giovedì 26 aprile 2012

Caro Severgnini, ...


Severgnini, con il quale condivido la passione  interista e meno l’eccesso di simpatia dimostrata nei confronti di Matteo Renzi  in occasione della presentazione del suo ultimo libro Stilnovo (accidenti, pubblicità occulta..),  scrive  oggi sul Corriere della Sera un commento sulla vicenda Formigoni.  E’ un bellissimo articolo, che sottoscrivo e ben rappresenta il significato politico e non giudiziario del caso che investe una intera Regione. Quel significato che il Celeste non riesce (o non vuole?) capire: essere “eletto” significa necessariamente dover assumere comportamenti ineccepibili. Non mi riferisco all’aspetto pubblico (ci mancherebbe..), tantomeno a quello penale, ma alla sfera privata.  Si tratta, per un politico,  di dover cedere  quella  parte di “sovranità personale che riguarda la sfera della propria vita quotidiana, in particolare le frequentazioni, le cerchie di amici, …le vacanze. Non si tratta peraltro di voler essere moralisti o bacchettoni,  ma solo una questione di  pura  “convenienza” politica per chi è chiamato a governare altri cittadini, appunto per l’”eletto”.  Evidentemente,  Formigoni non  ha capito ( ed anche la Colli non gli da una mano…) che i cittadini non si aspettano solamente che un Governatore amministri la res pubblica al meglio delle sue possibilità, sappia selezionare  e gestire i suoi collaboratori, ma anche e soprattutto non dia adito a “malintesi” che possono far loro pensare a suoi interessi privati e/o particolari preferenze nei confronti di persone a lui vicine nell’assegnazione di incarichi e appalti. Quindi la questione non riguarda l’eventuale responsabilità penale di Formigoni, non ci compete ed è sbagliato istruire processi sommari, bensì l’ostinazione, spesso accompagnata da una sfrontata arroganza che lo porta a parlare di sé in terza persona, con la quale Formigoni dimostra non voler comprendere di essere “eletto”.  

Noi Italiani “terrestri”, caro Severgnini, non vogliamo essere malinconici. Siamo anche disposti a sopportare i morsi di una crisi mai vissuta in precedenza e fare sacrifici, ma non tolleriamo più che coloro i quali sono chiamati a governarci,  pagati profumatamente,  non siano da esempio,  siano ingenui, distratti o inconsapevoli.  E troppi ce ne sono a Palazzo Lombardia...

Lo ha ben capito (pur senza ammetterlo)  Silvio Berlusconi, ed ha pagato dimettendosi pur avendo ancora una maggioranza in Parlamento. Formigoni segua l’esempio del Capo.

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