venerdì 20 luglio 2012

Il patto fiscale


Leggendo il rapporto pubblicato dall’Ufficio Studi di Confcommercio si giunge ad una sola conclusione:  il cortocircuito provocato da una pressione fiscale reale - calcolata cioè solo sul Pil legalmente dichiarato - pari al 55% non è assolutamente sostenibile. La diminuzione dei consumi interni genera quindi perdita di occupazione, nonostante il buon andamento dell’export che  (è di tutta evidenza)  non può da solo sostenere il potenziale di crescita futura. Nel rapporto, non manca un riferimento allo spread ed alle conseguenze nefaste che implica per il bilancio pubblico e, a cascata,  per i conti delle famiglie e delle imprese. Giova inoltre ricordare che tutte le stime di crescita (?) di inizio anno, peraltro più volte riviste al ribasso con il passare dei mesi, si basavano su di un differenziale non superiore ai 270 punti…

Dicevamo,  cortocircuito che rischia di rendere vane le politiche di risanamento messe in atto dal Governo, minando il consenso degli Italiani che pur hanno risposto e si sono adeguati ai sacrifici, vedi i risultati del gettito IMU, la tassa più odiata dalla gente perché tocca il bene più prezioso ed ambito nella nostra cultura.

Non manca un riferimento all’evasione fiscale ed ai livelli record che ha raggiunto in valori assoluti (156 Mld) e percentuali, circa il 17,5%. Numeri da record, ovviamente negativo. Pur non volendo assolutamente giustificare tale elemento, occorre tuttavia riaffermare con forza che solo un radicale cambio di paradigma potrà limitare il fenomeno, ovvero uno  Stato meno invasivo ed affamato che risponda ai suoi cittadini di come gestisce le risorse che chiede loro. Non saranno i controlli fiscali ad effetto ad eliminare o limitare l'evasione e l'elusione fiscale, ma solo una sana cura dimagrante della pubblica amministrazione ed il rispetto dei cittadini da parte dello Stato, dei sacrifici  loro richiesti in termini di tributi. Solo agendo in tale direzione, conoscendo e condividendo le modalità di come vengono impiegati i nostri soldi, ottenendone in cambio servizi efficienti e sussidiarietà per i più bisognosi (non raccomandati…) potremo parlare di una nuova civiltà e, sono sicuro, saremo tutti più propensi al rispetto del patto fiscale.

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