mercoledì 20 giugno 2012

Orgoglio e fiducia delle Pmi brianzole


Ieri sera, Il salone delle conferenze dello Sporting di Monza era pieno con oltre 300 accrediti:  imprenditori, artigiani, lavoratori a fianco dei loro datori di lavoro,  liberi professionisti  e studiosi  hanno partecipato all’incontro organizzato da Giulia Berruti (complimenti ) sul tema della difficile, in taluni casi drammatica situazione in cui versano le Pmi brianzole rispetto alla crisi dei consumi ed al problema del carico fiscale che gravita sulle imprese.

Molti i visi noti locali, alcuni invece sono arrivati da altre città per confrontarsi, esporre liberamente i  disagi raccontando la loro storia imprenditoriale, quasi uno sfogo liberatore, nell’auspicio di poter individuare le vie di uscita da uno stallo per tanti drammatico. Esperienze diverse, settori manifatturieri differenti ma accomunati dal quel “Made in Italy” fatto di cultura ed abilità che tanto ha dato e tanto potrà ancora dare all’intero sistema Paese, a condizione che se ne percepisca l’importanza e lo si tuteli.  Occorre quindi agire ..ed in fretta. Ho avuto modo di ascoltare i progetti futuri di alcuni imprenditori, decisi a delocalizzare per far sopravvivere le loro Aziende. Il pagamento dell’Imu ha rappresentato per molti di loro l’ultima “mazzata”, la definitiva presa di coscienza che ha determinato la scelta finale.

Troppe tasse e troppa burocrazia  in Italia non consentono alle imprese di creare ricchezza. Questo è stata la principale affermazione comune. Certo non possiamo dare loro torto. Ho notato che anche il problema della stretta creditizia, il cosiddetto credit crunch, sebbene sollevato da taluni, passa in secondo piano rispetto alla principale esigenza di tutti: avere meno Stato e regole più semplici. Molti problemi legati all’attività di Equitalia, a volte con epiloghi tragici,  sono stati ricondotti proprio alla difficile interpretazione delle norme fiscali e  tributarie, spesso incomprensibili  persino ai professionisti, come hanno testimoniato i commercialisti presenti in sala. Uno Stato snello, meno pervasivo , regole chiare e semplici e quantomeno paritario nel rapporto con il Cittadino è l’istanza comune. E la mente è tornata alla manifestazione di sabato scorso a Venezia, il NoImuday organizzato dal Tea Party Italia.

Non avevo previsto un mio personale intervento al dibattito, ma sollecitato da alcuni presenti a commentare le tesi anti Europeiste espresse dal Prof. Gerardo Coco, ho accettato l’invito esprimendo la mia critica a tali considerazioni. Il pericolo di identificare nell’Europa i guai domestici è reale e diffuso, ma è sbagliato porre come soluzione una eventuale uscita dall’Unione. Al contrario, occorre rafforzarla lavorando verso la  creazione di una “nazione europea” . Mi perdoni il Prof. Coco, ma identificare il problema della moneta unica con la causa di tutte le malattie degli Stati membri dell’Europa, mi sembra perlomeno riduttivo. Avremo sicuramente modo di confrontarci ancora in un prossimo incontro.

Infine, dopo strette di mano e saluti, un segnale positivo. Nonostante tutto, l’orgoglio e la volontà di fare impresa è ancora viva. “Le nostre Aziende ed i nostri dipendenti sono la nostra vita” ed ancora “Dottore, domani vengono in azienda dei clienti inglesi di Chester, la conosce?” Gli imprenditori italiani ci sono e non hanno perso la fiducia.


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