venerdì 18 gennaio 2013

Monti non è Obama


Faremo una campagna alla Obama”. Recita pressappoco così un tweet di  Mario Sechi, ex direttore del quotidiano  “il Tempo”  ed ora candidato nelle lista al Senato del prof. Mario Monti.  Vediamo perché, a mio avviso, rischia di commettere un errore.

E' noto che i mezzi di comunicazione di massa hanno svolto, fin dall’inizio del XX secolo, un ruolo dominante nella costruzione dell’opinione pubblica, entrando in modo decisivo nella sfera pubblica delle società moderne. Nonostante tutte le contraddizioni intrinseche che si portano dietro, a causa del forte potere di influenza che possono esercitare, i mass media sono stati (e sono tuttora) uno strumento fondamentale per il funzionamento delle democrazie occidentali, dal momento che svolgono il delicato ruolo di ‘watchdog’, ovvero di guardiani e garanti della democrazia stessa. In relazione alla stampa quotidiana si è parlato a lungo di quarto potere, ma la definizione deve oggi essere estesa senza alcuna difficoltà anche agli altri media commerciali, in particolare a radio e televisione.

Oggi anche Internet svolge la medesima funzione di controllo ma, a differenza dei vecchi mezzi di comunicazione, favorisce lo sviluppo di un processo dialogico, dove l’informazione si trasmette in senso orizzontale e la conoscenza è il risultato di una continua attività collaborativa. Si tratta di un valore aggiunto fondamentale nel favorire lo sviluppo della sfera pubblica. Ecco spiegato perché i vari Leaders, o il loro staff, si affrettano a conquistare spazi sui social network

Questo però non deve portarci alla conclusione che la rete soppianterà completamente gli altri media e soprattutto la televisione, che tuttora rimane lo strumento centrale per la comunicazione politica. Internet e televisione rappresentano due modalità di comunicazione per molti versi opposte, ma complementari. Entrambi sono fondamentali al kit di un politico che voglia raggiungere con efficacia un pubblico vasto ma  eterogeneo al suo interno, sia in termini di abitudine di fruizione dei media, sia in termini di preferenze e di interessi personali.

È un fatto ormai appurato che in tutte le democrazie occidentali la gente tragga dai media la maggior parte dell’informazione politica, tanto che oggi media e politica possono essere considerati due facce della stessa medaglia. I mezzi di comunicazione di massa, con le loro caratteristiche strutturali e linguistiche, hanno dato luogo al fenomeno della personalizzazione della politica, con la conseguente scomparsa dei partiti e con il costante rafforzamento del ruolo del candidato. Alcuni sociologi osservano  che nell’era della politica mediatica il processo decisionale dell’elettore è oramai fortemente condizionato dalle immagini personali del candidato, le quali devono infondere senso di fiducia, credibilità e capacità di leadership, facendo leva soprattutto sulle emozioni che, si sa, sono per lo più irrazionali.  E’ quella prima regola del “far politica” che ogni candidato dovrebbe conoscere bene: la percezione della gente.

Per un politico la capacità di relazionarsi al pubblico e di toccare la dimensione emotiva dell’uomo è fondamentale, e il migliore strumento del dialogo è rappresentato dalla narrazione. Narrazione significa saper parlare di sé, della propria storia, entrare in confidenza con gli elettori, creare un legame basato sull’empatia. Da questo punto di vista la strategia di comunicazione di Barack Obama è significativa perché per il neo rieletto Presidente USA il suo “personale”  è politico: la sua storia coincide con il suo programma e non c’è argomento migliore di quello per comunicare con il suo elettorato.

Senza entrare nel merito di quale elettorato stia guardando, ovvero se abbia ben compreso dov'è l’obbiettivo da colpire, il professor Monti, al contrario di Obama, non ha una storia politica da raccontare. Non ha un rapporto consolidato da contatti diretti con il suo elettorato, frutto di una carriera partita dai gradini più bassi. E’ elitario, appare distante e porta con sé il fardello di un anno di pesanti sacrifici richiesti agli italiani senza che questi abbiano ancora avuto la possibilità  di toccare con mano un benché minimo beneficio in termini di riscontro quotidiano. Ricordate sempre la percezione…

Se Mario Sechi, al quale sarebbe stato affidato il compito di gestire la comunicazione,  riuscirà in poche settimane nel suo tentativo, allora gli si dovrà riconoscere di aver compiuto una grande impresa.

 

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