Al Convegno di Bergamo il popolo
leghista chiedeva a gran voce e con molti striscioni il “sangue” di Rosi
Mauro. Così è stato. Ora ci ritroviamo la vice Presidente del Senato ancora in
carica, ma espulsa dal proprio partito. Altra ennesima immagine desolante per chi ci
osserva da oltre confine, che si
aggiunge allo stupore manifestato dalla Comunità Europea sulla nostra non capacità
di far di conto riferita ai rimborsi elettorali, ovvero si chiedono per quale
anomalo assioma ..“se spendi 2 ti rimborsano 5”. In Italia, evidentemente, la
matematica è una opinione politica! L’arte dell’amministrazione dello Stato diventa
così l’unico “mercato” domestico che tira, dove le imprese /partito si
ritrovano con bilanci floridi ed avanzi di cassa da investire …all’estero . Da
far invidia – arrabbiare parecchio – le imprese vere, quelle che non riescono ad ottenere credito dalle Banche ma
soprattutto non vedono ordinativi e prospettive , …altro che art. 18 e ddl
lavoro.
Torniamo alle vicende leghiste. La
sen. Mauro non mi ha mai ispirato molta simpatia, tuttavia ho trovato la
sua espulsione un gesto meschino da parte del Consiglio direttivo della Lega: l’evidente
ricerca di un capro espiatorio. Un gesto purificatore a metà, decisioni prese con diversi criteri di
giudizio, basate più sull’interesse contingente che non ispirate ad un principio di giustizia. “Chi sbaglia paga” è
lo slogan che ho sentito più volte in questi giorni, da Maroni e Salvini in
primis. Condivido, ma …non capisco. A meno che il Consiglio direttivo della
Lega non abbia deciso basandosi esclusivamente su criteri di responsabilità “estetica”…quindi
fuori la Mauro e Belsito. Probabilmente non è così, perché allora verrebbe da
chiedersi come mai la stessa sorte non è
toccata a Calderoli. Laddove invece le decisioni prese ieri siano il frutto di colpe
gravi, presunte o accertate all’interno della Lega, dato che nessun Giudice si
è ancora pronunciato in tal senso, vale il detto espresso nel titolo: due pesi
e due misure. In effetti, da quello che ci è dato di sapere, la lista dei “colpevoli”
sarebbe molto più lunga. Dal fondatore, Umberto Bossi, uomo certamente limitato
nelle sue facoltà dalla malattia, al figlio Renzo, in questo caso limitato dal
suo cervello, a Monica Rizzi, indagata
per dossieraggio proprio in riferimento all’elezione del “trota” al consiglio
regionale lombardo, per arrivare a Davide Boni, presidente del citato
consiglio. Strano modo di fare “pulizia”.
Occorreva quindi sacrificare
qualcuno in base agli ..umori politici. Mi domando ora come il popolo leghista reagirà a questa anomala
decisione, una volta svanite la giusta rabbia ed indignazione. L’augurio
sincero è quello che prenda coscienza, ovvero realizzi che il vero “delitto”
della Lega non è nell’aver tradito la sua fiducia da parte di alcuni suoi
dirigenti, ma nell’acclarato fallimento
politico, nella incapacità dimostrata in tutti questi anni di realizzare la
promessa fatta quale paladina delle ragioni del Nord. Ed il miglior auspicio
per il Paese è che le persone affluite numerose a Bergamo, specchio di una gran
parte di popolazione giustamente animata
da un forte spirito di protesta nei confronti di uno Stato che la vede spesso
vessata, rivolga altrove l’attenzione in occasione delle prossime scadenze elettorali.
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