Metti un business lunch (siamo a Milano… ma così è
scritto sul menù) con due alti dirigenti di una importante banca straniera, amici di vecchia data. Uno è il responsabile
del settore private, l’altro del corporate della sede italiana. In passato i
nostri pranzi di lavoro settimanali ci portavano ad accese discussioni e grandi
strategie sul ..campionato di calcio, mentre argomenti più affini all’ambiente
finanziario e le questioni professionali erano relegati a qualche minuto dopo
il caffè. Ebbene, al di là dell’amicizia personale, mi è capitato ieri di provare
un sentimento di compassione per questi due “poveri” signori. Come – penserete –
compassione per questi due che rappresentano quel mondo bancario che ha lucrato
con i risparmi della gente, inventato strumenti finanziari incomprensibili, sconquassato
l’economia reale e messo letteralmente
in croce migliaia di imprese? Si, lo confesso. Vediamo perché…
Al loro arrivo al consueto ristorante, noto che stranamente non
maneggiano, come loro solito, i cellulari. Dopo qualche minuto ancora nessun
trillo, nessuna chiamata. Per forza: sono spenti! Che succede? Quello del corporate, mi “confessa”
che dopo una mattinata di “insulti” (a suo dire meritati) ricevuti dai Clienti,
per puro istinto di sopravvivenza ha deciso di staccare, almeno per un paio d’ore.
Sono mesi – mi dice – che passa le sue giornate a chiudere affidamenti ed a
richiedere rientri. I suoi collaboratori oramai non “filtrano” più e si ritrova
a gestire in prima persona casi sempre
più delicati ed a volte disperati di imprese che, a suo dire, non riusciranno a
parare il colpo delle conseguenze del suo lavoro. Ma è quello che la Banca gli
chiede di fare e da bravo soldato, deve eseguire. L’altro, quello del private, responsabile dei
patrimoni privati affidati alla gestione della Banca, non sa più come “rassicurare”
i Clienti, come arginare le sempre più incessanti richieste di trasferire i
loro soldi in Paesi che, a loro dire, offrono maggiore tranquillità rispetto all'Italia. Poi se la
prende bonariamente con il collega,
citando casi e nomi di alcuni imprenditori che, da una parte si vedono chiudere
i rubinetti del credito per le loro aziende, dall’altra sono gli stessi che
hanno affidato alla banca i loro risparmi personali. Paradosso “bancario”? Solo
all’apparenza. In realtà, dopo alcuni bicchieri, mi prospettano quello che,
stando alle loro riflessioni ed indiscrezioni interne, è l’obbiettivo finale
della Banca: cedere gli assets italiani per investire in altri mercati, quelli “rampanti”,
dove maggiori sono le opportunità e le
possibilità di marginare profitti. In sintesi, limitare i rischi di sofferenze
e di insolvenza, poi ..vendi e fuggi! Comprendo
quindi il loro stato d’animo: non è professionalmente gratificante quello che
sono costretti a vivere tutti i giorni ed anche per loro, come per molti altri
in Italia, il futuro rimane una profonda incognita.
Dopo averli salutati, cammino per
le vie del centro. Tra negozi con insegne “liquidazione totale per cessata
attività” e cartelli contro la famigerata Area C, mi accorgo che non abbiamo
nemmeno sfiorato l’argomento calcio…
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