Ieri sera, Il salone delle
conferenze dello Sporting di Monza era pieno con oltre 300 accrediti: imprenditori, artigiani, lavoratori a fianco
dei loro datori di lavoro, liberi
professionisti e studiosi hanno partecipato all’incontro organizzato da
Giulia Berruti (complimenti ) sul tema della difficile, in taluni casi
drammatica situazione in cui versano le Pmi brianzole rispetto alla crisi dei
consumi ed al problema del carico fiscale che gravita sulle imprese.
Molti i visi noti locali, alcuni invece
sono arrivati da altre città per confrontarsi, esporre liberamente i disagi raccontando la loro storia imprenditoriale,
quasi uno sfogo liberatore, nell’auspicio di poter individuare le vie di uscita
da uno stallo per tanti drammatico. Esperienze diverse, settori manifatturieri
differenti ma accomunati dal quel “Made
in Italy” fatto di cultura ed abilità che tanto ha dato e tanto potrà
ancora dare all’intero sistema Paese, a condizione che se ne percepisca l’importanza e lo si tuteli.
Occorre quindi agire ..ed in fretta. Ho
avuto modo di ascoltare i progetti futuri di alcuni imprenditori, decisi a delocalizzare
per far sopravvivere le loro Aziende. Il pagamento dell’Imu ha rappresentato per molti di loro l’ultima “mazzata”, la
definitiva presa di coscienza che ha determinato la scelta finale.
Troppe tasse e troppa burocrazia in Italia non consentono alle imprese di
creare ricchezza. Questo è stata la principale affermazione comune. Certo non
possiamo dare loro torto. Ho notato che anche il problema della
stretta creditizia, il cosiddetto credit crunch, sebbene sollevato da taluni,
passa in secondo piano rispetto alla principale esigenza di tutti: avere meno
Stato e regole più semplici. Molti problemi legati all’attività di Equitalia, a volte con epiloghi
tragici, sono stati ricondotti proprio alla
difficile interpretazione delle norme fiscali e tributarie, spesso incomprensibili persino ai professionisti, come hanno
testimoniato i commercialisti presenti in sala. Uno Stato snello, meno
pervasivo , regole chiare e semplici e quantomeno paritario nel rapporto con il
Cittadino è l’istanza comune. E la mente è tornata alla manifestazione di
sabato scorso a Venezia, il NoImuday organizzato dal Tea Party Italia.
Non avevo previsto un mio
personale intervento al dibattito, ma sollecitato da alcuni presenti a
commentare le tesi anti Europeiste espresse dal Prof. Gerardo Coco, ho
accettato l’invito esprimendo la mia critica a tali considerazioni. Il pericolo
di identificare nell’Europa i guai domestici è reale e diffuso, ma è sbagliato
porre come soluzione una eventuale uscita dall’Unione. Al contrario, occorre
rafforzarla lavorando verso la creazione
di una “nazione europea” . Mi perdoni il Prof. Coco, ma identificare il
problema della moneta unica con la causa di tutte le malattie degli Stati
membri dell’Europa, mi sembra perlomeno riduttivo. Avremo sicuramente modo di
confrontarci ancora in un prossimo incontro.
Infine, dopo strette di mano e
saluti, un segnale positivo. Nonostante tutto, l’orgoglio e la volontà di fare impresa
è ancora viva. “Le nostre Aziende ed i
nostri dipendenti sono la nostra vita” ed ancora “Dottore, domani vengono in azienda dei clienti inglesi di Chester, la
conosce?” Gli imprenditori italiani ci sono e non hanno perso la fiducia.
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