Uno dei peggiori vizi (sono tanti
ma fortunatamente vengono superati dai pregi) che ci caratterizza come
popolo è quello di voler “uccidere il cadavere”, ovvero l’incapacità di riconoscere
i propri errori e negare, o peggio rinnegare, le scelte fatte a suo tempo. Spesso, quando si
tratta di questioni ed ideali politici, tale vizio raggiunge purtroppo la sua
massima espressione proprio in coloro i
quali hanno fatto della politica solo una professione …e non una missione al
servizio della collettività. Personalmente, venti anni fa, dopo le vicende
legate a Tangentopoli, ero tra i più convinti sostenitori della rivoluzione popolare, liberale, riformista e moderata che rappresentava
la discesa nell’ arena politica di un nuovo soggetto che, a quei tempi,
rappresentava l’unico firewall a fronte
di una sinistra conservatrice della quale, oggi, non ricordo nemmeno il nome,
dato che nel frattempo ne ha cambiati molti: pci, ds, ulivo, quercia, cip &
ciop … Beh, per la verità quella
sinistra, nella sostanza, è rimasta sempre la stessa, solo che oggi è ancora
più confusa avendo perso, con l’avvento del Governo Monti, l’antico nemico (non uso volutamente la parola “avversario”),
quindi la sola ragione della sua forzata coesione.
Resta il fatto che ho commesso un errore. L’auspicata rivoluzione
di cui sopra, non è stata compiuta. Nonostante ne avesse avuto la possibilità,
soprattutto dopo le elezioni del 2008, con una maggioranza “bulgara” in
Parlamento, il centrodestra ha fallito
il compito che gli era stato affidato dai suoi elettori. Come è andata a finire
lo sappiamo. Da qui la mia delusione.
Avendo però molti amici ancora “militanti” (e l’amicizia resta nonostante le differenti visioni ed i dissensi) ieri ho accettato l’invito e ho
partecipato - da spettatore - alla Conferenza organizzata a Milano per la
presentazione di un manifesto in dieci punti per “un moderno statuto dei
lavoratori” ideato dal’ex ministro Maurizio Sacconi. Tra l’altro, hanno fatto in modo che avessi un posto nelle prime
file, in pole positon: così ho potuto anche origliare i ..fuori onda! Devo
riconoscere che l’organizzazione dell’evento, come era di solito in passato, è
stata impeccabile. Era presente tutto il vertice del partito ( o quasi….) a
partire da Formigoni per arrivare al
segretario Alfano .. in ordine di interventi. Non desidero entrare nel
merito dei contenuti, peraltro banali e scontati, ma riportare la sensazione di
tensione nei rapporti tra le diverse
anime del Pdl, lo strano clima che aleggiava tra le “primedonne” nell’auditorium.
Rapidi saluti conditi da sorrisini di circostanza, opinioni divergenti sull’oggetto della
conferenza da parte dei relatori, da
Cazzola (sempre più sovrappeso) a Cicchitto, per arrivare alla Meloni in palese difficoltà
di contenuti essendo stata l’ultima ad intervenire. E per dare un contentino ai
giovani, l’intervento di Annagrazia Calabria che…francamente non ho capito cosa
volesse dire. Lupi, presente ma non coinvolto nel dibattito, se ne stava in
galleria, dietro ad una vetrata, probabilmente più indaffarato nel promuovere
il suo libro che interessato alla vicenda.
Mi hanno colpito invece i messaggi più o meno diretti al
Segretario da i suoi, alcuni dei quali rivolti con toni direi minacciosi, da
avvertimento. Il “povero” Alfano sedeva
in prima fila, dinnanzi a me, e notavo come la sua la nuca (sudata) ciondolasse in perfetta sincronia. Scontato
quindi il suo intervento finale, un mix di appoggio / non appoggio il Governo,
appoggio /non appoggio la riforma dello statuto, le banche facciano il loro
dovere (e ci mancherebbe) nel
finanziare le pmi e non solo le grandi aziende, meno tasse e bla bla bla… Il
tutto, ma non è colpa sua, senza la capacità comunicativa del grande assente,
il Capo. Avrei voluto chiedergli : ma
come mai non lo avete fatto voi, quando potevate? Ma non era il caso…
E mentre a Milano andava in scena questa recita, a Roma un amico,
Sandro Bondi, rilasciava un’intervista all’Unità, nella quale molto
esplicitamente dichiarava “la riforma
dello Statuto è morta e sepolta”.
Quindi, mentre a sinistra sono occupati “a smacchiare i giaguari”,
dall’altra parte manca una sostanziale identità di vedute. Se Monti ce la farà a superare la bufera di questi
giorni, tra un anno saremo chiamati ad esprimerci con il voto: per
i liberali moderati e riformisti occorre
fare tesoro degli errori commessi e creare le premesse per le quali questi
ideali possano trovare il sostegno di tanti che, come il sottoscritto, sono
stati delusi dal fallimento del Pdl. Nasce l’esigenza di un nuovo movimento
politico che possa coprire questa buco e rappresentare in Parlamento le
ambizioni di tanti che vogliono uno
Stato meno invadente e pervasivo, più snello e, consentitemi, cristallino sotto
il profilo dell’etica. Non si commetta ancora l’errore : questa volta non sarà più possibile
rimediare.
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