienda è costretto a decisioni che spesso esulano dai comuni giudizi e devono basarsi su un’asettica riflessione del conto economico e dell’ambiente produttivo. Ma come Colombo si ritrovò inconsapevolmente a scoprire un nuovo mondo spinto sì dalla sua idea, ma anche e soprattutto da ragioni economiche, così dobbiamo convincerci che dal 2008, quando scoppiò la crisi dei subprime e con la globalizzazione, siamo di fronte ad una nuova era. Il “vecchio Mondo”,  le economie occidentali, con le loro  abitudini e  regole devono adeguarsi o soccombere.

Gli Stati Uniti (il Nuovo Mondo di Colombo)  lo hanno capito e stanno correndo ai ripari….e noi? Lo vedremo in occasione dello sciopero proclamato dalla Fiomm il prossimo 9 marzo.

martedì 28 febbraio 2012

Il fascino di un pensiero controcorrente


Non esiste economista planetario  che in questi ultimi anni non abbia accostato la Grande Crisi del 1929 con quella che (ritornano i sic! ) sta vivendo l’economia mondiale, o per meglio dire le vecchie economie occidentali, dall’Europa agli Stati Uniti. E via con i dibattiti, i convegni, i paragoni, le analogie, le soluzioni attese e, come spesso accade, le contrapposte tesi. Nel mentre, le nazioni occidentali soffrono e, per restare ai problemi di casa nostra, le pmi chiudono, gli imprenditori (piccoli) scelgono a volte la più estrema e tragica delle soluzioni, i disoccupati aumentano e le grandi Imprese ..delocalizzano! Ma questo purtroppo è un altro discorso. Torniamo sul tema. Non c’è dubbio che, nel ’29, l’allora Presidente US Franklin Delano Roosevelt seguì la dottrina economica di John Keynes, individuò un nuovo ruolo per lo Stato nell'economia, attuando così le politiche del New Deal, Nuovo Corso, e realizzando in sostanza il modello del moderno Welfare. Personalmente ritengo sia ben difficile un confronto. La attuale situazione macroeconomica, l’economia che è diventata globale e quindi condiziona (ed influisce pesantemente) le singole politiche economiche domestiche, rende ben più arduo il compito di chi deve decidere. Una cosa è certa: Roosevelt capì immediatamente che la prima, inevitabile decisione doveva essere quella di porre regole alla speculazione finanziaria selvaggia che - in questo le due crisi sono simili (sic!) - aveva portato al crollo dell’economia reale con nefaste conseguenze. Oggi pare che il porre regole alla finanza non interessi molto…

La storia è comunque sempre maestra di vita. Quindi ho trovato molto suggestive ed interessanti le argomentazioni proposte da una nuova teoria economica che si sta diffondendo in US, la  Modern Monetary Theory, che trova il suo guru in James K.Galbraith, (professore universitario e consigliere di Obama) e fonda  i propri principi ispiratori appunto nelle teorie Keynesiane adottate da Roosevelt nel ’29, adeguandole al contesto dell’attuale situazione. Le tesi avanzate da Galbraith con la MMT sono controcorrente rispetto alle misure fino ad oggi adottate dall’Europa, (o meglio dalla Germania ndr) ovvero affermano che l'austerity imposta non è soltanto sbagliata nei tempi, perché essendo pro-ciclica taglia il potere d'acquisto quindi i consumi  nel bel mezzo di una recessione, ma è concettualmente assurda. Eretico? Da una parte vien voglia di pensarlo, perché altrimenti stanno (stiamo) sbagliando tutto! E allora son guai perché non possiamo permettercelo!

Che cosa propone Galbraith con la MMT, peraltro sostenuta da un sempre maggiore consenso di altri illustri economisti e corroborata da una larga popolarità nei blogs che si occupano di economia? In estrema sintesi: una rivoluzione rispetto al pensiero dominante! Vengono dapprima contestati tutti i presupposti che hanno deciso le politiche economiche definite “obsolete”: dal trattato di Maastricht che  impone ai Paesi membri UE di non  superare il 3% del Pil (peraltro i fatti gli hanno dato ragione….), al  nuovo patto fiscale  con il quale lo stesso limite è stato ridotto allo 0,5% del Pil. La domanda che pone è di una semplicità direi geniale o folle:  chi ha stabilito che il debito pubblico di uno Stato sovrano diventa insostenibile sopra il limite del 120% del Pil? Dove sono le prove? Sostiene invece la MMT che non ci sono tetti razionali e predefiniti al deficit e al debito sostenibile da parte di uno Stato, in quanto le Banche Centrali hanno un potere pressoché  illimitato di sostenere i  disavanzi pubblici stampando moneta. E non solo questo è possibile, ma soprattutto è necessario in tempi di recessione e stagflazione, specialmente se quest’ultima è dovuta ad un aumento dei prezzi della materia prima e non imputabile alla massa di moneta circolante. La soluzione per la ripresa e la  crescita passa attraverso un rilancio della spesa pubblica in deficit, immettendo nel sistema  la necessaria liquidità ad opera della Banca centrale. Non certo con l’austerity e l’aumento  delle tasse: almeno non nella contingente situazione delle economie occidentali.

Non è facile, come detto, confutare la tesi espressa da Galbraith & C. , date le variabili macroeconomiche e le influenze delle nuove economie, consolidate e “rampanti”. Tuttavia occorre riconoscerle un certo fascino. Se si condivide il pensiero che il deficit pubblico nel quadro economico attuale possa essere soltanto buono, ovviamente a condizione che venga finanziato e sostenuto  dalle banche centrali con l’acquisto senza limiti dei bonds emessi dai rispettivi singoli Paesi, allora questa leva monetaria va usata in modo nuovo e per certi versi  spregiudicato nel sistema delle imprese e dell’economia reale. Ma è l’opposto  di quanto succede in Europa, mentre negli US la paventata nuova manovra di Obama sembrerebbe seguire e sposare tale strategia. E’ il fascino che scaturisce dai rispettivi antitetici  atteggiamenti: da una parte l’attendismo che tende a curare una gravissima infezione con l’antibiotico del rigore e dei tagli, dall’altra l’azione risolutiva di un deciso intervento chirurgico con l’immissione di nuova linfa vitale per le imprese e le famiglie. Tutte le due soluzioni proposte sono a rischio, ma non nego che “l’azione” mi ha sempre più affascinato “della difesa”. Ma è solamente una questione di carattere, tuttavia dato che Draghi & C. o meglio la Troika hanno fatto da tempo la loro valutazione, per puro istinto personale di sopravvivenza, l’auspicio che formulo è quello che le teorie di MMT siano  eretiche e folli. Oggi però, riferendosi alla Grecia  la stessa Merkel dichiara che non vi è alcuna certezza sul salvataggio del Paese nonostante le misure adottate e contemporaneamente S&P declassa ancora dichiarando il default selettivo! A questo punto quanti Sic? dovrei aggiungere?

lunedì 27 febbraio 2012

Che finisca l'Inverno!


