mercoledì 18 aprile 2012

Esecutivo drogato


Contrariamente a quanto aveva previsto  Monti, il Fondo Monetario Internazionale ci augura il buongiorno con una notizia che, ipotizzata dai più, sembrava sconosciuta al Governo: il Paese non raggiungerà il pareggio di bilancio almeno fino al 2017 e sarà l’unico tra i Paesi industrializzati in recessione anche nel 2013. Caspita, ma allora come faremo a rispettare gli accordi presi con la Comunità Europea, il famigerato Fiscal Compact?  L’istituto di Washington stima una contrazione del Pil dell’1,9% quest’anno e dello 0,3% nel 2013 ed evidenzia come si tratti dell’unica tra le grandi economie a registrare un calo del Pil nel 2013. In sintesi, si allinea con le previsioni diramate dall’Osce ad inizio anno.  Nel World Economic outlook si prevede quindi per l’Italia (insieme alla Spagna, per la verità)  una recessione “più profonda” rispetto agli altri Paesi europei., Il rapporto deficit/pilil italiano, sempre secondo il Fmi, passerà dal 2,4% del 2012 all’1,5% nel 2013, per arrivare poi gradualmente quasi al pareggio (1,1%) nel 2017. Il debito sarà pari al 123,4% quest’anno e al 123,8% il prossimo. Questi in sintesi, senza grafici ed ulteriori calcoli, i principali contenuti.

Allora, dopo un caffè per riaccendere il cervello, vediamo se ho ben capito. Siamo nel 2012 e, stando al Fmi, raggiungeremo il pareggio nel 2017: caspita! Non sono un pessimista, al contrario cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, ma …ho paura! Sì, perché rileggendo i numeri e vivendo la realtà delle imprese, ho la netta sensazione che ancora una volta il denominatore, sia nel primo che nel secondo caso, è blandamente considerato ed ipotizzato. Cinque anni sono un’eternità in questo contesto macroeconomico. Valutando serenamente - laddove sia possibile essere sereni in questo contesto -  le manovre messe in opera dal Governo, è di tutta evidenza la loro pochezza in termini di stimolo alla ripresa. E le ripetute rassicurazioni e fumose spiegazioni, i tentennamenti non fanno altro che accrescere la convinzione che, al di la delle comode (facili) pretese soluzioni di maggior imposizione fiscale, l’esecutivo abbia finito di estrarre conigli dal cilindro. Temo abbia concluso la sua spinta iniziale, appiattendosi nel clima dei palazzi della politica. Errore gravissimo per un governo “tecnico”, che avrebbe dovuto usare il bisturi e non un blando analgesico.  La crisi morde duramente le famiglie e le imprese, è così evidente che non necessita di essere ancora rimarcata. Non si vedono segnali nella direzione dei tagli di spesa e delle privatizzazioni, oltre ad opportuni ed assolutamente necessari ritocchi delle aliquote fiscali sulle imprese e sul costo del lavoro.

Cosa è quindi lecito attendersi nei prossimi mesi? Non è difficile immaginarlo dati i precedenti: manovre fiscali ancora più deprimenti nei confronti dello sviluppo. L'Esecutivo assomiglia sempre più ad un drogato in forte crisi di astinenza, talmente avido di stupefacenti –  tasse e provvedimenti recessivi – da essere disposto a tutto tranne che prendere coscienza della sua malattia. La droga, come sappiamo, uccide.

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