mercoledì 31 ottobre 2012

Uno strappo in avanti


Mi chiedo : cosa rimane in Regione Lombardia dopo quasi venti anni di dominio pressoché assoluto dell’accoppiata Pdl / lega, di un sistema che è imploso sulle proprie responsabilità etiche ed in certi casi penali, logorato dall’assuefazione al potere che porta inevitabilmente al distacco dalla realtà dei cittadini da parte di chi lo esercita così a lungo?
Da una parte, un’esperienza di governo lombardo che sarà ricordata per i malaffari, gli intrallazzi e l’arroganza, a scapito anche dei risultati positivi e di eccellenza raggiunti rispetto ad altre regioni (vedi sanità) che saranno offuscati dalla grigia e fumosa alea del sospetto dell’arricchimento personale di pochi, gli eletti. Dall’altra, i cittadini, il popolo moderato e liberale che aveva creduto nell’accoppiata Berlusconi / Bossi espressa nella figura del Celeste, tanto da affidare loro speranze ed aspettative. La delusione si è poi espressa in maniera eclatante in occasione delle ultime amministrative con l’astensione o il voto di protesta. Cosa fare quindi per evitare che il loro sconforto sia intercettato, cavalcato e sempre più supportato da movimenti populisti inneggianti ai forconi, ma che poi si traducono nei fatti in proposte sterili ed anacronistiche? Come riunire questo elettorato che è la maggioranza dei cittadini lombardi? Semplice: dando loro una alternativa non demagogica ma seria e credibile. E questa offerta deve necessariamente basarsi sui contenuti ed i programmi proposti, che ne interpretino gli ideali, e su persone serie, preparate ed oneste che li possano realizzare nell’Istituzione Regione. Anche nella definizione di un Leader, che ha portato oggi molti esponenti della società civile lombarda ad un appello a Gabriele Albertini perché raccolga la sfida, a rompere i lacci ed i lacciuoli e possa guidare una grande lista civica, richiamando attorno a se persone oneste e competenti decise a metterci la faccia al servizio della collettività. Concludo con un auspicio: Albertini non sia preda delle recenti lusinghe di un oramai ex Governatore e non attenda oltre gli “umori” di un partito, il Pdl, che (con mia grande delusione e rammarico) dopo aver fallito è ancora vittima della confusione , di guerre intestine che non interessano ai cittadini e di una Lega che si ostina in un atteggiamento anti europeista. Non perda tempo, caro Sindaco, compia una fuga in avanti, che sicuramente godrà del favore dei cittadini, per una nuova Lombardia che, non dimentichiamolo, rappresenta da sempre un laboratorio per le vicende dell’intero Paese.

venerdì 26 ottobre 2012

Verso la Terza Repubblica

Verso la Terza Repubblica

La società civile e il rinnovamento della politica

di www.versolaterzarepubblica.it , pubblicato il 25 ottobre 2012
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Per uscire dalla crisi italiana è urgente aprire una stagione di riforme di ispirazione democratica, popolare e liberale, legittimate dal voto di milioni di italiane e di italiani, in continuità con quanto di meglio ha realizzato il governo guidato da Mario Monti che ha avuto il merito di rasserenare il clima di intollerabile antagonismo della politica italiana e di restituire prestigio e credibilità all’Italia.

Una tale soluzione non verrà dai partiti politici così come li conosciamo, ma da una presa di responsabilità corale di forze sociali, culture civiche e realtà associative capaci di contribuire attivamente alla rigenerazione e al governo della nazione.

La Seconda Repubblica, che si sta dissolvendo, lascia una pesantissima eredità di sfiducia nelle istituzioni e di distacco tra le stesse istituzioni e i cittadini. È in pericolo la stessa tenuta del paese, frammentato e preso dal pessimismo, con rischi di cedimento della coesione sociale e del vivere insieme.

Questa situazione richiede un urgente e radicale cambiamento della politica e una sua estesa apertura alla società civile, premessa per ogni tentativo di ricostruzione morale, politica ed economica del paese.

