Confesso che non avrei voluto scrivere dei guai della Lega. Nei
giorni scorsi e durante le festività appena trascorse, alle sollecitazioni
avute ho risposto semplicemente: ha fallito. Come il Pdl trova la ragione dei suoi guai e contrasti
intestini nella mancata realizzazione di quella promessa rivoluzione liberale e
riformista proclamata a gran voce da Silvio Berlusconi ai tempi della “discesa
in campo” nel ’94, così la Lega (ex) paladina delle ragioni del Nord ha
miseramente e tristemente fallito nel suo principale obiettivo di programma, il
federalismo. Quindi, cosa altro aggiungere se non il solo rilievo che entrambi,
avendo fallito, dovranno lasciare spazio
ad un nuovo movimento politico che possa
concretamente rispondere alle esigenze di un elettorato riformista, popolare e federalista.
La conferma l’avremo tra circa un anno…
A pensarci bene, tuttavia c’è un potenziale aspetto positivo in
questo desolante mix di incapacità,
ignoranza ed illegalità presunta ed accertata. Non mi riferisco alle probabili
dimissioni di Rosi Mauro (era già uno scandalo estetico la sua vicepresidenza
del Senato, figuriamoci ora…), nemmeno ai tre leaders di “maggioranza”
A+B+C che, svegliandosi improvvisamente,
scoprono la necessità di un maggior rigore e controllo nella gestione allegra dei rimborsi elettorali: patetici. Penso invece a
Roberto Maroni, probabile principe ereditario alla guida della Lega – o di ciò
che ne resterà - ed alle sue prime dichiarazioni pubbliche, ovvero le previste “pulizie
di primavera” all’interno del partito. Diffido di Maroni, troppo vicino alla stanza
dei bottoni in Lega per essere avulso da ogni responsabilità e conoscenza, ma
tant’è che la base leghista (per la quale nutro una sincera ammirazione) sembra
averlo proclamato futuro segretario dopo il periodo di triumvirato nominato da
Bossi, l’Umberto ..quello malato.
Quindi, dicevamo pulizie di primavera, quelle che a suo tempo avevo auspicato in un altro ambito ed
istituzione: Regione Lombardia (http://romanoperissinotto.blogspot.it/2012/03/lombardia-e-le-pulizie-di-primavera.html) .
Nel tentativo di ricompattare il consenso, la Lega dovrà necessariamente eliminare le mele marce - nel senso di persone indagate - quelle che la sua sana e delusa base elettorale non è disposta a tollerare. Ebbene, nel Consiglio Regionale lombardo, a partire dal Presidente Boni, ce ne sono diverse. Vi ricordate di Monica Rizzi? La consigliera leghista è accusata di aver ottenuto informazioni dai database del ministero degli Interni tramite un maresciallo della Guardia di Finanza. Le informazioni dovevano servire per favorire l’elezione di Bossi, il Renzo (quello "colto") a scapito di altri candidati leghisti. A suo tempo, il caso aveva sollevato un polverone nel partito, poi come spesso accade nelle vicende italiche, è passato nel dimenticatoio, pur rimanendo aperte le indagini nei confronti del consigliere Rizzi. Oggi però, Monica Rizzi si ritrova tirata in ballo dalle intercettazioni telefoniche del caso Belsito & C. Ed a gettare benzina sul fuoco ci pensa anche il capogruppo della Lega in Regione, Stefano Galli che afferma senza mezzi termini la necessità della revoca delle deleghe qualora venisse confermato quanto emerge dall'inchiesta.
Nel tentativo di ricompattare il consenso, la Lega dovrà necessariamente eliminare le mele marce - nel senso di persone indagate - quelle che la sua sana e delusa base elettorale non è disposta a tollerare. Ebbene, nel Consiglio Regionale lombardo, a partire dal Presidente Boni, ce ne sono diverse. Vi ricordate di Monica Rizzi? La consigliera leghista è accusata di aver ottenuto informazioni dai database del ministero degli Interni tramite un maresciallo della Guardia di Finanza. Le informazioni dovevano servire per favorire l’elezione di Bossi, il Renzo (quello "colto") a scapito di altri candidati leghisti. A suo tempo, il caso aveva sollevato un polverone nel partito, poi come spesso accade nelle vicende italiche, è passato nel dimenticatoio, pur rimanendo aperte le indagini nei confronti del consigliere Rizzi. Oggi però, Monica Rizzi si ritrova tirata in ballo dalle intercettazioni telefoniche del caso Belsito & C. Ed a gettare benzina sul fuoco ci pensa anche il capogruppo della Lega in Regione, Stefano Galli che afferma senza mezzi termini la necessità della revoca delle deleghe qualora venisse confermato quanto emerge dall'inchiesta.
La distanza tra Brescia e Palazzo Lombardia diventa quindi breve. I vertici
leghisti (Maroni) se vorranno davvero rilanciare l’immagine della Lega e tentare
di riconquistare la fiducia della base dovranno necessariamente mettere in
discussione l’intera classe politica della Regione, anche senza dover apertamente criticare Formigoni, perchè solo
tornando alle urne potranno lanciare un messaggio di vero rinnovamento.
In conclusione, mandando a casa il Formiga la Lega si cambia d’abito,
almeno all’apparenza. Avendo fallito per oltre venti anni, non avranno il mio voto e quello dei tanti liberali e
riformisti lombardi ma almeno, nell' occasione, la mia e la loro simpatia per questa opportuna operazione di pulizia straordinaria in Regione: quella si!
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