Non esiste economista planetario
che in questi ultimi anni non abbia accostato la Grande Crisi del 1929
con quella che (ritornano i sic! ) sta vivendo l’economia mondiale, o per meglio
dire le vecchie economie occidentali,
dall’Europa agli Stati Uniti. E via con i dibattiti, i convegni, i paragoni, le
analogie, le soluzioni attese e, come spesso accade, le contrapposte tesi. Nel
mentre, le nazioni occidentali soffrono e, per restare ai problemi di casa
nostra, le pmi chiudono, gli imprenditori (piccoli) scelgono a volte la più
estrema e tragica delle soluzioni, i disoccupati aumentano e le grandi Imprese
..delocalizzano! Ma questo purtroppo è un altro discorso. Torniamo sul tema. Non c’è
dubbio che, nel ’29, l’allora Presidente US Franklin
Delano Roosevelt seguì la dottrina economica di
John Keynes, individuò un nuovo ruolo per lo Stato nell'economia, attuando così
le politiche del New Deal, Nuovo Corso,
e realizzando in sostanza il modello del moderno Welfare. Personalmente ritengo
sia ben difficile un confronto. La attuale situazione macroeconomica,
l’economia che è diventata globale e quindi condiziona (ed influisce pesantemente) le singole politiche economiche
domestiche, rende ben più arduo il compito di chi deve decidere. Una cosa è
certa: Roosevelt capì immediatamente che la prima, inevitabile decisione doveva
essere quella di porre regole alla speculazione finanziaria selvaggia che - in
questo le due crisi sono simili (sic!) - aveva portato al crollo dell’economia
reale con nefaste conseguenze. Oggi pare che il porre regole alla finanza non
interessi molto…
La storia è comunque sempre maestra di vita. Quindi ho trovato
molto suggestive ed interessanti le argomentazioni proposte da una nuova teoria
economica che si sta diffondendo in US, la Modern
Monetary Theory, che trova il suo guru in James K.Galbraith, (professore universitario e consigliere di
Obama) e fonda i propri principi
ispiratori appunto nelle teorie Keynesiane adottate da Roosevelt nel ’29, adeguandole
al contesto dell’attuale situazione. Le tesi avanzate da Galbraith con la MMT
sono controcorrente rispetto alle misure fino ad oggi adottate dall’Europa, (o meglio dalla Germania ndr) ovvero
affermano che l'austerity imposta non è soltanto sbagliata nei tempi, perché
essendo pro-ciclica taglia il potere d'acquisto quindi i consumi nel bel mezzo di una recessione, ma è
concettualmente assurda. Eretico? Da una parte vien voglia di pensarlo, perché
altrimenti stanno (stiamo) sbagliando tutto! E allora son guai perché non
possiamo permettercelo!
Che cosa propone Galbraith con la MMT, peraltro sostenuta da un sempre maggiore consenso di altri
illustri economisti e corroborata da una larga popolarità nei blogs che si occupano
di economia? In estrema sintesi: una rivoluzione
rispetto al pensiero dominante! Vengono dapprima contestati tutti i presupposti
che hanno deciso le politiche economiche definite “obsolete”: dal trattato di
Maastricht che impone ai Paesi membri UE
di non superare il 3% del Pil (peraltro
i fatti gli hanno dato ragione….), al
nuovo patto fiscale con il quale
lo stesso limite è stato ridotto allo 0,5% del Pil. La domanda che pone è di
una semplicità direi geniale o folle:
chi ha stabilito che il debito pubblico di uno Stato sovrano diventa
insostenibile sopra il limite del 120% del Pil? Dove sono le prove? Sostiene
invece la MMT che non ci sono tetti
razionali e predefiniti al deficit e al debito sostenibile da parte di uno
Stato, in quanto le Banche Centrali hanno un potere pressoché illimitato di sostenere i disavanzi pubblici stampando moneta. E non
solo questo è possibile, ma soprattutto è necessario in tempi di recessione e
stagflazione, specialmente se quest’ultima è dovuta ad un aumento dei prezzi
della materia prima e non imputabile alla massa di moneta circolante. La
soluzione per la ripresa e la crescita passa
attraverso un rilancio della spesa pubblica in deficit, immettendo nel
sistema la necessaria liquidità ad opera
della Banca centrale. Non certo con l’austerity e l’aumento delle tasse: almeno non nella contingente
situazione delle economie occidentali.
Non è facile, come detto, confutare la tesi espressa da Galbraith & C. , date le variabili
macroeconomiche e le influenze delle nuove economie, consolidate e “rampanti”.
Tuttavia occorre riconoscerle un certo fascino. Se si condivide il pensiero che
il deficit pubblico nel quadro economico
attuale possa essere soltanto buono, ovviamente a condizione che venga
finanziato e sostenuto dalle banche
centrali con l’acquisto senza limiti dei bonds emessi dai rispettivi singoli
Paesi, allora questa leva monetaria va usata in modo nuovo e per certi
versi spregiudicato nel sistema delle
imprese e dell’economia reale. Ma è l’opposto
di quanto succede in Europa, mentre negli US la paventata nuova manovra
di Obama sembrerebbe seguire e sposare tale strategia. E’ il fascino che
scaturisce dai rispettivi antitetici
atteggiamenti: da una parte l’attendismo che tende a curare una
gravissima infezione con l’antibiotico del rigore e dei tagli, dall’altra
l’azione risolutiva di un deciso intervento chirurgico con l’immissione di
nuova linfa vitale per le imprese e le famiglie. Tutte le due soluzioni
proposte sono a rischio, ma non nego che “l’azione” mi ha sempre più
affascinato “della difesa”. Ma è solamente una questione di carattere, tuttavia
dato che Draghi & C. o meglio la Troika hanno fatto da tempo la loro
valutazione, per puro istinto personale di sopravvivenza, l’auspicio che
formulo è quello che le teorie di MMT siano eretiche e folli. Oggi però, riferendosi alla
Grecia la stessa Merkel dichiara che non vi è alcuna certezza sul salvataggio del
Paese nonostante le misure adottate e contemporaneamente S&P declassa ancora dichiarando il default selettivo! A questo punto quanti
Sic? dovrei aggiungere?