lunedì 14 maggio 2012

L'Unione (europea) fa la forza


Si era scritto in altri tempi della contraddizione in essere sulla moneta unica,  in uso a molti Paesi dell’Unione senza che appartenga a nessuno di questi  e di politiche economiche, sociali e fiscali troppo variegate tra gli stati membri per continuare ad esistere “appassionatamente” sotto un’unica bandiera azzurra. I fondatori dell’Unione Europea, reduci da una guerra che aveva distrutto vincitori e vinti , di fronte ad un Continente da ricostruire, avevano lavorato sulla speranza dell’avvento di un periodo nuovo di pace, crescita e stabilità politica, e su questa aspirazione hanno posto le basi dei trattati poi sottoscritti. Una sorta di “bengodi” destinato, nelle loro previsioni, a durare nel tempo, che niente e nessuno poteva minacciare. Un matrimonio con la sola formula della buona sorte.. (http://romanoperissinotto.blogspot.it/2012/03/nella-buona-e-nella-cattiva-sorte.html )

Nulla dura immobile all’infinito. L’evoluzione non è solo un principio che riguarda  la genetica degli esseri viventi,  ma anche le nazioni, gli Stati.  Arrivò la comunicazione in tempo reale, internet ..e masse enormi di popolazioni  iniziarono a scoprire che si poteva aspirare a qualche cosa di più che ad una ciotola di riso: la globalizzazione. Al contrario di molti, vedo in modo positivo questi processi  e la possibilità che milioni di persone possano migliorare la loro condizione di vita. E per i  Paesi industrializzati del vecchio Continente diventa non solo  una opportunità di sviluppo verso nuovi mercati, ma una apertura ad un confronto quotidiano con altre culture e stili di vita: la possibilità appunto di un processo evolutivo delle "genti" europee.

In Europa sembra scoccare l’ora della verità:  oggi assistiamo ad un progressivo diffondersi di un sentimento “anti europeista” tra gli Stati membri. Vengono esaltati  i “ vizi”  iniziali alla base della sua costituzione senza rendersi conto del più grande pericolo che corrono tutti i singoli paesi, ovvero quello della fine dell’Unione. Una follia per noi e per le nostre future generazioni.

Nessun singolo Governo può oggi credere di fare il bene del proprio Paese pensando di isolarsi e senza appartenere ad un consesso più grande.  I  “pirati”  o “grillini” sono  anacronistici e pericolosi in tal senso.  Occorre rivedere alcune regole e scriverne di nuove orientate alla sussidiarietà ed alla identità comune delle politiche sociali e fiscali degli Stati membri. Tutto ciò richiede per loro sacrifici e la perdita di sovranità nazionale, ma non ci sono alternative se non quelle sterili e dannose di “aizza popoli”. Credo che mai come in questo particolare momento storico, valga il vecchio adagio “l’unione fa la forza”: nessuno può correre da solo, nemmeno la locomotiva tedesca.

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