Quanto piace il Belpaese agli stranieri! E quanto piace agli stranieri
venire in Italia a fare compere? Molto. Provate a fare un giretto nelle
principali vie dello shopping di Milano o Roma: sentirete tutte le lingue del
mondo. I ricchi ed in particolare i “nuovi”
ricchi del pianeta non resistono: devono acquistare in Italia. E non perché nei
loro paesi d’origine non vi siano negozi di lusso, tutt’altro! Ho la fortuna di
aver girato il mondo, per lavoro e per piacere, e posso confermare che ci sono.
A volte sono meravigliosi ed inseriti in contesti che tolgono il fiato (vedi
Dubai…). Ciò nonostante, un oggetto di lusso acquistato in Italia rappresenta
per loro un’emozione ed un’esperienza unica, irripetibile. Il fascino del lifestyle
italiano è un qualcosa che, ahimè, solo noi italiani fatichiamo a comprendere
nella sua pienezza. Il valore immateriale che assume potrebbe (scrivo potrebbe) rappresentare uno
straordinario supporto per la ripresa, un vantaggio competitivo esclusivo in un
mercato globalizzato. E le micro,
piccole e medie imprese che sono custodi di questo “saper fare” avrebbero così l’opportunità
di sopravvivere e consolidarsi: certo, oggi avrebbero bisogno anche di un po’ di
ossigeno…liquidità.
Quelle che sono riconosciute come le eccellenze del sistema produttivo
italiano – le famose 3 A di
abbigliamento , arredamento, alimentare - unite alle caratteristiche naturali e
culturali del nostro Paese, quindi il turismo, sono punti di forza che, se ben
supportati da una politica economica adeguata e consapevole della loro
rilevanza, pongono a mio avviso il “sistema paese Italia” in una condizione
unica per misurarsi e competere sui mercati internazionali. La globalizzazione diventerebbe
quindi una possibilità e non una minaccia come sostengono alcuni. Chi ha ben
capito questa straordinaria opportunità sono proprio ...gli investitori stranieri!
Di oggi la notizia che il fondo sovrano del Qatar dell’emiro Hamad bin
Kalifa Al-Thani, già proprietario dei magazzini Harrods di Londra e di una
importante quota in Barclays, tra le più grandi banche mondiali, è vicino all’acquisizione
di “Costa Smeralda” in Sardegna. Così come molti altri marchi del Made in Italy
sono passati di mano negli ultimi tempi, dai cantieri Ferreti a Brioni, da
Bulgari ad Allegri.
Qualche tempo fa, dalla terrazza
di un albergo romano, stavo godendo dello spettacolo rappresentato dalla città
vista dall’alto. In un tavolo vicino, una coppia di turisti americani
commentava la bellezza dei siti storici che aveva visitato, della qualità
del cibo che aveva gustato e dei negozi di via del Corso. Ho provato un senso
di orgoglio, così solo per il fatto di essere italiano. Poi ho pensato: tutto
questo non è copiabile a basso costo: è unico. Che fortuna!
Occorre quindi assumere una vera consapevolezza di questo patrimonio, un cambio di paradigma
nelle future decisioni fondamentali di politica economica. Sento parlare di “modello
tedesco” al quale riferirsi. Sorrido: l’Italia non è la Germania, gli italiani
non sono tedeschi nel pensare e nell’agire. Non avremo la loro proverbiale organizzazione
e modello industriale, ma abbiamo talento, fantasia, buon gusto e migliaia di
piccole imprese pronte a trasformare tutto questo in nuova ricchezza. Occorre solo
decidere …cosa fare da grandi!
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