E’ stato un weekend di sole e temperature primaverili – almeno per quanto riguarda il nord Italia – che ha anticipato la nuova stagione, la primavera, da sempre nell’immaginario di tutti noi segnale del  risveglio  della natura che ci  predispone al  buonumore. E così è stato, almeno per il sottoscritto che ha rispolverato la sua motocicletta ed ha potuto godere della prima uscita stagionale, in compagnia di una passeggera “coatta” …(moglie)

Oggi sembra sia tornato …l’inverno,  e non mi riferisco al clima.

Dalla lettura delle news e delle agenzie di stampa sui fatti accaduti tra sabato e domenica, alcune notizie mi  hanno indotto questa mattina  ad un cupo stato d’animo invernale, nonostante splenda ancora  il sole. Non certo quella relativa al noto processo Mills: basta polemiche, è finita un’epoca e  nonostante in Italia ci siano sessanta milioni di giuristi che per alcuni giorni  commenteranno la sentenza di prescrizione per Berlusconi, non la trovo rilevante, quindi …giriamo pagina!

Dicevo, tre notizie, peraltro a mio avviso legate tra loro da un sottile principio di causa / effetto sebbene i fatti siano successi  in luoghi distanti ed appartengano a personaggi con ruoli e professioni diversi.

La prima : l’invito esplicito del G20 all’Europa ad allargare i cordoni della borsa con aiuti più sostanziosi ai Paesi in difficoltà, tra i quali anche il nostro. Avevamo avuto modo di scrivere giorni fa in merito alle previsioni di crescita pubblicati dalla Commissione Europea – meglio dire non crescita – e di come queste mi  inducevano ad avere molte riserve sulla reale possibilità, in particolare per la Grecia, di onorare gli impegni presi. Quindi ritengo sia azione da prendere in seria considerazione.

La seconda riportata sul Financial  Times, riferita  alla prima,  sui commenti del ministro tedesco Shaulbe che, fermamente contrario agli aiuti suggeriti dal G20, afferma:  “se diamo una merendina all’Italia ed alla Spagna di 700 / 1000 Mld finirà che non faranno più i compiti” . Dapprima mi è tornata alla mente la figura della mia insegnate di matematica al Liceo (che ha fatto di tutto per fare odiare a noi studenti la materia),  poi ho pensato all’arroganza di queste affermazioni:  chi lo ha autorizzato a salire in cattedra ed assegnare i compiti a casa e valutarli ex ante ?  Infine al pericolo di un progressiva intolleranza diffusa tra le nazioni membre nei confronti dell’unita Europea, ancora non unità politica, con una moneta che è di nessuno degli Stati che la utilizzano, e che tali affermazioni certo non contribuiscono a risolvere.

E mentre Shaulbe si occupa di merendine, la terza tragica notizia è  l’ennesimo suicidio di un piccolo imprenditore di 65 anni e di un elettricista, un  lavoratore dipendente che ha perso il posto. Imprenditori e lavoratori dipendenti uniti in una tremenda decisione finale.  
A questo punto non bastano le parole per descrivere, da una parte,  la lontananza di quel mondo delle “merendine” dalla vita reale; dall’altra la pietosa, estrema  soluzione ai loro problemi che questi due disperati hanno deciso di adottare. Tuttavia, sono fatti intimamente legati tra loro e pongono brutalmente e tristemente la questione dell’importanza di mettere al centro l’uomo, con i suoi bisogni primari,  e le iniziative a favore e supporto dell’economia reale. L’auspicio è che si riesca a comprendere in fretta,  per non correre il rischio che questo inverno che dura oramai da troppo tempo ..non finisca mai.

domenica 26 febbraio 2012

Economist & Finanza buona


Riporto con piacere l’articolo pubblicato oggi dall’ Economist che parla del private equity e del venture capital private quali strumenti di "finanza buona" a supporto delle PMI, attivi in UK da diversi anni. In questo senso, il mio intervento  pubblicato alcuni giorni faPrivate equity e sistema PMI “ con il quale suggerivo ed auspicavo di prendere esempio.



On the side of the angels

New ways of lending to small businesses

If There is  one bit of finance where people agree on the need for more innovation, it is in lending to small business. Policymakers are desperate to get more credit flowing to this vital engine of economic growth. Banks claim that lending is muted because demand is subdued, but that is not the only problem. Small and medium-sized enterprises (SMEs) are harder credit risks to assess than large ones, so they attract higher capital charges and are often the first to lose their funding in a downturn.

A host of new firms have sprung up with solutions. Some are seeking to fill the gap left by the banks, rather than overhaul the way that lending is done. Shawbrook is a new, specialised lender to small firms in Britain, where the dominance of a handful of big banks makes the choice for SMEs particularly limited. Owen Woodley, Shawbrook’s boss, says that it can get its credit analysis done faster than the established institutions.

Other firms are trying to reinvent small-business financing by providing virtual marketplaces where investors and SMEs can come together. In the world of equity capital the pacesetter is a British firm called Crowdcube, which uses the idea of “crowdfunding” to enable lots of investors to buy up small stakes in start-up firms.

The same peer-to-peer model lies behind Funding Circle, another British start-up which launched in 2010 to facilitate lending to small businesses for periods of one to three years. Businesses go through an underwriting process before they get on to the company’s website, where lenders, predominantly individuals, can bid on the rate at which they are prepared to lend. The average loan is £40,000 ($63,000), the rates are competitive and firms get hold of the money within about two weeks. Samir Desai, a co-founder, dismisses the argument that lending to small firms requires bankers to make personal credit assessments: “SMEs want low costs, a quick process and a transparent fee structure, not a relationship.” Lenders are encouraged to spread their risk among at least 20 borrowers.