Crediamo che i cittadini italiani meritino un’Italia migliore, che ispiri fiducia, prenda sul serio ogni legittimo desiderio di benessere, non abbandoni nessuno. È indispensabile recuperare la speranza e attivare risorse e pensiero contro la lettura vittimista del nostro presente e del nostro futuro. Nel nostro paese da troppo tempo non si riescono a mobilitare le passioni e le idee e istituzioni ingessate hanno perso la loro funzione vitale.

Crediamo che il nostro paese non sia condannato a vivere di furbizie ed espedienti ma possa prosperare sui propri talenti e le proprie virtù, scommettendo sul potenziale di chi è attualmente escluso dalle opportunità di crescita e sviluppo a partire dai giovani e dalle donne.

In questo momento di crisi dobbiamo stringerci attorno alla nostra casa comune. È indispensabile abbandonare definitivamente l’idea e la pratica di uno Stato pervasivo ma inefficiente. Dobbiamo concentrare tutte le risorse pubbliche sui cardini che costituiscono la missione fondamentale dello Stato e delle sue articolazioni. Occorre restituire dignità al lavoro sia come servizio pubblico che come intrapresa privata, tornare a considerare i cittadini singoli e associati e le famiglie come protagonisti e responsabili del bene comune e tutelare i più deboli.

Crediamo che sia necessario rispondere subito alla crisi di fiducia dei cittadini verso le istituzioni rafforzando i processi democratici e la loro trasparenza, contrastando la corruzione, potenziando la vigilanza sui conflitti di interesse che rappresentano una vera minaccia per qualsiasi società giusta e libera.

Sottolineiamo il valore della sussidiarietà per ogni progetto di rinascita civile ed economica del paese, come un’idea forte della persona e del valore della sua iniziativa anche in risposta ai nuovi bisogni.

Crediamo nel valore della coesione sociale e riteniamo necessaria una profonda riforma del modello di welfare, come generatore di opportunità e strumento di promozione umana.

Crediamo che il ritorno alla crescita dell'economia italiana possa venire soprattutto dalla riduzione della pressione fiscale, premiando il lavoro, la produzione e la cultura come i fondamentali motori di sviluppo della nazione.

L'Italia può e deve tornare a giocare in attacco, come nei momenti migliori della sua storia: tornando ad essere un territorio accogliente per l'impresa e gli investimenti, accettando la sfida dell'internazionalizzazione e dell’innovazione e rafforzando i legami di cooperazione tra lavoratori e imprenditori.

Davanti alle molteplici sfide della globalizzazione, la politica italiana deve abbandonare ogni provincialismo e darsi una visione del proprio ruolo nel futuro, investendo sull’unità europea quale via maestra per affrontare i problemi del XXI secolo.

Su queste basi rivolgiamo un appello alle realtà associative, ai movimenti civici e alle personalità della società civile affinché partecipino insieme a noi ad una giornata di riflessione pubblica sulla ricostruzione civile dell'Italia.

Un incontro rivolto anche agli amministratori locali, nella convinzione che la più profonda esigenza di rinnovamento della politica non passi attraverso la furia distruttiva dell’antipolitica.

Un incontro aperto a tutti gli italiani che, provenendo da culture e tradizioni diverse, condividano convinzioni e fiducia nel futuro del nostro paese ponendo argine ai populismi di destra e di sinistra.

L'appuntamento è per sabato 17 novembre a Roma.

-ADERISCI AL MANIFESTO 'VERSO LA TERZA REPUBBLICA'

lunedì 22 ottobre 2012

Una Costituente dei moderati


di RENATO SCHIFANI


Caro direttore,
ogni volta che il Parlamento approva una buona legge, come presidente del Senato, dovrei teoricamente sentirmi contento e soddisfatto. Da un po' di tempo a questa parte, invece, mi chiedo se le istituzioni, il governo e le forze politiche stiano facendo veramente di tutto per fronteggiare una crisi che travolge, giorno dopo giorno, non solo la credibilità dello Stato ma anche la fiducia dei cittadini. Fino a qualche mese fa sembrava che il nostro Paese fosse aggredito solo da una violenta crisi economica e che, risolto il problema dello spread , tutti potessero tornare alla vita di prima. Purtroppo siamo andati oltre. L'attuale governo ha tamponato le urgenze più gravi, ma quando ha tentato di risollevare il malato, sperando che potesse muovere qualche passo da solo, si è dovuto prendere atto che la politica dell'emergenza da sola non basta, perché questo Stato è ormai troppo vecchio e, in molte sue parti, addirittura refrattario a ogni cura.

