martedì 27 marzo 2012

Errare è umano, ma...


Uno dei peggiori vizi (sono tanti ma fortunatamente vengono superati dai pregi) che ci caratterizza come popolo è quello di voler “uccidere il cadavere”, ovvero l’incapacità di riconoscere i propri errori e  negare, o peggio rinnegare,  le scelte fatte a suo tempo. Spesso, quando si tratta di questioni ed ideali politici, tale vizio raggiunge purtroppo la sua massima espressione proprio in  coloro i quali hanno fatto della politica solo una professione …e non una missione al servizio della collettività. Personalmente, venti anni fa, dopo le vicende legate a Tangentopoli, ero tra i più convinti sostenitori della rivoluzione popolare,  liberale, riformista e moderata che rappresentava la discesa nell’ arena politica di un nuovo soggetto che, a quei tempi, rappresentava l’unico firewall  a fronte di una sinistra conservatrice della quale, oggi, non ricordo nemmeno il nome, dato che nel frattempo ne ha cambiati molti: pci, ds, ulivo, quercia, cip & ciop …  Beh, per la verità quella sinistra, nella sostanza, è rimasta sempre la stessa, solo che oggi è ancora più confusa avendo perso, con l’avvento del Governo Monti, l’antico nemico (non uso volutamente la parola “avversario”), quindi la sola ragione della sua forzata coesione.

Resta il fatto che ho commesso un errore. L’auspicata rivoluzione di cui sopra, non è stata compiuta. Nonostante ne avesse avuto la possibilità, soprattutto dopo le elezioni del 2008, con una maggioranza “bulgara” in Parlamento,  il centrodestra ha fallito il compito che gli era stato affidato dai suoi elettori. Come è andata a finire lo sappiamo. Da qui la mia delusione.

Avendo però molti amici ancora “militanti” (e l’amicizia resta nonostante le differenti visioni ed i  dissensi) ieri ho accettato l’invito e ho partecipato -  da spettatore -  alla Conferenza organizzata a Milano per la presentazione di un manifesto in dieci punti per “un moderno statuto dei lavoratori” ideato dal’ex ministro Maurizio Sacconi. Tra l’altro, hanno  fatto in modo che avessi un posto nelle prime file, in pole positon: così ho potuto anche origliare i ..fuori onda! Devo riconoscere che l’organizzazione dell’evento, come era di solito in passato, è stata impeccabile. Era presente tutto il vertice del partito ( o quasi….) a partire da Formigoni per arrivare al  segretario Alfano .. in ordine di interventi. Non desidero entrare nel merito dei contenuti, peraltro banali e scontati, ma riportare la sensazione di tensione nei  rapporti tra le diverse anime del Pdl, lo strano clima che aleggiava tra le “primedonne” nell’auditorium. Rapidi saluti conditi da sorrisini di circostanza,  opinioni divergenti sull’oggetto della conferenza da parte dei relatori,  da Cazzola (sempre più sovrappeso) a Cicchitto,  per arrivare alla Meloni in palese difficoltà di contenuti essendo stata l’ultima ad intervenire. E per dare un contentino ai giovani, l’intervento di Annagrazia Calabria che…francamente non ho capito cosa volesse dire. Lupi, presente ma non coinvolto nel dibattito, se ne stava in galleria, dietro ad una vetrata, probabilmente più indaffarato nel promuovere il suo libro che interessato alla vicenda.

Mi hanno colpito invece i messaggi più o meno diretti al Segretario da i suoi, alcuni dei quali rivolti con toni direi minacciosi, da avvertimento.  Il “povero” Alfano sedeva in prima fila,  dinnanzi a me,  e notavo come la sua la nuca (sudata)  ciondolasse in perfetta sincronia.    Scontato quindi il suo intervento finale, un mix di appoggio / non appoggio il Governo, appoggio /non appoggio la riforma dello statuto, le banche facciano il loro dovere (e ci mancherebbe) nel finanziare le pmi e non solo le grandi aziende, meno tasse e bla bla bla… Il tutto, ma non è colpa sua, senza la capacità comunicativa del grande assente, il  Capo. Avrei voluto chiedergli : ma come mai non lo avete fatto voi, quando potevate? Ma non era il caso…

E mentre a Milano andava in scena questa recita, a Roma un amico, Sandro Bondi, rilasciava un’intervista all’Unità, nella quale molto esplicitamente dichiarava “la riforma dello Statuto è morta e sepolta”.

Quindi, mentre a sinistra sono occupati “a smacchiare i giaguari”, dall’altra parte  manca  una sostanziale identità di vedute. Se Monti  ce la farà a superare la bufera di questi giorni,  tra un anno  saremo chiamati ad esprimerci con il voto: per i  liberali moderati e riformisti occorre fare tesoro degli errori commessi e creare le premesse per le quali questi ideali possano trovare il sostegno di tanti che, come il sottoscritto, sono stati delusi dal fallimento del Pdl. Nasce l’esigenza di un nuovo movimento politico che possa coprire questa buco e rappresentare in Parlamento le ambizioni di tanti che vogliono  uno Stato meno invadente e pervasivo, più snello e, consentitemi, cristallino sotto il profilo dell’etica.  Non si commetta  ancora l’errore :  questa volta non sarà più possibile rimediare.

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