There is another way of speeding up the underwriting process: taking a bet not on an SME itself but on its debtors. The Receivables Exchange, launched in New Orleans in 2007, enables investors to buy up invoices, or fractions of them, owed to small businesses. The idea is similar to factoring, whereby firms sell off all their invoices at a discount to improve their cashflow. But the idea behind The Receivables Exchange—and MarketInvoice, a British equivalent—is to break receivables down into small, tradable units so that buyers can make judgments on individual debtors and diversify their holdings. “We provide electron-level transparency,” says Nic Perkin, a co-founder of The Receivables Exchange. Transactions are somewhat less minuscule, approaching a rate of $1 billion a year.

venerdì 24 febbraio 2012

Flash dall'Ocse : concorrenza & suggerimenti

Un outllook tutto sommato positivo per la strada intrapresa dal Governo Monti arriva dall'Ocse con il rapporto sulla crescita

In sintesi:

  • L'Italia deve «ridurre le barriere alla concorrenza» si scrive nel rapporto annuale dell'Ocse, che fa riferimento a diversi settori, tra cui professioni, servizi locali e commercio. «Il peggio è alle spalle,  ma la disoccupazione resterà alta per tutto il 2013, non ci saranno prospettive di ripresa e i bilanci pubblici rimarrano su livelli insostenibili per molti Paesi dell'area Ocse"

  • L'Ocse chiede anche di «Ammorbidire la protezione del lavoro sui contratti standard». L'Italia infatti: «non ha ancora intrapreso azioni significative» ma sta «considerando una riforma del mercato del lavoro, mirata ad ammorbidire le tutele sui contratti standard» con «una riforma welfare per migliorare la rete di sicurezza per i disoccupati».
..... un bell'assist a Monti ed alla Fornero, sebbene deve far riflettere la previsione di una mancanza di prospettive di ripresa per tutto il 2013, con quello che ne consegue.

Crescita & sconforto : le stime 2012


Pur essendo un inguaribile ottimista, solitamente propenso più al fare che all’aspettare , devo riconoscere che ho provato una sensazione di sconforto leggendo le note stampa diffuse dalla Commissione Europea  riferite alle stime di crescita (? ..sic!) del pil europeo per il 2012. Sconforto per i dati che, come sempre accade quando ci sono numeri,  ci palesano in maniera brutale una serie di problematiche che ben difficilmente potranno essere risolte,  a mio parere, con una politica economica basata sostanzialmente sull’austerity e la conseguente contrapposizione delle parti sociali. Vediamo alcuni punti:

-          La previsione al ribasso – riferita al Pil dell’Eurozona – precedentemente  prevista in aumento dello 0,5%       (aumento ? sic!)   è stata rivista in ribasso di 0,8 punti percentuali (sic!, sic!) a causa del perdurare delle condizioni economiche critiche . Quindi, la Commissione parla di stagnazione. Sarebbe più opportuno, a mio avviso, usare il termine stagflazione, ovvero quel  micidiale cocktail di  stagnazione ed inflazione che, sebbene non imputabile all'aumento della massa di moneta circolante, avviene per effetto dell’aumento dei prezzi delle materie prime e delle accise  (degli effetti terribili  di una tale situazione,  avevo scritto in un altro commento che vi invito a rileggere pubblicato giorni fa su www.lacrepa.org).

-          Lo sconforto aumenta quando i numeri fotografano le previsioni dei Paesi più “chiacchierati”, tra i quali (sic!) il nostro. Una brevissima  considerazione sulla Grecia è d’obbligo. Si indica un -4,4%:  in questo caso, tutti i “sic!” del mondo non basterebbero! Quindi, mi limito a pormi/porvi una sola domanda:  come sarà possibile che il Paese possa far fronte agli  impegni presi? A mio avviso sarà molto, molto difficile: chi avesse la soluzione è pregato di farmela pervenire.... 

-          Veniamo quindi al Belpaese, e anche qui sono dolori. Le stime della Commissione europea prevedono un calo del nostro Pil dell’1,3%. Con le dovute proporzioni, vale ahimè l’analogia con la Grecia, auspicando ovviamente una conclusione ben diversa. E’ doveroso rimarcare – ci dice sempre la Commissione che tale stima rimane sub judice dello spread, il famigerato differenziale dei nostri titoli con il bund tedesco, ovvero che debba mantenersi attorno ai 370 punti.

Questi sopra, in sintesi, i  punti salienti.

Stando sulle questioni di casa nostra, cosa dire? Una diminuzione percentuale di tale portata significa in valori assoluti miliardi di euro di Pil in meno, con tutte le conseguenze negative che questo comporta in termini di occupazione, perdita di consumi, perdita di fabbisogno per il welfare e via a cascata. Nella nota della Commissione si legge che il ritocco al ribasso è causato da “un alto livello di incertezza, i consumi più cospicui e gli investimenti delle aziende vengono rimandati, con la conseguenza che le stime di crescita per la prima parte del 2012 sono peggiorate rispetto alle stime precedenti  Quindi, una soluzione potrebbe essere quella che l’incertezza (dei consumatori) e la mancanza di investimenti  (delle Imprese) siano risolti da una bella iniezione di liquidità da parte delle Banche nel sistema della manifattura, dallo smobilizzo del free lunch che è stato il denaro prestato loro dalla Bce a tassi di  favore  e che avrebbe dovuto essere in gran parte destinato a dare ossigeno alle Imprese,  all’economia reale, e non utilizzato per …ricomperare il loro debito! Come ho più volte sostenuto, dobbiamo guardare al denominatore nel rapporto debito / PIL.