Ecco il punto. Noi pensiamo che a volte basti una legge, una buona legge, per riconquistare la fiducia degli elettori o degli investitori stranieri, e magari riusciamo a farla. Ma poi succede che quella legge non trovi gli spazi necessari per la sua sopravvivenza oppure precipiti in un contesto così obsoleto da essere trasformata in uno strumento utile per complicare i problemi che si volevano invece risolvere. Il Corriere della Sera , con un editoriale di Michele Ainis (22 settembre), ha evidenziato ad esempio le nefaste conseguenze dei poteri concessi alle Regioni con la modifica del Titolo V della Costituzione: aumento della spesa pubblica e degli sprechi. Fermo restando che le Regioni rimangono pur sempre importanti strumenti di partecipazione, l'assunto di Ainis sta a dimostrare che se non si riforma radicalmente questo Stato anche i migliori propositi rischiano di trasformarsi in una beffa. Una beffa della politica e della storia: sono passati vent'anni da Tangentopoli e siamo ancora qui a discutere su una legge in grado di arginare la corruzione. Il provvedimento sembra ormai cosa fatta, ma siamo sicuri che le nuove norme ci aiuteranno ad appagare quella sete di giustizia che viene dalla società civile, dal mondo cattolico e da tutte le associazioni impegnate nell'affermazione di un principio sacrosanto come la legalità? Lo spero, ma questa legge, come tante altre, rischia di essere soffocata dalla lentezza della nostra macchina della giustizia che non siamo riusciti a riformare.
Nasce anche da queste considerazioni la necessità di scrivere il manifesto di un nuovo Stato. La filosofia dello struzzo può anche essere consolatoria, ma alla lunga trascina nel fondo tutti, giovani e vecchi, moderati e progressisti, responsabili e rottamatori. Dopo il fallimento della Prima e della Seconda, come pretendiamo di entrare nella Terza Repubblica senza un progetto in grado di ristabilire il patto tra i cittadini e lo Stato, tra i cittadini e la politica? Con quale diritto potremo mai sperare di parlare all'Europa e di rivendicare sovranità e dignità se non saremo capaci di ridare nuova efficienza al nostro Stato?
Un compito enorme, ma non sono pessimista. Certo, vedo i bagliori dell'antipolitica e vedo anche con quanta insistenza si accendono i fuochi del populismo. Ma all'Italia non servono rivoluzioni improbabili e mistificatrici. Serve un nuovo Stato e serve soprattutto una classe politica che sappia coniugare rinnovamento ed esperienza, merito e solidarietà. Il populismo non ha né programma né responsabilità perché non è altro che l'ordinaria amministrazione dei risentimenti. Io invece credo che esistano tante energie pronte a mettere il proprio impegno al servizio di una iniziativa certamente ambiziosa ma ormai indispensabile per salvare la nostra democrazia. E credo anche che un progetto di così grande respiro avrà di sicuro il sostegno di tutti quei moderati che vogliono costruire e non demolire; di tutti coloro insomma che intendono affrontare il futuro con l'obiettivo primario di regalare ai nostri figli uno Stato moderno, in grado di dare serenità alle famiglie e di restituire ai giovani una speranza, un lavoro, un sogno e, soprattutto, l'orgoglio di crescere e vivere in questo bellissimo Paese.

