venerdì 31 agosto 2012

"Lo spirito italiano" di A. Chesters

La traduzione della mia intervista pubblicata domenica 26 agosto su The Observer Magazine (the Guardian)

Lo spirito italiano
di  A. Chesters

<<< Allora, Mr Perissinotto, come è la situazione  in Italia?

Sono appena rientrato dalle vacanze trascorse con mia moglie (Dr. Sarah E. Todd, la moglie del Sig. Perissinotto è cittadina inglese e lavora come Cardiologa in una clinica privata italiana) girando per la Grecia, altro Paese con qualche problema (sorride) e non sono aggiornatissimo sulle vicende dell’ultimo agosto. Non mi pare però che sia cambiato molto.

Cioè?

Leggo sui giornali italiani e su internet delle solite vicende dei vecchi partiti,  di riforma della legge elettorale, dello spread dei nostri titoli di stato rispetto a quelli tedeschi, di un’economia in sofferenza. Il solito

Sembra dal suo tono che sia rassegnato

Tutt’altro. Sono invece convinto che il mio Paese abbia tutte le caratteristiche per poter affrontare la situazione e la capacità di competere a livello globale. Occorre però prendere atto che il mondo è cambiato con la crisi iniziata nel 2008 e nulla sarà più come prima. Penso addirittura che l’Italia abbia un grande vantaggio competitivo rispetto ad altri Paesi, tuttavia scarsamente considerato dalle attuali politiche economiche. Intendo dire che il nostro sistema produttivo è costituito da una moltitudine di piccole imprese con grandi potenzialità. Deve pensare che siamo comunque il secondo Paese manifatturiero in Europa. Un esempio: anche qui a Londra le nostre firme sono le più ricercate. Basta fare un giro da Harrods per rendersene conto. L’Italia, grazie anche a questi marchi, è sinonimo di bello, di saper fare e di cura dei dettagli. Tutti possono fare una maglietta, ma i particolari di un abito italiano li vedi subito. E’ così anche per il design d’interni, per le scarpe e per l’alto di gamma in generale. E per la cucina italiana, oltre al vino naturalmente.

Dove è allora il problema?

Penso che ci siano due Paesi in uno. Mi spiego: da una parte quello delle imprese e dei lavoratori, dall’altra quello dell’attuale mondo politico. I primi hanno la percezione della realtà, soffrono la situazione, in alcuni casi in modo drammatico, ma reagiscono tra molte difficoltà. Il secondo, vive di contrasti, di parole e clientelismo diffuso. Aggiunga una pubblica amministrazione burocratica e costosa. Occorre superare questo dualismo.

In che modo?

Rinnovando la classe politica ed investendo nella giusta direzione, che sono poi le eccellenze italiane riconosciute mondo. Il Made in Italy è un supermarchio di assoluto rilievo.  Oltre ad utilizzare al meglio il nostro territorio favorendo iniziative nel settore turistico. Pensi solo alle bellezze non valorizzate del sud dell’Italia. Per anni si sono sprecati soldi per impiantare fabbriche al sud ed i risultati sono evidenti.

Tempo fa abbiamo parlato dell’interesse di molti suoi connazionali ad acquistare casa in Inghilterra per avere la residenza con le nuove leggi di Mr. Cameron. Lei mi disse che approvava l’iniziativa. E’ ancora dello stesso parere?

Si, ricordo. Certamente. Qui la tassazione sui redditi è attorno al 25%. In Italia ho perso il conto perché aumenta di giorno in giorno, sia le imposte dirette che indirette. L’iniziativa di Mr. Cameron mi sembra assolutamente valida per attirare investimenti stranieri. Vero è che il mercato immobiliare a Londra è sostenuto dagli italiani in particolare.  Sono stupito che un provvedimento simile non sia adottato anche da noi in Italia. Ho molti amici inglesi che vorrebbero investire nel mio Paese, ma sono perplessi per tanti motivi, evidentemente.

Il suo Fondo opera in questo mercato?

No, non abbiamo competenze specifiche nel settore immobiliare,  di conseguenza non rientra nei nostri programmi. Stiamo lavorando su di un progetto, direi piuttosto ambizioso, legato all’ospitalità, al cibo e prodotti esclusivi. Stiamo investendo trasversalmente in piccole e medie eccellenze.

In Italia?

Non solo, ma al momento non posso dirle altro.