E per quanto riguarda lo spread, siano promulgate norme chiare e severe nei confronti della finanza speculativa, sui futures , derivati e sulle vendite/acquisti allo scoperto. Altrimenti quella finanza che attraverso computers e software sofisticatissimi  ed autonomi , è in grado di generare, come ha fatto, disastri mondiali, sarà la causa del ritorno al Medioevo.  Superiamo quindi lo sconforto: occorre urgentemente “fare”, rimettere l’uomo al centro dell’interesse, altrimenti  saremo travolti dal nostro “aspettare” nel subire passivamente gli eventi.


giovedì 23 febbraio 2012

Verso Nord, con Cacciari si rivede la vecchia Lega

Verso Nord, con Cacciari si rivede la vecchia Lega

Sanità pubblica & coscienza privata


Sulla sanità pubblica ed in particolare il caso dell’Umberto I, si sono espresse giustamente molte critiche. Occorre tuttavia non generalizzare, altrimenti il rischio è quello di  non essere obiettivi nelle espressioni, paradossalmente enfatizzando le negatività e minimizzando le positività. Certo, il sistema sanitario pubblico risulta viziato in molti casi da aspetti che nulla hanno a che vedere con la cura ed il rispetto del malato, bensì  più  affini a mere questioni di vantaggi personali, incarichi prestigiosi e ben retribuiti, o “parcheggi” per amici, nel senso di assunzioni particolarmente facili…

Ma abbiamo anche centri di eccellenza, dove tutto il personale medico, paramedico ed ausiliario, i volontari di pronto intervento,  si impegnano nella loro missione con ottimi risultati, ponendo la Sanità italiana sicuramente in una posizione di primo piano. Pensiamo al modello americano e per esperienza diretta, avendo una moglie medico cardiologo inglese, al sistema sanitario anglosassone. Davvero non farei a cambio.

Si deve quindi procedere alla riproposizione dei modelli validi  laddove il sistema non funziona, anche in un positivo confronto con la sanità privata che non deve essere vista quale antagonista, ma come ulteriore possibilità di scelta per il cittadino ed una opportunità per il Paese. Contestualmente, un controllo attento sui centri di costo inutili (che sono molti), con un preciso percorso meritocratico  per gli addetti. Anche nella sanità pubblica, deve vigere la regola  del  merito : chi si  dimostra bravo deve essere premiato, gratificato ed andare avanti.

Infine, sul caso dell’Umberto I, nel  disappunto per quanto è accaduto, mi chiedo : ma dove erano i parenti di quella povera signora così miseramente umiliata? E qualora non avesse avuto accanto i suoi familiari, perché nessuno dei presenti si  è adoperato per riportare immediatamente una così penosa situazione a chi di dovere? Credo  dovremmo essere tutti più proattivi nelle situazioni di disagio altrui che ci possiamo ritrovare a vivere nella nostra quotidianità : non aspettiamo che siano gli “altri” a fare qualcosa, facciamolo noi, senza che arrivi Striscia la Notizia a  sollevare il caso….ed educarci al rispetto dell'essere umano!

USA: un esempio da seguire..rapidamente!


Al momento è ancora una proposta di riforma fiscale quella del Presidente Obama, ma indicativa della particolare attenzione rivolta al settore manifatturiero Usa considerato (a ben ragione dico io) tra le priorità assolute. Una forte riduzione delle aliquote fiscali per le imprese che decidono di produrre in terra americana, nell’ordine di ca. 7 punti percentuali, passando così dal 35% al 28% ed in alcuni casi fino al 25%.

Saranno poi prese reali misure rivolta a combattere l’elusione fiscale (quante volte ne abbiamo parlato…) ovvero quei giochetti contabili che consentono a molte Imprese di ridurre la base imponibile utilizzando Sedi in Paesi con tassazioni risibili. In altre parole:  vuoi delocalizzare? Fallo pure, ma non pensare di risparmiare un centesimo! Al contrario, sono previsti incentivi per le imprese americane che mantengono la produzione in patria.  Se non sono solo promesse in vista delle elezioni, direi che il Presidente US ha davvero centrato il colpo!

Pensiamo per un attimo ad una riforma simile nel nostro Paese, con tutte le sue eccellenze produttive, ed il vantaggio che ne avrebbe: da una parte il comune supporto del “Made in Italy” (100% certificato..) dall’altra una nuova positiva iniezione di entusiasmo per chi ha già  intrapreso (e vive allo stato le note difficoltà) o decide di avviare una attività manifatturiera nel Belpaese.  Pensiamo alla crescita? Non perdiamo tempo!

Caro Oscar: i partiti? Ci saranno, ... quelli nuovi!


Capita ad un   papà di dover accompagnare  la propria figlia ed un’amica in partenza per Londra all’aeroporto di  Milano (?) Orio al Serio e per evitare code interminabili nelle tangenziali, decidere di percorrere strade alternative ritrovandosi comunque invischiati nel traffico.  Mentre le due ragazze parlano dei loro studi universitari, di costumi di carnevale e ..di tutto e di più, anche per istinto di sopravvivenza accendo la radio. Ascolto su Radio24 il mio amico Oscar Giannino  con la sua rubrica, dove gli interventi sono accompagnati in sottofondo da una canzone  dal titolo “This is the end” che la dice lunga sul suo pensiero riferito all’attuale situazione.  Ho sempre apprezzato Oscar Giannino per la precisione dei sui commenti , per lo spirito liberale che li contraddistingue e per il tono deciso con il quale vengono esposti.

Sono rimasto quindi sorpreso nel percepire la mancanza di una sua ferma opinione sul tema che affrontava questa mattina, ovvero  del futuro  dei  partiti politici allo scadere del mandato Monti. La questione di fondo era : ci saranno ancora? Anche dagli interventi dei suoi ospiti non emerge una c risposta chiara ed univoca. Sicuramente la domanda posta non è facile. Di certo l’esperienza Monti è un duro colpo per tutti gli schieramenti politici che, in ultima istanza, hanno certificato la propria incapacità di gestire la res publica, proprio affidando il bastone del comando ad un “tecnico” non eletto dal popolo. Il fallimento della democrazia, quindi, essendo stato il Presidente della Repubblica (dovremmo dire grazie al cielo?!) a prendere “di petto”  la situazione,  dovendo peraltro riconosce a Berlusconi di aver fatto cosa degna nel rassegnare le dimissioni.

Si spiega così l’attività frenetica di questi giorni da parte di tutti i Leaders dei maggiori schieramenti, da destra a sinistra, ammiccamenti ed incontri cordiali (?) tra persone che fino a poco tempo fa si “scannavano” in diretta tv, non risparmiandosi nell’intento di smontare le tesi contrapposte piuttosto che proporre le proprie soluzioni:  il teatro della politica che ha portato ad una insofferenza generalizzata verso la medesima.  Oggi, al contrario,  tutto sembra quasi innaturale e …forzato dall’esigenza di sostenere un governo che possa prendere decisioni che, a vario titolo e per non scontentare nessuno, non sono stati in grado di prendere negli ultimi vent’anni..per riferirsi solo alla cosiddetta seconda repubblica. Possiamo ben comprendere che è una situazione effimera.

