lunedì 20 febbraio 2012

Private equity e sistema PMI

Venture capital privato / agevolazioni fiscali e sistema delle PMI E’ pacifico: le PMI italiane sono disarmate ed impotenti a fronte degli effetti della crisi finanziaria generata da speculatori in camicia bianca – banchieri senza scrupoli - che hanno approfittato della mancanza di regole per un indebito arricchimento personale. Certo, colpa della politica spesso connivente, di un modello di classificazione del rischio dove i i certificanti erano controllati dai certificati, ect ect. Insomma, un pasticcio globale, un tragico percorso che ha portato il Mondo in una situazione economica e sociale mai vissuta in precedenza. La crisi del ’29, sebbene generata da alcuni simili aspetti, presenta contesti tali che, a mio avviso, non sono possibili confronti. Ma questo è un altro discorso. Detto ciò, sebbene i Governi siano intervenuti sull’emergenza – in alcuni casi con un accanimento terapeutico che rischia di uccidere il malato ..Grecia ndr – rimane irrisolto il problema della ripresa e dello sviluppo delle vecchie economie occidentali. Ed il motivo? Semplice e disarmante : manca la pecunia, i soldi! Una delle conseguenze, la più pericolosa per il sistema delle PMI ed in particolare per i Paesi dove queste realtà costituiscono l’ossatura del Pil, i.e. Italia, è che le misure adottate di tagli e maggiori tasse sviliscano ancora di più i consumi, generando un meccanismo perverso con inevitabili drammi sociali. Allora, che si fa? Visto che i soldi pubblici non ci sono, le banche hanno altro a cui pensare e le imprese hanno bisogno di capitali per la loro operatività, dobbiamo pensare all’attrazione dei capitali privati. Chi investe e crede nelle imprese e le finanzia cerca il proprio profitto personale, ma contribuisce in prospettiva a quello di tutti … se si ragiona in maniera non ideologica. Si badi, nello sviluppo di nuovi business (le start up) le maggiori difficoltà sono proprio quelle relative all’accesso al credito! Occorre però che l’Investitore privato possa, scontata la preliminare positiva valutazione dell’idea o dell’impresa da finanziare, ottenere anche dei benefici fiscali legati al capitale di rischio. Se guardiamo ad altri Paesi (dovremmo fare più benchmark ) in Gran Bretagna ciò avviene dal 1995, dove pur con alcuni limiti per evitare che accedano a questi strumenti investitori non adeguati per profilo di rischio, il contribuente persona fisica ha la facoltà di investire in determinati progetti di investimento mobiliare e di detrarre dalle imposte dovute una parte del costo sostenuto per l’investimento. Per intenderci, la proposta è simile a quella del cd. “5 per mille”, esperienza di grande successo che consente di dedurre dalla base imponibile le donazioni effettuate a favore di istituti non a fine di lucro. Nel caso del venture capital si abbasserebbe la tassazione complessiva a chi vuole rischiare. Più rischio in nuove imprese ed a sostegno di quelle ritenute meritevoli , meno tasse personali. Per realizzare tutto ciò, l’idea è quella una normativa simile a quella inglese sui Venture Capital Trusts che permetta alle persone fisiche la deduzione dal reddito imponibile di quanto viene investito in venture capital, sia direttamente che attraverso la costituzione di fondi specializzati. La parte di gettito fiscale mancante, credo sarebbe ampiamente superata dai benefici in termini di mantenimento e creazione di nuovi posti di lavoro oltre alle imposte generate IVA, Ires e, chiaramente, la tassazione sull’attività delle imprese che, altrimenti, non sarebbero mai nate e/o sopravissute. Probabilmente, una operazione a costo zero per lo Stato…. Una semplice soluzione, ideale per il sistema delle PMI. Ci pensi, Ministro Passera

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