“ … Il peso fiscale che grava sulle famiglie e sulle imprese potrà essere
diminuito solo attraverso una vera, reale ed adeguata riforma
dell’amministrazione pubblica, riducendone i costi elefantiaci che attualmente
comporta: qui sì che avremmo reali benefici! La logica dovrebbe quindi essere
capovolta: prima eliminare gli sprechi,
ridurre contemporaneamente le tasse e combattere l’evasione. In questo
modo, si inizierebbe anche un nuovo percorso di educazione civica dei
cittadini, nell’identificare lo Stato non come un pozzo senza fine, un mostro
divoratore dei nostri soldi, bensì come erogatore di servizi necessari a tutta
la collettività. Sono convinto che questa nuova via, unita ad una diminuzione
dell’infinita burocrazia fiscale, talmente complessa e contorta che spesso ci
fa essere evasori in buona fede, non solo consente di abbassare le aliquote,
ma…aiuterebbe gli italiani a pagare le
tasse! ..” estratto da “Evasione, elusione & le favole” del
6 marzo 2012.
La scorsa settimana ho
avuto modo di leggere un’intervista a Giorgio
Napolitano nella quale il Presidente Giorgio Napolitano (la ripetizione è
voluta) afferma che “chi non paga le
tasse non è degno di essere cittadino italiano”. Con tutto il rispetto
dovuto alla prima carica dello Stato, devo francamente rimarcare che il
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha preso una sonora cantonata!
Senza voler apparire sfrontato, credo che avrebbe fatto meglio a riflettere due
volte prima di pronunciare tali parole, e magari andarsi a leggere migliaia di
articoli pubblicati in questi mesi sul tipo di quello citato in premessa,
ovviamente senza voler essere presuntuoso.
“No taxation
without representation” recita un
famoso principio americano, ed è proprio su questo che si dovrebbe riflettere,
Napolitano in primis. Occorre chiedersi perché
il livello di evasione fiscale in Italia è così alto. Due i casi: o siamo un
popolo generalmente di disonesti, oppure lo Stato, inteso dai cittadini principalmente come l'insieme delle classi politiche e
dei loro comportamenti, è causa
principale di questo malcostume nazionale. Personalmente, opto per la seconda
ipotesi. Occorre capovolgere la
questione, ovvero prima lo Stato – leggi classi politiche – faccia il suo
dovere, poi sicuramente i cittadini faranno il loro, compreso quello di pagare
le tasse. Dimostri lo Stato di impiegare in maniera corretta i tributi chiesti ai cittadini , non ne abusi, non li sprechi in capitoli di spesa pubblica inutile
ed improduttiva, in troppi privilegi ingiustificati, in appropriazioni indebite
dei suoi esponenti. Rimetta il cittadino, inteso come persona, al centro delle
sue iniziative e, soprattutto, sia al servizio della comunità: non pretenda il contrario!
Non è quindi lo Stato – in particolare con la sua massima
carica rappresentativa – che merita di appellare e distinguere gli individui come
italiani e non, ma sono i cittadini che
concedono allo Stato – ed alle sue massime cariche – di gestirli e rappresentarli!
Ed anche di tassarli, ma in modo equo ed in
cambio di beni e servizi utili per tutta la collettività.
Rifletta su questo il Sig. Giorgio
Napolitano: il Presidente della Repubblica Italiana si accorgerà dell’errore
fatto e di quanto i cittadini - tutti - siano fieri e meritino di essere italiani, nonostante lo
Stato.
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