Mancano all’appello 3,5 miliardi
di euro, e non sono bruscolini. Noi italiani, ci siamo chiesti più volte se i
nostri “Professori” sapevano far di conto, abbiamo anche provato con molta
modestia a guardare i grandi capitoli di
spesa e, calcolatrice alla mano, determinare una ipotesi economica
basata sul taglio della spesa e sulla miglior efficienza della pubblica amministrazione
per vedere se era possibile un’alternativa al rigore ed alla manovra anti
ciclica che ci lasciava quantomeno perplessi. Ci siamo poi accorti che non era
nemmeno necessaria la calcolatrice. Abbiamo ricordato più volte l’importanza
del denominatore nel rapporto deficit / pil e di come quest’ultimo era (ed è)
blandamente considerato. Siamo rimasti piuttosto basiti a fronte della
dichiarazione di Monti, solo un mese fa, che ribadiva ancora la priorità di mettere in
ordine i conti e che la crescita sarebbe poi arrivata motu proprio. Abbiamo
visto le altelene degli spread giocare con i destini delle nazioni, impedendo
di fatto di dare credibilità oggettiva ai vari documenti di programmazione
economica e finanziaria redatti in questi mesi. Infine, abbiamo constatato giorno dopo giorno l’affievolirsi
dell’azione del Governo che avevamo salutato con favore lo scorso inverno,
appiattito oggi sulle logiche della politica e degli interessi di parte. Al
primo consuntivo, nonostante i sacrifici
ai quali siamo stati chiamati, i conti non tornano. E così proseguendo non torneranno.
Paradossale poi, che l’ammanco rispetto alla previsione iniziale corrisponda
grosso modo ai tagli di spesa individuati dall’equipe di superconsulenti, Bondi
in primis, a supporto del tecnico Giarda: sembra uno scherzo beffardo…
Inutile ora sollevare ulteriori
critiche al Governo: i numeri sono
terribili ed inconfutabili. Occorre tuttavia rimarcare alcuni aspetti. Non si
venga ancora a dire che è l’evasione fiscale
a determinarli. L’evasione fiscale non è solo un fenomeno italico. Aumentando le
imposte, era logico aspettarsi un ulteriore drammatico calo dei consumi interni
ed il cortocircuito che avrebbe provocato. Strano, lassù non è stato previsto… Difficile quindi mantenere in equilibrio il
conto economico dello Stato su queste premesse: minor consumi significa minor
gettito fiscale. Le imprese italiane, in particolare le piccole, già facevano
fatica a creare ricchezza, poi con ulteriori balzelli ..addio. Maggiori
controlli fiscali e rigidità statalista significa indurre la fuga dei capitali
per chi li possedeva.
Non si pensi, neppure per un
attimo, a nuove tasse ed aumenti dell’Iva: non produrrebbero nulla di
utile, al contrario sarebbero una mazzata tremenda. Vedremo quanti saranno in
grado di pagare l’Imu e quanti non lo faranno… Uno Stato snello, meno pervasivo ed assetato è la direzione che
va presa, soprattutto per riconciliare il rapporto con i cittadini che ora non
capiscono per quale motivo sono costretti a sacrifici che, di fatto, non
portano a nulla. Molto pericoloso in una prospettiva sociale a breve termine.
Infine, sia chiaro che nemmeno
Superman può risolvere da solo i problemi. La via di salvezza è l’Europa, l’unione
fiscale e politica dell’Europa. I fondamentali sono migliori di quelli americani: occorre la
volontà politica di pensare alla “nazione europea” per risolvere la “crisi
europea”. Questa maledetta situazione può tramutarsi in una nuova grande
opportunità per tutti i Paesi del vecchio continente, Germania inclusa
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