L'oppressione fiscale è un freno allo sviluppo e alla crescita economica, anche se accompagnata da parziali agevolazioni di settore. Lo ha ben capito Giorgio Squinzi quando ha dichiarato la disponibilità di Confindustria a rinunciare agli incentivi pur di avere in cambio uno Stato meno fiscale e perciò capace di fronteggiare una recessione che alla lunga rischia di strangolarci. È un atteggiamento che condivido. Per quanto mi riguarda, anzi, vorrei andare oltre e dire che il manifesto del nuovo Stato è da impugnare come una bandiera perché resta l'unica strada da intraprendere per spezzare il circuito perverso di una spesa pubblica che, per alimentarsi, impone, a tutti i livelli, tasse sempre più alte. Se riusciamo a snellire lo Stato e a renderlo essenziale e trasparente; se riusciamo a prosciugare le falde sotterranee degli sprechi e dei privilegi, allora sì che avremo finalmente realizzato quella spending review necessaria per abbassare le tasse e portarle a un livello di sopportabilità. Meno Stato e meno tasse: deve essere questa la frontiera della prossima legislatura, se vogliamo liberare risorse per una crescita. Meno Stato e più crescita: se sapremo vincere questa battaglia, tutto il resto seguirà.
Ricordo ancora, caro direttore, l'editoriale con il quale Lei, il 28 settembre scorso, ha tentato di scuotere dall'immobilismo i nostri partiti denunziando opportunamente il «tempo zero della politica». Bene. Il manifesto per la Terza Repubblica potrebbe rappresentare la base per una «Costituente dei moderati», una sorta di patto pre-elettorale che fissi le linee guida della Grande Riforma, la riforma dello Stato appunto. E potrebbe rappresentare anche per i partiti un'opportunità irripetibile: quella di rigenerarsi, di rivedere i propri codici di comportamento e di ritrovare quel principio di onestà e di servizio al quale spesso ci richiama la Chiesa. So che non è facile. Ma so pure che per rifondare la politica non bastano gli slogan di questi giorni. Ci vuole una grande idea, ci vuole un grande progetto. Per realizzare il quale non servono né giovani né vecchi, ma solo persone di buona volontà.

 

lunedì 15 ottobre 2012

I tempi sono maturi per un Ppe italiano



Franco Frattini insieme al Presidente del PPE Wilfried Martens

 

di Franco Frattini
 
Sulle colonne de Il Giornale Giuliano Ferrara ha scritto che c'è una sola via d'uscita per la destra liberale e popolare italiana in vista del 2013: una lista dal nome «Tutti per l'Italia».

Una riflessione che condivido da tempo e che ho sempre incoraggiato per non disperdere quel percorso che nelle idee e nei valori accomuna tutti i moderati italiani, ma che nei fatti resta ancora incompiuto a causa di pregiudizi e stereotipi che ammorbano il confronto politico.

C'è un unico punto che andrebbe inserito nei prossimi programmi elettorali: l'Italia. Un impegno affinché, lungi da promesse entusiasmanti e da prospettive poco credibili di governabilità - come quella prospettata qualche giorno fa dall'alleanza democratici-progressisti- si continui a portare avanti un'agenda che nell'ultimo anno è riuscita a riscrivere i contenuti degli schieramenti politici, riaggregando le anime moderate del Paese secondo proposte e riforme approvati nell'interesse dell'Italia prima di tutto.

C'è chi ha voluto sbianchettare l'agenda Monti dai propri manifesti. Spetta ai moderati, al contrario, intestarsela, convincendo gli italiani a sostenere una nuova piattaforma politica che valorizzi quei buoni propositi per l'Italia prima di ogni altra cosa.

Se scrostiamo il confronto da pregiudizi personali e da alleanze fini a se stesse, prive di una visione e di comune sensibilità sui programmi, allora è impossibile non notare che Pdl, centristi e addirittura alcuni moderati del Pd risultano nei fatti già uniti. Si tratterebbe solo di suggellare questa intesa e di dare uno slancio politico al lavoro che l'attuale governo ha condotto in questa fase emergenziale.