Tornando alla questione posta da Giannino, non credo possa esistere una democrazia senza partiti politici. Quindi riferendomi alle prossimi elezioni, rispondo:  ci saranno. Su questo, caro Oscar, sono più determinato di te! Ma a differenza delle situazioni  precedenti, mi sento di poter affermare che questa volta sta crescendo una sana  voglia di partecipazione da parte della società civile, di personalità di cultura e professionalità,  con la nascita di movimenti popolari, liberali , riformisti e moderati che si stanno organizzando a livello locale e che, se manterranno la loro “genuinità” saranno davvero in grado di proporsi al giudizio degli elettori, ottenendone i favori. In sintesi, saranno nuovi movimenti / partiti che saremo chiamati ad eleggere. ...E gli altri, quelli "vecchi"? ..Vedremo!

mercoledì 22 febbraio 2012

Credit crunch & PMI


Il sistema produttivo delle piccole e medie Imprese è una caratteristica direi esclusiva del nostro Paese. Il problema della stretta creditizia non riguarda solo le imprese ma anche le famiglie, avvilendo così i consumi interni  ed instaurando un pericoloso circolo perverso.
Succede quindi sempre più spesso che il ricorso al credito non sia finalizzato a nuovi investimenti  rivolti alla crescita, bensì per sostenere il circolante, la mancanza di liquidità! Ecco perché il credit crunch ha effetti deleteri sul sistema delle PMI, ponendole sempre più frequentemente nella condizione di chiudere o ricorrere… ad usurai!

martedì 21 febbraio 2012

Ecco la Società Civile


Pubblichiamo più che volentieri l'intervento di Romano Perissinotto, che lo scorso martedì 11 ottobre ha organizzato un incontro informale tra simpatizzanti di Italia Futura presso l'Hotel Park Hyatt a Milano. Questa è la testimonianza che qualcosa si sta muovendo, a partire dai cittadini che compongono la società civile.
In questi ultimi giorni, avevo avuto modo di leggere più volte le parole di Steve Jobs rivolte ai laureati di Stanford "siate affamati, siate folli". Personalmente ritengo sia il messaggio più bello che si possa dare ad un giovane che si accinge ad affrontare il futuro.
Ebbene, questo invito ben rappresenta lo stato d'animo e l'atteggiamento dei partecipanti all'incontro informale e spontaneo che si è svolto a Milano. Affamati di voglia di fare, di contribuire con le proprie esperienze alla realizzazione di un movimento liberale, moderato e riformista, di rilanciare l'immagine di un Paese con enormi potenzialità inespresse. Folli da credere di poterlo fare, sognatori e visionari ma con un fortissimo senso pratico.
È stata l'occasione per discutere, quali esponenti della società civile, del ruolo che deve assumere l'Associazione nella quale ci riconosciamo. Sono stati valutati i recenti sondaggi che indicano chiaramente come l'attuale bipolarismo non sia, in effetti, un vero bipolarismo, ma frutto di accordi e concessioni reciproche di tanti, troppi schieramenti: in sintesi, tutto ciò che ha impedito in questi ultimi anni una reale riforma dello Stato in chiave moderata e liberale.
Ed è proprio sui numeri che fotografano l'attuale situazione del Paese che sono emerse le prime conclusioni. I sondaggi effettuati da più parte fanno emergere dati per certi versi inquietanti ma nel contempo... stimolanti! Mi riferisco in particolare a quel 44% di cittadini che hanno dichiarato che non andrebbero a votare in quanto non si riconoscono negli attuali schieramenti. Il 60% si è manifestato favorevole ad un ingresso in politica del Presidente di Italia Futura (ed è un chiaro invito a Luca: il 49% è convinto che tu possa ben rappresentare gli interessi del Paese nel ruolo di Premier!). Nel dettaglio, questa ipotesi è particolarmente gradita tra gli elettori di centro e centro sinistra. Ed anche nel centro destra sarebbero molti coloro i quali hanno manifestato la loro delusione per il fallimento dei loro attuali rappresentanti nella "promessa" di una rivoluzione liberale e riformista.
È quindi emerso chiaramente l'appello ad assumere un ruolo passivo (nel senso di soggetto politico) dell'Associazione, muovendo le proprie basi da un'attenta analisi di quelle liste civiche che si riconoscono nei medesimi valori e conoscono molto bene il territorio e le esigenze della persone. Da qui le premesse per un Movimento Nazionale.
Il fattore tempo è essenziale. Sono di ieri le voci che si rincorrevano in Parlamento in merito alle dichiarazioni del Premier, oggi riportate sui media, circa la possibilità di nuove elezioni a breve. Il pericolo è che ci si ritrovi impreparati, con la inevitabile conseguenza che assisteremo all'ennesimo e stucchevole teatrino delle "alleanze" dei soliti noti...
Tutto ciò non è ammissibile: il Paese, le persone e le Imprese, non sono in grado di sopportate ulteriori "giochini di palazzo" utili solo per mantenere una qualche poltrona!
Grazie a tutti coloro che sono intervenuti, grazie a Francesca che è preoccupata per il futuro dei suoi figli, grazie a Damiani che "macina" chilometri per diffondere le idee, grazie ad Ingrid per l'organizzazione. Tutte persone serie: abbiamo bisogno di persone serie.
Il tempo del dilettante è finito!

Giochi & lotterie : oppio dei popoli

Il mio disappunto è comune anche nel mondo cattolico: ANSA) - ROMA, 24 FEB - La falsità "sistematica di certa pubblicità è delittuosa. Uccide il modo corretto di pensare e agire. E' un attentato alla società". Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente Cei, parlando ad un convegno sul gioco d'azzardo. E' dunque necessario, ha aggiunto, "resistere alle malattie nuove della post modernità" come quella "del gioco che crea false illusioni. Quando bruciamo risorse non resta altro che cenere". Riferendosi al gioco l'ha definendo "una vera emergenza sociale". Peraltro, quella che il cardinale ha definito "emergenza sociale" rischia di diventare anche una bolla economica pronta ad esplodere con effetti nefasti sul sistema. Le società concessonarie sono sempre più indebitate nonostante la crescita dei volumi di gioco, calcolata nel 2011 attorno agli 80 miliardia, circa un decimo della spesa totale degli italiani. Una pura follia che non si traduce nemmeno in una attività remunerativa per le dette Società, costrette ad emettere obbligazioni sulle quali vengono effettuate operazioni di derivati. Il leveraggio finanziario sul gioco è quanto di più malato si possa concepire!

