Devo riconoscere che il mio articolo pubblicato su www.formiche.net ha sollevato un discreto dibattito che, a mio avviso, è sempre interessante
perché significativo di voglia di
partecipazione e confronto, di vitalità.
Ritengo opportuno rispondere ai
commenti che ho letto nel sito, tralasciando di riportare i molti che hanno
colto il senso della mia esortazione e mi hanno manifestato il loro consenso
scrivendo direttamente via mail o sui social. Vediamo di precisare la mia
personale, ripeto personale riflessione.
Oggi un pericoloso populismo diffuso
tende purtroppo a generalizzare, facendo così passare il messaggio che, in
politica, tutti sono uguali, tutti hanno fallito, tutti devono andare “ a casa”.
Questo è, a mio avviso, un errore e conduce all’affermazione di movimenti e di partiti (vecchi e nuovi) che indubbiamente non
rispondono ai nostri principi ma, solo “cavalcando”
questo sentiment , alla resa dei conti, hanno conseguito un successo elettorale.
Per citare un solo esempio, il Comune di Monza, è attualmente governato dal PD di Bersani con il solo 25% dei
cittadini che avevano diritto al voto. Indubbiamente un bel successo…
Nel merito. Berlusconi? Ha fallito nella sua azione, non ha mantenuto
ciò che aveva promesso al popolo dei moderati, liberali e riformisti. Quindi
deve fare un passo indietro ed occuparsi delle altre faccende che gli stanno a
cuore… e perché no, godersi la pensione. Tutto ciò non significa tuttavia che quegli
ideali, l’anima liberale e riformatrice della prima
Forza Italia, non ci appartengano. Personalmente ritengo che se l’azione di
Berlusconi avesse rispecchiato i principi annunciati, realizzandoli, non ci
sarebbe stata l’esigenza della nascita di Italia Futura e (sempre mia
personalissima convinzione) a suo tempo, nel 2009, il primo a capire la portata di tale fallimento
e delle sue nefaste conseguenze per il Paese è stato proprio il nostro
Presidente Montezemolo, a cui deve essere riconosciuto il merito di aver
destato la coscienza di tantissime persone in maniera innovativa, senza grida
da pollaio, ma lavorando in modo pragmatico.
Oggi
come allora, il rischio è di passare le consegne ai conservatori di vecchi
schemi statalisti è alto. Come è ancora alto il pericolo che il processo di
innovazione promosso dalla società civile chiamata a raccolta dal Presidente
Montezemolo trovi disattese le proprie aspettative dai “giochetti” dei partiti,
dalla legge elettorare che (rebus sic stantibus)
è ancora oggetto dei “tiramolla” delle opposte parti, dagli steccati eretti a
difesa dello statu quo ante.
Da
convinto liberale, nell’articolo in oggetto ho quindi espresso solo un’auspicio,
ovvero quello che un ideale dialogo tra i Leaders possa aiutare il processo di
realizzazione della riforma liberale dello Stato, a ragionare sui contenuti condivisi,
su un patrimonio di elettori che ancora rappresenta circa il 20% degli italiani.
Per citare Massimo Cacciari “in politica chi governa ha sempre ragione”, ovvero
è il successo elettorale che consente la realizzazione di fatto del proprio
manifesto.
In
sintesi, andare oltre Berlusconi ed il suo acclamato fallimento. L’esperienza
Berlusconi è storia passata, finita. Con senso pratico, diamogli una mano a
farsi da parte.
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