Dopo anni di antagonismi e protagonismi, i moderati italiani possono stringere un patto di responsabilità che abbia come orizzonte il rilancio dell'Italia. Alla crisi dell'Europa dovranno rispondere con più Europa. Ai radicalismi - che non fanno quasi mai l'interesse di un territorio, ma di alcune categorie - rispondere con il rispetto e l'attenzione verso tutti i cittadini. All'emergenza rispondere con più crescita e progressivo calo delle tasse. Solo un'agenda visionaria può far uscire il Paese dalla palude. Ma sarebbe sbagliato pensare di farlo da soli. Perché, per parafrasare Alcide De Gasperi «solo se uniti saremo forti». E la maturità dimostrata nell'ultimo anno in Parlamento non può che confermarlo.

Nel Pdl, gli eventi delle ultime settimane hanno dimostrato che i comportamenti indegni dei singoli si sono inevitabilmente ripercossi sull'intera squadra. Cosi come è un dato - sondaggi alla mano - che i centristi subiscono un'emorragia di voti. Due motivi validi per sedersi insieme attorno a un tavolo e cambiare regole e schema di gioco: prendere atto del fallimento dei rispettivi movimenti e andare oltre, verso il Ppe italiano. I tempi sono maturi: dobbiamo solo allinearci a quel cammino che i nostri fratelli del Ppe hanno già compiuto in molti altri Paesi d'Europa. Penso alla Cdu in Germania, al Partido popular in Spagna, e all'Ump in Francia.

Qualche giorno fa, Angelino Alfano ha fatto un assist così diretto a Pier Ferdinando Casini che sarebbe ingeneroso non chiudere con un gol in porta. Segniamo. Magari a Bucarest, tra due giorni, quando al congresso del Partito Popolare Europeo ci ritroveremo nuovamente seduti accanto e, chissà, riusciremo a tirar giù anche il muro della discordia.
 

venerdì 12 ottobre 2012

Accendiamo la speranza


Si chiude una settimana terribile per le Istituzioni. Tra le tante comunicazioni ricevute in questi giorni, quella che rappresenta meglio il grado di degenerazione a cui stiamo assistendo è  La seconda repubblica è peggio della prima.” Furbi, furbastri, mariuoli, faccendieri, ladri, corrotti, ipocriti, intrallazzi, mafiosi. Lo scempio sembra davvero non avere fine. Difficile pensare che tutto ciò non sia solo punta di un iceberg e cosa ci sia da aspettarsi nei prossimi giorni.

A questo punto, siamo preda di due sentimenti. Da una parte il disgusto cresce insieme allo sconforto ed alla voglia di scendere direttamente nelle piazze con il forcone. Dall’altra, la consapevolezza razionale che con i forconi magari infilzi qualcuno, ma alla resa dei conti è ben poca cosa. Occorre andare oltre, ovvero impegnarsi sempre più nel tentativo di cambiare lo stato delle cose attraverso il percorso democratico delle prossime elezioni. La politica è fatta dalle persone prima che dai partiti. Si lavori  allora nella ricerca e nella selezione di nuove figure, oneste e preparate, trasversalmente nella società civile e nel mondo della politica non ancora inquinata dal malaffare degli interessi personali a danno  di quelli collettivi. Agendo in questa direzione, certamente non facile e meno appariscente rispetto ai facili slogan inneggianti ai forconi, potremo basare la creazione della terza repubblica sui solidi pilastri dell’etica, del merito e dello spirito di sacrificio. Sicuramente, una speranza concreta per il futuro del Paese.

giovedì 11 ottobre 2012

#Fromigonidimettiti

Alfano commette un altro grave errore non chiedendo a #Formigoni di fare un passo indietro e dimettersi. Insinua seri dubbi sulla credibilità dell'offerta di #Berlusconi e pone un pesante ostacolo nel percorso di rinnovamento del #Pdl, necessario nel tentativo di concorrere alla costruzione di un grande polo liberale con gli altri soggetti e movimenti politici alternativi alla sinistra statalista....


