venerdì 13 aprile 2012

Due pesi e due misure


Al Convegno di Bergamo il popolo leghista chiedeva a gran voce e con molti striscioni il “sangue” di Rosi Mauro. Così è stato. Ora ci ritroviamo la vice Presidente del Senato ancora in carica, ma espulsa dal proprio partito. Altra ennesima immagine desolante per chi ci osserva da oltre confine,  che si aggiunge allo stupore manifestato dalla Comunità Europea sulla nostra non capacità di far di conto riferita ai rimborsi elettorali, ovvero si chiedono per quale anomalo assioma ..“se spendi 2 ti rimborsano 5”. In Italia, evidentemente, la matematica è una opinione politica! L’arte dell’amministrazione dello Stato diventa così l’unico “mercato” domestico che tira, dove le imprese /partito si ritrovano con bilanci floridi ed avanzi di cassa da investire …all’estero . Da far  invidia – arrabbiare  parecchio – le imprese vere,  quelle che non riescono ad ottenere credito dalle Banche ma soprattutto non vedono ordinativi e prospettive , …altro che art. 18 e ddl lavoro.

Torniamo alle vicende leghiste. La sen. Mauro non mi  ha mai  ispirato molta simpatia, tuttavia ho trovato la sua espulsione un gesto meschino da parte del Consiglio direttivo della Lega: l’evidente ricerca di un capro espiatorio. Un gesto purificatore a metà,  decisioni prese con diversi criteri di giudizio, basate più sull’interesse contingente che non ispirate ad un  principio di giustizia. “Chi sbaglia paga” è lo slogan che ho sentito più volte in questi giorni, da Maroni e Salvini in primis. Condivido, ma …non capisco. A meno che il Consiglio direttivo della Lega non abbia deciso basandosi esclusivamente su criteri di responsabilità “estetica”…quindi fuori la Mauro e Belsito. Probabilmente non è così, perché allora verrebbe da chiedersi come mai  la stessa sorte non è toccata a Calderoli. Laddove invece le decisioni prese ieri siano il frutto di colpe gravi, presunte o accertate all’interno della Lega, dato che nessun Giudice si è ancora pronunciato in tal senso, vale il detto espresso nel titolo: due pesi e due misure. In effetti, da quello che ci è dato di sapere, la lista dei “colpevoli” sarebbe molto più lunga. Dal fondatore, Umberto Bossi, uomo certamente limitato nelle sue facoltà dalla malattia, al figlio Renzo, in questo caso limitato dal suo cervello,  a Monica Rizzi, indagata per dossieraggio proprio in riferimento all’elezione del “trota” al consiglio regionale lombardo, per arrivare a Davide Boni, presidente del citato consiglio. Strano modo di fare “pulizia”. 

Occorreva quindi sacrificare qualcuno in base agli ..umori politici. Mi domando ora come il popolo leghista reagirà a questa anomala decisione, una volta svanite la giusta rabbia ed indignazione. L’augurio sincero è quello che prenda coscienza, ovvero realizzi che il vero “delitto” della Lega non è nell’aver tradito la sua fiducia da parte di alcuni suoi dirigenti, ma  nell’acclarato fallimento politico, nella incapacità dimostrata in tutti questi anni di realizzare la promessa fatta quale paladina delle ragioni del Nord. Ed il miglior auspicio per il Paese è che le persone affluite numerose a Bergamo, specchio di una gran parte di popolazione  giustamente animata da un forte spirito di protesta nei confronti di uno Stato che la vede spesso vessata, rivolga altrove l’attenzione in occasione delle prossime scadenze elettorali.

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