lunedì 12 marzo 2012

Fumus, periculum & Pmi


Nel diritto civile, due sono le condizioni necessarie per le quali un Giudice può accogliere un ricorso d’urgenza – ex art. 700 c.p.c. – ed emettere un provvedimento cautelare inaudita altera parte (senza ascoltare la controparte) se ritiene che ne sussistano le circostanze di fatto. La prima è il fumus boni iuris (parvenza di buon diritto), ovvero quando vi è la possibilità che il diritto vantato dalla parte ricorrente sia concreto e la pretesa non sia infondata o temeraria. La seconda è il periculum in mora (pericolo nel tempo), cioè la possibilità che nel tempo che intercorre tra il deposito del ricorso e la discussione nelle varie udienze, possano intervenire nuovi fatti che renderebbero inutile un eventuale giudizio favorevole alla parte ricorrente perché verrebbero meno i presupposti di vedere soddisfatto il proprio diritto. Come detto, siamo nell’ambito del diritto civile, l’insieme di quelle norme giuridiche che regolano i rapporti tra i privati, persone fisiche e persone giuridiche (società di capitali).
Senza ambizioni giurisprudenziali, ma solo per spirito riflessivo e rendere l’idea della gravità della situazione economica e del fattore tempo,  immaginiamo un ipotetico ricorso che veda, quale parte attrice, l’insieme delle PMI italiane ricorrere al  Giudice adito per tutelare il proprio diritto al …credito! Controparte in questo caso, poniamo sia la Finanza selvaggia, quella che con speculazioni ed invenzioni strampalate e bislacche di strumenti monetari incomprensibili è tra le principali cause, sarebbe meglio dire la scatenante, del loro dissesto. Molti giuristi a questo punto saranno svenuti o inorriditi nel leggere queste righe. Lo so, lo so : la mia è pura fantasia pseudo giuridica e sicuramente, ad un esame,  qualsiasi studente di legge sarebbe immediatamente cacciato dall’aula nell’esporre una simile fattispecie. Ma (ri)pensiamo al boni iuris delle pmi ed al periculum che rappresenta il fattore tempo per le loro possibilità di ripresa o sopravvivenza. Mentre altri discutono su credit crunch, sulla giustizia e su come saranno allocati i miliardi “regalati” dalla Bce alla banche (in sintesi un ennesimo autofinanziamento speculativo valendo  la corrispondenza Bce = Banche Sovrane = Banche private) le imprese come ben sappiamo naufragano e, con loro, gli  imprenditori, molti dei quali sono presi dall’angoscia, dalla paura per il futuro dell’impresa che hanno creato e per il destino delle loro famiglie e dei dipendenti. Molti, troppi,   decidono  poi per la più tragica ed estrema delle soluzioni.

Occorre un provvedimento d’urgenza: si organizzi un’authority che controlli davvero la destinazione di quei fondi ed i tassi applicati, oltre all’equità delle garanzie richieste.  Poi si discuterà di tutto e di più. Non è accettabile per una società civile che un essere umano decida di porre fine alla propria esistenza per 1.300 euro negati! Il Governo Monti, così attento e solerte in una direzione, quella dell’austerity, non sia pigro in questa altra. Soprattutto non sia sordo agli appelli della micro e piccola  impresa italiana e cieco di fronte all’evidenza della necessità di un provvedimento d’urgenza straordinario e cautelativo nell’interesse del sistema Paese!

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