giovedì 30 agosto 2012

Populismo e balle collossali


Sono tra coloro che hanno avuto la fortuna di permettersi un periodo di vacanze relativamente lungo e, come altri miei connazionali “fortunati”,  lo abbiamo trascorso all’estero, in Grecia. Mentre leggevo le notizie utilizzando free wi-fi  in tutte le taverne o spiagge, dove lettini ed ombrelloni  erano messi a disposizione gratuitamente (con un tacito accordo di almeno una consumazione …ma chi non sente il desiderio di bere qualcosa …) e mentre osservavo i greci in vacanza (preferiamo i luoghi meno frequentati  da quelli tradizionalmente meta dei turisti, tipo isole) non potevo fare a meno di pensare come la realtà del Paese fosse distante da quella descritta. Leggevo che per le vie di Atene non girano più macchine, solo biciclette.. balle! Suggerisco di evitare il traffico di Atene. Leggevo di una popolazione in ginocchio, altra balla! Certo, avverti una diffusa preoccupazione, ma vedi molta gente che si è rimboccata le maniche, ha costruito sterrati per giungere in calette meravigliose, realizzando lidi che farebbero arrossire i Bagni Fiore di Paraggi.

Nel nostro girovagare in Calcidica e Pelopponeso, abbiamo soggiornato in hotels di lusso pagando rates da albergo tre stelle in Romagna, cenato in ristoranti incantevoli a base di pesce (con Prosecco e Franciacorta) e prezzi da trattoria, per non parlare poi delle tipiche taverne sulle spiagge …

Per vizio di mestiere, mi sono confrontato con gli imprenditori, dai proprietari ai  direttori degli hotels,  ai ristoratori. In sintesi, l’umore comune è quello di una consapevolezza diffusa che è finita un’epoca: quella dei sussidi e dell’intervento pubblico per coprire inefficienza e pigrizia mentale. Hanno capito di avere una grande fortuna, il loro territorio, la loro storia e le loro tradizioni da proporre al turismo internazionale e da “vendere” ad un giusto prezzo ovviamente.  Stanno affinando il servizio e la qualità dell’offerta:  il benchmark ?  Guarda un po’ .. è l’Italia. Quindi, riprendono gli investimenti, molti quelli stranieri, nel settore dell’hospitality greca: ed è un concreto passo in avanti verso la fine del tunnel.

E noi che facciamo? Quando capiremo che il futuro del Paese è nel suo patrimonio rappresentato dal territorio, nelle sue produzioni d’eccellenza, nell’ impresa artigianale, nella naturale creatività e stile che deriva dalla nostra storia? Quando capiremo che i clienti dei nostri brands a Shanghai o Riga hanno un’idea dell’Italia che viene disattesa non appena sbarcano a Malpensa? Quando realizzeremo pienamente che la new economy non potrà assorbire i posti di lavoro che sono venuti a mancare in questi ultimi anni e, dato il ritardo strutturale di vent’anni rispetto ad altri Paesi, saremo comunque in affannosa rincorsa? Un bravo artigiano, un calzolaio, un sarto, un falegname sono figure che possono rappresentare un modello per i giovani: occorre promuoverle

Populismo e balle colossali  sono una sorta di anestesia collettiva che non aiutano un Paese, ma evidentemente fungono da sonnifero per addormentare le menti.

 

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