Confindustria : perché tifo Bombassei


Sono giorni frenetici in Confindustria: si avvicina la scadenza elettorale ed il “gioco” tra i due contendenti diventa sempre più aspro. Da una parte Giorgio Squinzi, patron della Mapei, dall’altra Alberto Bombassei, titolare della Brembo. Quest’ultimo si è arrabbiato non poco (giustamente a mio avviso) per il titolo del Sole24ore di alcuni giorni fa che poneva l’avversario “in avanti” nella corsa alla successione della Marcegaglia. In effetti suona quantomeno sospetto che il giornale edito da Confindustria riporti tale titolone… Vabbè, sono note le “simpatie” che l’attuale Presidente nutre nei confronti di Squinzi.

Bombassei, da parte sua, non esita a controbattere con una lettera piena di polemiche verso il Comitato del Mezzogiorno dell’associazione,  accusandolo di aver espresso una preferenza che, in realtà, non corrisponde concretamente al reale desiderio degli associati, ma puro gesto di cortesia dei vertici meridionali alla Mercegaglia ai soli fini di influenzare la Giunta di Confindustria  chiamata ad eleggere il nuovo Presidente il prossimo 22 marzo. Si susseguono ulteriori colpi di machete: le dichiarazioni del capo di Confindustria  di Reggio Calabria che pubblicamente ha  avvallato la tesi di Bombasei, richiami all’ordine da parte di Roma con l’ipotesi di chiudere la sede(commissariata) di Reggio Calabria. Si arriva quindi al duro colpo (mortale?) verso il  duo Squinzi/Marcegaglia  allorquando in  un articolo de l’Espresso   vengono rivelati i modi (irregolari ?) con i quali sono stati erogati milioni di euro all’imprenditrice Cristiana Coppola, vice e fedelissima alla Presidente Marcegaglia. In tempi di crisi e di credit crunch, il fatto che un alto dirigente dell’Associazione ottiene ca 25 milioni in maniera piuttosto facile, non è certo un bel viatico alla causa ….

La lotta  tra i due contendenti continua a colpi di dichiarazioni e presenze sui media, compresa quella sempre più assidua della Marcegaglia presso la sede del Sole24ore: dicono stia progettando l’arredamento del suo futuro ufficio da Presidente in caso di vittoria del suo “protetto”.

Non ho mai avuto particolari simpatie per Emma Marcegaglia e concordo con quanto scritto da Giuliano Ferrara che l’ha definita” il peggior Presidente della storia di Confindustria”. In effetti ha gestito l’Associazione senza mai concretizzare nulla, sia nei rapporti spesso troppo ammiccanti con il Governo,  sia nei confronti dei Sindacati, in una azione quantomeno sterile. In particolare, cosa che spesso le ho contestato, non è riuscita a risolvere il conflitto d’interessi che tutt’ora si appalesa all’interno di Confindustria, ovvero quello tra le grandi aziende (poche) e le PMI (molte) e le conseguenti strategie di supporto ad entrambi, senza che le prime prevarichino sulle seconde, vero motore del sistema economico del Paese.

Alberto Bombassei rappresenta, a mio avviso, l’uomo che è in grado di porre fine a questo stato, per la sua esperienza imprenditoriale e per l’eccellenza riconosciuta alla sua azienda, la Brembo. Ma soprattutto perché è la figura che davvero può rompere il  filo di continuità con l’attuale gestione . Per questo motivo gli vanno tutte le mie simpatie.

Made in Italy in ...vendita!

Scrivevo qualche giorno fa.."Cambio di strategia: non copio più ..me lo compro!"
In questo caso non sono cinesi, ma la sostanza ..non cambia

Grecia : il debito, la solidarietà & la sovranità


E’ durato oltre dodici ore, molte delle quali per convincere (?) le banche private a digerire un taglio più marcato dei loro crediti, ma alla fine  i Ministri delle Finanza dell’Eurogruppo hanno detto si, trovando un accordo sugli aiuti alla Grecia che, al momento, evita il fallimento del Paese. Dai primi commenti che leggo dalle agenzie,  come è giusto che sia, sembrano tutti soddisfatti.

La Grecia riceverà i 130 miliardi di euro necessari , sono stati ridefiniti i parametri per il debito, realisticamente più alti dei precedenti e, come detto, dato una sfoltita ai debiti nei confronti delle banche private, per lo più tedesche, francesi e americane. Fossimo a scuola, potremmo dire che i Professori hanno superato il compito in classe. Pericolo scampato, quindi.  

Ciò nonostante, pur apprezzando lo sforzo comune europeo per evitare il default, qualche riserva sulla reale efficacia  a medio / lungo termine degli interventi  (aiuti) non può non essere espressa. Sulle questione tecniche,  ovvero sulla reale possibilità che la Grecia possa, nonostante gli aiuti, conseguire gli obiettivi, si è e si continua discutere molto. Personalmente sono dell’opinione (e lo scenario si avvicina molto al nostro Paese, sebbene con ordini di grandezza e “peso” politico nel consesso europeo completamente  differenti)  che ancora una volta si tende a non considerare il denominatore nel rapporto debito / pil, ovvero da una parte si guardano i tagli di spesa con una particolare quando doverosa attenzione, ma dall’altra non si vedono (forse perché è la componente più complessa) misure adeguate per il rilancio dell’economia, del fatturato Paese che in ultima istanza è il solo fattore che può consentire alla Grecia di riuscire nel suo intento.  In questo senso, è significativa la lettera inviata dai Leaders Europei (assenti quello tedesco e francese ndr.) con la quale si indicano  alla Commissione Europea ed al Presidente dell’Unione otto punti  prioritari per rilanciare la crescita dell’eurozona.

