Leggendo il rapporto pubblicato
dall’Ufficio Studi di Confcommercio si giunge ad una sola conclusione: il cortocircuito provocato da una pressione fiscale
reale - calcolata cioè solo sul Pil legalmente dichiarato - pari al 55% non è
assolutamente sostenibile. La diminuzione dei consumi interni genera quindi
perdita di occupazione, nonostante il buon andamento dell’export che (è di tutta evidenza) non può da solo sostenere il potenziale di
crescita futura. Nel rapporto, non manca un riferimento allo spread ed alle
conseguenze nefaste che implica per il bilancio pubblico e, a cascata, per i conti delle famiglie e delle imprese. Giova
inoltre ricordare che tutte le stime di crescita (?) di inizio anno, peraltro
più volte riviste al ribasso con il passare dei mesi, si basavano su di un
differenziale non superiore ai 270 punti…
Dicevamo, cortocircuito che rischia di rendere vane le
politiche di risanamento messe in atto dal Governo, minando il consenso degli
Italiani che pur hanno risposto e si sono adeguati ai sacrifici, vedi i
risultati del gettito IMU, la tassa più odiata dalla gente perché tocca il bene
più prezioso ed ambito nella nostra cultura.
Non manca un riferimento all’evasione
fiscale ed ai livelli record che ha raggiunto in valori assoluti (156 Mld) e
percentuali, circa il 17,5%. Numeri da record, ovviamente negativo. Pur non
volendo assolutamente giustificare tale elemento, occorre tuttavia riaffermare
con forza che solo un radicale cambio di paradigma potrà limitare il fenomeno, ovvero uno Stato meno invasivo
ed affamato che risponda ai suoi cittadini di come gestisce le risorse che
chiede loro. Non saranno i controlli fiscali ad effetto ad eliminare o limitare
l'evasione e l'elusione fiscale, ma solo una sana cura dimagrante della
pubblica amministrazione ed il rispetto dei cittadini da parte dello Stato, dei
sacrifici loro richiesti in termini di tributi.
Solo agendo in tale direzione, conoscendo e condividendo le modalità di come
vengono impiegati i nostri soldi, ottenendone in cambio servizi efficienti e sussidiarietà
per i più bisognosi (non raccomandati…) potremo parlare di una nuova civiltà e,
sono sicuro, saremo tutti più propensi al rispetto del patto fiscale.
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