Il dolore straziante di un padre
che ha perso la figlia, le immagini delle famiglie spaventate e sfollate per il terremoto
in Emilia, i monumenti centenari che crollano. Ed infine i fischi del pubblico
che assiste alla finale di un torneo per
aggiudicarsi una coppa che si chiama “Italia”. Due giorni terribili: la vigliacca follia dell’uomo, la violenza
della natura che ci ricorda quanto siamo impotenti di fronte ad essa e la contestazione di
migliaia di persone che, fischiando uno dei simbolo della unità nazionale, manifestano
l’evidenza dei tempi che stiamo vivendo.
Voglio credere che il buio di
questi giorni sia come un incubo
destinato a finire con la notte, che l’alba della ragione sia prossima e la
speranza per un futuro di cultura e progresso per il nostro Paese non sia una chimera. Per
fare in modo che inizi al più presto una nuova epoca di civiltà, occorre prima
di tutto riconquistare il rispetto di noi stessi , intesi come esseri umani ed appartenenti ad una nazione, impegnandoci tutti
i giorni per non essere vinti dal disfattismo, dall’odio e dalla barbarie.
Dobbiamo riuscirci, per noi e per le future generazioni di questo che,
nonostante tutte le sue tragiche contraddizioni ed i fischi, è il Paese che amiamo.
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