Allora torniamo alla politica. Nel 2013 ci saranno le elezioni in Italia. Il partito del Sig. Berlusconi è in crisi come la Lega Nord. Il Partito Democratico sembra avere molti contrasti. Chi vincerà?

Non ho sotto la scrivania  la sfera di cristallo, quindi non posso risponderle (sorride)

Lei è tra i sostenitori del partito del Presidente della Ferrari, Mr. Montezemolo, che molti in Italia sostengono sia una copia di Mr. Berlusconi

Occorre molta chiarezza su questo punto. Italia Futura (questo è il nome del partito) è una associazione che è nata nel 2009 su iniziativa di Luca Cordero di Montezemolo con lo scopo di promuovere una visione della società italiana basata su principi che ho da sempre condiviso. Cioè quelli di modello liberale, popolare e moderato che metta al centro l’individuo, che promuova la libera iniziativa ed una minor presenza dello Stato nella vita dei cittadini. Per questo motivo ho aderito e sono tra i promotori. Diventerà a breve un movimento politico, aggregando anche altri nuovi movimenti che si ispirano ai medesimi principi. Faremo quello che Mr. Berlusconi aveva promesso, ma che non è poi riuscito a fare.

Quindi una replica?

Lei fa giustamente il suo mestiere. Le rispondo dicendo che se prima  Forza Italia e poi il Popolo delle libertà (il partito di Silvio Berlusconi) avessero mantenuto la promessa fatta venti anni fa, non ci sarebbero state le ragioni per la nascita di Italia Futura. Inoltre Mr. Montezemolo è uomo che sa far squadra, guardi la Ferrari.

Mr. Montezemolo sarà candidato Premier?

Dovrebbe chiederlo a lui. Se lo facesse ne sarei felice. Non vedo altre figure in Italia con lo stesso prestigio e carisma internazionali di cui gode il Presidente della Ferrari.

Grazie Mr. Perissinotto

Piacere mio. Data l’ora di pranzo, Le propongo per aperitivo un bicchiere di vino Prosecco, una delle tante eccellenze italiane.

Poi il mio ospite italiano chiama una sua collaboratrice che non vuole definire segretaria. Entra con un vassoio ed una bottiglia, due bicchieri e alcuni pezzi di formaggio che riconosco essere il famoso parmigiano italiano. “Lo provi – mi dice – è parmigiano. Viene prodotto in Italia nella zona colpita dal terremoto che ha distrutto molte aziende. Sono sicuro che le piace, ma deve scriverlo così qui lo comprano e aiutano quelle aziende. Poi con il vino Prosecco è perfetto” >

traduzione a cura di Valentina Perego

...Una chiacchierata su Twitter


Una  chiacchierata  su Twitter con l’amica Federica Pavan. Lo spunto è una fornitura persa: ne esce una fotografia reale sullo stato della piccola e media impresa nel Nord Est., ma comune a molti altri distretti. Ho ritenuto possa essere un motivo di riflessione interessante, da una parte sull’ atteggiamento di molti imprenditori che, sebbene animati dalle migliori intenzione e da grande forza di volontà, commettono banali errori nell’approccio al mercato (estero in particolare) che spesso  pregiudicano il buon fine di una trattativa, vanificando risorse e possibilità di sviluppo.  Dall'altra, ben più allarmante,  sul futuro di molte imprese in un sistema economico globalizzato che appare davvero molto incerto in assenza di un rapido processo di riorganizzazione e ristrutturazione produttiva, oltre ad un modello di aggregazioni trasversali per una maggiore massa critica.  


Romano Perissinotto@romperis
"Goods are from Germany but made in Croatia.." è la chiave di lettura. Il tuo "fenomeno" non può competere su queste basi
capisco la tua inc..ra! In tutta onestà credo che molti imprenditori dovrebbero fare autocritica..e rivedere strategie..
 
son la prima a dire che il 60% delle colpe di tutto cio' è dei miei fenomeni. e son la prima a bastonarli.
vero! Ed un certo tipo di industria credo non possa avere futuro in Italia.Occorre prenderne atto e cambiare approccio.Rapidi!!
 
Io - magari sbagliando - sono per il salvare il salvabile a tutti i costi ...
anche io, ..il "salvabile". Riconvertire il resto, aggregare trasversalmente in maniera sinergica .. 3F & turismo
il paese però è più interessato alle bibite gassate o alle cazzate di Bersani e Grillo ...
 
