mercoledì 6 giugno 2012

La direzione europea


Mancano all’appello 3,5 miliardi di euro, e non sono bruscolini. Noi italiani, ci siamo chiesti più volte se i nostri “Professori” sapevano far di conto, abbiamo anche provato con molta modestia a guardare  i grandi capitoli di spesa e, calcolatrice alla mano, determinare una ipotesi  economica basata sul taglio della spesa e sulla miglior efficienza della pubblica amministrazione per vedere se era possibile un’alternativa al rigore ed alla manovra  anti ciclica che ci lasciava quantomeno perplessi. Ci siamo poi accorti che non era nemmeno necessaria la calcolatrice. Abbiamo ricordato più volte l’importanza del denominatore nel rapporto deficit / pil e di come quest’ultimo era (ed è) blandamente considerato. Siamo rimasti piuttosto basiti a fronte della dichiarazione di Monti, solo un mese fa, che ribadiva ancora la priorità di mettere in ordine i conti e che la crescita sarebbe poi arrivata motu proprio. Abbiamo visto le altelene degli spread giocare con i destini delle nazioni, impedendo di fatto di dare credibilità oggettiva ai vari documenti di programmazione economica e finanziaria redatti in questi mesi. Infine, abbiamo constatato giorno dopo giorno l’affievolirsi dell’azione del Governo che avevamo salutato con favore lo scorso inverno, appiattito oggi sulle logiche della politica e degli interessi di parte. Al primo consuntivo,  nonostante i sacrifici ai quali siamo stati chiamati, i conti non tornano. E così proseguendo non torneranno. Paradossale poi, che l’ammanco rispetto alla previsione iniziale corrisponda grosso modo ai tagli di spesa individuati dall’equipe di superconsulenti, Bondi in primis, a supporto del tecnico Giarda: sembra uno scherzo beffardo…

Inutile ora sollevare ulteriori critiche al Governo: i  numeri sono terribili ed inconfutabili. Occorre tuttavia rimarcare alcuni aspetti. Non si venga ancora a dire che è  l’evasione fiscale a determinarli. L’evasione fiscale non è solo un fenomeno italico. Aumentando le imposte, era logico aspettarsi un ulteriore drammatico calo dei consumi interni ed il cortocircuito che avrebbe provocato. Strano, lassù non è stato previsto…  Difficile quindi mantenere in equilibrio il conto economico dello Stato su queste premesse: minor consumi significa minor gettito fiscale. Le imprese italiane, in particolare le piccole, già facevano fatica a creare ricchezza, poi con ulteriori balzelli ..addio. Maggiori controlli fiscali e rigidità statalista significa indurre la fuga dei capitali per chi li possedeva.

Non si pensi, neppure per un attimo, a nuove tasse  ed  aumenti dell’Iva: non produrrebbero nulla di utile, al contrario sarebbero una mazzata tremenda. Vedremo quanti saranno in grado di pagare l’Imu e quanti non lo faranno… Uno Stato snello,  meno pervasivo ed assetato è la direzione che va presa, soprattutto per riconciliare il rapporto con i cittadini che ora non capiscono per quale motivo sono costretti a sacrifici che, di fatto, non portano a nulla. Molto pericoloso in una prospettiva sociale a breve termine.

Infine, sia chiaro che nemmeno Superman può risolvere da solo i problemi. La via di salvezza è l’Europa, l’unione fiscale e politica dell’Europa. I fondamentali  sono migliori di quelli americani: occorre la volontà politica di pensare alla “nazione europea” per risolvere la “crisi europea”. Questa maledetta situazione può tramutarsi in una nuova grande opportunità per tutti i Paesi del vecchio continente, Germania inclusa

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