Da quanto mi scrivono gli amici de “La Crepa” sembra che il mio
articolo “Il fascino di un pensiero controcorrente” pubblicato qualche
giorno fa abbia destato un vivo interesse ed il desiderio da parte dei lettori
di alcuni approfondimenti sulle “intriganti” teorie avanzate dalla MMT, Modern
Monetary Theory. Nell’articolo citato, mi ero limitato a scrivere sulla curiosità
che suscita tale dottrina perché palesemente alternativa, se non opposta,
alla politica economica del rigore e dell’austerity imposta nell’Eurozona.
Quindi, nei prossimi giorni, valuteremo gli opposti, ovvero andremo più nel
dettaglio di questa che è ancora sconosciuta ai più, vedendone le
argomentazioni a favore e le principali obiezioni. Il tutto senza la
presunzione di raggiungere una assoluta certezza (magari ce ne fossero..) ma con l’obiettivo di fornire ulteriori
spunti di riflessione in modo tale che ognuno possa confezionarsi una sua
propria critica opinione in merito alla validità di una o dell’altra.
Spiegare cosa è la
Modern Money Theory (MMT) non cadendo nell’errore di realizzare un nuovo manuale di economia (forse troppi ne girano…)
e senza presunzioni accademiche, vedendone
le argomentazioni a favore e le principali obiezioni. Questo è l’obiettivo. Per
realizzarlo, credo occorra andare a ritroso nel tempo. Secoli fa, la moneta corrispondeva al valore
del metallo di cui era fatta. Monete d’oro, d’argento, di bronzo. Era pur sempre un valore convenzionale che
era garantito dall’effigie del sovrano.
Successivamente sono
comparse le banconote. Queste e le monete di metalli non pregiati avevano
un valore che era, sempre convenzionalmente,
garantito dalle riserve d’oro detenute dalle banche centrali. Quindi la quantità di
moneta circolante era vincolata dalle riserve auree
Facciamo un bel salto
nel tempo ed arriviamo nel 1944. I “grandi capi” con gli accordi di Bretton
Woods, decisero che la moneta di riferimento convertibile in oro fosse il
dollaro, che diventò quindi valuta di riferimento per le altre monete.
Nel 1971 il presidente
degli Stati Uniti Nixon – che non era certo famoso per il suo acume - decise di metter fine alla convertibilità del
dollaro in oro.
Da quel fatidico
momento, tutte le valute del mondo hanno avuto valore solo in virtù di una convenzione,
venendo meno il rapporto tra il valore che esse avevano correlate all’oro,
Quindi, l’unico avvallo del valore stampato sulla banconota rimane… una
ulteriore convenzione garantita dallo Stato
Con lo sviluppo della
tecnologia, negli ultimi 40 anni è diventato possibile creare e spostare moneta
sotto forma di bit elettronici e non solo come “carta” in pochissimo tempo.
Conseguentemente, le banche centrali potrebbero quindi creare tutta la massa
monetaria che vogliono… con un semplice click in un solo istante. Serve
ricordare che la Fed degli Stati Uniti, per salvare le banche finanziarie
sull’orlo della bancarotta, ha emesso 16 trilioni di dollari, non sotto forma
di banconote ma come impulsi elettronici. E non perché non disponesse di una
adeguata logistica….
In effeti, si calcola
che soltanto una infinitesima massa monetaria mondiale sia sotto forma di
moneta e banconote, il resto circola attraverso sistemi elettronici, i
computer. Non è cosa da poco se pensiamo che queste macchine, grazie ai loro
softwares sofisticati, decidono in autonomia come, dove e quando investire e
speculare: roba da Matrix!
Anche la Banca
Centrale Europea di Mario Draghi, tra dicembre e febbraio ha immesso oltre
mille miliardi di euro con prestiti per 3 anni all’1%, nella speranza
dichiarata (ma allo stato disattesa) che le banche aiutassero così imprese
e famiglie.
Viene da pensare che,
bastando un pulsante per creare moneta, è quindi possibile immettere nel
sistema economico tutto il denaro che vogliamo, senza preoccuparci più di
nulla.. neppure di lavorare? No, naturalmente.
La massa di moneta
circolante determina il rischio inflazione.
Nella teoria comune, l’inflazione si ha quando vi è un aumento generalizzato
dei prezzi, provocato da un eccesso di moneta circolante non corrispondente ad
un pari aumento della produzione.
Bene, che cosa pensano
a tal riguardo gli economisti della Modern
Money Theory? Esprimono dubbi.
La MMT mette in dubbio
che si crei inflazione attraverso immissioni di moneta della Banca Centrale,
non solo perché i fattori produttivi (ad
esempio il lavoro) sono sotto-impiegati in una fase di recessione
economica, ma anche a seguito del ruolo
del sistema creditizio privato che, a seguito delle richieste di prestito, immette moneta circolante per un valore
multiplo rispetto alle riserve valutarie obbligatorie. (*)
La MMT viene spesso
definita teoria post Keynesiana. Pur
prendendone le mosse, vi è una grande
differenza. Al contrario di Keynes, ovvero l’economista che con le
sue ricette permise agli Stati Uniti di uscire dalla Grande Depressione e il
cui insegnamento fu poi seguito da tutti i paesi occidentali dopo il 1945,
quelli della MMT sostengono che sia opportuno adoperare questo sistema non solo
nei momenti di recessione – ovvero quando l’economia è in crisi e si producono
meno beni e servizi – ma che possa e debba essere utilizzato anche quando
l’economia è in una fase di moderata espansione, ovvero con il raggiungimento
costante del massimo impiego dei fattori produttivi.