è il 40% della colpa che accennavi tu... Cambio di paradigma: anche questo ...RAPIDI!!
ma sai che io ho fenomeni che non si san fare i conti e i prezzi dei prodotti li fanno in base ai listini concorrenza ?
lo so, lo so. Li conosco: guardano dalla finestra i carichi del capannone vicino al loro ... e si distraggono dalle cose serie
lo sai che io ho fenomeni che tengono contabilità su un foglio excel ?
 
quelli che listino = "mat+manodopera" x 4 ...poi vediamo? ;)
 
magari ;-) prezzo tizio 9 caio 10,5 e sempronio 12 e noaltri facciamo 11... ma per non perdere la vendita anche a 8 se è il caso
 
Mi sembra una perfetta strategia di mktg, posizionamento, benchmark .....per chiudere! ;)
sai che i miei fenomeni invece di rifare i cataloghi del 1800 ci aggiungono i fogli con le foto dei nuovi prodotti ?
 
..magari stampate in casa su getto d'inchiostro .. e poi ti dicono di andare a vendere in Russia, EAU ect ...
sai che molti dei miei fenomeni pensano ancora che le fatture siano cose legate alle streghe ?
 
o che gli ordini debbano arrivare così, autogenerandosi e riproducendosi per cause naturali ...
 
... che in fondo anche se ritardi la consegna ma dopo il prodotto è uno spettacolo il cliente si dimentica tutto ...
 
sai cosa mi ha risposto un fenomeno quando ho detto questa cosa ? "ma chealtri no i ze mia boni farse i conti" ....
 

giovedì 30 agosto 2012

Populismo e balle collossali


Sono tra coloro che hanno avuto la fortuna di permettersi un periodo di vacanze relativamente lungo e, come altri miei connazionali “fortunati”,  lo abbiamo trascorso all’estero, in Grecia. Mentre leggevo le notizie utilizzando free wi-fi  in tutte le taverne o spiagge, dove lettini ed ombrelloni  erano messi a disposizione gratuitamente (con un tacito accordo di almeno una consumazione …ma chi non sente il desiderio di bere qualcosa …) e mentre osservavo i greci in vacanza (preferiamo i luoghi meno frequentati  da quelli tradizionalmente meta dei turisti, tipo isole) non potevo fare a meno di pensare come la realtà del Paese fosse distante da quella descritta. Leggevo che per le vie di Atene non girano più macchine, solo biciclette.. balle! Suggerisco di evitare il traffico di Atene. Leggevo di una popolazione in ginocchio, altra balla! Certo, avverti una diffusa preoccupazione, ma vedi molta gente che si è rimboccata le maniche, ha costruito sterrati per giungere in calette meravigliose, realizzando lidi che farebbero arrossire i Bagni Fiore di Paraggi.

Nel nostro girovagare in Calcidica e Pelopponeso, abbiamo soggiornato in hotels di lusso pagando rates da albergo tre stelle in Romagna, cenato in ristoranti incantevoli a base di pesce (con Prosecco e Franciacorta) e prezzi da trattoria, per non parlare poi delle tipiche taverne sulle spiagge …

Per vizio di mestiere, mi sono confrontato con gli imprenditori, dai proprietari ai  direttori degli hotels,  ai ristoratori. In sintesi, l’umore comune è quello di una consapevolezza diffusa che è finita un’epoca: quella dei sussidi e dell’intervento pubblico per coprire inefficienza e pigrizia mentale. Hanno capito di avere una grande fortuna, il loro territorio, la loro storia e le loro tradizioni da proporre al turismo internazionale e da “vendere” ad un giusto prezzo ovviamente.  Stanno affinando il servizio e la qualità dell’offerta:  il benchmark ?  Guarda un po’ .. è l’Italia. Quindi, riprendono gli investimenti, molti quelli stranieri, nel settore dell’hospitality greca: ed è un concreto passo in avanti verso la fine del tunnel.

