Si era scritto in altri tempi della contraddizione in essere
sulla moneta unica, in uso a molti Paesi
dell’Unione senza che appartenga a nessuno di questi e di politiche economiche, sociali e fiscali troppo
variegate tra gli stati membri per continuare ad esistere “appassionatamente”
sotto un’unica bandiera azzurra. I fondatori dell’Unione Europea, reduci da una
guerra che aveva distrutto vincitori e vinti , di fronte ad un Continente da ricostruire,
avevano lavorato sulla speranza dell’avvento di un periodo nuovo di pace,
crescita e stabilità politica, e su questa aspirazione hanno posto le basi dei
trattati poi sottoscritti. Una sorta di “bengodi” destinato, nelle loro
previsioni, a durare nel tempo, che niente e nessuno poteva minacciare. Un
matrimonio con la sola formula della buona sorte.. (http://romanoperissinotto.blogspot.it/2012/03/nella-buona-e-nella-cattiva-sorte.html
)
Nulla dura immobile all’infinito.
L’evoluzione non è solo un principio che riguarda la genetica degli esseri viventi, ma anche le nazioni, gli Stati. Arrivò la comunicazione in tempo reale,
internet ..e masse enormi di popolazioni iniziarono a scoprire che si poteva aspirare a
qualche cosa di più che ad una ciotola di riso: la globalizzazione. Al
contrario di molti, vedo in modo positivo questi processi e la possibilità che milioni di persone
possano migliorare la loro condizione di vita. E per i Paesi industrializzati del vecchio Continente diventa
non solo una opportunità di sviluppo
verso nuovi mercati, ma una apertura ad un confronto quotidiano con altre
culture e stili di vita: la possibilità appunto di un processo evolutivo delle "genti" europee.
In Europa sembra scoccare l’ora della verità: oggi assistiamo ad un
progressivo diffondersi di un sentimento “anti europeista” tra gli Stati membri.
Vengono esaltati i “ vizi” iniziali alla base della sua costituzione
senza rendersi conto del più grande pericolo che corrono tutti i singoli paesi,
ovvero quello della fine dell’Unione. Una follia per noi e per le nostre future
generazioni.
Nessun singolo Governo può oggi
credere di fare il bene del proprio Paese pensando di isolarsi e senza
appartenere ad un consesso più grande. I
“pirati”
o “grillini” sono anacronistici e
pericolosi in tal senso. Occorre
rivedere alcune regole e scriverne di nuove orientate alla sussidiarietà ed
alla identità comune delle politiche sociali e fiscali degli Stati membri. Tutto
ciò richiede per loro sacrifici e la perdita di sovranità nazionale, ma non ci
sono alternative se non quelle sterili e dannose di “aizza popoli”. Credo che mai
come in questo particolare momento storico, valga il vecchio adagio “l’unione
fa la forza”: nessuno può correre da solo, nemmeno la locomotiva tedesca.
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