Sono però le condizioni imposte al Paese Grecia che credo debbano far riflettere. Di fatto, le prime notizie confermano il commissariamento del Paese, con la richiesta che sia promulgata una nuova norma costituzionale che impegni il Paese a far fronte ai propri debiti prima di utilizzare le risorse per pagare le pensioni e gli oneri sociali. Quindi  un'amministrazione controllata sempre più  oppressiva, con  un conto vincolato a garanzia del debito e la  presenza costante  della Troika (Ue-Bce-Fmi)..  sul Partnenone. Ci si ritrova nella sostanza alla perdita della propria sovranità nazionale: questo è l’aspetto umiliante per la nazione greca. Certo, non è il caso di parlare di solidarietà

La questione finale riguarda quindi tutta l’idea di una Unione Europea, laddove in  tutti gli Stati membri, per diverse ragioni, sta montando un clima di avversione che certo non lascia intravedere  buoni auspici per il futuro. Riusciranno i Professori europei , spesso troppo asettici e meticolosi  nelle loro decisioni (che riguardano la vita reale di tutti i cittadini e faremo bene a non scordare le immagine di Atene) a garantire il salvataggio della Grecia e …dell’Europa? Come rispondeva  Einstein quando gli venivano poste domande dai suoi studenti che imponevano risposte particolarmente complesse: “..Staremo a vedere”

lunedì 20 febbraio 2012

Cambio di strategia : non copio...me lo compro!

Per essere più esatti, il titolo non è completo. Avrei dovuto aggiungere “continuo a copiare e nel frattempo mi compro l’originale”. L’aggettivo originale non si riferisce ad un qualsivoglia prodotto finito che può fregiarsi del supermarchio “Made in Italy”, bensì all’Azienda italiana che lo realizza! E, guarda caso, si tratta spesso di Aziende il cui Marchio è parte delle nostre eccellenze, quelle per intenderci che hanno reso il lifestyle italiano un benchmark nel Mondo. L’ultima notizia è relativa alla vendita di uno storico marchio dell’automobilismo italiano, la De Tomaso, alla la Car Luxury Investment che è sì una società italiana, ma del gruppo cinese Hotyork Investment Group! Era nell’aria da qualche tempo, più precisamente da quando lo scorso dicembre l’azionista di riferimento italiano, la famiglia Rossignolo aveva concesso l’uso di alcune licenze di utilizzo di brevetti. La cifra di cui si parla è di ca. 12 Mli. Chi, come me, è attorno ai cinquanta, non può non provare un certo senso di nostalgia e delusione pensando ai miti della nostra infanzia, la Pantera de Tomaso….(sic!) Il caso De Tomaso è in sequenza temporale ad altre recenti cessioni di Brands italiani a Gruppi asiatici. Molti di questi, come detto, simboli del MiI: dai Cantieri Ferretti (che navigavano in cattive acque), a Broni ed Allegri per citarne solo alcuni. La stessa Bulgari era stata ceduta al colosso Lvmh, ma di Gruppo francese si tratta, Europeo, quindi non c’entra… Le prime dichiarazioni (di circostanza?) da parte dei nuovi azionisti, comuni a tutte queste cessioni sono la soddisfazione per l’accordo raggiunto e la conferma che saranno mantenuti i siti produttivi in Italia. Meno male, data la situazione generale, la seconda (la conferma) è una bella notizia: l’arrivo di nuovi capitali rimpingua le casse (spesso scarne) e consente gli investimenti necessari allo sviluppo. Almeno questa è la prima considerazione che sorge spontanea. Ma c’e da fidarsi dei commenti e delle promesse? Non pensiamo male (..ma spesso ci si azzecca), tuttavia qualche riserva c’è! Più precisamente : chi potrà impedire ai nuovi proprietari di trasferire le produzioni in Paesi più allettanti sotto il profilo dei costi di produzione, della burocrazia e dell’imposizione fiscale una volta acquisito in toto il know-how? Badate, non mi riferisco a quello industriale che già conoscono meglio di noi, bensì al particolare approccio mentale alla manifattura che è, direi, una peculiarità esclusiva italiana, fatta di cultura ed esperienza nell’individuare i dettagli, nel determinare il particolare vincente e nel saperlo presentare: quello che mi piace definire l’anima dei prodotti Italiani. Ecco il vero valore immateriale del Made in Italy: “l’anima” non è riproducibile a basso costo! Proprio per questo ce la stanno comprando: l’hanno capito!

A proposito del Governo Monti, della finanza speculativa, dei derivati, del rating, delle Pmi, del…Caos!

