martedì 3 aprile 2012

Che facciamo da grandi?


     Quanto piace il Belpaese agli stranieri! E quanto piace agli stranieri venire in Italia a fare compere? Molto. Provate a fare un giretto nelle principali vie dello shopping di Milano o Roma: sentirete tutte le lingue del mondo.  I ricchi ed in particolare i “nuovi” ricchi del pianeta non resistono: devono acquistare in Italia. E non perché nei loro paesi d’origine non vi siano negozi di lusso, tutt’altro! Ho la fortuna di aver girato il mondo, per lavoro e per piacere, e posso confermare che ci sono. A volte sono meravigliosi ed inseriti in contesti che tolgono il fiato (vedi Dubai…). Ciò nonostante, un oggetto di lusso acquistato in Italia rappresenta per loro un’emozione ed un’esperienza unica, irripetibile. Il fascino del lifestyle italiano è un qualcosa che, ahimè, solo noi italiani fatichiamo a comprendere nella sua pienezza. Il valore immateriale che assume potrebbe (scrivo potrebbe) rappresentare uno straordinario supporto per la ripresa, un vantaggio competitivo esclusivo in un mercato globalizzato.  E le micro, piccole e medie imprese che sono custodi di questo “saper fare” avrebbero così l’opportunità di sopravvivere e consolidarsi: certo, oggi avrebbero bisogno anche di un po’ di ossigeno…liquidità.


     Quelle che sono riconosciute come le eccellenze del sistema produttivo italiano – le famose 3 A  di abbigliamento , arredamento, alimentare - unite alle caratteristiche naturali e culturali del nostro Paese, quindi il turismo, sono punti di forza che, se ben supportati da una politica economica adeguata e consapevole della loro rilevanza, pongono a mio avviso il “sistema paese Italia” in una condizione unica per misurarsi e competere  sui mercati internazionali. La globalizzazione diventerebbe quindi una possibilità e non una minaccia come sostengono alcuni. Chi ha ben capito questa straordinaria opportunità sono proprio ...gli investitori stranieri! Di oggi la notizia che il fondo sovrano del Qatar dell’emiro Hamad bin Kalifa Al-Thani, già proprietario dei magazzini Harrods di Londra e di una importante quota in Barclays, tra le più grandi banche mondiali, è vicino all’acquisizione di “Costa Smeralda” in Sardegna. Così come molti altri marchi del Made in Italy sono passati di mano negli ultimi tempi, dai cantieri Ferreti a Brioni, da Bulgari ad Allegri.


    Qualche tempo fa, dalla  terrazza di un albergo romano, stavo godendo dello spettacolo rappresentato dalla città vista dall’alto. In un tavolo vicino, una coppia di turisti americani commentava la bellezza dei siti storici che aveva visitato, della qualità del cibo che aveva gustato e dei negozi di via del Corso. Ho provato un senso di orgoglio, così solo per il fatto di essere italiano. Poi ho pensato: tutto questo non è copiabile a basso costo: è unico.  Che fortuna!


     Occorre quindi assumere una vera consapevolezza di questo patrimonio, un cambio di paradigma nelle future decisioni fondamentali di politica economica. Sento parlare di “modello tedesco” al quale riferirsi. Sorrido: l’Italia non è la Germania, gli italiani non sono tedeschi nel pensare e nell’agire. Non avremo la loro proverbiale organizzazione e modello industriale, ma abbiamo talento, fantasia, buon gusto e migliaia di piccole imprese pronte a trasformare tutto questo in nuova ricchezza. Occorre solo decidere …cosa fare da grandi!


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