Partecipare ad un convegno
che vede confrontarsi tra i relatori, da una parte, un
certo Giulio Tremonti, di
professione parlamentare ed ex ministro, nonché professore, dall’altra un
amico, Oscar Giannino giornalista
economico di squisita intelligenza ed acume, è di per sé occasione rara, da non
perdere. Ascoltare senza pregiudizi ideologici le (quasi sempre) opposte opinioni sulle possibili soluzioni alla attuale
situazione economica, finanziaria e la funzione che dovrebbe svolgere la
politica in tale contesto, diventa davvero un must per gli appassionati di tali
questioni. Come le loro opinioni, anche il modo di presentarle al pubblico
degli intervenuti si differenzia nella
cadenza e nei tempi : riflessivo, ponderato, quasi maieutico il primo. Rapido,
esplosivo, razionale e asettico il secondo. D’altronde, il carattere dei due si
evince anche da il loro abbigliamento : classico vestito grigio con scarpa nera
per Tremonti, completo rosa con cravatta rossa fantasia su camicia lilla per Giannino, scarpe… no
comment.
L’occasione era la
presentazione dell’ultimo libro di Giulio Tremonti – Uscita di sicurezza – che già nel titolo lascia intuire le
riflessioni ivi contenute sulle possibili soluzioni ai problemi causati da
quella che egli definisce la finanza fascista, ovvero l’insieme del sistema bancario
speculativo che, sul principio della leva finanziaria, del debito privato, ha portato prima
al cortocircuito del sistema stesso, poi alla aggressione dei debiti sovrani dei Paesi più esposti al rischio, quindi alla crisi dell’economia reale. Per cogliere
a fondo il pensiero di Tremonti, suggerisco ovviamente di comprare il suo
libro. Qui sarà sufficiente indicare come Tremonti veda nella progressiva affermazione
dell’egemonia sovranazionale delle banche (a partire dall’abolizione voluta dall'amministrazione Clinton del Glass
Steagal Act del '33) rispetto al potere dei governi politici, la principale causa del
dissesto. Il problema, secondo Tremonti, è globale, quindi di ancor più
difficile soluzione perché interagiscono molteplici sovranità nazionali che, di
fatto ...non lo sono affatto! Quindi, suggerisce, occorre mettere un freno,
stabilire delle regole precise. In definitiva, la politica si riappropri del
suo ruolo, cosa che egli oggi non vede. Per quanto riguarda l’Europa, soluzione
che definisco “filosofica”, prevede che l’unificazione economica sia portata a
compimento in tempi rapidi, essendo (qui
concordo) una evidente contraddizione l’unione monetaria - l'euro - senza che vi sia
la prima. Già, mi chiedo, ma come puoi pensare che un operaio tedesco guadagni
come uno rumeno? Forse, se si fosse concepita prima, probabilmente la tesi di Tremonti
assumerebbe una diversa consistenza. Allo stato mi sembra un’utopia, almeno nel
medio termine. E poi, come considerare il fattore tempo a disposizione? ..Muble, muble
Soluzione diversa quella
presentata da Giannino. Molto logica, direi da manuale di gestione aziendale. L’economia
sociale di mercato ha generato un debito pubblico enorme? Ebbene, lo stato
avvii una rapida manovra di privatizzazioni, alieni parte dei propri asset. Ciò
consentirebbe il recupero di liquidità per far fronte agli interessi da pagare,
liberando nel contempo risorse per la ripresa economica, riducendo l’imposizione
fiscale ed evitando di esporsi a nuovi futuri aggravi che rischiano di uccidere
l’ammalato Paese. Non vuoi vendere? Taglia la spesa pubblica! Se (come pare)
non riesci nemmeno in questa direzione, ecco il suggerimento che mi ha
fatto sobbalzare sulla poltrona: ristruttura il debito! Si, avete capito bene,
ristrutturare il debito. Sembra una parolaccia, ma ecco che seguendo la
razionale logica che lo contraddistingue, Giannino individua una nuova via per
un Governo di tecnici quale è il nostro, quindi quello più adatto, autorevole e credibile a
formulare una simile proposta ai nostri creditori internazionali. In questo modo il
beneficio sarebbe immediatamente quantificabile e pensando di unirlo a quello
derivante da una eventuale intervento di privatizzazione, abbatterebbe il debito in conto patrimoniale.
In conto economico agire energicamente sulla spesa a vari livelli della
pubblica amministrazione, consentirebbe di sprigionare energie (soldoni) da
destinare alla crescita e, contestualmente, evitare deficit di bilancio come ci è stato imposto dai vari patti di stabilità. Muble, muble…
Confutare le opposte tesi
è compito davvero arduo. Concludo riportando una domanda “birbantella” posta ad entrambi da uno dei presenti (chissà chi…): “Siamo in vista della luce?” Risposta
condivisa : “Il peggio deve ancora
finire”. ….poi sono andato a cena con mia moglie.
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