Che il caos regni sovrano in questi difficili tempi pare essere l’unica certezza! Ho sempre pensato che quando una situazione e/o circostanza appare “troppo” confusa e…stupida, probabilmente tanto confusa e stupida in realtà non lo è per niente. Veniamo al punto, fotografando gli ultimi eventi in successione temporale, tralasciando volutamente la vicenda della Grecia, anche se esemplificativa per l’oggetto di questa riflessione, per rispetto e solidarietà verso un popolo umiliato e vessato. Fine dicembre 211: le Banche ottengono i 489 miliardi di prestiti triennali della Bce concessi nell’asta di dicembre ad un tasso d’interesse annuo dell’1%: è un affare! Si stima che i prestiti arriveranno a un totale di 1.200 miliardi dopo la seconda asta di fine febbraio . Molti osservatori affermano che è proprio un “free lunch”, un pasto gratis, un vero regalo. Dovrebbero servire (anche.. ed io dico soprattutto) a combattere il fenomeno del stretta creditizia, il cosidetto credit crunch, alle famiglie (mutui) ed alle Imprese (affidamenti). In sintesi, quella che dovrebbe essere una boccata d’ossigeno per l’economia reale! Non è così (sic!) almeno per il momento. Nel frattempo, il tasso di insolvenza delle PMI italiane è cresciuto del 39% e le stime ci dicono che ca. 25.000 (venticinquemila!!) PMI falliranno nel corso dell’anno, con ca. 625.000 (seicentoventicinquemila!!) posti di lavoro che andranno bruciati! Lo scorso 23 gennaio, nel più assoluto silenzio, vengono trasferiti dal Ministero del tesoro italiano ca 2,5 Mld alle casse di Morgan Stanley, per estinguere una posizione di derivati (!?) e consentendo così alla banca americana di “alleggerirsi” di un fardello…che si è accollato Banca IMI, ovvero IntesaSanpaolo! Il silenzio è d’obbligo, visto che stiamo parlando di derivati: il termine non è gradito (ovviamente) all’opinione pubblica! E mentre si chiedono sacrifici agli italiani…… Nell’ultimo viaggio del nostro Presidente del Consiglio negli US, grandi manifestazioni di consenso: gli viene persino dedicata la copertina di Times (per la verità è quella dell’edizione asiatica, ma sempre copertina è) che lo qualifica come una sorta di Messia Salvatore dell’Europa. Vabbè, ci sta e tutto aiuta….per il rating del nostro Paese. La notizia di oggi : ulteriore declassamento del nostro Paese da parte di Moody’s, agenzia di rating (privata) americana. L’Italia è stata riposizionata al livello A3: se continua così, nel senso che se non si porrà una limitazione al potere delle agenzie di rating (giova ribadirlo, private!) e non si costituirà una nuova forma istituzionale di certificazione dei debiti sovrani, andremo in …cantina! Se poi pensiamo che i pareri espressi nel passato da queste società private, controllate da coloro che dovevano essere controllati/certificati (doppio sic!) non avevano previsto/ evitato la crisi finanziaria del 2008, madre della ben più grave crisi dell’economia reale, viene da dire : quale autorevolezza! Allora ci si chiede : si è così stupidi e/o confusi oppure, volutamente, non si vuole far nulla per riordinare il Caos? La risposta appare scontata: siamo vivendo l’era del dominio della finanza su tutto il mondo civile, una sorta di dittatura silenziosa ma micidiale, che vede tra i principali colpevoli non gli speculatori (a volte sciacalli come nel recente caso di Deutsche Bank che ha lanciato per la prima volta in Europa i death-bonds, titoli che speculano sulla vita e le difficoltà delle persone) ma chi consente loro, per l’assoluta mancanza di regole, di agire indisturbati: la politica! Occore riposizionare l’economia finanziaria al servizio dell’economia reale, che un vecchio artigiano mi definì “quella che produce cose che puoi toccare e ti fa sudare per realizzarle”, e non il contrario! Al contrario, ci ritroveremo in un futuro non lontano, ricchissimi di pezzi di carta (bond, cds, azioni, derivati, polize …) ma senza pane per mangiare.

Articolo su La Crepa

Riporto un mio articolo pubblicato oggi su La Crepa, giornale online di politica, economia e società. http://www.lacrepa.org/apri-la-crepa/item/inflazione-colesterolo

Private equity e sistema PMI

Venture capital privato / agevolazioni fiscali e sistema delle PMI E’ pacifico: le PMI italiane sono disarmate ed impotenti a fronte degli effetti della crisi finanziaria generata da speculatori in camicia bianca – banchieri senza scrupoli - che hanno approfittato della mancanza di regole per un indebito arricchimento personale. Certo, colpa della politica spesso connivente, di un modello di classificazione del rischio dove i i certificanti erano controllati dai certificati, ect ect. Insomma, un pasticcio globale, un tragico percorso che ha portato il Mondo in una situazione economica e sociale mai vissuta in precedenza. La crisi del ’29, sebbene generata da alcuni simili aspetti, presenta contesti tali che, a mio avviso, non sono possibili confronti. Ma questo è un altro discorso. Detto ciò, sebbene i Governi siano intervenuti sull’emergenza – in alcuni casi con un accanimento terapeutico che rischia di uccidere il malato ..Grecia ndr – rimane irrisolto il problema della ripresa e dello sviluppo delle vecchie economie occidentali. Ed il motivo? Semplice e disarmante : manca la pecunia, i soldi! Una delle conseguenze, la più pericolosa per il sistema delle PMI ed in particolare per i Paesi dove queste realtà costituiscono l’ossatura del Pil, i.e. Italia, è che le misure adottate di tagli e maggiori tasse sviliscano ancora di più i consumi, generando un meccanismo perverso con inevitabili drammi sociali. Allora, che si fa? Visto che i soldi pubblici non ci sono, le banche hanno altro a cui pensare e le imprese hanno bisogno di capitali per la loro operatività, dobbiamo pensare all’attrazione dei capitali privati. Chi investe e crede nelle imprese e le finanzia cerca il proprio profitto personale, ma contribuisce in prospettiva a quello di tutti … se si ragiona in maniera non ideologica. Si badi, nello sviluppo di nuovi business (le start up) le maggiori difficoltà sono proprio quelle relative all’accesso al credito! Occorre però che l’Investitore privato possa, scontata la preliminare positiva valutazione dell’idea o dell’impresa da finanziare, ottenere anche dei benefici fiscali legati al capitale di rischio. Se guardiamo ad altri Paesi (dovremmo fare più benchmark ) in Gran Bretagna ciò avviene dal 1995, dove pur con alcuni limiti per evitare che accedano a questi strumenti investitori non adeguati per profilo di rischio, il contribuente persona fisica ha la facoltà di investire in determinati progetti di investimento mobiliare e di detrarre dalle imposte dovute una parte del costo sostenuto per l’investimento. Per intenderci, la proposta è simile a quella del cd. “5 per mille”, esperienza di grande successo che consente di dedurre dalla base imponibile le donazioni effettuate a favore di istituti non a fine di lucro. Nel caso del venture capital si abbasserebbe la tassazione complessiva a chi vuole rischiare. Più rischio in nuove imprese ed a sostegno di quelle ritenute meritevoli , meno tasse personali. Per realizzare tutto ciò, l’idea è quella una normativa simile a quella inglese sui Venture Capital Trusts che permetta alle persone fisiche la deduzione dal reddito imponibile di quanto viene investito in venture capital, sia direttamente che attraverso la costituzione di fondi specializzati. La parte di gettito fiscale mancante, credo sarebbe ampiamente superata dai benefici in termini di mantenimento e creazione di nuovi posti di lavoro oltre alle imposte generate IVA, Ires e, chiaramente, la tassazione sull’attività delle imprese che, altrimenti, non sarebbero mai nate e/o sopravissute. Probabilmente, una operazione a costo zero per lo Stato…. Una semplice soluzione, ideale per il sistema delle PMI. Ci pensi, Ministro Passera