lunedì 11 febbraio 2013

L'appello di Giannino ai delusi di Italia Futura

Gli amici di Fare Fermare il Declino pubblicano oggi un appello

LETTERA APERTA AGLI ADERENTI DI ITALIA FUTURA

pubblicato su www.fermaredeclino.it



Cari Amici di Italia Futura,
anche voi, come tutti gli italiani, vi starete chiedendo chi votare alle prossime elezioni del 24-25 febbraio. Immaginiamo il vostro spaesamento per le recenti aperture delle vostre forze politiche di riferimento alla sinistra di Bersani e Vendola, comprendiamo il vostro smarrimento di fronte ad un progetto che era nato per "rivoltare lo Stato come un calzino" e che ora si trova imbrigliato dalle logiche del compromesso con molte delle forze che sono causa del declino del nostro Paese. Ma un'alternativa c'è: Fare per Fermare il declino. Il vostro progetto è il nostro progetto sin da quando moltissimi di voi hanno sottoscritto il manifesto lanciato il 28 luglio e potete trovar conferma di quanto siamo rimasti fedeli a quei principi leggendo la seguente riflessione, liberamente ispirata a questo editoriale presente sul vostro sito.
Il fritto misto di Monti e i docili tonni della società civile.
Mario Monti ha fatto buona pesca mentre la società civile italiana ha dimostrato, e non è la prima volta, la sua subalternità alla politica, anche quella indebolita di questo finale di seconda Repubblica.
I messaggi che arrivano dalla nascita di Scelta Civica, se solo si va oltre le photo opportunity di rito, appaiono sommamente confusi. Se da un lato si dichiara l’intenzione di rappresentare la società civile, di unire le forze riformatrici del paese e di rinnovare la politica, dall’altro la coalizione montiana schiera una prima fila che, sia pure con grande rispetto per le persone e le storie individuali, di nuovo ha davvero poco: Casini, Fini, De Mita, Buttiglione, Bocchino, Cesa, tutti politici che nella loro lunga esperienza politica si sono sempre dimostrati fieri avversari di ogni tipo di riforma, liberalizzazione, riduzione delle tasse e degli sprechi.
Sullo sfondo si intuisce il profilo di una classe dirigente locale, che soprattutto nel Meridione, incarna abitudini e comportamenti lontanissimi dal rappresentare quello che l'Italia chiede oggi alla politica. Il rischio di proseguire una politica che si dichiara riformatrice a Roma e clientelare nel Mezzogiorno è quanto mai concreto, basti vedere le candidature di condannati come Pietro Diodato in Campania o quella di Giovanni Pistorio anch’egli condannato per danno erariale e per anni braccio destro di Raffaele Lombardo e assessore regionale alla sanità con Totò Cuffaro.
Possibile che ad associati e dirigenti di Italia Futura, ministri, esponenti di Confindustria e associazioni del terzo settore confluiti nel polo centrista non sia venuto in mente di prendere del tempo per capire la reale concretezza dell’operazione prima di spendere il loro piccolo o grande patrimonio di credibilità?
Tra l’altro questo avrebbe giovato all’esperienza del governo Monti, oggi esposto alle legittime critiche di PdL e Pd dopo che il presidente del Consiglio ed altri ministri hanno deciso di far parte del progetto di Casini e Fini (alcuni ministri di primo piano del governo tecnico hanno avuto il coraggio e la dignità di dissociarsi da questa operazione di maquillage politico.).
Le buone intenzioni della Scelta Civica di Monti sulla necessità di riformarsi e aprirsi alla società civile non possono che essere valutate positivamente. Ma si tratta per l'appunto di parole e d’intenzioni, i fatti dimostrano l’esatto contrario.
Per questo ci domandiamo se proprio l’incapacità dimostrata in questo frangente dalla classe dirigente non politica che abbiamo visto in prima fila ai comizi del polo centrista, di porre con forza il tema di un vero rinnovamento, nei programmi e nelle persone, prima di precipitarsi a difendere i propri conflitti di interesse, non contribuirà a frenare, piuttosto che ad accelerare, il declino del paese e un già difficile percorso di riforma della politica.
Fossimo nei panni di un dirigente di lungo corso dell’Udc o di Fli riterremmo, oggi più di ieri, che questa società civile, che si può avere un tanto al chilo, non richiede impegni particolarmente stringenti al cambiamento.
Ma è soprattutto sul piano dei contenuti che poco o nulla è emerso dall’Agenda Monti. “Monti dopo Monti” è un programma davvero troppo scarno per una grande nazione. Anche perché il gruppo unico parlamentare che dovrebbe venir fuori dopo le elezioni ha al suo interno orientamenti molto diversi, che oggi sono nascosti solo dall’obiettivo comune di entrare in Parlamento e superare i più o meno alti sbarramenti.
Insomma se ai pescatori Casini e Fini va dato atto di aver fatto buona pesca con poca pastura, il fritto misto proposto sul "menù Monti" rischia di essere una pietanza indigesta per gli elettori e per il Paese.

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