Nel diritto civile, due sono le condizioni necessarie per le quali
un Giudice può accogliere un ricorso d’urgenza – ex art. 700 c.p.c. – ed emettere un provvedimento cautelare inaudita
altera parte (senza ascoltare la controparte) se
ritiene che ne sussistano le circostanze di fatto. La prima è il fumus boni iuris (parvenza di buon diritto),
ovvero quando vi è la possibilità che il diritto vantato dalla parte ricorrente
sia concreto e la pretesa non sia infondata o temeraria. La seconda è il periculum in mora (pericolo nel tempo), cioè
la possibilità che nel tempo che intercorre tra il deposito del ricorso e la
discussione nelle varie udienze, possano intervenire nuovi fatti che
renderebbero inutile un eventuale giudizio favorevole alla parte ricorrente
perché verrebbero meno i presupposti di vedere soddisfatto il proprio diritto. Come detto, siamo nell’ambito del diritto civile, l’insieme di
quelle norme giuridiche che regolano i rapporti tra i privati, persone fisiche
e persone giuridiche (società di capitali).
Senza ambizioni giurisprudenziali,
ma solo per spirito riflessivo e rendere l’idea della gravità della situazione
economica e del fattore tempo,
immaginiamo un ipotetico ricorso che veda, quale parte attrice,
l’insieme delle PMI italiane ricorrere
al Giudice adito per tutelare il proprio
diritto al …credito! Controparte in
questo caso, poniamo sia la Finanza
selvaggia, quella che con speculazioni ed invenzioni strampalate e
bislacche di strumenti monetari incomprensibili è tra le principali cause,
sarebbe meglio dire la scatenante, del loro dissesto. Molti giuristi a questo
punto saranno svenuti o inorriditi nel leggere queste righe. Lo so, lo so : la
mia è pura fantasia pseudo giuridica e
sicuramente, ad un esame, qualsiasi
studente di legge sarebbe immediatamente cacciato dall’aula nell’esporre una
simile fattispecie. Ma (ri)pensiamo al boni
iuris delle pmi ed al periculum che
rappresenta il fattore tempo per le loro possibilità di ripresa o
sopravvivenza. Mentre altri discutono su credit crunch, sulla giustizia e su
come saranno allocati i miliardi “regalati”
dalla Bce alla banche (in sintesi un
ennesimo autofinanziamento speculativo valendo
la corrispondenza Bce = Banche Sovrane = Banche private) le imprese come
ben sappiamo naufragano e, con loro, gli
imprenditori, molti dei quali sono presi dall’angoscia, dalla paura per
il futuro dell’impresa che hanno creato e per il destino delle loro famiglie e
dei dipendenti. Molti, troppi, decidono poi per la più tragica ed estrema delle
soluzioni.
Occorre un provvedimento
d’urgenza: si organizzi un’authority che controlli davvero la destinazione
di quei fondi ed i tassi applicati, oltre all’equità delle garanzie
richieste. Poi si discuterà di tutto e
di più. Non è accettabile per una società civile che un essere umano decida di
porre fine alla propria esistenza per 1.300 euro negati! Il Governo Monti, così
attento e solerte in una direzione, quella dell’austerity, non sia pigro in
questa altra. Soprattutto non sia sordo agli appelli della micro e piccola impresa italiana e cieco di fronte all’evidenza
della necessità di un provvedimento d’urgenza straordinario e cautelativo
nell’interesse del sistema Paese!
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