Severgnini, con il quale
condivido la passione interista e meno l’eccesso
di simpatia dimostrata nei confronti di Matteo Renzi in occasione della presentazione del suo
ultimo libro Stilnovo (accidenti,
pubblicità occulta..), scrive oggi sul Corriere della Sera un commento sulla
vicenda Formigoni. E’ un bellissimo
articolo, che sottoscrivo e ben rappresenta il significato politico e non
giudiziario del caso che investe una intera
Regione. Quel significato che il Celeste non riesce (o non vuole?) capire: essere
“eletto” significa necessariamente dover assumere comportamenti ineccepibili.
Non mi riferisco all’aspetto pubblico (ci mancherebbe..), tantomeno a quello
penale, ma alla sfera privata. Si tratta,
per un politico, di dover cedere quella
parte di “sovranità personale”
che riguarda la sfera della propria vita
quotidiana, in particolare le frequentazioni, le cerchie di amici, …le vacanze.
Non si tratta peraltro di voler essere moralisti o bacchettoni, ma solo una questione di pura “convenienza”
politica per chi è chiamato a governare altri cittadini, appunto per l’”eletto”.
Evidentemente, Formigoni non ha capito ( ed anche la Colli non gli da una
mano…) che i cittadini non si aspettano solamente che un Governatore amministri
la res pubblica al meglio delle sue
possibilità, sappia selezionare e
gestire i suoi collaboratori, ma anche e soprattutto non dia adito a “malintesi”
che possono far loro pensare a suoi interessi privati e/o particolari
preferenze nei confronti di persone a lui vicine nell’assegnazione di incarichi
e appalti. Quindi la questione non riguarda l’eventuale responsabilità penale
di Formigoni, non ci compete ed è sbagliato istruire processi sommari, bensì l’ostinazione,
spesso accompagnata da una sfrontata arroganza che lo porta a parlare di sé in
terza persona, con la quale Formigoni dimostra non voler comprendere di essere “eletto”.
Noi Italiani “terrestri”, caro
Severgnini, non vogliamo essere malinconici. Siamo anche disposti a sopportare i
morsi di una crisi mai vissuta in precedenza e fare sacrifici, ma non
tolleriamo più che coloro i quali sono chiamati a governarci, pagati profumatamente, non siano da esempio, siano ingenui,
distratti o inconsapevoli. E troppi ce ne sono a Palazzo Lombardia...
Lo ha ben capito (pur senza
ammetterlo) Silvio Berlusconi, ed ha
pagato dimettendosi pur avendo ancora una maggioranza in Parlamento. Formigoni
segua l’esempio del Capo.
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