E noi che facciamo? Quando capiremo che il futuro del Paese è nel suo patrimonio rappresentato dal territorio, nelle sue produzioni d’eccellenza, nell’ impresa artigianale, nella naturale creatività e stile che deriva dalla nostra storia? Quando capiremo che i clienti dei nostri brands a Shanghai o Riga hanno un’idea dell’Italia che viene disattesa non appena sbarcano a Malpensa? Quando realizzeremo pienamente che la new economy non potrà assorbire i posti di lavoro che sono venuti a mancare in questi ultimi anni e, dato il ritardo strutturale di vent’anni rispetto ad altri Paesi, saremo comunque in affannosa rincorsa? Un bravo artigiano, un calzolaio, un sarto, un falegname sono figure che possono rappresentare un modello per i giovani: occorre promuoverle

Populismo e balle colossali  sono una sorta di anestesia collettiva che non aiutano un Paese, ma evidentemente fungono da sonnifero per addormentare le menti.

 

venerdì 3 agosto 2012

Buone Vacanze

Agli amici, agli appassionati, ai romantici, ai positivi, agli ottimisti, agli avventurosi. Ed ai nemici, agli scettici, ai cinici, a quelli che "va tutto male" ma poi non fanno nulla per cambiare

Buone Vacanze 

...ed un  arrivederci a Settembre :)

@romperis

giovedì 2 agosto 2012

L’assurdo dibattito “solidarietà vs sovranità” e il vero federalismo

di Enrico Zanetti (*)

Man mano che aumentano le possibilità che anche Paesi di prima grandezza dell’Unione europea possano ritrovarsi nelle condizioni di chiedere l’attivazione dello scudo anti-spread (pur essendo a tutt’oggi un meccanismo più vago che compiutamente definito), cresce il dibattito sullo scambio che l’Europa a trazione teutonica vuole imporre tra solidarietà e sovranità.
Chiedi la solidarietà dell’Europa?
Allora ti rassegni ad un parziale sacrificio di sovranità, accettando alcuni dettami da parte di chi ti aiuta ed i relativi controlli. In verità, si fatica davvero a comprendere come si possa ritenere opinabile un approccio di questo tipo.
Se il dibattito attiene al merito dei vincoli di indirizzo che l’Europa pretende di imporre in cambio della solidarietà, ci può stare eccome e, da questo punto di vista, più di qualche posizione della Germania pare suscettibile di perplessità.
Se pero’ il dibattito attiene proprio al metodo della contropartita “acquisizione di aiuti – cessione di sovranità”, allora non ci siamo davvero.
Perché mai un soggetto che si è ritrovato nelle peste, evidentemente per la sua scarsa oculatezza gestionale, dovrebbe pretendere aiuti a scatola chiusa?
Anche le imprese, quando vanno in difficoltà e chiedono di essere ammesse a piani di risanamento, subiscono più o meno pesanti limitazioni alla sovranità gestionale dei loro organi apicali. Noi italiani, in particolare, invece che dibattere sulla opportunità di questa sacrosanta impostazione a livello europeo, dovremmo cominciare seriamente a dibattere sulla scelleratezza della sua totale assenza a livello nazionale.
Nel nostro Paese, sono una manciata le regioni che producono un gettito superiore a quello che trattengono o vedono restituito sul loro territorio.
Queste regioni, tuttavia, non hanno alcuna voce in capitolo quando si tratta di operare redistribuzioni di risorse, come recentemente avvenuto con gli 800 milioni di allentamento del patto di stabilita’ a favore dei Comuni.
Perché una regione, che di fatto contribuisce al sostentamento di altre, non dovrebbe poter pretendere che il suo avanzo fiscale venga quanto meno destinato alle sole regioni che, ad esempio, non presentano addirittura incidenze di dipendenti regionali sulla popolazione maggiori dei propri e nemmeno livelli remunerativi dei medesimi addirittura superiori a quelli che loro, regioni ricche e sceme, applicano ai propri?
Più passa il tempo e più si fa insostenibile, per queste regioni, la circostanza di essere, al tempo stesso, da un lato parte debole insieme a tutta l’Italia di un’Europa che, per dare, giustamente pretende e dall’altro parte forte di una Italia in cui chi chiede non è disposto a dare nulla.
Prima che sia troppo tardi, la smettiamo di criticare quello che ragionevolmente accade in Europa e cominciamo a fare semmai in modo che proprio questo accada pure in Italia?
Si chiama federalismo.
Quello vero, non la patacca che ci è stata sino a qui propinata.



(*) Enrico Zanetti dottore commercialista e revisore legale in Venezia. Promotore del Manifesto di Verso Nord Direttore del quotidiano giuridico-economico on line Eutekne.info . Collabora con il magazione online www.lacrepa.org Componente del comitato scientifico della rivista Il fisco.