Allora, come è
possibile immettere moneta senza generare inflazione o, peggio ancora,
stagflazione?
Come ho scritto è
affascinante: geniale o folle! Gli
economisti della MMT sostengono che uno
Stato a moneta sovrana – tutti -
tranne l’Europa che non è Stato o
quelli che scelgono tassi di cambio fissi o non liberamente fluttuanti, può
puntare sulla piena occupazione, cioè permettere a tutti di lavorare e percepire uno stipendio,
occupandosi nel pubblico, ovvero nei
servizi sociali, culturali, nell’insegnamento, la ricerca, eccetera.
Ovviamente, sostengono, si tratta di un percorso di salvataggio per coloro che
perdono lavoro nel settore privato, e che vengono poi rimessi nel settore via
via che la fase economica migliora. La tesi,
secondo gli economisti MMT, e che
la produzione di beni e servizi derivante dalla piena occupazione riassorbirebbe il surplus monetario immesso per
permettere loro di lavorare.
Sono previste però una
serie di importanti strumenti collaterali, che sono la vera chiave
rivoluzionaria della MMT rispetto alle convinzioni comunemente accettate. Se
uno Stato a moneta sovrana può immettere teoricamente tutta la moneta che desidera
generando questo surplus senza che si abbia iper-inflazione (la tesi sostenuta è che, in assenza di
eventi esterni, l’inflazione si attesti attorno al 5-6% annuo, un livello che
sarebbe comunque non gravoso considerati i benefici di garantire piena occupazione)
allora quello stesso Stato non avrà mai problemi ad onorare il pagamento dei
servizi propri dello Stato: sanità, giustizia, difesa, ordine pubblico ect. Non
avrà dunque bisogno di imporre tasse per garantire questi servizi.
La MMT ha quindi disegnato
un nuovo – favoloso - mondo che può vivere senza tasse? No! Troppo bello… Le
tasse, secondo gli economisti MMT, servono per equilibrare il mercato della
moneta attraverso un sistema di prelievo equo verso i cittadini: con esse si
elimina una parte della moneta circolante nel caso ci sia il rischio di
iper-inflazione. Tasse e spesa pubblica quindi non hanno più alcuna relazione
con la necessità di garantire i servizi pubblici essenziali (che uno Stato a
moneta sovrana potrà sempre garantire perché nulla gli impedisce di spostare il
denaro dai propri conti correnti elettronici a quello delle varie
amministrazioni), ma invece servono per garantire equità, meritocrazia,
solidarietà in un sistema comunque non statico delle politiche monetarie.
Secondo gli economisti
MMT le imposte sui consumi (come l’Iva)
andrebbero drasticamente ridotte, quasi azzerate, così come le imposte sul
lavoro, proprio per favorire la piena occupazione. Per drenare il denaro in
eccesso ed evitare l’inflazione sarebbe il caso di colpire la proprietà
immobiliare, perché difficile da nascondere e colpisce patrimoni e rendite
piuttosto che lavoratori ed imprenditori.
Inoltre, la
possibilità di emettere quantità di moneta teoricamente infinita per finanziare
il settore pubblico non implica la necessità (come avviene ora in maniera drastica
nei paesi dell’Eurozona) di chiedere il denaro necessario per queste
eventualità ai sottoscrittori privati di titoli pubblici, accettando il tasso
di interesse imposto dal mercato. I famosi titoli di stato.
Questo significa che il mercato dei titoli pubblici non esisterà più ? No. Più
semplicemente, il mercato dei titoli
pubblici sarà una misura facoltativa
e non obbligatoria. In sintesi, lo Stato
si fa garante di pagare ai risparmiatori i tassi di interesse ritenuti congrui
dallo Stato stesso, come remunerazione del capitale dei risparmiatori e sempre in un’ottica di gestione della
moneta circolante al fine di garantire piena occupazione ed evitare una elevata
inflazione.
Un’ altra conseguenza
di questa fattispecie si configura nell’impossibilità di fallire per uno Stato
a moneta sovrana, con il cambio di
valuta libero, come rischia invece di
accadere alla Grecia e ai Paesi dell’Eurozona che oggi devono garantire il loro
debito pubblico in una moneta straniera perché privi di sovranità monetaria.
Riassumendo i
principali temi della MMT prima di essere colti da emicranie e/o illuminazioni
varie, sono quattro le tesi sostenute:
- uno Stato a moneta
sovrana non può fallire, ovvero può garantire sempre il debito contratto;
- uno Stato a moneta
sovrana può raggiungere la piena occupazione;
- uno Stato a moneta
sovrana adopera le tasse non per finanziare la propria spesa ma per evitare
squilibri sociali e per evitare eccessi inflattivi acuti;
- uno Stato a moneta
sovrana non ha necessità di finanziare la propria spesa pubblica ottenendo
prestiti ai tassi di interesse stabiliti dai mercati privati.
..A voi le riflessioni
(*) “La crescita monetaria non causa
inflazione”, un articolo di John T. Harvey, professore di Economia alla Texas
Cristian University, pubblicato su Forbes, dove si ridescrivono in chiave
attuale i concetti classici di Moneta, Velocità di circolazione della Moneta,
Prezzo e Produzione, in base alla formula M*V=p*Y
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