martedì 26 giugno 2012

Il mio intervento a "Milano Capitale delle start Up?"


Venture capital privato - agevolazioni fiscali e sistema delle PMI ed delle Start Up: un nuovo strumento finanziario per la nascita e la  crescita delle imprese



Dall’ 11 giugno  è forse iniziato il nuovo corso nella comunicazione dell’ABI verso l’esterno. Dopo avere ripetutamente e pervicacemente negato il problema della stretta sui crediti alle imprese, ora il DG Sabatini sembra avere cambiato tono e all’assemblea Confesercenti ha cominciato a mettere avanti le mani e ha dichiarato:

”E’ chiaro che andiamo verso un mondo in cui il credito sara’ piu’ scarso di prima, un dato che non possiamo nasconderci – ha aggiunto - per il governo come per le imprese la crescita finanziata solo con il credito non funziona piu”’.

Che si andasse verso un mondo in cui il credito è più scarso  lo dico da un anno e passa, le statistiche hanno mostrato evidenti segni da dicembre ma ABI aveva sempre negato. Ecco alcuni esempi. Sempre Sabatini il 17 febbraio al termine del comitato esecutivo dell’ABI:

Ricordando che la dinamica del credito erogato alle famiglie “e’ ancora superiore a quello erogato alle imprese”, Sabatini afferma tuttavia che “l’andamento del credito in Italia e’ sicuramente migliore dell’andamento del credito in Europa”. Sabatini precisa, infine, che “non c’e’ un credit crunch, perche’ la quantita’ di credito all’economia continua ad aumentare ad un tasso progressivamente ridotto, in coerenza con il contesto”.

Ed il 20 aprile, al convegno organizzato dal Sole24Ore su banca e impresa sempre Sabatini aveva affermato davanti a una folta platea che il problema del credit crunch era soprattutto causato da ‘confusione nella testa degli imprenditori‘, perché le banche non hanno mai negato credito alle imprese. Il tutto sotto una pioggia di indagini, di lettere di lamentela che arrivano a giornali e radio che affermano che una parte sostanziosa di imprese il credito non lo ricevono più.

Bene, fine della mascherata, ora anche ABI ha avvisato tutti che il credito sarà più scarso di quanto sia stato prima. E non si torna più indietro.

Cosa significa per le Imprese? Significa fare attenzione a non distruggere il loro conto economico con oneri finanziari legati a tassi spesso spropositati e commissioni aumentate solo per ricostituire i conti economici delle banche stesse. In questo momento gli oneri finanziari pagati alle banche stanno di fatto mangiandosi tutti i margini di molte aziende ed il danno in prospettiva è reciproco: imprese incapaci di accantonare utili, rating in peggioramento, maggior costo del capitale per le banche che hanno in pancia questi crediti.

In ogni caso, la conclusione è pacifica: le PMI italiane sono disarmate ed impotenti a fronte degli effetti della crisi finanziaria generata da speculatori in camicia bianca – alcuni casi purtroppo di banchieri senza scrupoli - che hanno approfittato della mancanza di regole per un indebito arricchimento personale.

Certo, colpa anche della politica spesso connivente, di un modello di classificazione del rischio dove i i certificanti erano controllati dai certificati, ect ect. Insomma, un pasticcio globale, un tragico percorso che ha portato il Mondo in una situazione economica e sociale mai vissuta in precedenza. La crisi del ’29, sebbene generata da alcuni simili aspetti, presenta contesti tali che, a mio avviso, non sono possibili confronti. Ma questo è un altro discorso. Detto ciò, sebbene i Governi siano intervenuti sull’emergenza – in alcuni casi con un accanimento terapeutico che rischia di uccidere il malato ..Grecia ndr – rimane irrisolto il problema della ripresa e dello sviluppo delle vecchie economie occidentali. Ed il motivo? Semplice e disarmante : manca la pecunia, i soldi! Una delle conseguenze, che sembra appalesarsi negli ultimi giorni, la più pericolosa per il sistema delle PMI ed in particolare per i Paesi dove queste realtà costituiscono l’ossatura del Pil, i.e. Italia, è che le misure adottate di restrizione del credito e maggiori tasse sviliscano ancora di più i consumi, generando un meccanismo perverso con inevitabili drammi sociali. Allora, che si fa? Visto che i soldi pubblici non ci sono, le banche hanno altro a cui pensare e le imprese hanno bisogno di capitali per la loro operatività, dobbiamo pensare all’attrazione dei capitali privati. Chi investe e crede nelle imprese e le finanzia cerca il proprio profitto personale, ma contribuisce in prospettiva a quello di tutti … se si ragiona in maniera non ideologica. Si badi, nello sviluppo di nuovi business (le start up) le maggiori difficoltà sono proprio quelle relative all’accesso al credito! Occorre però che l’Investitore privato possa, una volta scontata la preliminare positiva valutazione dell’idea o della nuova impresa da finanziare, ottenere anche dei benefici fiscali legati al capitale di rischio. Se guardiamo ad altri Paesi (dovremmo fare più benchmark ) in Gran Bretagna ciò avviene dal 1995, dove pur con alcuni limiti per evitare che accedano a questi strumenti investitori non adeguati per profilo di rischio, il contribuente persona fisica ha la facoltà di investire in determinati progetti di investimento mobiliare e di detrarre dalle imposte dovute una parte del costo sostenuto per l’investimento. Per intenderci, la proposta è simile a quella del cd. “5 per mille”, esperienza di grande successo che consente di dedurre dalla base imponibile le donazioni effettuate a favore di istituti non a fine di lucro. Nel caso del venture capital si abbasserebbe la tassazione complessiva a chi vuole rischiare. Più rischio in nuove imprese ed a sostegno di quelle ritenute meritevoli , meno tasse personali. Per realizzare tutto ciò, l’idea è quella una normativa simile a quella anglosassone sui Venture Capital Trusts che permetta alle persone fisiche la deduzione dal reddito imponibile di quanto viene investito in venture capital, sia direttamente che attraverso la costituzione di fondi specializzati. La parte di gettito fiscale mancante, credo sarebbe ampiamente superata dai benefici in termini di mantenimento e creazione di nuovi posti di lavoro oltre alle imposte generate IVA, Ires e, chiaramente, la tassazione sull’attività delle imprese che, altrimenti, non sarebbero mai nate e/o sopravissute. Probabilmente, una operazione a costo zero per lo Stato…. Una semplice soluzione, ideale per il sistema delle PMI e lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali. …Ci pensino gli esponenti del Governo presenti in Sala, fin da oggi, inizino da qui, Milano, che per vocazione è città aperta e propositiva.

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