Ecco l'errore di Alfano :

  " ..Quanto alla crisi della Regione Lombardia, credo che Formigoni debba azzerare tutto e ricominciare da capo.Occorre dare un segnale di cesura. La questione della Lombardia é particolare perché vi é un mix tra la vicenda Zambetti e il buon governo della Lombardia. Non dovremmo interrompere il percorso di una buona amministrazione. Diciamo a Formigoni andiamo avanti e non dimettiti. C’é un buon governo e contemporaneamente queste vicende, come quella di ieri, che sono gravissime".

martedì 2 ottobre 2012

Montezemolo e Italia Futura: il vero ruolo di un Leader‏

Vi spiego i veri fini del Montezemolo politico
 
02/10/2012 | Romano Perissinotto


Per Romano Perissinotto, fondatore di Italia Futura Lombardia,
il presidente di Ferrari punta a costruire
un´area popolare, riformatrice e liberale,
non a una sua leadership.

Il ruolo potenziale di Monti e quello sicuro di Casini
L´intervista del Presidente Luca Cordero di Montezemolo al Corriere della Sera chiude
definitivamente una stucchevole questione (peraltro mai sollevata dall´interessato) sulla sua
candidatura personale a Palazzo Chigi e, soprattutto, il ruolo che la sua creatura Italia Futura
dovrà esercitare nei prossimi mesi. Parole chiare, pragmatiche, colme di una sano senso pratico
che fugano ogni possibile malinteso: costruire una grande area popolare, riformatrice e
autenticamente liberale che nasca dall´incontro tra società civile e politica responsabile, che
si ponga l´obiettivo di dare consenso elettorale al percorso avviato da Monti. Apertura quindi al
dialogo con le persone che all´interno degli attuali, opposti schieramenti politici, in particolare ha
citato il Pdl ed il Pd, condividono questo progetto. Alla luce degli ultimi eventi e di alcune
critiche (poche peraltro …) che avevano suscitato alcune mie dichiarazioni volte ad allargare il
possibile consenso attraverso la condivisione dei contenuti, riconosco che le parole del
Presidente Montezemolo mi hanno fatto molto piacere.

Con un sano senso pratico, occorre evitare che l´elettorato liberale e riformista si frazioni in
rivoli di movimenti che rischiano di disperdere le energie, lasciando quindi il campo libero a una
sinistra ancora statalista e troppo avvinghiata agli umori del sindacato. Meglio avere il 40% di un
grande partito che il 100% di un piccolo movimento, che si rivelerebbe poi ininfluente a
determinare le scelte future laddove contano i numeri. Così Italia Futura potrebbe esercitare quel
ruolo propositivo e di stimolo alla crescita che ad oggi è ancora modesto nell´azione di Monti.

Poi c´è una questione europea da risolvere. Mario Monti è l´unica figura che può guidare il
Paese nel difficile percorso per la sua necessaria sopravvivenza in Europa ed essere così
determinate nella costruzione di quella visione che è la costituzione gli Stati Uniti d´Europa, unica
via di salvezza non solo per l´Italia ma per tutti i Partners europei, Germania inclusa …

I primi commenti espressi da Pier Ferdinando Casini ad Angelino Alfano alle parole di
Montezemolo, sono positivi in tal senso. Così come lo sono da parte di alcuni esponenti liberal
del Pd. In particolare, devo riconoscere a Casini il merito di aver annunciato l´avvio di un
cambiamento (e non solo nel simbolo) all´interno del suo partito.

Un plauso quindi al Presidente Montezemolo che, da leader di Italia Futura, ha saputo
andare "oltre", trascendendo le sterili questioni da quartierino della politica e i vari
ammiccamenti. Stando "sul pezzo" con il dialogo ed il confronto senza pregiudizi, mirando alla
vittoria e non alle discussioni da salotto, al populismo diffuso da alcuni (piccoli) movimenti,
possiamo pensare di proseguire sulla via del risanamento e della ripresa. E con un Monti, senatore
a vita, legittimato anche dal consenso elettorale.
 
pubblicato su  www.formiche.net