Sono trascorsi alcuni mesi da quando
scrivevo di Renzi, del guascone toscano capace di attirare simpatie (e voti)
trasversalmente. E’ assodato che il partito di Bersani deve molto, moltissimo
del suo attuale vantaggio nei consensi proprio alla caparbietà e all’ostinazione del
sindaco di Firenze. Renzi è tornato ieri sera in televisione, con aria sempre da
giovane monello pronto a sorprenditi, ma con una maturità e serenità accresciuta
dall’esperienza vissuta. Giustamente non accampa scuse per aver perso la sua
battaglia, ammette gli errori fatti affermando che gli “rode”. Ribadisce la sua coerenza, la cita più volte
ed è giustamente sorpreso da chi, perdonate il gioco di parole, è sorpreso che
sia tornato ad esercitare la sua professione, quella di amministratore. Lo
aveva sempre dichiarato.
L’istinto rottamatore dell’uomo rimane
comunque inalterato. Non le manda a dire a Monti ed al suo progetto di rinnovamento che definisce
“folle” proprio nella scelta dei suoi principali attori Casini e Fini, non scordandosi nel contempo di bacchettare l’ex socio Ichino che “è
scappato con il pallone dopo aver perso la partita”. Richiama giustamente l’attenzione
del suo segretario a non sottovalutare il Cavaliere di Arcore, località dove,
riferendosi alla famosa colazione con l’ex premier, tornerebbe anche subito se utile ad ottenere
vantaggi per la città che amministra. Pur mantenendo fede agli impegni presi nei
confronti del suo partito, non rinnega i contenuti della sua battaglia. Sembra dire “Signori, ho giocato il primo tempo, adesso ci sarà l’intervallo delle elezioni,
poi giocheremo la ripresa”.
Il tutto si potrebbe intendere come una certa
sua inclinazione a ritenere quelle
prossime solo elezioni “di passaggio”. Peraltro lo stesso Casini non ha avuto
remore nell’affermare che “la legislatura non durerà mica tanto” riconoscendo,
forse a sua insaputa o per reclamare un suo ruolo futuro, la modestia del
tentativo montiano che non sfonda sia a destra che a sinistra.
Se così fosse, allora bisogna riconoscere
che Renzi è dotato di un acume politico straordinario. Ha dapprima sollevato
dal torpore atavico il Pd, ha poi perso le primarie, ma ora aspetta al varco un
probabile risultato delle urne che porterà al nulla di fatto, a qualche mese di tentativi sterili di inciuci, ad una palude di
immobilità inadatta alle sfide che attendono il Paese. Quindi il ritorno alle
urne.
Chi potrebbe rompere il suo disegno? Sempre lui, il Cavaliere! Ed ecco
spiegato il (giusto) richiamo a non sottovalutare la minaccia dandolo per spacciato: Renzi
ammonisce che Silvio è come l’araba fenice, ogni cinque anni risorge dalla
proprie ceneri, riconoscendogli la grande abilità anche sotto l'aspetto simbolico “spazzolando la sedia da Santoro”.
Anche Oscar Giannino su twitter ha
rimarcato l’importanza che riveste la mancanza di Renzi nell’attuale
competizione elettorale e l’occasione persa da parte della sinistra. Come
spesso gli capita, Oscar aveva visto
giusto lanciandogli in passato più di un appello. Chissà cosa farà Renzi dopo aver saltato
questo giro. Ho una personalissima
opinione: tutto dipenderà proprio dai risultati che Berlusconi (che è in campo
a causa della sua sconfitta alle primarie …) riuscirà ad ottenere. Nel caso non
dovessero essere quelli desiderati dal Pdl, Renzi giocherà il secondo tempo e
lo vincerà facile per manifesta incapacità dei partecipanti, da Bersani a Monti.
Fantapolitica? Forse. In ogni caso più appassionante
del modesto spettacolo di questi tempi.