Nel commento di ieri sul presunto
rapporto diretto tra debito pubblico ed alte aliquote fiscali, è stato fatto un breve
accenno alla questione evasione ed elusione fiscale e su come tale evidente
malcostume, peraltro non solo italiano, incida pesantemente sulla pressione
fiscale nel nostro Paese: perlomeno è quanto si sente ripetere da molti. Sembra
essere, allo stato, il messaggio prevalente sui media, tanto diffuso che se
sbadatamente ci scordiamo di prendere lo scontrino al bar, ci sentiamo tutti
parassiti a carico della collettività. E
così via a controlli di massa da parte delle istituzioni competenti, veri e
propri exploit cinematografici di pura… propaganda! Per inciso, si parla poco
di elusione fiscale: non ho mai
visto spot in televisione che richiamino
ad un più severo ed attento controllo delle alchimie di bilancio che
consentono, attraverso l’utilizzo di società di comodo e/o sedi all’estero, di
pagare le tasse in paesi con aliquote molto più convenienti rispetto alle
nostre. E’ da notare che le prime ad utilizzare queste “scappatoie” sono
proprio le Banche(sic!). Il danno provocato dall’elusione fiscale è ben più
grave di quello, pur da condannare, dell’evasione, perché la ricchezza generata
da quest’ultima e da quello che semplicemente definirei pil parallelo (non tassato),
rientra nel circuito economico e tocca tutti i livelli sociali, dai piccoli imprenditori ai lavoratori dipendenti,
dai commercianti ai commessi, spesso consentendo loro di “tirare avanti” e magari pagare le rate del mutuo o del leasing
strumentale. Non sia letta questa mia come una apologia dell’evasione fiscale,
tutto l’opposto. Ma è significativa nel palesare come sia più facile per chi di
dovere promuovere una forte comunicazione in una certa direzione, trascurando
l’altra, magari perché più scomoda a certi centri
di potere….chissà perche?! Ma la
riflessione di oggi è un’altra: siamo sicuri che l’abbassamento delle tasse
debba derivare solo dalla lotta all’evasione? Oppure ci troviamo di fronte ad
un’altra favola? L’affermazione, o se
preferite la proposta, in voga in questi
giorni dal Governo va in questa direzione, ovvero quella di utilizzare i
proventi della lotta all’evasione per trovare una soluzione ideale per
l’abbassamento della pressione fiscale ormai
vicina al 55 % per le persone fisiche (sic!) ed al 60% (Sic! Maiuscolo) per
le Imprese, tenendo peraltro in considerazione che l’Istat nei suoi report
include anche l’economia “parallela”, stimata in oltre 300 Mld/€ (compresi
quelli derivanti dalle attività della
criminalità organizzata e dalla corruzione della pubblica amministrazione) ,
quindi, le aliquota sono
ben più alte!
Ma è davvero così? Non
credo proprio, almeno per quanto riguarda gli effetti significativi.
Sussiste inoltre una apparente e sostanziale contraddizione insita
nell’azione di governo. Da una parte, per esempio
aumentano le accise sui carburanti e probabilmente saranno innalzate le
aliquote Iva a settembre, dall’altra si “proclama”
solamente la auspicata (ed invece necessaria) riduzione delle
imposte dirette. Nondimeno quella annunciata
(al 20, 30 e 40 %) sarebbe in definitiva un piccolo intervento,
non determinante nell’attuale contesto per dimostrare una reale intenzione di
cambiamento, di una strutturale diminuzione che getti le basi ad un positivo
rilancio dei consumi e conseguentemente alla crescita del pil nazionale.
Certo, potremmo dire che…”
tutto fa brodo”, quindi ben vengano i maggiori introiti derivanti dalla lotta
all’evasione ed alla elusione fiscale (sebbene
questa con minor pubblicità ed accanimento…), ma ritenere che sia questa la
via principale è un’altra favoletta! Il peso fiscale che grava sulle famiglie e
sulle imprese potrà essere diminuito solo attraverso una vera, reale ed
adeguata riforma dell’amministrazione pubblica, riducendone i costi elefantiaci
che attualmente comporta: qui sì che avremmo reali benefici! La logica
dovrebbe quindi essere capovolta: prima
eliminare gli sprechi, ridurre contemporaneamente le tasse e combattere
l’evasione. In questo modo, si inizierebbe
anche un nuovo percorso di educazione civica dei cittadini,
nell’identificare lo Stato non come un pozzo senza fine, un mostro divoratore
dei nostri soldi, bensì come erogatore
di servizi necessari a tutta la collettività. Sono convinto che questa nuova
via, unita ad una diminuzione dell’infinita burocrazia
fiscale, talmente complessa e contorta che spesso ci fa essere evasori in buona
fede, non solo consente di abbassare le
aliquote, ma…aiuterebbe gli italiani a
pagare le tasse! E potremmo così pensare seriamente alla crescita!
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